Ti è mai capitato di sentire di perdere tempo, magari mentre eri in vacanza? Per qualcuno potrebbe suonare strana ma ti assicuro che moltissime persone, soprattutto nei momenti di tranquillità, hanno la netta sensazione di perdere il proprio tempo. Al punto da programmare tutta la vita in attività che siano sempre e solo di apprendimento, di miglioramento ecc.

La società del tempo

Come ogni persona oggi sa molto bene, ci troviamo nella società della prestazione. Una persona responsabile e adulta oggi sa che non può passare l’intera giornata a giocare ai viedogames (soprattutto se hai più di una certa età) così come sarebbe contro producente fare delle vacanze senza alcuno scopo educativo… ma è proprio vero? La risposta è un secco NO… non è vero, anzi questa incapacità di fermarci a cazzeggiare è un problema del nostro tempo che probabilmente però ha le radici in un tempo molto più antico.

Anni e anni fa, quando eravamo ancora cacciatori e raccoglitori (ti ricordo che lo siamo stati per molto più tempo rispetto alle società stanziali e moderne) fermarsi era una cosa fisiologica. Per prima cosa non c’era l’assistenza tecnica attuale: se potevano vedere qualcosa di notte grazie al fuoco, non era di certo per continuare a lavorare di notte ma per proteggersi dagli animali feroci e per scaldarsi. Quindi i ritmi della natura segnavano necessariamente anche quelli del nuovo ominide pensante, homo sapiens.

Con l’avvento il raffinarsi delle tecnologie abbiamo costruito la possibilità di continuare a lavorare. Sempre tenendo conto che un tempo non esisteva la distinzione tra lavoro, vita e tempo libero, questa è una faccenda che dobbiamo approfondire. Ciò che sto dicendo non è che la nostra brutta società ci spinge a lavorare sempre e di più di un tempo, ma che abbiamo le possibilità, le quali collegate ad una cultura della produttività possono condurci ad avere poca armonia in ciò che per noi è davvero importante.

Un tempo ciò che era realmente importante era strettamente legato alla nostra sopravvivenza. Se non arrivo a domani “hai voglia a pensare a svagarsi”. Lentamente le libertà che ci hanno concetto la cultura e la tecnologia (che per me sono la stessa cosa) ci hanno slegati dal bisogno primordiale di sopravvivere. Nonostante ciò quelle tendenze dentro di noi esistono ancora e se stiamo cercando una causa per chi non riesce a restare con le mani in mano, questa sicuramente è da prendere in considerazione.

Tuttavia, anche in tempi remoti, sono accaduti fatti umani che hanno modificato le nostre priorità i nostri valori e tutti potremmo averne avuto esperienza, sai quando succede? Quando ti innamori! Quando inizi a perdere la testa per qualcuno, anche se sei uno stacanovista, scommetto che hai notato delle flessioni nel tuo senso di responsabilità, nel tuo sentire di perdere tempo. Anche questo fenomeno è spiegabile con una gerarchia legata alla sopravvivenza ma nasconde anche altri aspetti.

https://youtu.be/7Z4LSBwC-zQ

Senso e intenzionalità

L’amore, così come tutte le attività che compiamo intenzionalmente e volenterosamente, danno senso alla nostra vita. Le ricerche e anche l’intuito ci indicano chiaramente cosa è importante coltivare nella vita: cose come le amicizie, gli amori, le passioni. Eppure sotto sotto potremmo sentire un giudice intento a guardarci storto se indulgiamo troppo tempo in queste faccende e non solo. Anche se semplicemente ci prendiamo il nostro tempo per giocare.

Molte volte però ci sembra che le cose che diano senso alla vita siano belle e facili perché casuali, sono cose che ci capitano, non sono cose che cerchiamo attivamente. Così nascono un sacco di casini: pensiamo che l’amore debba essere sempre facile e bello (e rompiamo le relazioni prima che sboccino), crediamo che il lavoro debba essere coinvolgente, altrimenti significa che abbiamo perso interesse, ecc. La verità è che, grazie al cielo, siamo meno passivi di così!

Per quanto sia vero che molte delle nostre passioni arrivino (o così ci pare) è sempre la dose di impegno intenzionale a fare la differenza. Più ti impegni in ciò che sei chiamato a fare, qualsiasi cosa essa sia, e più sono alte le probabilità che ne trarrai un significato. Non è facile farlo sempre perché richiede energia diventare consapevoli di dare attenzione (nel senso di importanza) a ciò che stiamo facendo, soprattutto quando sono cose “noiose” o ripetitive (o peggio, che non vogliamo fare).

Questa faccenda di essere presenti e di dare senso alla vita è il tema di “Facci Caso”, leggilo! Tuttavia ci sono ambiti della nostra vita che hanno un certo peso e che tendiamo a sottovalutare. Per quanto sarebbe bello riuscire ad essere sempre presenti e attenti, la cosa è difficile e faticosa, ma tenere a mente che ci sono alcune cosa importanti per noi non è così difficile.

Lo scopo di questa puntata è quello di portare la tua attenzione su alcune aree della nostra vita che solitamente tendiamo a curare meno, perché le diamo per scontate. La prima è sicuramente quella delle relazioni, ogni volta che sei in compagnia di un amico NON stai mai perdendo tempo, quando ridi e scherzi con qualcuno non stai mai perdendo tempo. Quando ti riempi gli occhi e le orecchie di bellezza attraverso l’arte non stai mai perdendo tempo. Ovviamente con accortezza 🙂

Conflitto interiore

L’evoluzione ci porta ad indaffararci in ogni istante, anche se stiamo semplicemente seduti a pensare, ricordi la “modalità del fare“? Lo fa perché se avesse smesso di programmare e progettare nei secoli antichi ci saremmo estinti. Da un altro lato oggi sappiamo che molte delle cose davvero rilevanti per la nostra vita tendono a non rientrare in questa programmazione mentale. Si, di certo pensiamo costantemente alle relazioni che ci circondano (spesso sono loro a portare le persone dallo psicologo) ma anche questo accade in chiave evolutiva.

Il conflitto arriva nel momento in cui iniziamo a renderci conto che alcune cose di valore, cose che vorremmo portare con noi per sempre, potrebbero non essere utili alla sopravvivenza. Questo fenomeno emerge chiaramente quando analizziamo le molte interviste dedicate ai rimpianti negli anziani; probabilmente ne hai già vista qualcuna on-line ma essenzialmente chiedono alle persone sopra una certa età di descrivere i loro rimpianti, praticamente nessuno invoca il fatto di non aver lavorato abbastanza duramente.

La maggior parte della gente intervistata afferma di aver voluto trascorrere più tempo (di qualità) con i propri cari. Imparare a suonare uno strumento o suonarlo di più; viaggiare e vedere cose nuove; dedicare più tempo alle proprie passioni extra-lavorative. Tutto ciò non significa che il lavoro non sia importante, questa faccenda deve essere chiara: se il tuo lavoro ti da buone relazioni, avventura e una vita piena e ti consente di coltivare le tue passioni, non c’è niente di meglio. Tuttavia è necessario sollevare questo tema perché tendiamo a dimenticarci delle cose importanti per noi.

Passo circa tra i 30 minuti e l’ora con la chitarra in braccio ogni giorno, non lo faccio per esercitarmi ma per puro piacere. Anni fa ero combattuto: “forse dovrei studiare invece di suonare, forse dovrei scrivere invece di suonare”, insomma mi sentivo in colpa e cercavo delle giustificazioni: “dopotutto suonare fa bene al cervello, allena la mia motivazione e la mia concentrazione” (cosa verissima) ma nel tempo ho scoperto che è molto più appagante tornare alla domanda “degli anziani”.

Quando sarò vecchio e stanco di cosa mi sarò pentito maggiormente, di aver lavorato poco o di aver suonato poco? La risposta è arrivata chiara e tonda, di aver suonato poco. E ogni volta che mi attanaglia quel senso “del fare” mentre sto suonando cerco di riportare la mia mente a questa presa di consapevolezza. Chiaramente con “consapevolezza” significa essere anche presenti al fatto che si sta suonando troppo ma nel tempo mi sono accorto che spesso tendo a percepire prima la sensazione di perdere il mio tempo.

Il senso del dovere

So che molte persone (le quali non arriveranno mai a leggere questa parte) credono che quella sensazione di perdere tempo sia relegata a chi ha un forte senso del dovere. Questa osservazione dal sapore ingenuo ci becca ma solo per una piccola percentuale, cioè è ovvio che chi ha maggiore senso del dovere sentirà più frequentemente di perdere tempo. Ma ciò che sto sostenendo oggi è che TUTTI possiamo finire in questa trappola a causa di come siamo fatti e di come è formata la nostra società.

Come faccio a saperlo? L’ho scoperto sulla mia pelle, non tanto come psicoterapeuta (ambito nel quale ho sentito tantissime volte questo tema) ma come praticante di meditazione. Se vuoi letteralmente toccare con mano la tua mente in continuo movimento verso le cose da fare, ti basta chiudere gli occhi e restare fermo senza fare niente per 2 o 4 minuti e ti assicuro che se non sei abituato potrebbe diventare una tortura. Diventa un carosello mentale di tutte le cose migliori che potresti fare in quel momento ma che non stai facendo.

E’ la famosa “modalità del fare” che si contrappone a quella dell’essere, quella scimmietta della nostra mente non solo salta da un ramo all’altro in modo incessante ma più cerchiamo la inattività e più ci mostra quanto sarebbe bello essere più attivi. Per questo molte persone che iniziano a meditare chiedono: “ma non è la stessa cosa di quando leggo, ballo, suono, ecc?”. La risposta tecnicamente è affermativa ma se non si è in grado di restare fermi mentre la mente scalpita allora non si sta meditando per davvero.

Perché? Perché a furia di restare fermi e di portare attenzione al presente ci si “stacca temporanemanete” da quel flusso di pensieri che si rivela per quello che è: un insieme di predizioni e di narrazioni sulla nostra vita. Non è in quel flusso che troverai la saggezza, la gente pensa che prima o poi meditando arriverà una vocina a dire: “ecco ci sei, questa è la presenza. Ecco hai scoperto il tuo vero io” No, non arriva alcuna vocina la presenza potremmo dire è “non verbale”.

La pratica meditativa contro la noia

“Scusa Genna, quindi per non annoiarmi, per non sentire di perdere tempo, dovrei meditare?” la risposta sintetica è “SI”, la meditazione è un’ottima tecnica per insegnarti la differenza tra “fare e essere”. Questo non significa che per essere soddisfatti della propria vita basti restare seduti in meditazione, questa è una riduzione. Sarebbe come dire che per restare in forma dovremmo correre per 8 ore al giorno ogni giorno. Se fai così ti spacchi in due non diventi più forte.

Dunque se davvero passi tutto il giorno a cazzeggiare e senti di perdere tempo la soluzione non è meditare. Ma è trovare un piano per iniziare ad agire verso i tuoi obiettivi in base ai tuoi valori. La meditazione è sconsigliata? No, può essere utile anche in questo caso, ma pochi minuti al giorno. Purtroppo come al solito, chi avrà interpretato le mie parole in tal senso non arriverà mai a leggere sino a qui, avrà abbandonato dicendo: “ma io ho bisogno di motivazione mica di uno che mi dica che devo meditare o chissà cosa per capire cosa devo fare”.

L’intento della puntata di oggi non è contro la noia, quella l’abbiamo già fatta e neanche mostarti la differenza tra “fare e essere” (anche quella già fatta) ma è ricordare che le priorità della vita che spesso ci sembrano così pressanti, come il lavoro ed il successo personale, tendono a nascondere valori più intensi ed importanti come: lo stare insieme, il gioco, lo studio, l’esplorazione ecc. Da un lato è triste ammettere di doverci pensare intenzionalmente ma dall’altro è una meraviglia avere questa possibilità.

Vorrei che anche tu, quando magari stai suonando la tua chitarra, passando quei dieci minuti in più con gli amici, dicessi a te stesso e a te stessa: “cavolo ma sto perdendo il mio tempo? Mmm forse no, forse NON mi pentirò in futuro di questo tempo prezioso“.

Fammi sapere cosa ne pensi

A presto
Genna

Ps. Le ultime immagini che hai visto (compresa questa) sono state generate da Chat-Gpt 4 in unione con Dall-e. Mi piace sperimentare e soprattutto per la prima volta, avere immagini realmente rappresentative.


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.