Hai mai sentito dire che se cadi da cavallo devi risalirci il prima possibile? Ho scoperto che altrove si parla anche di “biciclette”, per questo ho scritto “risalire in sella”.

Questi modi di dire riflettono aspetti molto importanti della nostra psicologia. In particolare mettono in luce un meccanismo intuitivo per superare la paura: l’esposizione!

Oggi scoprirai le 6 leggi scientifiche per tornare “efficacemente a cavallo”.

Si lo so che si tratta di un argomento al confine fra la crescita personale e la psicologia clinica.

Ma parliamoci chiaramente: non tutti i traumi devono essere risolti andando dallo psicologo, la maggior parte si risolvono da soli.

Tu sai istintivamente cosa devi fare per superare una piccola paura, e sai che questo implica una qualche “esposizione al problema”.

Conosciamo da sempre questo fenomeno intuitivamente ma solo da pochi anni ne conosciamo davvero la scienza sottostante.

L’esposizione

In psicologia chiamiamo questa metodologia “esposizione”, perché consiste nel semplice riesporti all’evento che ti ha spaventato.

In questo campo esistono tante teorie ingenue, come quella di mio zio che da bambino mi ha lanciato in acqua per farmi passare la paura.

Risultato? Ci ho messo qualche anno a sentirmi a mio agio in acqua, anni di esposizione inconsapevole e spesso forzata.

Mio zio era un uomo d’altri tempi un genitore di oggi non oserebbe mai fare una cosa del genere o lo farebbe con molte remore.

Ciò che cercava mio zio non era la “terapia d’urto”

Una terapia d’urto in stile militare sembra indicarci una strada simile a quella di mio zio: “lanciati improvvisamente e senza preavviso”.

Il che non è del tutto sbagliato, perché a quanto pare una delle variabili più importanti affinché la esposizione funzione è:

La sorpresa! Esatto, ciò che cercava mio zio era un effetto sorpresa e non un effetto trauma 😉

Fortunatamente ci si può sorprendere senza traumatizzarsi, basta sapere che si tratta di sorpresa e NON di “forza d’urto”!

L’evitamento

Un altro aspetto molto conosciuto (qui su psinel ne ho parlato molto) è  la tendenza ad evitare ciò che ti spaventa.

E tutti sanno che più eviti qualcosa e meno diventi capace di affrontarlo. Per cui un altro atteggiamento è il:

Vai ed affronta qualsiasi cosa senza mai girarti indietro. In realtà le cose non stanno così.

Si è vero che l’evitamento peggiora qualsiasi paura ma è anche vero che esiste un modo intelligente di usarlo.

L’evitamento come pausa

Come hai ascoltato in puntata gli esperti ci parlano di un “evitamento proattivo”, un evitare progettato a tavolino.

Ed esistono ragioni neurobiologiche per cui è importante non solo fare una pausa ma anche per quanto tempo mantenerla.

Ovviamente poi dovrai tornare a contatto con l’oggetto della paura, sempre in modo graduale come descritto nell’audio.

Ed ogni esposizione ed evitamento proattivo dovranno essere fatti senza “troppo ragionamento”.

Cognizione Vs esperienza

Secondo questi studi se usi dei “trucchi mentali” per sentirti maggiormente a tuo agio durante l’esposizione stai sbagliando!

Nel senso che per ottenere il massimo risultato dall’esposizoine bisogna fare in modo che questa sia “esperienziale”.

E’ chiaro che non puoi spegnere i tuoi pensieri, ma puoi “evitare di evitare  mentalmente”, senza proiettarti altrove, restando li.

Ancora una volta per questo lavoro ci torna utile la presenza, che guarda caso funziona nello stesso modo.

Esposizione Vs “ristrutturazione cognitiva”

Se tuo figlio ha paura di tuffarsi in acqua probabilmente cercherai di convincerlo con la ragione (in base alla sua età).

Magari cercando di mostrargli che i suoi timori sono infondati: “Vedi che i tuoi amici si tuffano e nessuno annega? Come mai?”.

Questo metodo è detto anche “ristrutturazione cognitiva” che si avvale appunto della ragione per vedere le cose sotto un altro punto di vista.

E’ un modo utile di aiutare le persone ma non sempre. A quanto pare infatti esposizione e ristrutturazione vanno fatte separatamente.

Top down e bottom up

Negli ultimi anni abbiamo usato molto questa descrizione del funzionamento del nostro sistema nervoso.

Per ridurre all’osso la cosa possiamo dire che la ristrutturazione cognitiva arriva dall’alto (top down).

Arriva dai circuiti della neocorteccia (quelli nuovi) verso i nuclei del cervello (quelli antichi).

Mentre l’esposizione fa la strada contraria, dal basso verso l’alto (o bottom up) dai circuiti antichi e percettivi a quelli nuovi.

Una strada a doppio senso ma molto stretta

Le due vie “top down e bottom up” sono strade a due sensi, si può salire e scendere, ma si tratta di strade strette.

Per cui durante i passaggi contrari si rallenta. Non è vero questa è solo una metafora per giustificare quanto detto poco fa:

Che se vuoi tornare sul cavallo non devi raccontarti troppe storie, devi farlo e basta! Più “storie ti racconti” meno efficace sarà l’esposizione.

Quindi più “te la racconti” e peggio è… devi invece cercare di risalire con la minor quantià possibile di “pensiero”.

E’ come un approccio romantico

Se sei un uomo avrai provato diverse volte questa sensazione: vedi una ragazza che ti piace e vorresti conoscerla.

Più stai dentro di te a pensare a come potresti fare e meno alzi il sedere dalla sedia per farlo, perché?

Perché probabilmente una vocina dentro di te avrà iniziato a valutare tutte le cose negative che potrebbero accadere.

E se poi si gira? E se mi tratta male? E se mi fa fare una brutta figura? Tutti questi pensieri ti bloccano!

“Sono bello e forte e posso farcela”

Se ti convincessi a ripetere questa frase centianaia di volte dentro di te prima di un approccio aumenterei il tuo coraggio?

Se lo facessimo per bene probabilmente si, ma la risposta è, questo ti renderebbe meno timido per le volte successive?

Secondo i moderni studi non tanto, perché appunto la frase seppur utile al momento interferirebbe con l’esperienza diretta.

E’ come se la frase fungesse da difesa verso il mondo esterno, questa difesa però impedisce al cervello di “abituarsi alla situazione”.

Condizionamento e paura

Questi consigli sono tratti da profondi studi sul condizionamento umano e animale.

Quanto “cadi da cavallo” impari in modo condizionato che quell’esperienza è pericolosa.

Esporti, cioè risalire sul cavallo serve per “estinguere l’apprendimento della paura”.

Prima ci risali e prima interrompi il consolidamento di quell’apprendimento.

Agire sui traumi nelle prime 6 ore

No tranquillo non ti sto chiedendo di lavorare da solo sui tuoi traumi, anzi ti chiedo di non farlo se si tratta di traumi veri (con la T maiuscola).

Ma devi sapere che fino a qualche anno fa eravamo convinti che servisse un certo tempo di elaborazione prima di poterci lavorare.

Oggi invece sappiamo che è quasi sempre bene “battere il ferro finchè è caldo”. Lo abbiamo visto con il gioco del tetris qualche anno fa 😉

A quanto pare se si agisce entro 6 ore è possibile disarcionare il trauma ostacolando il consolidamento dell’apprendimento avversivo.

L’intuito all’esposizione

Come abbiamo detto tutti abbiamo sappiamo più o meno intuitivamente come si supera una paura.

Quando ero alle scuole medie i miei amici ad inizio estate andavano sul molo di casa mia a fare i tutti… io ne ero terrorizzato!

Così ho convinto un caro amico a farmi compagnia mentre gradino dopo gradino cercavo di “espormi”.

Avevo 11 anni e non sapevo niente di psicologia, eppure ha funzionato perfettamente.

Non era la prima volta che ci provavo però

Già al mio primo anno di medie avevo provato a superare la paura di quel salto di 3 metri. Ma lo avevo fatto con troppo entusiasmo!

In pratica sono arrivato sul molo, ho pregato in qualche lingua strana e mi sono lanciato di testa come se fossi in piscina.

Risultato? Una semi schienata che mi ha peggiorato le cose. L’anno successivo sono andato per gradi fino a superarlo.

Ci ho messo un po’ a sentirmi completamente libero, sai quando è successo?

Divertimento e sorpresa

Orami mi tuffavo tranquillamente da tempo ma qualche piccolo timore era rimasto.

Poi un giorno, con un gruppo cospicuo di amici iniziamo a giocare a “ce l’hai”, uno stupido gioco che però mi ha aiutato.

Il gioco a casa mia consisteva nel toccarsi e dire “ce l’hai”, in particolare penso fosse la “sfiga”, per poi scappare via.

Giocando mi sono ritrovato a fare tuffi improvvisati in diversi modi e da quel giorno non ho mai più avuto paura dei tuffi.

Esperienze emozionali correttive

Il divertimento del gioco mi aveva distratto dalle mie preoccupazioni consentendomi di vivere una vera e propria:

Esperienza emozionale correttiva!

Come vedi non c’è niente di nuovo sotto il sole ma nonostante questo ci sono tanti bei dati sperimentali.

Dati che possono aiutarti ad orientare al meglio le tue esposizoini, perché tutti abbiamo piccoli o grandi timori.

Il coraggio si costruisce

Concludo la puntata di oggi invitandoti come sempre a leggere gli approfondimenti sul Qde.

E ricordandoti una delle lezioni più importanti sulla paura in generale: che questa si trasforma in coraggio solo quando è affrontata.

Il coraggio non è esporti senza timori ma il contrario… esporti nonostante il timore.

Questo atteggiamento ti aiuterà a diventare davvero coraggioso o a ristabilire il coraggio se “cadi da cavallo e vuoi risalirci”.

E a te è mai capitato di esporti per superare la paura?

Raccontacelo qui sotto fra i commenti.

A presto
Genna

Nota: ho preferito utilizzare il termine “spavento” nel titolo del post per evitare il termine tecnico “trauma”.


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.