Immagina di poter prendere ore e ore di interazioni efficaci su come aiutare una persona a stare meglio, conversazioni di coaching e psicoterapia per aiutare le persone e di darle in pasto all’intelligenza artificiale. Ed immagina che questa sia in grado, analizzando tutti questi dati di dirti esattamente cosa funziona e cosa non funziona. Ebbene tutto ciò è stato fatto nell’ambito della consulenza studentesca e della psicoterapia e i risultati hanno fatto emergere 2 semplici Tecniche di comunicazione utili a chiunque…

Lo studio

I dati raccolti da questo studio sono risalgono al periodo tra il 2017 e il 2020, presi da un Centro di Studi Universitario statunitense. 48 Terapeuti e consulenti scolastici, 610 clienti/pazienti e 2947 sezioni di terapia. Ecco cosa i ricercatori hanno dato in pasto ad un algoritmo di machine learning nell’intento di isolare le variabili migliori per una consulenza efficace. Il sistema IA utilizzato non arrivava dal nulla ma era già stato pre-addestrato proprio con l’intento di monitorare le prestazioni della consulenza psicologica. Insomma non si tratta di qualcosa che nasce nel vuoto ma di una attenta ricerca che come hai sentito ha dato ottimi risultati.

Lo so, alcune persone quando sentono che tali ricerche alla fine confermano ciò che già sapevamo storcono il naso e pensando: “mah serviva una ricerca del genere per capire che basta fare domande aperte?” Sì, a quanto pare sì, perché noi siamo fin troppo bravi a convincerci delle nostre convinzioni, ad agire non in base ai dati ma in base al nostro sentire e a valutare il tutto con un profondo senno di poi. Il che significa che siamo bravi a convincerci di aver capito tutto, sentiamo questa cosa che funziona è giusta (e ci sta bene) e soprattutto, in caso non funzionasse, siamo bravissimi a raccontarci che lo sapevamo. Un vero disastro per chi studia seriamente queste cose.

Ovviamente siamo agli albori di questa tipologia di ricerche ma il fatto che correli con altri studi e con la esperienza dei terapeuti è un ottimo segnale. Senza contare che la capacità di fare buone domande e buone riformulazioni è più complicata di quanto ci si aspetti, soprattutto se non ci hai mai provato e se non lo hai mai fatto di proposito per ottenere feedback di rilievo per uno scopo specifico. In altre parole, una cosa è farlo in una conversazione a caso con un amico o con un conoscente, un’altra è farlo con l’intento diretto di aiutare qualcuno a raggiungere uno scopo… non è esattamente la stessa cosa!

Non si tratta dell’unico studio che mette in relazione questi oggetti con la psicologia, ultimamente sempre più ricerche stanno cercando di sviluppare questi aspetti in particolare ci sono: studi che cercano di usare la psicologia per analizzare gli LLM (large language model) studi che cercano di usare gli LLM per analizzare la psicologia e anche studi che cercano di usare gli strumenti psicometrici (test di personalità e cose del genere) per fare paragoni con la nostra mente. Insomma questo tipo di studi saranno sempre più rilevanti per il mondo della psicologia e sono certo che ci aiuteranno moltissimo.

Quando Alpha Go vinse contro il campione del mondo (cosa che abbiamo visto nel 2018 in questo episodio) avevamo ipotizzato che potessero un giorno aiutarci a capire meglio la mente umana. Non siamo più furbi degli altri, semplicemente era chiara la tedenza, così come i campioni di Go capivano quanto fosse importante giocare e comprendere la logica dietro quelle mosse, allo stesso tempo noi abbiamo compreso di aver costruito un modello talmente simile a noi da poterci aiutare a compterizzare la nostra mente e i nostri pensieri.

Un’esperienza particolare

L’altro giorno stavo discutendo con uno di questi oggetti e ad un tratto ho iniziato a porgli domande su alcuni autori sud americani. Ad un tratto la voce dell’LLM ha iniziato ad esprimere una sorta di accento spagnoleggiante, ad un tratto gli dico: “Ehi ti sei accorto che hai iniziato a parlarmi con un accento spagnolo” e lui: “Si certo, può capitare quando mi parli di qualcosa che ha a che fare con un certo contesto”. Al che gli dico che è esattamente la stessa cosa che capita a noi, si chiama Priming se mi segui lo conosci sicuramente. La cosa pazzesca è stata quella che è arrivata dopo quando gli ho chiesto:

“Questa faccenda del priming arriva per come ti hanno progettato, nel senso che sei programmato a fare così oppure è emersa durante i training?” e lui mi ha detto che è emersa! “E’ come se avessi sviluppato una sorta di intelligenza contestuale”, che detto in altre parole significa che ha sviluppato una sorta di modello del mondo. Cosa del tutto plausibile se pensiamo a come funziona e come è stato progettato, cioè per prevedere la parola successiva. Per prevedere qualcosa del genere devi assolutamente capire il contesto della situazione, non puoi farlo solo a caso, anzi è l’atto stesso di prevedere che lo consente.

Quante volte ti ho detto che il nostro cervello è una macchina predittiva? So che quando mi lancio in paragoni del genere molte persone possono essere in disaccordo e pensare: “io non sono uno stupido pappagallo stocastico” ma la verità è che neanche questi oggetti lo solo e stanno sviluppando sempre più caratteristiche che assomigliano al nostro modo di ragionare. Siamo spaventati dall’idea che il nostro mitico ragionamento sia in realtà una sorta di previsione su ciò che succede ma devo dirvi una cosa: è grazie a questa impostazione che i miei colleghi hanno vinto i premi Nobel.

Certo fa molta più scena dire che siamo esseri emotivi e che dunque, non riuscendo a gestire la nostra parte irrazionale facciamo errori sistematici (i famosi Bias) o parlare di sistemi differenti in azione (il sistema 1 e 2) ma in fondo fondo la storia è la stessa: abbiamo bisogno di comprendere un mondo complesso con un cervello non in grado di farlo al 100%, per riuscirci tende costantemente a risparmiare energia e nel fare questa cosa rischia di fare degli errori. Errori sistematici ed errori di pensiero che sono dati proprio dalla nostra tendenza a dover conoscere il mondo anche quando non lo conosciamo.

Hai presente le famose allucinazioni dell’Intelligenza Artificiale? E se ti dicessi che facciamo anche noi la stessa cosa? Immagina di essere catapultato con una macchina del tempo nel 1220 (in stile “Non ci resta che piangere”) e di colpo qualcuno inizia a chiederti come funziona un cellulare moderno o un aereo, sapresti spiegarlo? E’ molto probabile che, anche se tu non sei un ingegnere abbia una idea di come funzionano questi oggetti. Anche solo a grandi linee potresti spiegare che gli aerei hanno le ali, sono fatti di ferro, portano molte persone e hanno dei reattori che gli consentono di volare. Tuttavia non potresti mai costruirne o progettarne davvero uno, a meno che tu non sia un ingegnere aereo spaziale o un grande cultore della materia.

Illusione della conoscenza

Ci siamo occupati molte volte di questo tema, a volte l’abbiamo chiamato proprio una sorta di illusione della conoscenza, c’è chi lo chiama “Effetto Dunning-Kruger” ma in realtà i miei colleghi psicologi lo conoscono da molto tempo. Immagina se io ti chiedessi se sai come funziona una bicicletta, con la catena, i pedali, le ruote ecc. Tu sapresti disegnare precisamente il suo funzionamento? Questo esperimento è stato fatto davvero e moltissime persone erano convinte di conoscere i meccanismi sottostanti ma in pochi sono riusciti a disegnarlo correttamente.

Questo cosa significa? Che per muoverci per il mondo dobbiamo presuppore di conoscere le cose più di quanto le conosciamo in realtà. Non è solo una questione di “scatole nere”, cioè di complessità nascoste che non conosciamo ma del fatto che anche una cosa, relativamente semplice, come una bicicletta, sembra non essere così evidente come ci pare. Perché? Perché la mente risparmia energia ed una volta che hai pedalato un po’ e compreso le basi non ti addentri in ragionamenti ulteriori. Non hai bisogno di conoscere il funzionamento preciso per poter guidare la bicicletta.

Le IA fanno qualcosa di molto simile, hanno un sacco di dati e sono programmate per capire il mondo, anche se magari non lo capiscono fino in fondo. Non si tratta di stupidità si tratta di come funzionano certi pattern di riconoscimento della realtà circostante, anche in questo momento tu, non hai bisogno di capire ogni singola parola che scrivo e se anche le scrivessi mlloto mlale cpiarsti lo sessto, vero? Ok non l’ho fatto troppo bene ma sicuramente avrai già visto qualcosa del genere in giro. Noi non leggiamo la realtà noi la prevediamo a partire da ciò che conosciamo e dai nostri modelli di realtà.

No non significa che siamo dentro matrix (anche se per qualcuno l’ipotesi della simulazione è molto probabile) ma si tratta di architettura cerebrale, di come è fatto e composto il nostro cervello. Ora lo so che forse ti ho attirato qui con l’idea di conoscere tecniche di comunicazione di un certo tipo e sono finito a parlare di IA ma secondo me, non mi stuferò mai di dirlo: è necessario parlarne, è necessario fare ragionamenti su queste cose. Se poi possono darci buoni consigli per comunicare meglio, ben venga!

Terminiamo con un altro nostro cavallo di battaglia: il fatto che le cose che funzionano davvero non sono quasi mai complicate ma sono spesso semplici, dove per semplici non si intende che siano facili. Ovviamente non sto più parlando di AI ma di comunicazione e di crescita personale, ambiti nei quali le cose che funzionano maggiormente sono quasi sempre semplici ma non facili. Lascia che mi ripeta velocemente: correre, mangiare sano, praticare la meditazione, allenarsi, tenere un diario, essere grati e gentili non sono cose complesse.

Cioè non sono cose nascoste, tutti possiamo capirle e anche metterle in pratica. Tuttavia per continuare a portarle aventi adeguatamente c’è sempre bisogno di un certo impegno. Cioè sono semplici ma non facili, sono chiare ma non sono facili da portare avanti, sai quando una cosa smette di essere difficile? Quando l’hai ripetuta così tante volte che riesci a farlo senza troppo sforzo, ecco questo step fa sicuramente parte del percorso ma solo fino ad un certo punto. Anche perché, per continuare a crescere è bene continuare a mantenere alcune cose leggermente difficil…

Ok questo è il tema per un prossimo episodio, fammi sapere cose ne pensi.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.