Ti è mai capitato di organizzare una vacanza, una festa, un ricevimento… aspettarti di trarre il massimo del divertimento, dello svago e della felicità, per poi ritrovarti deluso? Tranquillo capita a tutti e la psicologia sta iniziando a capire perché esiste questo “paradosso della felicità”. Ascolta il podcast… della felicità!
Sei riuscito ad ascoltarlo? Chiunque si è trovato davanti a questa sorta di paradosso nella vita, perché tutti nutriamo aspettative dal futuro, chi più chi meno. E tutti ci siamo ritrovati “traditi” dalle nostre aspettative… e sembra esistere una strana relazione:
Più cerchi di trarre il massimo del piacere da un evento e più si alza il rischio di non provare alcun piacere da un evento.
Questa bizzarra relazione diventa ancora più assurda se la inseriamo nel campo della nostra crescita personale… perché? Perché lo sviluppo personale ti invita a nutrire “aspettative positive” sul futuro. Non c’è nulla di male in questo… …dopotutto se ci pensi bene, esistono studi che parlano di “profezie che si auto-avverano” e che sembrano dire proprio il contrario di questo fenomeno. Tuttavia, scommetto che anche tu (come me) sei stato vittima di questo effetto paradossale.
Allora, perché quando vogliamo trarre il massimo piacere da una esperienza possiamo ritrovarci invece a provare il contrario? Secondo gli studi i motivi sono due:
1- Non siamo bravi a prevedere nel lungo tempo come una cosa ci farà sentire. Le ricerche sono molto chiare, mentre siamo bravi a prevedere quanto sarà divertente una serata programmata sul breve periodo, siamo delle frane a programmarla sul lungo. E’ come se, ci facessimo prendere dall’entusiasmo del momento. “Figata, andiamo in quel posto, poi in quell’altro e ci divertiremo un sacco!”. Poi il momento si avvicina, e con lui si avvicinano anche tutti gli impegni per poterlo rendere grandioso… ma questi non sono piacevoli come la nostra aspettativa iniziale.
2- Non siamo bravi a goderci le cose nel presente: come mostra lo studio di cui abbiamo parlato nel podcast, più cerchiamo di valutare/giudicare come ci sentiamo durante un evento piacevole e più rischiamo di rovinarlo. In realtà questo lo sapevamo da secoli, e non abbiamo neanche bisogno di scomodare gli orientali. Perché anche i nostri filosofi occidentali (Sartre per citarne uno) dicevano qualcosa del genere “se stai dicendo che un panorama è bello, non lo stai guardando”.
In questa frase è nascosto il risultato di questo esperimento. Il quale ci sta dicendo che più cerchiamo di “valutare e giudicare” come una certa esperienza ci fa sentire e più ci allontaniamo dalla esperienza stessa. E’ la differenza fra, essere colpiti dai colori di un fiore e (invece) dire: “guarda una ortensia borealis di sticazzis”.
Ora, so che molti miei colleghi (o pseudo-tali) staranno pensando: “Ma Genna è impossibile non attivare le categorie mentali quando percepiamo uno stimolo”. Si questo è vero ma non del tutto… ogni volta che percepisci qualcosa, prima c’è la percezione di quella cosa e poi la sua valutazione.
E’ chiaro che anche la “percezione è viziata” però non è viziata quanto tutte le categorie sovraordinate che tendiamo ad inserirci. Quel “proliferare dei pensieri” tanto caro agli orientali… non puoi fermarlo, puoi solo osservarlo ed apprendere come “guardarci attraverso”!
Ok, sto diventando troppo filosofico… se non l’hai fatto, ascolta il podcast ed applica i consigli per goderti al meglio le tue vacanze. Cosa dici… sei già stato in vacanza… oppure non ci vai? Tranquillo questi consigli valgono anche per una semplice passeggiata al parco 😉
A presto
Genna