Lo so il titolo è forte ma offre uno spaccato interessante sulla vicenda alieni ed extraterrestri. Abbiamo già discusso di questo tema dato che un tempo ne ero molto affascinato, qualche giorno fa mentre ero in vacanza ecco un puntino luminoso nel cielo che fa strane traiettorie. La prima cosa che ho pensato è stata: “Oh cavolo un UFO” e questo mi ha fatto pensare a tutte le motivazioni psicologiche che mi hanno fatto pensare immediatamente agli alieni…

Alzi la mano chi non ci ha mai pensato seriamente

Credere in altre forme di vita è un modo di “credere” molto particolare: diverso dal credere in Babbo Natale o in una qualche divinità mitologica, perchè è ancorato ad un livello di plausibilità davvero molto alta. Al punto tale, secondo la mia immodesta opinione, che sembra quasi che l’opposto sia il segnale di un qualche irrigidimento ideologico. Cioè pensare che non ci sia nessuna altra forma di vita là fuori è un modo di pensare decisamente meno aperto e flessibile della stravagante ipotesi degli “omini verdi”. Ora che uno “creda o non creda” in tale possibilità, almeno una volta nella vita, tutti ci siamo posti questa domanda.

Parto con il primo dislcaimer: per riuscire ad analizzare seriamente la questione non possiamo considerare le 2 posizioni estreme che spesso vengono raccontate. Cioè chi pensa che non esistano, che siano tutte fantasie ecc. e chi al contrario pensa non solo che esistano ma che siano i nostri progenitori e guidino segretamente le sorti dell’umanità. Certo so che ci sono posizioni ancora più bizzarre, ma ci siamo capiti! Queste due posizioni estreme sono poco utili ad un’analisi più approfondita, perché cancellano o spostano il problema. Ovviamente qui noi parliamo di psicologia quindi non potrò fare a meno di fare riferimento ai meccanismi psicologici sottostanti ma sempre tenendo a mente una posizione flessibile e non rigida sulla tematica.

Torniamo a noi e al tema del credere: Gli antropologi ci racconterebbero con estrema precisione di quanto tutte le popolazioni di cui abbiamo notizia abbiano credenze di questo genere, quasi a dirci che si tratti di un bisogno umano, quello di sperare o temere, la presenza di qualcosa di superiore. Infatti nella narrazione anche dei moderni alieni c’è il fatto che siano avanzati, dato che sono loro a trovare noi e non viceversa, un ragionamento che sembra del tutto razionale. Sicuramente c’entrano le nostre istanze antiche, come funziona il nostro cervello ma ancora una volta si tratta di una posizione che strizza l’occhio più all’idea che sia “tutto nella nostra testa”.

Invece in questa puntata io ho voluto fare il possibilista e continuerò a seguire questa linea. Cioè sicuramente possiamo esaminare diversi meccanismi psicologici che contribuiscono a farci credere nella possibilità della presenza degli alieni: desideri di redenzione, timori consci ed inconsci, il desiderio di trascendenza e di credere in entità superiori, il pensiero magico e/o teleologico ecc. Ed è ciò che abbiamo fatto e faremo in queste righe ma dobbiamo sempre tenere a mente che per quanto concerne ciò che sappiamo ad oggi (fisica, chimica, biologia, ecc.) la possibilità dell’esistenza di altre forme di vita è molto alta, anzi altissima.

Nonostante ciò come è fatta la nostra mente come dicevamo adora credere in qualcosa e la narrazione degli UFO è perfetta. Pensa domani arrivano e in un secondo risolvono la crisi climatica (o ci mangiano in un boccone). In questa puntata ti ho mostrato come funziona il pensiero magico, il quale non è stupido ma adattivo e ci serve per cercare di sopravvivere quando le cose sono molto poco prevedibili. Il problema vero qui però non è che le persone possano tendere a crederci o meno (come già detto) ma si tratta di come queste credenze possano essere sfruttate in vari modi.

Le religioni aliene e l’ipnosi

Non so se lo sai ma nel mondo ci sono diverse religioni che si appoggiano all’idea aliena, non intendo il semplice affermare che la bibbia sia stata scritta dagli extraterresti alla Biglino (perdonate la semplificazione) ma veri e propri culti con rituali, chiese, sacramenti ecc. Ovviamente siamo per libertà di culto e se uno invece di pregare Gesù decide di farlo verso l’omino verde a me sta benissimo, il problema sorge quando queste convinzioni si mescolano con il mio lavoro. Stai male? Probabilmente sei infettato da un alieno, il quale ti controlla a distanza ed esistono specifiche procedure per scacciarlo.

Sì hai capito bene, ci sono anche queste cose in giro. Tra l’altro che danno una piena ragione a chi pensa che siano archetipi nella mente, proprio come un esorcismo dal demonio l’alieno viene contattato e si instaura una comunicazione per poi mandarlo via. Ma invece di fare preghiere si fanno domande all’entità, esattamente come si farebbe in una seduta di psicoterapia più che in un esorcismo. E qui in mezzo spunta fuori la cosa che a me personalmente fa arrabbiare da sempre: l’utilizzo indiscriminato e incompetente di tecniche ipnotiche.

Ti ho già accennato il problema principale in puntata: durante lo stato di trance ipnotica le persone hanno la capacità di far riaffiorare ricordi sepolti nell’inconscio o semplicemente dimenticati (ipermnesia). E’ vero? Più o meno, è vero che lo stato di trance facilità l’emergere di ricordi ma non sempre specifici, cioè aumenta il ricordo ma non di ciò che vuoi direttamente tu ma non è vero che ciò che emerge sia il vero ricordo così come è stato immagazzinato. Questo è una rogna di non poco conto, ciò che emerge non sono i dettagli di un ricordo selezionato ma emergono frammenti modificati dal naturale funzionamento della memoria.

Non è colpa dell’ipnosi ma di come è fatto il nostro sistema di immagazzinamento e richiamo dei ricordi. Ogni volta che richiami un ricordo alla memoria (a meno che non sia fortemente traumatico) tendi a modificarlo. Cioè in realtà non peschi davvero il ricordo ma il suo “senso” e lo ricostruisci ogni volta in base al tuo stato mentale di quel momento presente. Cioè richiamare un ricordo neutro quando stai bene è diverso di quanto stai emotivamente male, è una cosa piuttosto banale se ci si ferma a pensare ma è difficile capire che i nostri ricordi non sono fotografie o registrazioni perfette ma ricostruzioni sommarie.

Per questo motivo da diversi decenni la testimonianza oculare viene presa con le pinze in tribunale. Il fatto che una persona affermi di aver visto qualcosa non rende più vera quella cosa ma può contribuire alla costruzione del caso mettendo insieme tutti gli altri elementi rinvenuti. E ora veniamo al dunque della questione, qualcosa che purtroppo la maggior parte della popolazione non conosce…

Ipnosi e rapimenti alieni

Ora è possibile che esitano gli alieni? La mia risposta è affermativa così come quella di milioni di altri esperti e appassionati del settore, senza però dover affermare la versione “man in black”. La domanda successiva è più difficile: è possibile che ci abbiano rapiti per studiarci? Se ci pensi bene questo problema sembra simile al primo, dopotutto se vuoi studiare qualcosa devi averla sotto mano, quindi probabilmente anche noi faremmo qualcosa del genere. Prendiamo qualche campione per analizzarlo, tuttavia le uniche prove che abbiamo di questa faccenda (oltre alcune molto strane) sono i racconti delle persone.

E negli ultimi anni la cosa che più mi ha indispettito sono stati i racconti sotto ipnosi. Il fatto come dicevamo poco fa è che la trance ipnotica non è uno stato di assoluta sincerità, se una persona sente di essere Giulio Cesare da sveglia quando enterà in trance lo sentirà ancora di più, non diventerà all’improvviso sincera come nei film. Quindi se penso di essere stato rapito dagli alieni durante la trance quell’idea diventerà più forte, potrei addirittura arrivare a creare storie incredibili e dettagli del rapimento che da svegli non riuscivo ad inventare (non a rinvenire).

Se inoltre, l’operatore che induce la trance crede nel fenomeno sarà inconsapevolmente intento a rinforzare tutte le prove a favore e ad inibire quelle contro. Basta il semplice tono di voce, il presupporre in certe domande. Ti faccio un esempio di ciò che ho visto fare (purtroppo numerose volte): “prima che la luce ti trasportasse nella astronave dove ti trovavi?” Cosa presuppone questa simpatica domanda? Nasconde o meglio presuppone che la persona sia stata davvero trasportata dentro l’astronave. Questo può essere fatto intenzionalmente o anche (e più frequentemente) in maniera inconscia da chi ci crede fortemente.

Insomma l’ipnosi non è di certo il miglior sistema per verificare se un evento sia avvenuto davvero o meno. Sia che si tratti di alieni e sia che si tratti di qualsiasi altra cosa, purtroppo la memoria è davvero ballerina. Tipo in alcuni esperimenti i miei cattivissimi colleghi (è ironico) hanno convinto alcuni bambini a non mangiare i dolci dicendo loro: “ma non ti ricordi che quando eri molto piccolo sei stato molto male mangiando questa roba?”. Cioè installando letteralmente un falso ricordo, ovviamente il tutto è stato fatto in modo sperimentale e decenni fa, quando i comitati etici per la ricerca erano molto meno accorti.

Tutto ciò ovviamente NON dimostra che non ci sia vita extra terrestre e che questa non abbia rapito qualche essere umano. Ma di certo affidarci alle testimonianze oculari, all’ipnosi, insomma a come funziona la nostra memoria è una pessima idea e lo sappiamo da molto prima che questo fenomeno fosse così rilevante. Anzi lo sappiamo proprio per studi sulla memoria e sulla testimonianza oculare negli incidenti stradali, un ambito molto lontano da quello che stiamo trattando. E’ importante sottolineare che si tratta di ambiti diversi altrimenti vedo già chi alza la mano e dice: “I soliti scienziati che vogliono smontare cose che non conoscono come la vita aliena” no, si tratta di applicare principi di cui conosciamo bene le conseguenze.

La flessibilità mentale

Il concetto di flessibilità mentale come viene inteso oggi dai miei colleghi (quelli delle terapie cognitivo-comportamentali di terza generazione) ha a che fare con il tema dell’identificazione con i nostri contenuti interiori. Più siamo identificati con un contenuto mentale e meno siamo flessibili, viceversa più riusciamo a sganciarci intenzionalmente dai nostri contenuti mentali e più siamo flessibili. Cioè? Partiamo dalla definizione di contenuto mentale: cioè qualsiasi processo interiore che riguardi pensieri, emozioni, idee, ecc. Quello che normalmente chiamiamo pensiero e in più ci aggiungiamo la valutazione emotiva (le emozioni).

Questa è una cosa non semplicissima da afferrare, soprattutto se non è tanto che frequenti Psinel: la gente crede che per poter funzionare bene debba attaccarsi con forza ai propri contenuti interiori, il classico è “ci devi credere”, la qual cosa in certi ambiti può essere realmente utile. Ma in generale più siamo capaci di renderci conto dei nostri contenuti, in questo caso che siamo di fronte ad una nostra convinzione (e non alla realtà) e più siamo flessibili. La critica comune è: si ma se ad esempio penso di essere il migliore e di colpo inizio a chiedermi se sia vero o meno, non è peggio?

Dipende! Pensaci, una persona che si convinca di essere la migliore sarà davvero disposta a mettercela tutta? Sarà davvero più motivata di un’altra che invece non ci crede così tanto? Vedi la risposta non è così semplice. Dipende da molte cose e spesso da ciò che accade nella realtà circostante (e per realtà dovrei mettere altre virgolette, diciamo l’esperienza vissuta, il feedback dall’ambiente), nel caso di sentirti il migliore se sei davvero in testa ad un gruppo dirtelo può aiutare. Ma se ti serve per gasarti e superare tutti gli altri, potresti ricevere un’amara sorpresa.

Questo è il tema dell’identificazione con i nostri contenuti interiori, sì anche con le emozioni. Ora perché è così importante perché le convinzioni sull’esistenza di una vita aliena sono contenuti interiori. E allo stesso modo con il quale diventiamo meno flessibili identificandoci (troppo) con un qualsiasi contenuto interiore, la stessa cosa succede quando trasformiamo l’idea della possibilità dell’esistenza degli alieni in una sorta di credo, di fede.

Questo processo non è semplice e neanche intuibile, cioè fare un passo indietro nei confronti delle nostre convinzioni, anche quelle più forti ci rende più flessibili. E’ una questione spesso delicata e mi servirebbe un altro episodio per parlarne approfonditamente, lasciamo i tuoi feedback sui social e tra le storie di Instagram così potrò sapere se proseguire in questa direzione o meno. Cioè parlare ancora una volta di come funziona il nostro sistema di credenze, perché per quanto si conosca a volte bene la teoria, la pratica è tutt’altro che semplice (anche se terribilmente utile e concreta).

Per oggi mi fermo qui

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.