Ti piacerebbe diventare imperturbabile? Essere imperturbabili significa molte cose ma etimologicamente una cosa sola: qualcosa che non si fa perturbare dall’esterno. Ad esempio una montagna che nonostante i cambi di stagione cambia aspetto esterno, da innevata o meno ma resta sempre identica. C’è un proverbio che lo spiega bene: “Siamo tutti marinai quando il mare è calmo”… oggi scoprirai come diventare davvero imperturbabile!

Equilibrio e omeostasi

Gli esseri viventi sono campioni di equilibrio, lo so sembra un’affermazione assurda dopo tutto sembra che la montagna descritta prima sia molto meno perturbabile di una pianta o del mio gatto. Ma in realtà ogni essere vivente per continuare a svolgere le proprie funzioni metaboliche (quindi restare vivo) deve necessariamente e continuamente regolare il proprio ambiente interno (e anche esterno in parte) in modo che a ben vedere sembra più l’operazione di un provetto equilibrista che non uno stato di conservazione.

Lo sanno tutte le persone che sono entrate a contatto con il termine omeostasi, concetto scoperto dai biologi qualche secolo fa per cercare di spiegare come facessero gli organismi a sopravvivere. Per capirlo ci basta pensare alla temperatura corporea: tutti sappiamo che nel nostro corpo la temperatura è di circa 37 gradi centigradi, questo range può salire fino ad un certo punto e scendere fino ad un certo punto. Se sale sopra i 40, come sappiamo la cosa è grave, se scende sotto i 30 lo è altrettanto, quindi il nostro organismo deve continuamente monitorare questo dato e cercare di equilibrarlo di volta in volta, in modo preciso ma soprattutto incessante. Se smette, moriamo!

Gli esseri viventi sono dei veri e propri equilibristi che continuano, consapevolmente o meno, a regolare il proprio ambiente interno. Come abbiamo visto diverse volte qui su Psinel questa faccenda avviene sia dentro di noi che tra di noi, cioè le persone che abbiamo accanto ci aiutano (o meno) a regolare come modificare questo stato interno. In base alla relazione che abbiamo con le persone intorno a noi siamo più o meno bravi a regolarci. Ti sei mai accorto che tendi ad arrabbiarti di più con certe persone e di meno con altre? E’ del tutto normale e purtroppo è un po’ più complicato di come ci si aspetti, cioè non è detto che sia “colpa degli altri” ma è il modo con il quale (anche) noi interagiamo con il prossimo.

Ora se hai ascoltato l’episodio sicuramente avrai intuito perché parlo di omeostasi, perché in fondo la capacità di essere imperturbabili passa dalla capacità di accorgerci di non esserlo più e tornare al punto di equilibrio. Ci sembra che le persone davvero brave a non farsi perturbare non provino nulla, come se fossero impermeabili alle emozioni, ma non è così, quella nel migliore dei casi si chiama alessitimia e nel peggiore psicopatia. I primi fanno fatica a riconoscere le emozioni ma in fondo ne sono guidati anche loro i secondi, sembra quasi che non ne abbiano.

No, la persona realmente imperturbabile è quella che sa di perturbarsi ed è in grado di auto-regolarsi efficacemente! Certo ognuno di noi ha una finestra di tolleranza che può essere più o meno ampia in base al tipo di attivazione emotiva che avviene, c’è chi è più bravo a gestire la rabbia, la tristezza, l’invidia e chi no. Come ti ho raccontato più volte ognuno di noi ha delle “emozioni sfida” (leggi il mio secondo libro), ti ho raccontato più volte che la mia è la rabbia mentre per altri potrebbe essere la tristezza ecc.

La finestra di tolleranza

Se mi arrabbio esco molto rapidamente dalla mia finestra di tolleranza, perché è molto piccola! Al contrario se mi intristisco sono molto più bravo a gestire questa emozione, la finestra è maggiormente ampia. Il che non significa che soffra di meno se sono triste, ma significa che faccio meno fatica a tornare al mio punto di equilibrio quando mi intristisco rispetto alla rabbia. Senza contare che poi l’emozione sfida tende a fagocitare le altre: cioè la mia tristezza diventa facilmente rabbia. Per te potrebbe essere l’esatto opposto, riconoscere queste nostre tende è fondamentale.

Conoscere queste tendenze è come sapere a quale temperature è bene far scendere la febbre. Se non sai che sopra i 39 gradi la cosa diventa pericolosa non solo non te ne preoccupi ma non riesci neanche a collegare perché in quei momenti ti senti così male. E’ sempre la nostra cara consapevolezza, elemento fondamentale, che ci piace tanto citare ma che è difficile da coltivare. Sarebbe bello sapere che esistono esercizi magici in grado di far si che tu non senta più quelle emozioni, o che di colpo la tua finestra di tolleranza si espanda come per magia, purtroppo le cose non funzionano così (mai e in nessun ambito).

Se vuoi espandere la tua finestra devi essere consapevole di ciò che ti porta fuori e devi esserlo anche del fatto di esserne fuori. So che per molti questa cosa è scontata (soprattutto se siete Psinellini) ma non lo è per la maggior parte della gente, la quale crede che sia proprio l’indulgere su tali emozioni il problema. “Dottore non voglio più essere così volubile, mi odio quando passo velocemente da una emozione all’altra, posso spegnere le mie emozioni?” sapessi quante volte ho sentito pormi una richiesta simile. La verità è che se vogliamo diventare realmente imperturbabili dobbiamo diventare consapevoli di cosa ci perturba.

L’esempio che faccio più spesso è quando sono costretto a guidare. Non amo guidare, fino a qualche tempo fa facevo quasi 20000 km all’anno per lavoro e ti assicuro non mi piaceva affatto. Se vuoi farmi imbestialire fammi guidare nel traffico, insomma la guida è la mia kriptonite, è in grado di farmi uscire dalla finestra di tolleranza in mezzo secondo. Diversi anni fa ho scoperto che uno dei miei gatti è cardiopatico, per cui ogni sei mesi (oggi una volta all’anno) lo portiamo a fare la visita cardiologica, ed è uno dei momenti più stressanti per me e mia moglie.

Primo perché Gattaca (il nome del gatto) impazzisce in auto e miagola tutto il tempo (letteralmente tutto il viaggio) e secondo perché temiamo che muoia di infarto durante il trasporto. Dato che quando mi arrabbio come prima cosa urlo (verso gli altri autisti) la prima cosa che devo fare è tenere a mente che in quel frangente NON devo farlo. Questa consapevolezza mi aiuta tantissimo, riduce del 90% le mie reazioni rabbiosi e in fin dei conti (sono ormai 12 anni che lo facciamo) ha ampliato la mia finestra di tolleranza. Cioè sono maggiormente in grado di notare la mia rabbia in auto e maggiormente in grado di calmarmi.

Andare verso… una tendenza comune

E’ facile immaginare ciò che ho raccontato con une emozione come la rabbia lo è meno con le altre, come la tristezza. E’ facile credere che meno si pensi alla tristezza e meglio sia, mentre al contrario sapere di poter esplodere di rabbia richiederebbe maggiore consapevolezza e invece la “storia è la stessa“. Nascondere a se stessi e gli altri la tristezza, a meno che non sia necessario, è il primo passo per farla proliferare sotto molti aspetti differenti. Spesso potrebbe sembrarci che il modo migliore per regolarci sia “fare finta di niente” ma dipende… dipende se una cosa ci piace o non ci piace.

Come abbiamo visto la prima spinta a muovere qualsiasi organismo vivente sembra essere qualcosa che dice: devo restare (perché c’è qualcosa di buono per me) oppure me ne devo andare (perché non c’è nulla di buono e forse c’è qualcosa di negativo)? Questa spinta ancestrale è sempre in azione, anche mentre leggi queste parole o mentre ascoltavi il podcast, una parte di te si poneva tale domanda. Se hai ascoltato la puntata e stai leggendo queste parole è molto probabile che la tua risposta interna sia stata la prima e non la seconda.

Quando si parla di imperturbabilità serve la nostra consapevolezza ma non solo, serve anche conoscere questa tendenza: che ci attacchiamo agli stati positivi e scappiamo da quelli negativi, costantemente! Non ci accorgiamo di questa tendenza perché solitamente funziona bene con gli aspetti fisiologici: scappiamo da un letto scomodo e ne cerchiamo un più comodo (o da una posizione per dormire); evitiamo i cibi che non amiamo e che potrebbero farci male mentre ricerchiamo quelli che saporiti e che potrebbero farci sentire bene, ma quando si tratta di cose più complesse le cose si complicano.

Quando si tratta di azioni che dobbiamo intraprendere e di relazioni, la cosa diventa molto più difficile. Quel barometro interno che mi dice di non fare quella telefonata sta cercando di farmi evitare quella piccola sofferenza che però, se evitata con costanza potrebbe trasformarsi in una sofferenza molto più grande. Certo è ancora il nostro cervello che vuole risparmiare energia, quando evitiamo la telefonata ci sentiamo subito meglio ma sappiamo che è una finta soddisfazione, perché in realtà fare quell’azione, subito ci fa soffrire di più ma poco dopo ci fa decisamente meglio sotto ogni punto di vista.

Equanimità e gioco delle sensazioni

Non so se in mezzo a questi meccanismi riesci ad intravedere l’equanimità della meditazione, il nostro gioco delle sensazioni, a me sembra piuttosto evidente. E’ esattamente ciò che facciamo nella meditazione: ci accorgiamo che qualcosa ci ha catturati, notiamo se si tratta di qualcosa che ci attrae perché è positiva o qualcosa che stiamo cercando di evitare. Da un lato lasciamo andare gli attaccamenti alle cose positive e dall’altro cerchiamo di affrontare, di diventare consapevoli del dolore, delle cose negative. Questo non sempre avviene in questo modo:

Ad esempio potresti ritrovarti a voler pensare tanto ad un evento negativo per cercare di capirlo, neanche questo andrebbe bene nella meditazione e francamente neanche nella vita quotidiana. Se vuoi fare una buona analisi introspettiva su te stesso il mio consiglio è di fare due cose: la prima è di prenderti del tempo per farlo, un tempo dedicato e la seconda è di usare carta e penna. In questo modo farai davvero un lavoro dedicato, mentre al contrario continuare a rimuginare sulle cose negative potrebbe in realtà aumentarne la portata.

Alcune persone, quando iniziano a meditare sentono come una sorta di ottundimento del proprio mondo emotivo e si spaventano: “Aiuto dottore non so perché ma mi sembra di vivere le emozioni in modo piatto”, quello è in realtà un effetto della regolazione dei pensieri. Lo so è strano ma quando smettiamo di correre da una parte all’altra e vediamo con maggiore chiarezza il nostro mondo interiore, ci sembra meno pazzerello di quando invece ci siamo immersi dentro. Per usare una metafora del mio libro: invece di essere travolto dalle onde ti ritrovi a surfarci sopra!

Certo è possibile che alcune persone aumentino il controllo e la fuga? Si è possibile ma con il tempo e la pratica (della meditazione) diventerà sempre più evidente quando stiamo surfando o quando ci stiamo facendo travolgere da altro. Ecco quindi il vero segreto dell’imperturbabilità, consapevolezza e conoscenza di se stessi in molte aree e situazioni. E sfidare quella finestra di tolleranza alle più piccole sollecitazioni, esattamente come facciamo nella meditazione, la quale, come abbiamo visto nell’esperimento della piastra calda è tutt’altro che un modo di scappare via o di ottundersi ma è un modo per sentire: quello che c’è e non ciò che vorremmo ci fosse!

Insomma tanti concetti che abbiamo discusso più volte ma che oggi ti invito a praticare proprio con l’intento di sviluppare una più ampia finestra di tolleranza e una maggiore capacità di tornare alla tua “base line” nel modo migliore possibile. Ricordandoti in tutto ciò di essere particolarmente gentile con te stesso, meno lo sarai e più difficile sarà svolgere questo complicato compito… e ovviamente e per fortuna, anche il contrario!

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.