Un recente articolo apparso sul Lancet sembra mostrare che gli effetti psicologici di una pandemia possono essere davvero pesanti, dopo averti allertato nella Live 46 oggi cambiamo registro e mindset.

Se hai ascoltato quella Live sai che ciò che stiamo per dire è davvero un bilanciare la questione, e non è un minimizzarla. Tuttavia dobbiamo sapere che esiste anche la possibilità che non tutto il male venga per nuocere.

Buon ascolto:

La infodemia


Da qualche tempo a questa parte si sente parlare di “infodemia”, cioè dell’epidemia di pensieri che riguardano questo tema e che possono in un qualche modo alimentarlo… proprio come questa puntata!

Così come abbiamo visto nella “sindrome di Fight Club” bisogna stare attenti a non cadere in quella ricerca di notizie negative, tuttavia questo non significa non informarsi e non discutere di uno degli avvenimenti più importanti della nostra storia.

Nel bene o nel male la situazione che stiamo vivendo è uno spartiacque storico che ricorderemo a lungo. E come abbiamo visto commentando l’articolo dell’Lancet, avere informazioni adeguate su ciò che stiamo passando è un fattore protettivo.

Sapere, come abbiamo visto che c’è un potenziale traumatico statistico per le persone: tra i 16 e i 26 anni, di sesso femminile, che sono sole o con un figlio a carico, con una bassa scolarizzazione… è qualcosa di importante, così come sapere che la popolazione più colpita sono i sanitari.

Si, sono quei medici, infermieri ecc che fino a l’altro giorno abbiamo trattato male e che oggi esaltiamo. Sono loro i più fragili e dobbiamo saperlo ed è per questo che vanno rispettate tutte le norme, per evitare di rompergli le scatole ulteriormente.

Qui sotto trovi la Live 46 dedicata all’articolo del Lancet sul PTSD:

Ascolta “Live 46: effetti psicologici della quarantena…una ricerca scientifica” su Spreaker.

Conoscere tutte le possibilità

Ma tra tutte le possibilità che possono accadere c’è anche la meno nota “crescita post-traumatica”, l’evidenza empirica che dopo un trauma non tutte le persone ne escono peggio, molte (a quanto pare più di quanto possiamo immaginare) ne escono meglio.

Questo non significa che non si avranno conseguenze nel medio o nel lungo termine dopo una situazione simile, sarebbe davvero ingenuo pensare che una situazione simile non porti a del disagio personale.

Tuttavia la ricerca ci dimostra che cercare di affrontare con consapevolezza questi momenti pagherà nel lungo termine. Alla fine della situazione tutti porteremo a casa una lezione, sapere che il processo è in corso e che dobbiamo già attrezzarci è un raro vantaggio.

I casi presi in esame dall’articolo del Lancet erano assolutamente meno consapevoli degli effetti di ciò che stava succedendo. Anche da noi sta correndo e molti non ne sono consapevoli ma come sai dobbiamo imparare a guardare in faccia i nostri “nemici”.

Conoscendo tutte le possibilità diventi più flessibile, sai adattarti meglio agli eventi che potrebbero accadere e soprattutto non resti impantanato nei tuoi presupposti teorici, cioè la il fatto che tu possa credere “X o Y” su una determinata situazione.

Pensare negativo

Come abbiamo visto molti anni fa, molto prima che qualcuno andasse in giro a raccontare di essere lo scopritore della tecnica Woop, ne abbiamo parlato su Psinel rifacendoci al lavoro di Richard Wiseman, lui lo chiamava: bipensiero.

Wiseman si rifaceva ad un racconto di Orwell ma le citazioni erano tutte per la ricercatrice che in questi anni si è dedicata a cercare di capire cosa potesse essere più utile: pensare positivo o cercare di essere realistici?

Così Gabrielle Oettingen una psicologa olandese (con una storia principesca alle spalle) sviluppa il suo metodo per raggiungere gli obiettivi che oggi tutti conoscono come Woop. Cosa c’entra tutto questo con la nostra crescita post-traumatica?

C’entra, perché la gente è convinta che si debba cercare di pensare solo in positivo per uscire da una situazione come quella che stiamo vivendo, invece la ricerca ci mostra che dobbiamo usare un buon mix di entrambi questi tipi di pensiero.

Sia immaginare come raggiungere ciò che desideriamo, nel caso attuale che tutto finisca nel modo migliore possibile e che si possa ripartire e allo stesso tempo essere realistici e immaginare gli eventuali ostacoli che ci allontanano da quel progetto “positivo”.

Il nostro mindset

Come sai se segui il mio lavoro da un po’ di tempo il mindset che cerchiamo di condividere qui su Psinel è quello legato alla presenza: cioè alla capacità di osservare cosa accade, senza giudicare, momento per momento. Il che è molto difficile nei momenti impegnativi!

Non giudicare non significa non agire, non comprendere o non sapere cosa fare, ma significa cercare di osservare ciò che sta accadendo nel modo più chiaro possibile. Sapendo che le nostre idee a riguardo sono sempre, per così dire, momentanee.

Cioè ciò che pensi oggi sulla terribile epidemia che stiamo vivendo non è ciò che penserai domani e neanche ciò che ti verrà in mente al termine di questo post. Meno informazioni abbiamo su una certa questione e più tendiamo a riempire i vuoti con le nostre ipotesi.

A volte cerchiamo di trovare ipotesi positive ed altre volte ci verranno in mene ipotesi negative, noi non diciamo quale delle due è migliore dell’altra ma diciamo che la cosa più importante è notare che quelle sono tutte ipotesi! Sembra banale e assurdo vero?

Se questa è la tua risposta è perché non hai mai sperimentato il nostro caro stato di presenza. Non c’è alcun male in questo, tuttavia tieni presente che se proprio vuoi fare un buon esercizio psicologico in questo periodo, credo ce ne siamo pochi efficaci quanto la meditazione di consapevolezza.

Fare previsioni e le informazioni

Fare previsioni su ciò che accadrà nei prossimi giorni è da un lato inevitabile e dall’altro deleterio. Si perché noi tendiamo a credere alle nostre stesse previsioni, e quando queste non correlano l’effetto psicologico è amplificato.

Se pensi che tra una settimana finirà l’epidemia e aspetti positivamente che accada, non smuovi l’universo affinché succeda ma ti prepari alla delusione. Questo non significa che non dobbiamo essere ottimisti ma significa che dobbiamo vedere le cose in modo “complesso”.

E’ infatti che si lancia su una delle due interpretazioni: positive o negative che rischia non solo di fare un danno a se stesso (e agli altri) ma che usa un modo sbagliato di vedere la realtà, che è sempre complessa e sfaccettata!

Per questo ogni volta che incontri una notizia negativa che ti fa “battere il cuore” mi raccomando vai a cercare anche quella positiva che dice il contrario. Se sei allenato alla pratica della meditazione puoi anche evitare questo giochino però è utile.

E’ utile anche a chi riesce a restare equanime di fronte ai propri contenuti mentali, perché aumenta la flessibilità psicologica che non è solo stare fermi in meditazione. Ma è fatta anche di conoscenze concrete che possono fare la differenza.

Lo sguardo sistemico

Si, questo è ancora una volta il nostro “sguardo sistemico” che deve sapere di non poter sapere tutto, e che quando arriva ad una conclusione su aspetti così delicati (come la pandemia) si tratta quasi sempre di “abbozzi concettuali” che non rispecchiano la realtà.

Se decidi di informarti devi saperlo fare correttamente, il che non significa solo saper distinguere una fake news (cosa non sempre facile come si dice) ma significa anche saper attingere a più fonti informative contrastanti.

La quantità di informazioni presenti oggi sul pianeta aiuta in questo senso, ma chiaramente non aiuta per la ricerca dei dati corretti da osservare. Perché si crea un rumore estremo di sottofondo che impedisce di far risaltare le notizie che dovrebbero essere rilevanti.

Si, purtroppo anche questo post fa pare di quel rumore di fondo. Tuttavia ci tengo ancora a dirti che, nonostante non ami parlare dell’attualità, fare finta che tutto vada come prima, parlando solo delle nostre cose, è da ottusi! E’ un momento difficile per tutti ed è bene parlarne.

Possiamo fare molto per la nostra psicologia come abbiamo visto: sport, letture, meditazione, alimentazione corretta, scrittura espressiva ecc. Ma ciò che dobbiamo fare al meglio è iniziare a prepararci a questo cambiamento che sarà forse inevitabile.

Cambia tutto!

Purtroppo sono d’accordo con i molti analisti di questo periodo i quali sono certi che questa crisi sia uno spartiacque epocale: ci sarà un prima e un dopo questo tragico momento. Il che non significa restare atterriti, crogiolarci nel dolore ecc… anzi il contrario!

Significa iniziare a pensare a reinventarci, soprattutto se questo momento sta incidendo con pesantezza sulle nostre professioni e lavori. E’ un semplice esercizio mentale, mettiti li e pensa a come potresti sopravvivere se questa situazione si prolungasse ulteriormente.

Siamo (tra molte virgolette) ancora in tempo per pensare con leggerezza a piani futuri alternativi, per noi e per i nostri cari. Al limite, se tutto tornerà come prima (cosa che speriamo tutti), potrai prendere questo progettare come una grande simulazione.

Questo semplice progettare, senza fretta come alternativa immaginaria, può trasformarsi non solo in nuove idee da applicare ma anche in un modo per sentirti ancora protagonista della tua vita. Questo è l’aspetto più importante per facilitare la nostra crescita post-traumatica:

Sentire di poter avere un qualche modo per agire e reagire alla situazione, anche se siamo chiusi in casa, partiamo da noi, dalla nostra “mente” e poi passiamo ai nostri progetti.

Continuiamo questa chiacchierata sul Qde

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.