Quante volte mi hai sentito dire che la nostra mente è come un simulatore? Funziona esattamente simulando e prevedendo ciò che sta per accadere. Più siamo bravi in tale simulazione migliore sarà la nostra previsione e la nostra probabilità di successo.

Semplice! Il nostro sistema cognitivo sembra essersi evoluto attraverso il riconoscimento di pattern (ricorrenze), configurazioni sempre simili da immagazzinare, a furia di osservarle le apprendiamo e ne diventiamo padroni… ma fino a che punto?

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Pattern

Da ragazzo mi ero quasi illuso di avere un super potere: riuscivo ad intuire i pattern molto bene, questo mi dava grandi vantaggi. Da piccolo, quando giocavo a basket, riconoscere le ricorrenze mi aiutava a fare buone partite anche se ero atleticamente una schiappa (grasso, lento e pigro).

La prima volta che notai questa abilità fu con i videogiochi: prima quelli semplici da tasca (gli scaccia pensieri) nei quali i pattern erano talmente evidenti che, una volta riconosciuti il gioco diventava semplice e noioso. Poi con quelli più complessi e via via con gli esseri umani.

Insomma negli sport e giochi in cui ho avuto un minimo di successo da ragazzo, diventavo davvero bravo, solo una volta acquisito il pattern, la ricorrenza. Mi ero reso conto di essere bravo anche perché ai miei tempi c’erano le sale giochi ed i punteggi su quegli schermi erano una sorta di sfida continua alimentata a denaro.

Mi ero però illuso, studiando e ragionando ero arrivato a capire che tutto è “un pattern” ad un qualche livello. In realtà non avevo davvero “capito” (e forse neanche adesso) ma avevo intuito che la vita ha delle strutture che si ripetono e che se, diventavo bravo nell’individuarle sarei stato migliore.

Poi studiando mi sono dovuto rendere conto che TUTTI siamo abili a riconoscere i pattern, e anzi, siamo talmente bravi che non possiamo fare a meno di trovare corrispondenze, anche quando queste non ci sono. Un esempio di questo meccanismo in atto è il pensiero superstizioso, di cui ci siamo occupati in questa puntata.

Uno strano potere

Tutto intorno e dentro di noi, funziona a pattern! Dalle stagioni che si ripetono, le quali a loro volta influenzano la vita, sino alla mitosi e meiosi cellulare, per non parlare delle interazioni subatomiche, tutto si ripete con una certa regolarità. Questo potere delle nostre menti è un vero super potere che ci ha consentito di arrivare sino a oggi.

Per quanto mi riguarda l’apice intellettuale di questa abilità è il metodo scientifico: un modo strutturato di riuscire a cogliere nel modo più preciso possibile questi pattern. Ed è proprio attraverso la nascita e lo sviluppo di tale metodo che ci siamo accorti che la nostra capacità di scoprire ricorrenze può anche portarci fuori strada.

Non possiamo fare a meno di trovare corrispondenze! E quando ne troviamo una, facciamo molta fatica ad abbandonarla. Se vediamo tutti i giorni il sole che spunta da una parte e sparisce da un’altra, diventa evidente che noi siamo fermi e quella palla di fuoco ci gira intorno.

Ci sono voluti secoli di raccolta dati, calcoli ed esperimenti per capire che le cose non stavano così. E ci è voluto ancora più tempo per spiegare alla gente che quella cosa della palla di fuoco che si muove è una strana illusione. Ancora oggi ci sono persone che non credono alla versione eliocentrica.

Perché ci attacchiamo ai nostri pattern? La risposta è ancora nella economia cognitiva, una volta che abbiamo individuato una certa ricorrenza questa diventa uno strumento per interpretare ciò che avverà, il futuro. Uno strumento per riuscire a dominare l’imprevedibilità del mondo che ci circonda.

I pattern funzionano anche quando non sono perfetti

Un altro motivo per il quale il nostro cervello ama i pattern ed adora rifugiarsi in essi è perché questi, tendono a funzionare anche quando non spiegano davvero ciò che accade. Senza sapere esattamente che siamo noi a girare intorno al sole, il fatto di poter prevedere dove sarà quella enorme palla di fuoco, funziona anche se pensiamo di essere noi al centro del sistema solare.

L’agricoltura si è sviluppata millenni prima di capire la verità dietro ai movimenti del sole. Il semplice fatto di aver compreso che sorge da una parte e tramonta in un’altra era già qualcosa, senza contare la differenza tra le stagioni ecc. Insomma non c’era bisogno di capire tutto tutto ma alcune cosette sì.

Quando anni fa c’erano i primi televisori e le prime radio, di tanto in tanto andavano in tilt, se scoprivi il punto giusto dove dargli una bella botta, ecco che a volte funzionava. Era perché avevi capito come funzionava il problema? No, era perché avevi capito che se gli davi una pacca in quel punto le cose tendevano a tornare a posto.

Per i più anziani, non è un caso che uno degli idoli dei nostri tempi “Fonzie di Happy Days” fosse famoso per dare “colpi alle cose che si aggiustavano”. Era una sorta di idolatria di questo modo di conoscere, per pattern imprecisi ma efficaci.

Da un certo punto di vista anche la scienza si avvale di tali “pattern”, la scienza usa dei modelli ma di certo non crede che tali modelli descrivano alla perfezione il funzionamento delle cose. Sono spesso utilizzati in quanto “euristiche di pensiero” che facilitano il processo di ricerca e di scoperta.

Non è affatto stupido

Quindi il nostro essere davvero bravi a scoprire pattern, anzi il fatto di non poterne fare a meno, non è una condanna alla imprecisione ma è un dono che ci aiuta a muoverci in un territorio sconosciuto anche con pochi indizi a nostra disposizione.

Allo stesso tempo però, se continuiamo a credere che sia il sole a girare intorno alla terra continueremo a fare molti errori, spesso grossolani. La chiave è sapere che abbiamo tale tendenza, sapere che tendiamo all’economia cognitiva, dunque ad accontentarci di questi schemi e, di tanto in tanto, cercare di aggiornarli.

Ripeto, per quanto mi riguarda uno dei metodi più potenti e condivisi è di certo quello scientifico, che ci consente di lavorare sui dati senza prenderli per oro colato, ma anzi ci costringe a passare costantemente alla confutazione. Quando infatti la gente mi parla male di questo metodo al 99% non sa di cosa stia parlando.

Proprio l’altro giorno un tizio su instagram ha scritto: “la medicina non è scienza perché si fonda sulla statistica” una cavolata senza precedenti, o meglio si ha dei precedenti ma risalgono al secolo scorso, qualunque persona che studi approfonditamente questi temi sa che la statistica è la matematica della complessità.

Per tanto, quando abbiamo a che fare con la vita e con l’alta complessità usiamo sempre la statistica. Ora, potremmo discutere a lungo ma il punto chiave è che lui si ricorda ancora di quando alle medie gli hanno detto: esistono due tipi di materie “le scienze che si fondano sulla matematica analitica” e la cultura umanistica.

Ebbene, anche questo è diventato un pattern nella sua testa, per comodità non l’ha mai aggiornato ed è convinto che, se c’è della statistica (che non è matematica analitica) allora sicuramente non siamo davanti alla scienza, che invece dice cose certe ed assolute… sbagliato! Anche la scienza ricerca i pattern e sa che non sono veri, per questo li mette sempre in discussione.

Errore di previsione

Come forse avrai intuito la storia dell’errore di previsione è una sorta di pretesto per parlare ancora una volta di questi argomenti che mi stanno tanto a cuore. Ma non solo! Infatti realmente possiamo vedere molto del lavoro psicologico come un tentativo di puntare l’attenzione su tali errori.

Avere errori di previsione è utile: sento un fruscio tra i rami e penso che sia un animale feroce e mi metto in salvo. Quando magari era solo il vento… ma per la mia sopravvivenza è stato molto meglio essere reattivo a quel rumore come se fosse realmente un pericolo.

Così come usiamo le conoscenze che abbiamo “come se fossero la cosa più importante su cui basarci”, anche se sappiamo (da Popper) che le cose non stanno così. Così come prestare attenzione alla confutazione ha cambiato il modo di fare scienza, credo che notare gli errori di previsione possano migliorarci sotto molti punti di vista.

Come sempre continueremo questo affascinante argomento nel nostro Qde il quaderno degli esercizi che puoi leggere iscrivendoti alla mia newsletter.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.