Esistono poche cose davvero “costanti” nella vita delle persone, una di queste è sicuramente il fatto di essere ininterrottamente in fase di “apprendimento”.
Ne abbiamo parlato diverse volte e sotto diversi punti di vista, oggi partiremo dalla “esperienza catanese” per arrivare a dare qualche consiglio utile per affrontare “l’apprendimento continuo”
Una vita di apprendimenti
Il fatto di essere chiamato ad imparare per tutta la vita è qualcosa su cui ci siamo soffermati più volte, ma oggi lo abbiamo visto sotto un punto di vista più esperienziale e relazionale.
Esperienziale perché nasce dalla mia esperienza diretta e relazionale perché tale esperienza è avvenuta attraverso il casuale incontro con altre persone.
Persone che non conoscevo e con le quali ho scambiato opinioni molto interessanti e dalle quali ho appreso sempre qualcosa di diverso.
Diverso dal mio “piccolo punto di vista”, che è costantemente imbevuto della mia soggettività, e per tale motivo limitato.
Apprendere è davvero la costante della vita? Si, che tu lo voglia o meno sei costretto ad imparare qualcosa ogni giorno, soprattutto oggi.
Non è possibile non imparare
Come raccontavo in puntata è davvero “impossibile non imparare” (imitando l’assioma della comunicazione umana) perché anche se ti rifiuti di “imparare” lo farai comunque.
Che tu decida volontariamente o meno di imparare qualcosa, ogni giorno sei bombardato da diecimila stimoli che guidano il tuo apprendimento.
Anche se passi tutto il giorno al pacchetto con gli amici a parlare di calcio impari qualcosa, anche se ti isoli in una grotta impari qualcosa.
Non puoi fuggire all’apprendimento perché il tuo cervello è disegnato per questo ed è plasmato da millenni di evoluzione che hanno selezionato cervelli sempre più plastici.
Attraverso la nostra incredibile neuroplasticità possiamo adeguarci ai cambiamenti del mondo e apprendere per tutta la vita.
Affermazioni miracolistiche
E’ chiaro che esistano peridi nei quali siamo maggiormente svegli, quando il cervello gira come una macchina precisa e senza sbagliare, la gioventù.
E dicendoti che “impari per tutta la vita” non sto dicendo che lo fai allo stesso modo e con la stessa velocità. Però è assolutamente certo che le cose stiano così.
Che tu lo voglia o meno ogni santo giorno hai delle esperienze leggermente “nuove”, anche se resti chiuso in casa e non apri la porta a nessuno.
Ogni giorno il tuo assetto cerebrale cambia in base agli stimoli che riceve dall’esterno e impara. E quando proprio cerchiamo di tenerlo in isolamento, si crea qualcosa da “imparare” lo stesso.
Come sanno tutte le persone che hanno sentito parlare di “deprivazione sensoriale”, in assenza di stimoli il cervello tende a crearseli… e anche da quelli, impara.
Una nuova era
Sicuramente un uomo di 10000 anni fa doveva imparare ogni giorno qualcosa di nuovo, ma le sue prospettive legate all’apprendimento erano molto diverse.
Se veniamo più vicini a noi, magari a soli mille anni fa, ci rendiamo conto del fatto che un nostro antenato di quell’epoca aveva ben poche prospettive di apprendimento.
Cioè nonostante fosse chiamato ad imparare tutti i giorni, ciò che andava apprendendo era più o meno un affinarsi di ciò che già conosceva.
La tecnica era poco avanzata, il metodo scientifico doveva ancora essere scoperto e la maggior parte degli avanzamenti culturali erano lenti e ancorati alla tradizione.
Ma più ci avviciniamo alla nostra epoca e più possiamo notare una progressiva accelerazione di tale processo, nell’arco degli ultimi 400 anni abbiamo fatto più cambiamenti che negli ultimi 40000 anni.
Cosa vuoi fare da grande?
Solo 40 anni fa era del tutto plausibile chiedere ad un bambino che cosa desiderasse fare da grande, lo so perché io c’ero e lo sentito dire molte volte.
Oggi ha ancora senso chiederlo? Psicologicamente sicuramente si, perché questo ti aiuta ad avere obiettivi e formare valori che ti guidano nella vita.
Ma nella praticità socio-politica di immaginare un “lavoro nel futuro” le cose sono molto diverse, infatti non è detto che ciò che vuoi fare “da grande”, quando sarai davvero “grande” esisterà ancora.
Non è né bello né romantico immaginare che tutto vada dritto verso una sicura obsolescenza, che ciò che pensiamo oggi fra qualche secolo sembreranno tante cavolate arcaiche, ma è così!
E’ probabilmente è sempre stato così, solo che il processo oggi è decisamente più rapido ed abbiamo gli strumenti culturali per poterlo analizzare.
Dirigere intenzionalmente l’apprendimento
Alla luce di quanto detto sino a qui mi sembra più che evidente che la cosa migliore da fare è quella di cercare di apprendere in modo intenzionale.
Qualcosa che oggi è davvero possibile, non solo perché abbiamo gli strumenti (internet in prima linea) ma perché ne possediamo la consapevolezza.
Mentre un tempo pensavamo che “non si insegnano nuovi trucchi alle vecchie volpi” (credo sia così questa sorta di detto “usa”) oggi sappiamo che le cose non stanno affatto così.
Ci sono persone di 70 anni che imparano nuove lingue, fanno viaggi nello spazio e imparano come relazionarsi attraverso i social.
Dovevi vedere la mia simpatica e graziosa vicina di viaggio (73 anni) come giocava con Facebook e mandava audio su whatsapp prima del decollo.
Nota per gli attempati “come me”
Siamo portati a pensare che l’apprendimento in campo tecnologico, soprattutto nel “digitale” sia appannaggio dei giovanissimi nativi digitali.
In realtà non è così, se ci pensi bene i più grandi player tecnologici sono stati fondati da “non nativi digitali”, da quelli che un tempo avresti definito “nerd”.
Da persone che da sempre “giocano con il digitale” e che sono passate da usare computer con linguaggi incomprensibili, alle “app” ultra utilizzabili.
Persone che hanno consapevolezza dell’enorme salto in avanti che abbiamo fatto e che in un qualche modo fanno “da ponti” verso il mondo digitale, ricordandoci che tutto nasce da una stringa di codice.
Tornando all’esperienza dell’apprendere
In questi anni ti ho davvero fracassato le scatole con la storia di apprendere per tutta la vita e di come libri, corsi e web lo permettano come non mai.
Ma come hai ascoltato la puntata è orientata alle esperienze relazionali e a quanto siano in grado di farci imparare. Possiamo apprendere davvero da chiunque.
Ogni libro merita un romanzo recita il titolo di un testo di Erving Polster “Ogni vita merita un romanzo” che ho recentemente citato in una live di Instagram.
Da terapeuta posso assicurarti che è così, anche pochi mesi di narrazione da parte di un “cliente/paziente/chiamalo come vuoi” può far nascere intere saghe.
E quando ci interfacciamo con un’altra persona dovremmo tenere a mente che abbiamo una enorme possibilità di arricchimento.
Forse hai l’opportunità quotidiana di parlare con “sconosciuti” o con colleghi e clienti ma non ti sembra che questo ti “faccia apprendere”? La risposta è ancora li…
La consapevolezza
La differenza fra parlare con il tuo “barista sotto casa” e cercare di imparare qualcosa da lui da quando invece “non impari nulla”, sta nel fatto di accorgerti di poter imparare qualcosa.
In realtà impari lo stesso, come ti dicevo “è impossibile non imparare” ed è impossibile non essere influenzati dagli altri, ma se ci metti un pizzico di consapevolezza l’apprendimento triplica.
Ovviamente ho appena inventato una percentuale, non so se “triplichi” con la consapevolezza ma posso assicurarti che la differenza è sostanziale.
Mentre ascoltavo la signora in aereo sentivo e sapevo di avere una grande occasione. Me ne sono accorto più o meno subito, perché volevo fare conversazione in inglese.
E poi lentamente sono diventato sempre più consapevole che quelle parole avevano una reale rilevanza. Anche se la storia sul comprare casa non mi ha ancora convinto fino in fondo 😉
Diffidenza
Visto che ci “tocca apprendere” per tutta la vita perché non farlo con consapevolezza e curiosità? E se è vero che impariamo dagli altri perché non aprirci a loro?
Purtroppo siamo spesso diffidenti verso il prossimo, non tutti e non sempre, ma sappiamo scientificamente di essere portati a “mantenere le distanze”.
E’ una questione evolutiva, dare troppo filo agli sconosciuti potrebbe essere un buon modo per cacciarsi nei guai.
Eppure è nell’ “altro”, come abbiamo recentemente visto, che si annida la vera crescita personale. Nella capacità di “andare verso” piuttosto che “via da”.
In un mondo sempre più tecnologico, dove l’intelligenza artificiale sostituirà con sempre maggiore frequenza le persone, io scommetto sull’umanità.
L’illusione tecnologica e la scommessa umana
L’avanzare tecnologico sembra farci pensare che “non abbiamo più bisogno di nessuno”, non abbiamo più la necessità di affidarci al nostro vicino o partente per fare le cose, possiamo fare tutto da soli.
Questa è una illusione pericolosa che può minare le fondamenta di come si è evoluta la nostra società. Ciò non significa diventare dipendenti dagli altri ma rendersi conto che è impossibile fare a meno degli altri.
Non perché abbiamo bisogno di sostegno “morale e materiale” ma perché il mondo è talmente complesso ed imprevedibile (e lo è sempre stato) da costringerci ad unirci, perché così ci siamo sviluppati.
Dobbiamo seriamente mettere in discussione la famosa frase: “chi fa per se fa per tre” ed invece ristabilire il suo opposto… “l’unione fa la forza”.
Fammi sapere cosa ne pensi lasciando un tuo commento qui sotto.
A presto
Genna