Ciao,
quante volte hai sentito dire “se solo avesse voglia”o una variante scolastica “se s’impegnasse di più”.
In entrambi questi casi si prende di mira la famosa motivazione, che detto nel comune parlare è la“voglia di fare qualcosa” unita alla perseveranza di portarla avanti.
Due abilità psicologiche di cui abbiamo parlato moltissime volte perché sono fondamentali ma che nascondono un pericoloso“effetto secondario” che ho chiamato “effetto motivazione”.
Esistono centinaia di studi sulla motivazione e sulla sua importanza, soprattutto da un punto di vista scolastico e lavorativo.
Dove tutti disegnano lo stesso schemino che recita più o meno così, a) motivazione,b) preparazione, c) performance, d) risultato…e poi sitorna al “punto a” (come vedi nell’immagine del post).
Se si hanno buoni risultati la motivazione crescerà e viceversa. Ma questo, come sappiamo dipende sia da tendenze di base, cioè familiari e genetiche…
…e sia dalle convinzioni che abbiamo assorbito, se infatti crediamo di essere abili, di avere quella che noi psicologi chiamiamo auto-efficacia, anche se riceviamo un “risultato negativo” questo può non influire sulla motivazione al “secondo tentativo”.
Così mettendo in ballo questo circolo, esso può diventare o virtuoso (quando la motivazione in un nuovo compito è sempre più alta) o vizioso (quando la motivazione è sempre più bassa)…come vedi “il + ed il -” dell’immagine.
Quindi la motivazione sarebbe una sorta di benzina in grado di facilitare o ostacolare la performance. Nulla di più semplice ed intuitivo vero? Così noi stessi, nel parlare quotidiano, ci riferiamo alla motivazione come “volontà”, “carattere”, ecc.
Come qualcosa che “nasce da dentro e spinge verso fuori”…ma in realtà le cose non vannosempre così, infatti anche le proprietà dell’obiettivo ci motivano…
…ok, d’accordo siamo sempre noi ad attribuire un significato, per cui importanza a quel certo obiettivo,ma è indubbio che andare a fare il lavoro che fai oggi con uno stipendio triplicato, ti aiuterebbe o no nell’essere motivato? Sicuramente si!
Lo sappiamo che non sono i soldi a motivare…era solo un esempio 😉 Deve nascere un matrimonio fra le tue convinzioni e i tuoi obiettivi.
Ok, ma mi sto perdendo, questa è la “motivazione classica”, che tutti conoscono. Ma ti sei mai
chiesto,magari appassionato di crescita personale se la motivazione possa nuocere? Ebbene, nella mia personale esperienza messaggi motivazionali in stile sviluppo personale anni 80/90 può a volte fare più male che bene, soprattutto nel periodo della crescita, quando i ragazzi non hanno ancora piena padronanza di se stessi (se mai la si possa raggiungere).
Esempio classico: “un ragazzo di 10 anni cade dall’altalena e scoppia a piangere come un bimbo di 3 anni”.
Il padre, un po’ spaventato ed un po’imbarazzato per le lagne del figlio, dopo averlo rassicurato e medicato gli dice “smettila di piangere, solo le femminucce piangono”. Come se il bambino potesse, con la “volontà” e con la “motivazione” smetterla di piangere a comando.
Ok, lo sappiamo bene che i bambini piangono molto spesso per attirare l’attenzione, ma nel mio semplice esempio voglio sottolineare qualcosa di molto più sottile.
Il fatto che il bambino inizi a pensare “cavolo se non riesco a smetterla di piangere forse non sono bravo/adatto/intelligente” ecc. Quindi la mancanza di motivazione viene scambiata per la mancanza di abilità… in questo caso abilità di regolazione delle emozioni.
“I bambini sono un argomento delicato” proviamo a prendere un adulto obeso. Magari sono anni cheprova a fare diete ma non riesce a dimagrire, che cosa gli diranno i suoi cari?
O meglio, che cosa penseranno i suoi cari? “ se solo avessi la forza di volontà per tenere duro” … “se solo avesse la motivazione necessaria per smetterla di mangiare in questo modo”. Ancora una volta il messaggio che passa salta completamente il fattore “skills” (abilità).
In ambito clinico questi messaggi possono portare diversi problemi come ansia, disistima e depressione.
Perché il messaggio che passa non è “tu non sei motivato” ma “tu non sei motivato perché qualcosa non funziona in te, tutti sarebbero motivati e tu no”.
Lo so che sembra strano ma prova a pensare a questo tipo di messaggi nella tua vita quotidiana. E ti renderai facilmente conto che molte comunicazioni tendono a presupporre questo tipo di messaggi.
Tranquillo, la gente non lo fa apposta, lo fa solo per ignoranza. E’ convinta che se uno, ad esempio non esce di casa perché agorafobico, ciò che gli serve è una buona motivazione per farlo.
Si siamo d’accordo che potrebbe aiutare tantissimo avere delle ottime motivazioni per uscire di casa (una vincita all’otto,un appuntamento galante ecc.). Ma siamo davvero sicuri che tutto si riduca a mancanza di volontà odi motivazione?
La risposta è chiaramente negativa, e credo di averti mostrato il perché negli esempi. Un obeso desidera con tutto se stesso dimagrire, lo so che una cosa è desiderare ed un’altra è invece rimboccarsi le maniche per farlo.
Ma molto spesso queste persone mancano soprattutto di abilità, di conoscenze per portare a termine i loro impegni. Si è chiaro che il circolo cheti ho descritto all’inizio del post è fondamentale…
…chi riesce a creare un circolo virtuoso ha molte più probabilità di riuscire ed avere alte performance…ma non sempre. Infatti esistono casi, come quelli legati alla psicopatologia nei quali motivare con ancora più forza fa più male che bene.
Perché ripete quel tipo di messaggio che forse porta le persone a stare non troppo bene “smettila di piangere”. Cioè ferma con la tua volontà un processo che scaturisce in modo inconscio e spontaneo.
“Quindi Genna non devo motivare mio figlio o i miei colleghi? Come faccio ad evitare quel messaggio?”
No no, motivare serve ancora come rinforzo per aver e migliori performance. Ma ci sono due accortezze da seguire, la prima è capire se ciò che sta accadendo, il famoso blocco se è di tipo motivazionale o meno.
In questo caso è meglio dire al bambino “tranquillo se aspetti un po’ passa tutto” piuttosto che intimargli di“smetterla di avere male o di piangere”. Una volta appurato che la motivazione non metta in conflitto conscio ed inconscio (emozione e razionalità)…
…bisogna comunicare al bambino, così come nell’adulto che la motivazione e la volontà funzionano come due muscoli, bisogna allenarli.
C’è chi nasce con un corpo prestante per correre e chi invece deve allenarsi parecchio, ma entrambi possono raggiungere grandi risultati. Quindi la comunicazione NON è:
“Non ci riesci perché ti manca una roba che si chiama motivazione…”… così sembra ancora di dirgli che è uno svogliato…
ma è “trova il modo di far nascere dentro di te la tua vera passione verso questa cosa, puoi farlo? È nelle tue corde?”. Lo so che se avessi davanti un bimbo non potrei parlare così e forse sarei io che dovrei trovare la combinazione affinché si motivi.
Ma anche noi adulti abbiamo bisogno di ridirezionareil “tiro della motivazione”. Rendendoci conto che si tratta di un’abilità come le altre…
…e che tutte le altre abilità contano e si sommano nel creare quella che si chiama “auto-efficacia”.
Così se ti faccio giocare ad un video game impossibile e dopo poco non hai risultati, cioè non sei riuscito a sviluppare quelle abilità minime per proseguire nel gioco, la tua motivazione scenderà a zero. Viceversa se ti faccio fare qualcosa che so essere sfidante per te e so che ne possiedi le abilità allora cosa succede?Diventi più motivato? E come fai a saperlo?
Perché guarda caso queste indicazioni ti fanno entrare nel flow …se il compito ha i criteri adatti e tu hai le abilità adatte, accedi spontaneamente a questo stato di flusso.
Ma se qualcuno ti chiedesse dopo questo compito se eri motivato o meno cosa risponderesti?Probabilmente… “non lo so” infatti la motivazione è qualcosa che quando funziona “non si vede”. No non è necessariamente inconscia ma nasce da quella parte della mente…
Ok, credo di aver “parlato fin troppo” per cui ti lascio la parola per farmi sapere cosa ne pensi. Ero motivato a scrivere questo post? No è che l’argomento mi affascina così…
A presto
Genna