Il meccanismo principale che ci mantiene in vita è una superlativa capacità di gestire in modo adeguato il nostro budget energetico, lo stai facendo anche in questo momento mentre leggi. Anzi, leggendo queste parole stai iniziando a chiederti se valga la pena continuare ad investire risorse in questa lettura o meno… allora prima ascolta l’episodio e scoprirai cose davvero interessanti sulla tua energia mentale e fisica.

Il budget energetico

Qualsiasi fisico che abbia ascoltato questa puntata avrà pensato: “Ma è ovvio che energia mentale e fisica siano la stessa cosa, si tratta sempre di energia“. Nonostante questa osservazione che deriva dalla conoscenza dei principi della termodinamica, in realtà la nostra percezione è che si tratti di due risorse energetiche distinte e separate. Ovviamente il fisico ha ragione ma per trasferire tale consapevolezza anche alle nostre menti è necessario un pizzico di approfondimento in più.

Chiunque si sia mai allenato o abbia praticato uno sport ha provato quella sensazione di essere fisicamente distrutto ma mentalmente molto attivo. Così come è possibile che abbia provato il contrario: quando studiavo mi capitava di uscire la sera per andare a “ballare”, di sentirmi totalmente rimbabito dalle ore di studio, ma di avere molta resistenza (per questo gli studenti tornano tardi a casa, mi piace giustificare così le marachelle da studente).

Così se hai studiato all’università è possibile che tu ti sia fatto anche “qualche nottata di studio” e ricordo bene di un mio amico (studente di ingegneria) che, verso le 2 di notte, faceva i piegamenti sulle braccia per restare sveglio. Diceva: “così mi attivo” ed effettivamente secondo molti preparatori sarebbe bene evitare di fare esercizio fisico prima di andare a dormire, perché aumentando l’attivazione fisiologica (aurasal) tende a disturbare il sonno.

Insomma la quantità di energia è una sola ma sembra allocata in modo molto diverso tra “mente e corpo“, anzi in alcuni frangenti sembrano proprio due tipi diversi di energia. Non ho una risposta esatta ma una cosa è certa: sono 2 sistemi altamente interconnessi e la loro connessione è spesso paradossale come nell’esempio dei piegamenti per restare svegli. Ah proposito era una buona mossa? In realtà non proprio, di certo lo attivava per qualche istante ma dopo poco consumava anche le ultime gocce di benzina.

Ora queste osservazioni andrebbero soppesate alla luce della nostra soggettività. Ci sono persone che hanno livelli fisiologici di attivazione mediamente più alti e alcuni più bassi. Potremmo forse usare alcuni parametri come la pressione, la prestanza fisica ecc. ma una cosa è certa: non esistono due persone identiche da questo punto di vista (e in realtà da molti punti di vista, per fortuna). L’errore più comune però nella gestione delle nostre energie è un altro…

L’energia mentale non esiste?

L’errore più comune è forse quello di pensare che l’energia mentale non esista, nel senso che una cosa è alzare mattoni ed un’altra è risolvere problemi di matematica. In realtà le cose non stanno così, la psicologia ha provato con numerosi esperimenti che la “energia mentale” esiste eccome, ed una sua sottovalutazione può portare ad errori anche molto gravi. Come ad esempio: prendere decisioni verso sera perché magari non ci sentiamo molto stanchi “fisicamente”.

Questo è l’esempio classico dei giorni nostri, la chiamano “fatica decisionale” (decision fatigue). Durante la giornata prendiamo moltissime micro-decisioni, la maggior parte delle quali sono semi-automatiche il che ci fa pensare che non implichino un dispendio energetico. Ma la ricerca ha provato chiaramente che se ti faccio prendere piccole decisioni e poi ti chiedo di fare un certo compito, ecco che sarai meno prestante rispetto a chi non ha preso tutte quelle piccole decisioni prima.

La cosa interessante è che, come per il corpo, anche le energie mentali possono essere sviluppate. Ed esattamente come per la nostra fisiologia, più utilizziamo una parte e meno energia richiederà in futuro. Due persone abbastanza forti sono in grado di trasportare una cassa d’acqua per almeno 1 km (ps. evitiamo di comprare l’acqua in bottiglia ci sono 1000 sistemi più ecologici) ma se la prima si allena con una certa regolarità spenderà molta meno energia della seconda.

Allo stesso modo se sei abituato a leggere e a studiare, quando hai di fronte una cosa importante da interpretare, come ad esempio una “lettera di un avvocato”, farai meno fatica. Se invece non sei abituato non è che tu non possa comprendere ciò che c’è scritto, ma la lettura ti richiederà maggiore concentrazione e in definitiva maggiori energie. Sono convinto che i dati sul noto analfabetismo funzionale siano molto legati al tema dell’abitudine a leggere e non al fatto che ci siano “persone stupide”. (Oggi sono particolarmente moralista, provo a limitarmi ma richiederà energia).

La formula è sempre la stessa: se lo usi si rafforza se non lo usi lo perdi. E’ una legge che conosciamo da molto tempo, lo avevano intuito molti pensatori compreso il nostro mitico William James. Oggi lo sappiamo ad un livello molto profondo con le ricerche sulla neuroplasticità, cose davvero interessanti che dovrebbero motivare chiunque a tenere allenato il cervello.

Due insiemi intersecati ma diversi

Il rapporto tra energia fisica e mentale è simile a quello di due insieme che si intersecano creando una zona comune i quali, appartengono ad un insieme più grande che porta il nome di “energia”. Ma in realtà sono diversi per una qualche percentuale, un esempio classico è quello legato alla gestione delle nostre emozioni. Se quando sei arrabbiato provi a sfogarti (solo) fisicamente, ciò che accadrà è che, una volta tornate le energie torneranno anche le emozioni.

Se hai letto il mio nuovo libro lo sai, prendere a pugni un materasso non scarica la tua rabbia, a meno che tale azione non avvenga per almeno 20 minuti. E la ricerca ci dice che non è lo sforzo fisico a far defluire la rabbia ma il tempo, anzi in un noto esperimento un gruppo veniva invitato a dare pugni contro un cuscino ed un altro faceva le parole crociate. E’ stato quest’ultimo ad avere i risultati migliori: cioè la gente era più tranquilla dopo le parole crociate che non dopo aver sfogato fisicamente la rabbia.

Questo ci porta ad ipotizzare che le energie fisiche non siano la stessa cosa di quelle “emotive”, le quali fanno parte della nostra psiche, cioè delle nostre energie mentali. Tuttavia la questione energetica rimane: infatti fare le parole crociate consuma energia mentale ma non quella fisica, o almeno solo poco quella fisica. Lo stesso succede al contrario, fare molto movimento stanca sia il corpo che la mente, ma molto meno quest’ultima rispetto al primo.

Una cosa è certa però, esiste un livello di energia generale che le contiene entrambe e dalle quali dipendono molto le nostre prestazioni. Per questo oggi c’è un alta attenzione verso gli stili di vita, perché stanno alla base della nostra energia: mangiare bene, dormire, fare esercizio, sono ormai pilastri consolidati del benessere. Ma chi se ne cura? Solitamente o chi ha dei problemi o chi cerca alte prestazioni: il lato dei problemi è purtroppo intuibile quello della alte prestazioni… anche!

Non importa essere sportivi di alto livello o super manager per capire quanto le nostre abitudini abbiano un effetto diretto sul nostro livello di energia. Tuttavia è proprio nelle alte prestazioni che diventa più evidente. E dato che viviamo nella società della prestazione: la nuova crescita personale ormai è zeppa di consigli su come migliorare la propria salute fisica. Se hai i miei anni e sei appassionato di questi argomenti ti basta solo vedere l’andazzo degli ultimi tempi in campo internazionale (un esempio è Tony Robbins).

Il consiglio principale

Alla luce di quanto detto il consiglio principale è uno solo: allenati e preparati! Moltissime tradizioni vedono la vita come una sorta di addestramento (sulla terra), come una specie di palestra nella quale fare esperienza dell’esistenza attraverso sforzi di varia natura. Ma se ci pensi bene tutta la vita è davvero una specie di palestra che ci mette continuamente alla prova, che lo vogliamo o meno, anche se cerchiamo di evitare con ogni fibra del nostro corpo sofferenza e fatica, queste ci troveranno prima o poi.

Questa non è una visione pessimistica della vita, anzi! Pensare che invece tutto sia pronto per noi, che non sia necessario sforzarsi e apprendere è di certo la via per rovinare totalmente la nostra vita. Ciò non significa che si debba vivere come dei militari, sempre sotto sforzo e sempre pronti alla battaglia. Ma significa iniziare a rendersi conto che sono proprio gli investimenti energetici a rendere le cose che facciamo degne di essere vissute.

Per fare un esempio: immagina di praticare ogni anno per circa 2 mesi uno sport diverso. Di certo sarai in forma, di certo imparerai un sacco di cose, ma non entrerai mai davvero nella mentalità di una di quelle discipline. Non solo, nessuna di esse sarà davvero importante per te, nessuna di esse ti lascierà profondi apprendimenti (forse si ma dipenderà dal caso). Lo stesso vale per ogni attività umana: se leggi 10 pagine di 1000 libri non è come aver letto 100 libri totalmente.

Leggere 10 pagine di 1000 libri ti condurrà alla confusione, leggere 100 libri alla saggezza. Certo dipende sempre dai libri che scegli ma è solo una analogia per far comprendere come mai gli sforzi profusi hanno un significato. E dobbiamo ripeterlo di continuo perché il nostro cervello è troppo attratto dal risparmio energetico, dal piacere, dal cazzeggio ed ha dentro un programma biologico che dice: “non farmi sbattere più del necessario”.

La gente tende a vedere quella sensazione di “non sbattimento” come il segnale del fatto che sia giusto così: “sai io mi fido del mio istinto“… e fai male! Perché l’istinto è solo una parte di te e quando viene presa troppo seriamente rischia di rovinarci (clicca qui per capire come e quando usare l’istinto). La verità è che la percezione di fatica è direttamente proporzionale alla tua preparazione. Se sei abituato a leggere 10 pagine al giorno leggerne 30 (in caso sia necessario) sarà facile, ma se non leggi, se non sei allenato, sarà una tortura.

Sforzo e percezione

Alcuni studi hanno provato che la percezione degli sforzi che ci servono per raggiungere un certo obiettivo è direttamente proporzionale alla nostra preparazione. Lo so è molto banale ma è bene raccontarlo in modo chiaro: se sei una persona allenata a camminare, e tutti i giorni fai 2 o 3 km a piedi per andare a lavoro, decidere di andare a fare la spesa a piedi, ad una distanza 1,5 km, non sarà percepito come uno sforzo troppo pesante.

Anzi la percezione dello spazio cambierà radicalmente! Se al contrario non ti muovi mai, fare 1,5km a piedi verrà percepito come uno sforzo gigantesco. Personalmente me ne sono accorto passando da un paese molto piccolo (Alassio Savona) ad una Città medio grande come Padova. Quando vivo ad Alassio per spostarmi usavo sempre lo scooter, oggi quando ci torno vado quasi sempre a piedi, il motivo è davvero di percezione. Arrivare dove devo arrivare oggi mi sembra letteralmente una passeggiata (Alassio è lunga circa 4km, di conseguenza si può tranquillamente girare tutta a piedi).

Poi quando sono andato a lavorare in un Paese molto più piccolo di Alassio (provincia di Mantova con qualche centinaio di abitanti), mi sono accorto che i miei pazienti prendevano l’auto per fare meno di 500 metri (e non sto esagerando). Quando chiedevo loro perché si fossero mossi in automobile le risposte erano tipo: “tutti qui si muovono in auto“. I più consapevoli mi dicevano: “non voglio fermarmi a parlare con tutte le persone che vedo” ecc.

Da quando vivo in una Città più grande, da quando mi alleno con una certa regolarità, sforzi che solo pochi anni fa mi sembravano enormi sono diventati alla “mia portata”. E non è una semplice convinzione, è la realtà dei fatti; quando vado a Roma per insegnare (circa 6 o 7 volte l’anno), invece di prendere un taxi per percorrere 2,5km ci vado (quasi sempre) a piedi. Se conosci Roma sai che il tempo di fare la fila per prendere il taxi sono già a metà strada, per non parlare dei tempi, spesso arrivo prima a piedi.

Lo so, sono banalità ma cambiano la nostra percezione. La preparazione e l’allenamento cambiano la percezione degli sforzi necessari ma soprattutto cambiano come vediamo le cose in generale. Sapere di poter leggere tot pagine, comprendere concetti complessi, sapere di poter camminare a lungo, di poter sollevare pesi di una certa portata, non cambiano solo ciò che puoi fare e la tua percezione del mondo. Cambiano te stesso/a, ti fanno sentire come una persona in grado di poter fare quelle cose, e questo è impagabile.

No super uomini (e donne) ma esseri viventi

Mi piacerebbe che in questo momento tu potessi ascoltare i miei pensieri e con essi la prosodia che ho nella testa, questo per farti sentire che personalmente non mi sento affatto un super uomo e ciò che ti racconto è un modo per dire: se ci sono riuscito io (che sono sempre stato molto pigro) allora ci può riuscire chiunque. Lo so, anche queste esortazioni sono datate e tutti i fuffologi le usano ma lo fanno perché spesso è la verità, cioè ognuno può alzare la propria asticella energetica semplicemente prendendosene maggiormente cura.

Il problema è molto più rilevante di quanto ci piaccia pensare, oggi siamo convinti che l’amore sia facile (così non appena succede uno screzio le coppie si separano), che il lavoro dovrebbe essere sempre meraviglioso (nascono cose come la Yolo), che tutto debba essere per così dire “in discesa” altrimenti significa che c’è qualcosa che non va. La verità è totalmente opposta: ormai lo sappiamo il nostro organismo cerca la via comoda, non lo fa perché è scemo o pigro, lo fa per motivi evolutivi.

Sapere questa cose non è un semplice orpello culturale… “sai siamo fatti così e non ci possiamo fare niente” ma è invece una conoscenza pratica che dovremmo sfruttare per il nostro benessere personale. E più la tecnologia ci assisterà nel futuro e più diventerà evidente che la nostra salute, la nostra vita, dipende da noi. Ora dovrei fare altri mille giri per dirti che questo non è un discorso politico, nel senso “aiutati perché lo Stato non può aiutarti” (al 100%) ma è un discorso logico.

Spesso questi discorsi vengono strumentalizzati per polarizzare l’opinione pubblica: ci sono i fannulloni e quelli che si sbattono. No non è questa la mia intenzione e non dovrebbe esserla, perché questo discorso rovina una sacrosanta verità, quella che per migliorare, per vivere bene, ognuno deve prendersi cura della propria preparazione, ognuno deve diventare responsabile. Tutti discorsi poco sexy per il mondo di oggi, temi che non diventeranno mai virali ma di cui è necessario parlare.

Fammi sapere cosa ne pensi.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.