Nella puntata 313 abbiamo visto la “resilienza emotiva” e la finestra di tolleranza, oggi completiamo questo tema con l’intelligenza emotiva relazionale (1) un discorso nato nel 2014.
E’ la seconda volta che parlo di questo tema ma come potrai renderti conto si tratta del prodromo di ciò che da qualche tempo chiamiamo “crescita relazionale”.
Oggi vediamo insieme come e perché “gli altri sondo fondamentali”…
Il segreto di Pulcinella
Lo vedi praticamente tutti i giorni: esci di casa bello allegro, prendi l’auto ed affronti la tua giornata sorridendo e fischiettando. Poi d’un tratto un tizio ti taglia la strada o il tuo collega ti guarda in un certo modo e puff.
Lo so non capita sempre per fortuna che l’umore cambi dal giorno alla notte ma è possibile e spesso, anzi direi praticamente sempre, avviene in relazione. Le emozioni più intense infatti vengono vissute nella relazione.
Ma come sai se mi segui non è l’altra persona a causare qualcosa dentro di te, è una comunicazione tra di voi che attiva e de-attiva dentro di te quegli stati emotivi. Tutto questo succede continuamente e silenziosamente ogni volta che entriamo in relazione.
C’è chi ne è maggiormente consapevole e chi meno, ma la presenza degli altri contribuisce a come ci sentiamo, nel bene o nel male. Non ci accorgiamo di essere influenzati dagli altri?
L’auto-regolazione
Chi ama auto-regolare le proprie emozioni, cioè chi riesce a tornare nella propria finestra di tolleranza “da solo” si rende perfettamente conto di essere influenzato dagli altri. Magari non ne è consapevole al 100% ma vede la presenza degli altri come un ostacolo alla regolazione.
Tutti siamo costretti ad apprendere come auto-regolarci ma in base alle situazioni potremmo preferire l’accompagnamento di una persona al fatto di restare soli quando le emozioni s’impennano.
Una cosa è certa, la regolazione autonoma per quanto ci possa apparire come lo stadio ultimo della intelligenza emotiva è la più semplice di tutte da ottenere. Perché sono gli altri i più grandi attivatori emotivi che esistano.
Se vai a vivere nel bosco di certo potresti sentirti “solo”, ma posso assicurarti che la maggior parte delle emozioni che proveresti sarebbero sempre legate alle relazioni.
Puoi essere in relazione con il ricordo di una persona o di un momento della vita, ed è quel ricordo che magari ti fa sentire solo. Ma in generale la regolazione emotiva autonoma ha questa doppia faccia: da un lato è fondamentale per la maturità dall’altro lato può essere una fuga.
L’evitamento
Se mi segui mi avrai sentito ripetere migliaia di volte che la peggiore abitudine mentale che abbiamo è quella di evitare “i contenuti mentali” che non ci piacciono, e purtroppo la crescita personale classica sembra dare adito a questa idea.
Non solo, anche frasi come “sei la somma delle 5 persone che ti circondano” danno l’idea di stare molto attenti alle proprie frequentazioni. Anche in questa affermazione c’è tanto di pericoloso perché “ciò che eviti ritorna”.
Non fraintendermi è chiaro che se stai tutto il giorno con persone che giocano a carte tenderai anche tu a giocare a carte. Ciò che intendo è che se cerchi di allontanare tutte le relazioni che ti fanno soffrire rischi di indebolirti e di ritrovartele davanti.
Non vuoi più vedere il tuo collega che continua a farti le battutine? Tranquillo che se cambi lavoro è molto probabile che troverai un altro imbecille come il tuo collega che ti fa battutine simili.
Se invece impari a rispondere al tuo collega, a farti scivolare le cose che dice ecc. se un giorno dovessi cambiare lavoro e trovassi una persona simile sapresti già (più o meno) come comportarti.
La regolazione diadica
Il modo con cui impariamo a gestire le nostre emozioni è sempre diadico all’inizio, cioè necessita di un caregiver: il bambino per esplorare il mondo deve appoggiarsi a quella che viene anche chiamata “base sicura” da cui poter esplorare.
Questa base è rappresentata dalla relazione con la madre (o qualsiasi altro caregiver) e attraverso i suoi occhi ci rassereniamo, richiediamo cibo e accudimento ecc. In base a come questo viene elargito formiamo il nostro sistema di attaccamento.
Ne abbiamo parlato abbastanza approfonditamene nella Live 39 (elogio alla teoria dell’attaccamento) per cui, anche se per caso ti sei convinto che puoi fare “tutto da solo” magari perché hai letto che il vero uomo “sa gestirsi da se”, devi sapere che tutto inizia “in due”.
Viene facile pensare che solo chi ha avuto una buona “base sicura” sia in grado di stare da solo, ma la verità è che le persone molto brave a stare da sole, che anzi necessitano di starsene da sole (come abbiamo visto) non sempre hanno avuto un buon attaccamento.
Allora come faccio a capire se ancora oggi questa cosa può influenzarmi? La risposta non è facile ma diciamo che se hai sempre bisogno di qualcuno o hai sempre bisogno di stare da solo, uno dei due estremi, allora forse ci devi lavorare sopra.
Il gruppo
Stare in gruppo è spesso una sorta di cartina torna sole per come tendiamo a regolare le nostre emozioni, in questo ambito è necessario mettere in atto entrambe le modalità di regolazione, sia quella autonoma che quella diadica.
Anche se hai molte persone attorno cercherai qualcuno attraverso il quale tu possa regolare le tue emozioni, e lui farà altrettanto con te. Se le cose andranno bene probabilmente prazerete assieme e diventerete “amici” per quel giorno (o anche per quelli futuri se le cose sono ottimali).
Partecipo spesso a grandi eventi con centinaia di persone, e mi rendo conto perfettamente che in mezzo a tanta gente riesco a ricaricarmi anche solo chiacchierando con un volto amico per qualche minuto, qualcuno che già conosco con cui ho già una sorta di relazione.
Stare con le altre persone è meraviglioso, ti arricchisce e ti carica ma se lo fai professionalmente può anche esaurirti. A questi eventi (se parli dal vivo lo sai) vieni fermato da decine e decine di persone che desiderano farti delle domande o semplicemente stringerti la mano.
Se sei come me e ami dare “una parola a tutti” la sera ti sentirai molto stanco, anche se molto soddisfatto! Perché ogni persona con cui parli è un piccolo adattamento della regolazione emotiva, tua e sua, e se lo fai con tante persone… lo senti!
La via di mezzo
Ancora una volta vediamo che la risposta ideale sta “nel mezzo” e non in un estremo. In altre parole chi ti dice che devi assolutamente imparare ad essere autonomo ha ragione e chi ti dice che devi imparare ad avere a che fare con gli altri… ha altrettanto ragione!
Come per i due effetti psicologici che abbiamo visto nella scorsa puntata (l’impostore e il Dunning-Kruger) vi saranno situazioni dove è necessario auto-regolarsi ed altre dove sarai inevitabilmente chiamato a regolare e regolarti in base alle persone che ti circondano.
Se sei abbastanza “bilanciato” lo capisci dal fatto che se stai troppo da solo hai poi voglia di stare con gli altri e se stai troppo “con gli altri” ti viene voglia di stare da solo. Se questo non succede ed hai sempre bisogno di qualcuno o di stare da solo, allora allenati a fare il contrario.
Banale vero? Si, ma ti accorgerai da solo che non è facile gestire gli altri quando non si ha intenzione di farlo o stare da soli quando vorremmo stare in compagnia. Stai attento però a non fare cose estreme che quasi mai hanno un effetto prolungato.
Le “leggi della fisiologia”
Secondo la fisiologia umana non puoi cambiare il tuo fisico solo perché decidi di fare una giornata intera in palestra. Di certo qualcosa potrà cambiare se ti sforzi e ti alleni come un matto per un certo periodo, come fanno gli attori per interpretare qualche ruolo.
Ma il cambiamento raramente sarà duraturo! Meglio andare in palestra con una certa regolarità e soprattutto con una certa gradualità. Si perché anche se hai 20 anni e sei flessibile come una molla, nel campo psicologico tale flessibiltà non dipende solo dall’età.
Ma dipenda da come hai vissuto le relazioni precedenti. Per cui lanciarti in socializzazioni estreme, perché magari hai letto sui libri che devi farlo non ti farà troppo bene. Viceversa fare un ritiro spirituale di 3 mesi perché qualcuno ti ha detto che ti farà bene… dipende 😉
Tuttavia scommetto che se mi stai ancora leggendo TU sai perfettamente di cosa hai bisogno! Sai bene se regoli meglio le tue emoziono standotene da solo o parlandone con un amico. Sai bene cosa intendo quando sei in mezzo a tanta gente o quando sei da solo con una persona.
Tutto ciò che serve è la consapevolezza di come ci sentiamo, riuscire a renderci conto del grado di attivazione che stiamo provando. Ti ricordi ne abbiamo parlato in una puntata recente, non devi capire per forza che tipo di emozione senti, basta che tu senta di essere attivato o de-attivato.
La responsabilità
Se hai consapevolezza di questi meccanismi, anche solo un briciolo di consapevolezza, di certo sai che quando parli con Marco tendi ad attivarti e quando parli con Mattia ti de-attivi. Magari pensi che sia l’uno o l’altro ad avere effetto su di te.
La meccanica è vera, gli altri ci influenzano però dobbiamo sempre ricordare che è nostra responsabilità come ci sentiamo. Cioè gli altri possono di certo modificare il nostro umore, ma dobbiamo ricordarci che questo è NOSTRO.
E’ il “nostro” umore, non il loro! E per quanto sia evidente che uno o l’altro ci possano disregolare perché sono essi stessi poco regolati, è sempre nostra responsabilità come ci sentiamo e non loro!
Perché se ti convinci che Matteo abbia il potere di intristirti allora tu perdi completamente il tuo potere personale. Puoi essere consapevole di come ti fa sentire quella persona e lavorarci sopra, perché sei TU a provare quelle emozioni.
E’ come passare davanti ad un cancello dove c’è un cane che abbia sempre, se lo sai che quando ci passi abbaia non ti spaventi e anzi dopo un po’ di tempo impari a gestire quella sorpresa. Se al contrario non lo sai ogni volta che ci passi davanti rischi di spaventarti.
La frase sui social
Come ho accennato in puntata, l’episodio mi è venuto in mente postando una frase sul mio profilo di Instagram che dice (a memoria) “se ami stare da solo impara a stare con gli altri, se non puoi fare a meno degli altri, impara a stare da solo”.
Sembra una frasetta buttata lì ma in realtà dietro c’era tutta questa parpardella che ti ho sparato in questa puntata e nelle precedenti. Di tanto in tanto quando spiego in modo formale queste cose la gente mi dice:
“Scusa ma si riduce tutto al fatto di rendermi conto di questa cosa?” ed io rispondo “si”, la gente fa una faccia stranita come se gli avessi dato della stupida. In realtà se non sei consapevole di come ti regoli non sai come comportarti davvero.
Senza contare il fatto che tutti sappiamo come dimagrire, come raggiungere una buona forma fisica, cosa dovremmo fare per raggiungere i nostri obiettivi ecc. Ma non tutti riescono a portare a termine queste cose che la gente reputa banali.
Non è banale per nulla mangiare bene, fare movimento fisico e meditare. Eppure ci sono fiumi di ricerche che indicano che faccia bene… lo sai è un tema molto interessante che continueremo nel nostro Qde.
A presto
Genna