Ciao,
sai che cosa è il “pensiero positivo”? Se bazzichi sul web alla ricerca di contenuti sulla tua crescita personale scommetto di si. Ci sono molte scuole diverse che inneggiano il potere del “pensiero positivo” ma tutte possiedono un dato comune:”evitare i pensieri negativi prendendo controllo dei propri pensieri e volgerli (il più possibile) verso il positivo…
Sei riuscito ad ascoltarlo? Mi sono dimenticato una critica importantissima nell’audio, cioè la pretesa di poter “controllare i pensieri” così come controlli gli oggetti fisici. Se mi segui da un po’ sai che cosa ne penso del tentativo di controllare se stessi ed in modo particolare i propri pensieri. Se vuoi un buon modo per soffrire davvero inizia a cercare di avere un controllo cosciente sui tuoi pensieri e vedrai pian pianino la rivolta del pensiero contro di te.
Questo non significa che non si possa apprendere come gestire e lasciar andare i pensieri negativi. Si può fare ma agendo nel verso opposto, cioè lasciandoli scorrere senza giudizio ed allenandosi più che a controllarci ad ascoltare questo tipo di pensieri come se fossimo spettatori curiosi di questa nostra attività mentale. Se non mi credi prova adesso a controllare i tuoi pensieri e vedi cosa succede.
Molti miei lettori si limitano ad ascoltare il podcast ma come sempre ti ricordo che prima registro l’audio e dopo scrivo il post, per cui se vuoi avere aggiornamenti su quello stesso argomento o ad esempio come “oggi” vedere i pezzi mancanti, ti conviene leggere anche il post. Anche perché questo è il luogo giusto per farmi le tue domande e le tue eventuali critiche su ciò che ho detto nel podcast.
Le tecniche principali del pensiero positivo possono essere riassunte in tre filoni: le affermazioni positive rese noto dal famoso farmacista Couè, il controllo attivo dei pensieri (la ristrutturazione cognitiva) e la visualizzazione creativa. Cioè il prefigurarsi scenari positivi nella propria vita. Tutti metodiche presi “con le pinze” possono realmente dare dei risultati…
…quindi “la bufala” non sta nelle pratiche collegate al concetto di “pensiero positivo” ma alle sue basi concettuali. Cioè il fatto di evitare i pensieri e le emozioni negative come se fossero “il male in persona” e contrapponendogli delle emozioni positive. Questo “giochino” può portare alcune persone ad un vero problema psicologico che i miei colleghi chiamano “evitamento”.
È un po’ come dire: “se hai paura dei cani evitai luoghi dove puoi trovarli” di certo sembra una soluzione logica e sensata ma a lungo andare ci rende ancor più paurosi. Come ti raccontavo nel podcast dedicato alla “impressionabilità” c’è il rischio che un comportamento di evitamento tenda a generalizzarsi ad altri contesti se non viene “affrontato”.
“Quindi Genna cosa devo fare? Devo crogiolarmi nelle mie emozioni negative?” No, ma puoi apprendere come avvicinarti ad esse senza giudicarle. È infatti proprio il giudizio su noi stessi a rendere peggiore ogni buon pensiero. Per farlo, invece di cercare di cambiare il tuo stato emotivo magari guardando un tramonto o un film divertente (scappando in breve)…
…devi accettare anche le emozioni ed i pensieri negativi perché fanno parte della vita e pensare di debellarli può portare a enormi insoddisfazioni. Per quanto mi riguarda il modo migliore per accogliere i pensieri e le emozioni negative è quello di de-fondersi dai pensieri stessi con la meditazione. Cosa di cui ormai ti parlo da quasi tre anni e che spero ormai sia diventato chiaro come processo.
Quando parlo di mindfulness non mi riferisco solo alla pratica formale, cioè al sederti due volte al giorno per praticare (anche se è il modo migliore) ma è un atteggiamento mentale, un modo diverso di porre la tua attenzione che può essere riassunto in tre caratteristiche: con intenzione, nel momento presente e senza giudizio. Questo è, come ti dicevo qualche post fa la condizione…
…essenziale, secondo Daniel Goleman per entrare davvero in contatto con la nostra intelligenza emotiva, “mica pizza e fichi” aggiungerei 🙂 per fortuna oggi esiste davvero una branca “seria”che ci mostra la forza dei nostri pensieri positivi. E guarda caso prende il nome di psicologia positiva; è quella resa nota da Martin Seligman e dai suoi studi sulle “qualità umane”.
Concludendo: “il pensiero positivo” così come viene insegnato da ormai decenni può nascondere un pessimo insegnamento. Cioè che non bisogna dare retta alle emozioni negative, così come ai pensieri negativi. Le sue intuizioni tuttavia non sono malvage ma anzi, sono state spesso più che confermate. Chi “vede il bicchiere mezzo pieno” ha davvero più risorse per affrontare la vita…
…tuttavia male interpretare questa tendenza, cioè pensare che solo le cose positive ci facciano bene e ci facciano crescere, rischia di farci entrare in una spirale di evitamento. Questo è l’insegnamento che voglio trasmetterti con questo post, lo so che avrei potuto liquidarlo in poche righe, ma sono concetti di una delicatezza (soprattutto per i fan del pensiero positivo) che ho ritenuto necessario parlarne così a lungo.
Per quanto mi riguarda l’atteggiamento migliore per vivere la nostra attività mentale (pensieri ed emozioni) è quello della mindfulness. Un modo antico che può diventare la chiave per una vera trasformazione personale. Apprendendo come accettare gli eventi negativi e godere pienamente di quelli positivi.
Devo ammettere che anni fa anche io fui preso dal”trip…guarda come parli e pensi” nel senso di usare solo un certo linguaggio e pensare “solo”positivo. Poi ho iniziato a lavorare con questi concetti, non solo su pazienti (persone con veri problemi) ma anche nel coaching e pian pianino sono arrivato a queste conclusioni.Tu invece? Sei ancora nel “tunnel…evita tutte le cose negative?”;)
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A presto
Genna