Quante persone conosci che, nonostante svolgano da anni una certa attività, non sembrano essere migliorate?

Allora la teoria delle 10000 ore è sbagliata? Secondo Anders Ericsson l’autore della teoria è tutta questione di “pratica deliberata”.

Buon ascolto…deliberato 😉

Riapre MMA IV Edizione

La pratica deliberata

Probabilmente ormai lo sanno anche “le pietre” che per padroneggiare una qualsiasi abilità è necessario fare pratica.

Ma da poco tempo abbiamo una sorta di misurazione, le famose 10000 ore di cui ci eravamo già occupati.

Il lavoro di Ericson è davvero mastodontico, una mole di dati che portano tutte a queste fatidiche ore di pratica.

Ma di pratica deliberata, cioè volontaria e pianificata nel tempo.

Se sei costretto non è deliberata

Se non hai l’ascensore a casa e sei costretto a fare le scale, quella pratica “non è deliberata”, non sei tu a sceglierla.

Questo significa che non ti allenerà le gambe? Ovviamente si ma nel tempo ci farai il callo.

Mentre uno che lo sceglie deliberatamente tenderà a sfidarsi a vedere in quanto tempo riesce a farle ecc.

E’ questo sforzo intenzionale a fare tutta la differenza. Nel tempo tendiamo ad automatizzare.

Le cose automatiche richiedono meno energia

Probabilmente se mi segui “ti esce dalle orecchi” il fatto che tendiamo terribilmente al risparmio energetico.

Questo per molti motivi ma il principale è legato alla sopravvivenza. Ora questi automatismi diventano in parte nemici della pratica.

E la cosa incredibile è che riusciamo davvero ad automatizzare praticamente tutto, anche la pratica della meditazione.

Che è per definizione l’anti-automaticità! Però tendiamo a far diventare automatici anche quelle modalità di pensiero.

La pratica deliberata è un grande sforzo

Secondo Anders Ericosn anche gli atleti migliori non riescono a fare più di poche ore al giorno di pratica deliberata.

Lui calcola un massimo di 3 ore al giorno per i professionisti. E se ci pensi è più che plausibile.

E ti ricordo che con 3 ore al giorno di questo tipo di pratica, prima di raggiungere le 10000 ore ci vogliono circa 9 anni!

Ovviamente per raggiungere livelli massimi di maestria in un determinato campo.

La propensione alla pratica deliberata

Secondo molti autori la propensione a praticare deliberatamente dipende da un sacco di fattori, il primo è l’ambiente.

Se hai avuto dei genitori che si impegnavano in qualche cosa è più facile che tu stesso ne abbia preso l’esempio.

Ma non preoccuparti perché basta anche un maestro, il tuo insegnante di ginnastica delle medie, un amico…

…e in alcuni casi anche ciò che leggi e vedi, nel mio caso i fumetti ed in cartoni animati.

L’esempio di Goku e di Dragon ball

Spesso ti racconto che ho imparato molto leggendo fumetti e seguendo cartoni animati. Sembra assurdo ma è la pura verità!

A volte ti ho parlato di Ken il guerriero che però è troppo legato alla storia del “talento” (Ken è nato discendente della scuola di Hokuto).

Anche Goku (il protagonista di Dragon Ball) è un predestinato ma c’è una sorta di ossessione per l’allenamento continuo.

Se hai letto il fumetto o visto il cartone sai che tutto è basato su: nemico fortissimo, prima sconfitta, allenamento e vittoria!

Tanta pratica deliberata

Tutto il fumetto di Dragon Ball è un esempio di pratica deliberata! Dal primo all’ultimo maestro che Goku incontra e da cui impara.

Ed ogni volta che arriva un nuovo nemico c’è subito un nuovo allenamento. Una cosa curiosa è legata alla sua “razza”.

Chi ha seguito la saga (attenzione spoiler) sa che Goku non è umano ma è un Sayan.

Una razza di combattenti che basa la propria forza sull’allenamento continuo, su tanta pratica deliberata.

Il viaggio dell’eroe

Probabilmente anche tu avrai scorto nelle mie parole un pizzico del “viaggio dell’eroe”. La struttura narrativa archetipica delle storie.

Inutile che ti spieghi di cosa si tratta (qui trovi qualcosa) ma anche nel famoso “viaggio dell’eroe” è necessaria pratica deliberata.

Fa parte del viaggio ed è spessa compresa nel prezzo del biglietto 😉

Ci scherzo su altrimenti mi infilo in un ginepraio di teorie dalle quali sarà impossibile uscirne.

Perché la pratica deliberata è così difficile?

La prima risposta che salta agli occhi è di certo quella legata al risparmio energetico, ma ce ne sono altre, come ad esempio il piacere del flusso.

Come dicevamo in puntata nel libro “Grinta” si racconta della diatriba fra Mihaly Csikszentmihalyi e Anders Ericson. Il primo padre della teoria del flow, il secondo è tutto il giorno che ne parliamo.

Se ci pensi quando sei nel flusso di ciò che fai non fai fatica, anzi la fatica diminuisce e lascia spazio ad un piacevole stato di quiete energica.

Per poter praticare deliberatamente qualcosa che sai già fare da tempo è necessario che tu esca dal flow ponendoti gradini sempre più alti e praticando deliberatamente.

Un apprendimento a pezzi

Mentre il flow si presenta come una esperienza unificata, ciò che accade nella pratica deliberata è spesso uno spezzettamento del gesto.

Si praticano deliberatamente i fondamentali degli sport e i rudimenti della musica. Parti essenziali che costituiscono la base dell’eccellenza in ogni performance.

Questo rende ancora più difficile praticare deliberatamente perché consiste nella faticosa ricerca di questi “pezzi”, dei punti deboli che vanno rafforzati.

E’ un lavoro di consapevolezza maggiormente simile alla meditazione che infatti ti aiuta ad ottenere il flusso ma non è uno stato di flusso.

I pezzi sono spesso noiosi

Quando ti “alleni seriamente” fai le cose per gradi (a pezzi come dicevamo) e spesso andare lentamente è più noioso rispetto alla visone d’insieme.

Se ad esempio sei un calciatore professionista non tutti i giorni giochi a calcio, in alcuni giorni fai palestra, in altri corri e in alcuni potresti addirittura meditare.

L’allenamento graduale è quello che da maggiori frutti ma è anche il più difficile da portare avanti, per questo non tutti gli automobilisti diventano bravi nel tempo.

No tranquillo non devi diventare un “esperto di auto” ma se vuoi migliorare in questo campo, allora devi rivedere il tuo modo di praticare… continua pure a fare le tue partite ma concentrati su ciò che conta!

Focalizzati su ciò che conta

Lo so anche questa è banale, è un po’ la famosa legge di pareto dell’80/20: dove il 20% di ciò che fai ti da l’80% dei tuoi risultati.

Se questo è vero, secondo te quel 20% è più facile o più difficile del restante 80? Bravo, spesso è molto più difficile ed è per questo che lo evitiamo.

“Se so già guidare nel mio quartiere perché dovrei avventurarmi all’esterno? Sono già capace di guidare!”. Ma se guidare è il tuo lavoro uscire dal tuo quartiere è proprio ciò che ti serve.

O meglio, è ciò che ti serve se vuoi migliorare, se invece vuoi restare al tuo livello di apprendimento attuale ti basta ripetere quotidianamente la tua routine.

Mentalità statica o dinamica?

In questo bel post di efficacemente trovi un’ottima descrizione dei due tipi di mindset scoperti da Carol Dwek, in italiano “mentalità statica o dinamica”.

Ti consiglio di leggere il post di Andrea e anche il libro della Dwek, perché è anche un po’ di questo che stiamo parlando.

Per fare una buona “pratica deliberata” devi avere una mentalità dinamica, cioè devi essere disposto a credere di poter migliorare.

Lo so sembra banale ma non lo è affatto! Quante persone conosci convinte che “non si insegnano cose nuove ai vecchi cani” (una brutta traduzione dall’inglese).

La scienza è chiara: impariamo per tutta la vita

Le ricerche sono molto chiare: continui ad apprendere lungo tutto l’arco della tua vita. Ogni giorno, qualsiasi età tu abbia, si creano migliaia di neuroni nuovi di zecca.

Le nuove vie neuronali vengono rafforzate dopo ogni ripetizione. In pratica quando nasce una connessione è come se si estendesse un piccolo filo elettrico che trasporta messaggi (l’assone).

Questo assone nuovo di zecca non è mielinizzato cioè non ha una guaina isolante. Questo lo rende molto lento nel suo lavoro, far passare un impulso elettro-chimico.

Ma più ripeti una certa azione e più quel filo si isola, la guaina mielinica cresce fisicamente intorno all’assone aumentandone le prestazioni rendendolo migliaia di volte più veloce.

Non è mai troppo tardi

Questo è il titolo di una vecchia e famosa trasmissione televisiva che abbiamo preso come spunto per la puntata 72 di questo podcast.

E’ la pura verità, non è mai davvero tardi! L’altro giorno la mia vicina di casa, che da qualche tempo ti nomino (una signora di 92 anni sveglia e tecnologica) mi dice:

“Devo farmi portare i libri di tedesco da mio nipote, è ora che lo riprenda un po’ in mano”! Non sto scherzando questo è l’atteggiamento della pratica deliberata.

La Duckworth la chiamerebbe grinta, l’unione di passione e perseveranza. Noi l’abbiamo chiamata consistenza, ecc. Chiamala ma spero che il concetto sia chiaro.

Ecco l’anello mancante…

La pratica deliberata è quindi l’anello mancante della teoria delle 10000 ore. In realtà “non è mai mancato” solo che è facile fraintenderlo.

Perché quando inizi a praticare qualsiasi cosa è quasi sempre “pratica deliberata”, nel tempo con la formazione delle abitudini le cose cambiano.

Aggiornamento al 03/12/19: ho trovato questo bellissimo video di Mick Odelli

Per questo ho ritenuto necessario farci sopra un’intera puntata. Tu cosa ne pensi? Lascia la tua opinione qui sotto fra i commenti.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.