Ciao,
ti piacerebbe vivere più a lungo? La maggior parte della gente direbbe subito “certo che mi piacerebbe”. Qualche tempo fa ti ho mostrato un esperimento davvero interessante dove alcuni anziani sono stati “riportati indietro nel tempo” e tutti i loro parametri sono “ringiovaniti”. Oggi ti mostro un esperimento sempre orientato alla longevità ma che si basa sugli “scopi che abbiamo nella vita…
Sei riuscito ad ascoltarlo? Beh direi che non è una grande sorpresa, eppure anche se sotto gli occhi di tutti nessuno prima aveva incrociato queste due variabili: la longevità con gli scopi della vita. Eppure se chiediamo ad un “depresso” perché si ritira dalla vita molto probabilmente ci dirà che la sua vita ha perso di “senso”…in altre parole ha perso quello o meglio quegli scopi che lo portavano avanti.
L’esperimento condotto da Hill e Turiano (2014) ha analizzato la vita di 6000 persone seguite per la bellezza di 14 anni. A tutti sono state poste delle domande sugli scopi della loro vita, dovevano in pratica dire quanto erano d’accordo o meno su alcune frasi, tutte orientate per vedere se le persone avevano uno scopo perseguibile e quanta importanza gli attribuivano.
Ebbene a quanto pare le persone con un “forte scopo” erano anche quelle più longeve, il dato inquietante è legato all’età. Infatti pare che questa correlazione fra scopi e longevità non influenzasse solo gli anzi anima anche i giovani. In altre parole un ventenne senza scopi era a rischio di vita quanto uno sessantenne. Questo dato rimarca l’importanza di avere scopi significativi nella vita. (Dato supportato già da ricerche pregresse).
Prima di mostrarti come “avere scopi significativi”è bene distinguere il famoso “goal setting” da ciò che sto per proporti. Come forse saprai non mi è molto simpatica la procedura di settaggio degli obiettivi. Il che non significa che sia inutile ma ritengo che avere troppi obiettivi sia non solo una dispersione di energie ma anche una enorme perdita di “gestione personale”…
…lascia che mi spieghi meglio: avere tutto in un qualche modo “programmato” ci rende statici e meccanici. Li per li programmare tutto ti aiuta a gestire l’ansia nei confronti del futuro ma in realtà programmare troppo ci fa diventare sempre più ansiosi, come dicono i miei colleghi strategici: “Il controllo ti controlla!”…per cui controllarsi troppo (come già detto molte volte) può fare più male che bene.
Altro aspetto interessante è legato la ricerca dei nostri valori, la classica “estrazione dei valori” tanto cara a coach e piennellisti. Anche in questo caso si rischia l’eccesso di controllo ma la cosa più pericolosa è credere di trovare realmente questi principi interiori. In realtà li troviamo ma questi cambiano con il passare del tempo…
“Non c’è niente che sia per sempre” dice uno dei miei brani preferiti degli Afterhours, che non fanno altro che ricalcare la saggezza orientale, con il Buddha sulla impermanenza (uno dei 4 dosha o nobili verità) e quella occidentale con il termine “panta rei” tutto scorre del nostro Eraclito (che in realtà non so quanto mettere nell’occidente).
Quindi nell’esercizio di oggi vediamo sia come trovare questo “scopo trasformativo” (non nel senso che ti trasforma ma nel senso che lui stesso si trasforma insieme a te nel tempo) e come dare più senso alle azioni che facciamo per diventare più longevi e soddisfatti:
1) Lo scopo nelle piccole cose: questo è per me il punto più importante in assoluto che da solo potrebbe reggere tutto il podcast di oggi. Nel bel libro “flow” di Csikszentimihaly si parla del comune denominatore di tutte quelle persone che sono sopravvissute in condizioni estreme.
Tutti si sono concentrati sulle piccole cose, c’è chi ha misurato più volte il letto della propria cella e chi ha contato le onde o le nuvole.
Questo a i più esperti dovrebbe far venire in mente quel tipo di meditazione che viene chiamata informale e che serve per allenarci a restare nel presente anche durante le azioni quotidiane, per quanto piccole siano. Anzi, più sono piccole e più ci allenano a restare nel presente.
2) La direzione: come ti raccontavo nel podcast non esiste uno “scopo definitivo” ma una serie di direzioni che prendiamo (più o meno consapevolmente) durante la nostra vita. Si tratta di un processo in divenire che cambia man mano che cambi a tua volta. Ecco alcune pratiche che possono esserti utili per “osservare” questo processo…
a) Meditazione: come ormai sai da tempo meditare ti permette di allenarti a restare nel presente. Una cosa che sembra scontata ma che in realtà è molto difficile da coltivare. Sapere dove siamo, momento dopo momento, ci aiuta ad osservare più di ogni altra cosa la nostra direzione.
b) La speranza: avere speranza che i “nostri passi ci portino dove vogliamo andare” è una delle caratteristiche di chi sente di avere uno “scopo”in ciò che sta facendo…per quanto piccolo possa essere questo “qualcosa”.
c) Il futuro: immagina di essere nel 2400 e di trovare un articolo di stampa che parla di te e di ciò che hai fatto nei primi anni del II millennio.Che cosa leggeresti?
d) Anziani e felici: immagina di avere 80 anni e distar per trascorrere una domenica. Dove sei? con chi la passi? che cosa fai? come ti vedi? che cosa vorresti che gli altri ammirassero in te?
Questi ultimi due punti se seguiti possono aiutarti a fare una cosa molto semplice: capire ciò che davvero conta, in questo momento (anche se sono proiettati nel futuro) per te. E questo ci aiuta a fare luce sui nostri “scopi personali” e su quella chiamata (o spesso numerose chiamate) che ci vengono poste nell’arco della nostra vita. E a proposito di “chiamate”, penso che una bella metafora possa sempre fare bene…
…una delle metafore più famose, quella del viaggio dell’eroe può aiutarci ad immaginare come la vita sia in fondo un continuo ripetersi di “chiamate”che ci guidano ad andare “oltre”. E a quanto pare dagli studi scientifici, possiamo addirittura “andare oltre la morte” 🙂
Fammi sapere che cosa ne pensi,come sempre lasciando un commento qui sotto.
A presto
Genna