Quante volte hai sentito dire frasi del tipo: “sai sono in un periodo stressante forse dovrei fare un po’ di meditazione”? Come forse puoi immaginare a me capita molto spesso.
Non solo perché parlo tanto di meditazione ma anche perché, ormai 11 anni fa, ho pubblicato un libro interamente dedicato al “rilassamento”.
Nella puntata di oggi troverai la vera differenza fra rilassamento e meditazione
e perché sono diversi ma allo stesso tempo molto simili. Buon ascolto:
Il rilassamento in occidente
Esistono tante forme di “rilassamento” qui da noi, la maggior parte di queste sono legate all’aspetto fisico, cioè al tentativo diretto o indiretto di far “rilassare i muscoli”.
Un esempio per tutti è il famoso “rilassamento di Jacobson” che si basa sul farti sentire la differenza fra quando sei in tensione (muscolare) e quando invece sei rilassato.
In poche parole ti faccio mettere in tensione una gamba per qualche secondo e poi te la faccio “rilasciare” e sentire la differenza. Ciò che accade spesso è che tutto il corpo tende a rilassarsi.
Si parte da un rilassamento “puramente fisico” che può diventare “mentale” e viceversa. Il contrario lo troviamo spesso una pratica nota (ma non così tanto) come “training autogeno”.
Il training autogeno, così come viene insegnato in Italia, ha sia elementi di rilassamento “fisico che mentale” (quello vero contiene tutto, anche la consapevolezza).
L’elemento comune è la suggestione
Sia il rilassamento “fisico” e sia quello “mentale” hanno qui da noi in occidente un comundenominatore: il fatto di utilizzare la suggestione in diverse forme.
Quello fisico usa un fenomeno suggestivo legato ad esaltare la differenza tra “tensione e distensione”. Mentre quello “mentale” usa diversi stratagemmi, tutti di derivazione ipnotica.
Fra questi c’è una grande varietà: dal semplice suggerirti che il tuo corpo si sta rilassando al visualizzare una spiaggia o vederti mentre ti stai rilassando (espediente in stile PNL).
Lo scopo è lo stesso: cercare di aumentare lo stato di rilassamento che percepisci in quel determinato momento. E in alcuni casi c’è il mito dell’inconscio permeabile.
L’inconscio permeabile
E’ chiaro che il nostro inconscio è permeabile, ora non voglio perdermi nella definizione di inconscio (visto che ne esistono diverse) ma pensarlo semplicemente come un magazzino di cose.
Un magazzino dinamico, cioè in continuo movimento di assestamento, ordinamento, ecc. Tutti processi legati allo scambio che hai con la vita di tutti i giorni. E’ chiaro che sia permeabile.
Ma c’è un idea particolare nei rilassamenti profondi: il fatto che tu possa entrare in uno stato di “auto-ipnosi” che consentirebbe alle tue auto-suggestioni di avere maggiore successo.
Ed effettivamente un pizzico di verità c’è, quando sei “in trance” le suggestioni o meglio i “suggerimenti” vengono accolti meglio.
Ma è molto difficile farlo bene da soli, sai perché? Perché quando sei “in trance”, cioè sei particolarmente “dissociato” non ti accorgi di esserlo 🙂
Le pratiche di consapevolezza
Ho usato per anni queste tecniche “suggestive” su me stesso con anche buoni risultati, ma in diversi anni di approfondimento mi sono accorto che è difficilissimo trasmetterle adeguatamente.
Sempre per il problema legato al fatto che quando “sei dissociato” non sei “presente” a ciò che ti accade dentro e per tanto ciò che ti suggerisci può essere “fuori luogo” e non avere un effetto concreto.
Le pratiche di consapevolezza fanno esattamente il contrario, invece di cercare di dissociarti per farti entrare in uno stato di “trance” (che significa “tra”, tra “sonno e veglia) ti fanno accorgere di quando ti dissoci.
Hai presente quando diciamo di “notare le distrazioni e tornare gentilmente al presente”? Ecco quando lo fai significa che ti sei “accorto” di essere in una sorta trance (più o meno dissociato).
Le tecniche di consapevolezza fanno esattamente ciò che promettono
Aumentano la tua consapevolezza anche degli stati di “non consapevolezza”, ed ecco perché alla fine mi sono dedicato (e continuo a farlo) a queste pratiche per quanto riguarda l’auto-aiuto.
Si perché se vieni nel mio studio usiamo anche le tecniche “suggestive” o meglio quelle maggiormente orientate alla dissociazione. Le suggestioni detto tra noi, lasciano il tempo che trovano.
Nelle pratiche di consapevolezza puoi usare “il dialogo interiore” ma solo per orientarti al presente, come spiega Tich Nath Hann nel suo splendido “Il dono del Silenzio”:
Puoi dire a te stesso, “l’aria entra e l’aria esce” ma ti serve come tecnica per restare aderente al momento presente e non per farti entrare in uno “stato speciale di coscienza”.
Allora non dobbiamo più rilassarci?
No, il rilassamento fa bene, puoi usarlo prima delle pratiche di consapevolezza, prima di un evento importante, quando sei sdraiato al mare a prendere il sole ecc.
Ma lo scopo di tutta la puntata è mostrarti che è diverso da “meditare”, anche se la consapevolezza può portarti anche a profondi stati di rilassamento, ma non è questo il suo scopo.
Calma e rilassamento sono due cose diverse, ciò che ottieni con la presenza è una naturale calma data dal fatto che smetti di “tendere a destra e a sinistra”, smetti di inseguire i pensieri ecc.
Questa calma non è necessariamente legata ad un rilassamento fisico ma solitamente lo crea, pur mantenendo una postura completamente diversa.
La postura
Puoi praticare la meditazione in qualsiasi posizione, tuttavia ci sono alcuni accorgimenti che lo rendono molto diverso dalle pratiche di “rilassamento”.
Se vuoi rilassarti il metodo migliore è il più comodo possibile, per cui se ti va puoi addirittura sdraiarti. Anche nella mindfulness ci sono esercizi di bodyscan da sdraiati.
Nella mia esperienza non sono efficaci quanto il cercare di stare seduti con la schiena diritta e come dice lo stesso Kabat-Zinn “cercando di tenere una postura dignitosa”.
Il che non significa stare scomodi, ma evitare di essere troppo comodi. Lo stesso in realtà vale anche per il rilassamento, se ti accomodi esageratamente ti addormenti!
Tensione e distensione
La tensione che accumuliamo durante le nostre giornate può avere sicuramente dei benefici se viene presa esclusivamente dal punto fisico, magari con un po’ di movimento, qualche massaggio ecc.
La parte fisica incide parecchio come abbiamo anche visto in questa puntata, ci sono seri danni legati all’uso delle nuove tecnologie che possono essere contrastati con i giusti esercizi.
Ma la vera tensione per cui solitamente ricerchiamo “rilassamento” è di tipo mentale. In questo periodo estivo tante persone vanno al mare, si distendono sul lettino e pensano al lavoro.
Non siamo più capaci di lasciar da parte “i nostri contenuti mentali”, anche perché in fondo non siamo mai stati così pieni di “contenuti mentali” come oggi.
La distensione maggiormente naturale è la capacità di non attaccarti a nulla
Nel “Sutra del Diamante” (una sorta di aforisma tratto dalla antica saggezza indiana) viene descritto il giusto atteggiamento mentale per la meditazione: “la capacità di non fissarsi su nulla”.
Qualcosa che sembra molto simile allo stato di “rilassamento” che nel mio primo libro ho chiamato “il Tuo stato”, una sorta di auto-ipnosi libera, con poche suggestioni.
Ma è ancora una volta diverso, perché nel “tuo stato” (la trance) sei completamente assorbito dai contenuti mentali, nella meditazione invece è l’esatto contrario.
Ogni volta che ti rendi conto che l’attenzione “viene assorbita” da qualche stimolo (interno o esterno), te ne rendi conto e torni nello stato di presenza.
E la presenza l’unica vera “fissazione”, e dove si trova qualcosa di presente ed indubitabile? Nel tuo corpo, come il tuo respiro e le miriadi di sensazioni che stai provando, anche se non ne sei pienamente consapevole.
“Genna ma il mio maestro dice sempre di rilassarci, sbaglia?”
Dipende, infatti non tutti sono consapevoli di questa differenza di cui abbiamo parlato sino ad ora, non tutti i “maestri di meditazione” hanno l’esperienza del rilassamento e della dissociazione.
O meglio, tutti la hanno a livello esperienziale ma pochi si fermano a penare alla differenza. Per quanto mi riguarda sono stato fortunato (o sfortunato) perché ho iniziato facendo tutt’altro.
E devi anche sapere che per anni ho chiamato quel “tutt’altro” come “meditazione”, si perché sotto questo nome ricadono migliaia di tecniche.
Per tanto non credermi, sperimenta e nota cosa succede. Tenendo a mente che quel tipo di “rilassamento” che la maggior parte delle persone propone, sono tecnicamente rilassamenti perché basati sulla dissociazione.
Quindi la meditazione non è rilassamento
Concludendo in modo banale: la meditazione non è rilassamento, può condurti ad uno stato di calma e a volte di rilassamento ma non è questo il suo scopo.
Il suo fine è quello di insegnarti a guardarti dentro senza identificarti con ciò che ti passa per la testa, riuscendo a creare stati di reale e profondo benessere.
Certo lo fa anche il rilassamento, anche rilassarti porta benefici, ma sono due cose completamente diverse che “lasciano segni profondamente diversi”.
Entrambe, meditazione e rilassamento, creano modificazioni psicofisiche misurabili attraverso i vari strumenti di neuro-immagine. Ma solo la meditazione lascia segni permanenti!
Segni permanenti
Come abbiamo già visto dobbiamo citare ancora gli studi di Richard Davidson e tutta la letteratura accumulata negli scritti di Daniel Siegel per capire quanti “segni positivi” lascia la meditazione.
Sono segni di accrescimento positivo di parti specifiche del cervello, di aumento della connettività fra i neuroni e facilità la neuroplasticità.
Insomma forse caro psinellino non c’è neanche bisogno che insista perché se mi segui conosci tutti questi benefici e forse ne stai anche godendo attraverso i nostri “10 giorni di meditazione”.
Ora corro in spiaggia perché sono ad Alassio, la mia terra natale… ma ci vediamo lo stesso la prossima settimana con una puntata completamente dedicata agli esami.
A presto
Genna