Ti piacerebbe lavorare con le persone? Supportarli in un momento di difficoltà oppure aiutarle a raggiungere un obiettivo importante?

Allora segui il mio mini-corso-rapido per “fuffa coach”: domani mattina vai dal tuo commercialista ti fai aprire una partita Iva, gli dici di segnalarti come “coach” ed il gioco è fatto.

Da domani potrai rovinare una quantità infinita di allocchi 😉 Ok sto scherzando… ascolta la puntata per capire dove voglio andare a parare, ti avviso non è una puntata “contro il coaching”.

Si scherza, fino ad un certo punto

Nella frase iniziale del post stavo esagerando, ma fino ad un certo punto. Si perché se vuoi fare il “coach” o il “counselor” o il “terapeuta spirituale” non devi fare altro che aprire una partita Iva.

E farti segnalare dalla camera di commercio come facente parte di quelle professioni non regolamentate da nessun albo specifico. Ecco questo non è affatto uno scherzo.

Cosa dici, non ti sentiresti leggitimato? Allora investi un po’ di soldi, chiama qualche socio ambizioso e fondate una associazione esterna con un bel nome tipo:

Associazione interplanetaria dei cocach davvero ma davvero bravi! Ecco e poi ti auto certifichi come “super mega master trainer coach” ed il gioco è fatto, sei anche leggittimato da te stesso.

Ma se lo fai abbastanza bene nessuno troverà il collegamento fra la super associazione e il tuo team di coach esperti.

I poveri “fuffa coach”

Come ti dicevo questa puntata NON è contro il “coaching” ma contro chi si aspetta di lavorare con le persone senza esperienza e formazione adeguati per farlo.

Contro chi crede che dopo un corso di 3 settimane possa andare in giro ad aiutare le persone nel loro “stato emotivo”. Ah questo è un punto molto particolare magari lo riprendiamo tra poco.

No, non sto parlando di truffatori che cercano di fregarti perché hanno capito che si potrebbero fare un bel po’ di soldi, quelli sono disonesti e non ci possiamo fare niente.

Sto parlando di persone volenterose che si fanno fregare da questi furboni che gli promettono che un giorno faranno un lavoro da “coach”, ovviamente solo se seguono il loro super corso di coaching.

Ripeto, non c’è niente di male a seguire un corso di “coaching” ben fatto, ma così come un corso di cucina non farà di te un cuoco lo stesso vale per questo mondo.

Il tema della gestione emotiva

Ho sentito dire ultimamente una cosa del genere: “certo voi psicologi vi occupate della gente che sta male, noi coach/counselor/terapeuti ci occupiamo invece della normale gestione emotiva”.

Ora ci tengo a dirti una cosa: lavorare con le emozioni significa lavorare con la psiche delle persone, è competenza dello psicologo. Anche perché, indovina, sono stati gli psicologi a creare le tecniche per farlo.

Non è un caso che siano stati loro a farlo. Questo significa che solo “gli psicologi” sanno lavorare con le emozioni? Assolutamente no, ma di certo loro le studiano “in lungo e in largo” da decenni.

Puoi chiamarlo anche “lavoro con gli spiriti guida” ma se in realtà ti stai riferendo ad istanze psichiche stai lavorando con la mente delle persone e per farlo serve esperienza (e per la legge una abilitazione).

“Non hai capito niente, noi ci occupiamo di benessere non di malessere”

Ah si, e con quali strumenti? Ah con quelli inventati da chi si occupa di malessere? Sto ancora scherzando ma come forse saprai la psicologia si occupa del benessere mentale delle persone da diversi anni.

Da molto prima della moda dei vari “facilitatori mentali”, c’è tutto un filone in psicologia che parte dalla “psicologia di comunità” per arrivare sino alla più attuale psicologia positiva che lo testimonia.

Ripeto: la psicologia non ha solo l’aspetto clinico, anzi si articola maggiormente su aspetti che non c’entrano nulla con la clinica, solo che grazie al cinema tutti pensano che lo psicologo sia uno psicoanalista.

Nota sugli psicoanalisti: sapevi che per farlo potresti anche non essere psicologo? Si potresti anche solo essere laureato in lettere (anche se c’è una legge sulla psicoterapia ma te la risparmio) però devi fare anni e anni di preparazione prima di farlo.

E tecnicamente, non potresti dire di “curare nessuno” a meno che tu non sia specializzato in psicoterapia (neanche un medico può dire di curare la mente se non è psicoterapeuta, solo lo psichiatra potrebbe).

I veri professionisti

Come ti dico spesso esistono dei veri professionisti del benessere psicologico. Solitamente sono persone che hanno fatto anni di lavoro con le persone o hanno una grande esperienza in quel campo specifico.

I due esempi che ho citato in puntata sono Claudio Belotti e Tathiana Garbin, rispettivamente uno dei padri del coaching in Italia e l’allenatrice della Nazionale femminile di Tennis.

Claudio è stato fra i primi italiani ad occuparsi di PNL e come ti dico spesso il coaching arriva proprio da lì.

Claudio ha una valanga di anni di esperienza ed ha lavorato con migliaia di persone in tutto il mondo, direi che qualcosa su come si raggiunge il successo personale può dirlo.

Lo stesso vale per Thatiana che è stata prima campionessa fra i primi 100 nel mondo e poi è diventata allenatrice, ascolta le due interviste sono una più bella dell’altra.

I mentori esistono da sempre

La storia è zeppa di mentori che hanno formato campioni, fra i più famosi c’è il rapporto fra Aristotele e Alessandro Magno. Insomma chi poteva permetterselo si prendeva un mentore.

Ma chi erano questi mentori? Erano personaggi importanti che avevano acquisito una certa notorietà in un campo specifico. Abilità che gli venivano riconosciute dall’esterno.

Non erano persone che si auto proclamavano “esperte”, questo giudizio era esclusivamente basato su un riferimento esterno.

Questo riconoscimento “esterno” è stato importantissimo (e lo è ancora) fino a poco tempo fa. Una manciata di decenni fa senza una “lettera di referenza” non andavi da nessuna parte.

E per “referenza” non s’intende il “raccomandato di famiglia” ma s’intende che qualcuno, per cui hai già lavorato consiglia i tuoi servigi anche ad altre persone.

Uno sguardo sociologico

Se guardiamo gli aspetti sociologici vediamo chiaramente che il mondo si è spostato sempre più da un’idea di comunità, senza la quale si faticava a sopravvivere, ad un’idea di individualismo.

Il motto della società moderna è “ognuno fa per se”, anche perché oggi possiamo permettercelo o per lo meno ci piace credere che sia così. Si perché difficilmente si sopravvive da “soli”.

Se a questo ci aggiungi le osservazioni del prof. Tom Nichols citato in puntata sulla “morte della competenza”, allora diventa chiaro una cosa essenziale:

Sta venendo sempre meno la fiducia nella competenza ufficiale, nei “pezzi di carta”, nella conoscenza vera. Perché chi afferma di sapere le cose viene visto come un fighetto dell’elitè.

Uno che “ha avuto la fortuna di studiare”, qualcosa di molto simile ad affermazioni assurde del genere: “Eh vabbè Marco, ci credo che tu sei forte in quello sport, ti alleni tutti i giorni!”.

La scienza non è democratica

Qualche tempo fa un medico scriveva una frase del genere sui social. Il suo intento era difendere le proprie posizioni nei riguardi dei vaccini. No non voglio entrare in questo tema ma parlare di scienza.

La scienza, quella vera non si basa (o non dovrebbe basarsi) sulle ideologie, anzi il contrario! Facciamo un esempio squisitamente psicologico.

Diversi studi hanno confermato che usare le affermazioni (ripetere numerose volte che “sono forte, figo e intelligente) non porta grandi benefici e in determinati casi può addirittura fare male.

Alla luce di queste scoperte se lavori con le persone dovresti semplicemente abbandonare quel metodo. Oppure cercare di modificarlo in base alla ricerca più moderna.

Se lavori davvero con le persone lo sai

I primi tempi che sperimentavo gli esercizi di “crescita personale” con i miei clienti mi accorgevo subito quando qualcosa sembrava proprio “non funzionare”.

All’inizio pensi: “mah dovrò apprendere meglio il metodo”. Così ti formi e cerchi di applicarlo sempre meglio ma poi magari scopri che non funziona.

Come ti ho già detto altre volte i miei colleghi hanno la fortuna di poter vedere persone vere molto presto. Già durante i tirocini accademici (i più fortunati) lavorano con le persone.

Se lavori con le persone abbandoni velocemente le ideologie, perché il tuo desiderio è che stiano meglio.

Il problema è che chi non ha un vero percorso alle spalle non può aver lavorato con molte persone, tranne nei casi particolari che ho già citato (di sportivi e formatori noti).

Anche i miei colleghi cadono nell’ideologia

Si, anche i miei colleghi più bravi tendono a cadere nell’errore ideologico, cioè a credere che il proprio metodo sia il migliore per partito preso.

Ma per fortuna un mio collega studia che cosa è un metodo, come influenza il suo operato ed ha tutti gli strumenti conoscitivi per poterlo comprendere e modificare.

Purtroppo però sono proprio questi quelli che hanno creato lo stereotipo dello psicologo, che al 90% non è uno psicologo ma uno psicoanalista che fa parlare per anni il proprio paziente.

Ci tengo a ribadirlo: psicoanalista e psicologo sono due figure diverse che fanno percorsi diversi e che spesso non si possono sopportare.

Si perché in linea di massima il primo è legato alla tradizione mentre il secondo è uno scienziato che adatta il proprio operato in base alla ricerca.

I misteri dell’oriente

In puntata ho detto di stare attenti alle “cose orientali” ma ci tengo a ribadire che la saggezza antica (anche quella non orientale) ha ancora tantissimo da insegnarci.

Siamo su questa terra da centinaia di migliaia di anni non credo che la scienza possa aver già scoperto tutto, per questo attingere dai testi antichi è di assoluto interesse.

Per essere più specifico ciò a cui devi stare attento non è “l’oriente” ma chi si riempie la bocca con queste terminologie per sembrare “misterioso” e addirittura magico.

“Sai io ho vissuto 10 anni in India, ho parlato con i veri maestri”, ecco queste presentazioni quando troppo roboanti lasciano il tempo che trovano (ascolta l’irriverente intervista a Giulio Cesare Giacobbe).

Ma io sono davvero dotato

Non metto in dubbio che esistano persone naturalmente portate per occuparsi degli altri e persone che lo sono molto meno. Così come ci sono persone portate per la pasticceria ed altre meno.

Però non possiamo costruire una società sicura se permettessimo a tutte le persone che si sentono “portate per la medicina” di operare i pazienti senza un’adeguata preparazione.

Non possiamo affidarci “al fenomeno di turno” altrimenti avremmo solo 10 medici per nazione! La sfida per tutte le “rleazioni d’aiuto” è quella di creare protocolli che tutti possano seguire.

Spesso credo che sotto sotto ci sia un po’ la nostra cara “fallacia del talento”, ti ricordi? Magari ne parliamo più approfonditamente nel Qde…

Alla prossima
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.