Uno degli argomenti più affascinanti e utili della psicologia sperimentale è il lavoro svolto sulla differenziazione fra processi “automatici e controllati”.

Tutti conosciamo questi processi perché ne abbiamo costante esperienza, anche in questo momento per capire ciò che leggi devi affidarti ad aspetti automatici e ad altri più volontari (o controllati).

Prova a non leggere questa frase: “Chi legge è intelligente” … scommetto che non ci sei riuscito, questo perché i tuoi processi automatici (o meglio automatizzati) si attivano spontaneamente.

Automatici e automatizzati

Tutti sappiamo di avere dei processi completamente automatici: in questo momento il tuo cuore sta battendo e il tuo organismo sta facendo milioni se non miliardi di piccole attività fisiologiche.

Sappiamo che sono i nostri muscoli lisci quelli sui quali non abbiamo un controllo diretto. Lo stesso vale anche per diversi meccanismi mentali che hanno poco a che fare con i muscoli (almeno credo).

Fra questi meccanismi ci sono i famosi “Bias” che sono davvero moltissimi e che sono spesso degli “errori cognitivi strutturali” del nostro cervello e non cose apprese.

Per le cose apprese invece è meglio forse parlare di “processi automatizzati”, cose che hanno richiesto tempo e sforzo per diventare “spontanee”, abilità che prima non possedevi o che avevi ma sulle quali dovevi porre un’attenzione volontaria.

Non esistono comportamenti completamente automatizzati

Non esistono comportamenti completamente automatizzati e neanche comportamenti completamente volontari. Secondo alcuni studi nulla sarebbe realmente volontario:

Osservando il cervello i ricercatori si sono resi conto che le persone sembrano sapere in anticipo cosa stanno per fare, ancora prima che l’azione sia nel loro campo di consapevolezza.

In altre parole ci sarebbe il nostro caro inconscio dietro che in un qualche modo anticipa sempre le mosse della consapevolezza! Questo significa che la consapevolezza è pensata e non pensa.

Quindi non esisterebbe una sorta di volontarietà, un vero “libero arbitrio”? La questione è molto complessa e riguarda forse più la filosofia della psicologia, per questo ti lascio a questo video di Riccardo dal Ferro.

Al di la della questione filosofica

Ciò che tu ed io percepiamo è la sensazione di avere un certo grado di libertà nelle scelte che facciamo attimo dopo attimo. In questo momento hai scelto di leggere questo articolo, forse è stato il tuo inconscio a suggerirtelo?

Forse si, ma forse la cosa diventa più chiara quando smettiamo di vedere “conscio ed inconscio” come due “esseri simili ma diversi”, dove uno è il fratello scemo dell’altro.

Ma iniziamo a vedere la dinamica “conscio inconscio” come un processo che sottostà a tutti i nostri processi mentali. E non come a due magazzini separati.

Lascia che mi spieghi meglio perché questo passaggio è abbastanza complesso. Di solito non sei consapevole di tutto ciò che ti capita, appunto sei consapevole solo di una piccola parte dei tuoi processi fisiologici.

Il “pensiero” è un processo fisiologico, un’insieme di scariche elettriche nel tuo cervello, che per tanto iniziano ad un livello biologico del quale non sarai mai consapevole.

La guaina mielinica

Inoltre oggi sappiamo che tutto ciò che automatizzi si modifica fisicamente nel tuo cervello. Quando inizi a guidare l’auto il tuo cervello costruisce dei ponti fra neuroni, creando delle vere e proprie reti “per la guida”.

Queste reti però inizialmente non hanno molta “guaina mielinica”, sono in altre parole poco isolate, il che rende il segnale molto lento e dispersivo (come qualsiasi cavo elettrico non isolato).

A furia di ripetere l’azione aumenta la mielina che ricopre i dendriti (piccoli filamenti del neurone) e rende la rete sempre più accessibile, stabile e rapida.

Per approfondire questo tema sulla coscienza ti consiglio di leggerti qualche libro di Daniel Siegel che ha creato un bel modellino che mette assieme “la probabilità della coscienza” con i più moderni studi neuroscientifici.

La cosa più importante per noi è sapere che con l’esercizio i processi possono passare da “controllati”, cioè volontari, ad automatici cioè inconsapevoli.

Elogio dei processi automatizzati

Alla luce di quanto detto non sembra anche a te che lo scopo principale di ogni pratica sia “rendere automatizzati” i processi? Io direi proprio di si, eppure se da un lato è un bene dall’altro non lo è sempre.

I processi automatizzati sono utili perché consumano poca energia (poche risorse attentive) e allo stesso tempo possono essere svolti in parallelo.

Puoi guidare l’auto mentre ascolti il giornale radio in modo quasi completamente indipendente. In realtà oggi sappiamo che, anche se non te ne accorgi, stai leggermente faticando di più ma è roba da poco.

Infatti i danni più evidenti avvengono quando le interferenze sono strutturali, come nell’esempio dell’Effetto Stroop che ha dato vita alla puntata di oggi.

L’Effetto Stroop e la Guerra fredda

Conosci vero l’effetto Stroop? In caso non lo conoscessi ho preso un piccolo video da Youtube per fartelo testare, anche perché non credo di essermi spiegato benissimo nel podcast:

Allora l’hai provato? Sicuramente ti sarai accorto di quanto è difficile cercare di ignorare il significato delle parole per riuscire a selezionare e nominare il colore corrispondente.

Se tu non conoscessi l’italiano non avresti problemi a mettere da parte l’automatismo della lettura per riuscire a “leggere il colore”. Ed è su questo che hanno puntato gli americani secondo una sorta di psico-leggenda.

Che narra di come gli americani utilizzassero questo effetto per scovare le “spie russe”, le quali ovviamente se fossero state davanti alla loro “vera lingua” avrebbero subito rallentamenti.

A meno che…

Le spie non fossero state addestrate ad una sorta di auto-ipnosi. Si perché esperimenti fatti con l’ipnosi, dove si chiede al soggetto di “dimenticare come si legge” riescono a superare l’effetto.

Ok ora stiamo andando troppo nella fantascienza cospirazionista, ma è vero, ci sono studi che dimostrano come ci si possa allenare.

E se ci provi un bel po’ di volte in realtà scopri che puoi riuscire anche tu a migliorare significativamente i tuoi tempi di reazione.

In pratica riesci a dissociare il funzionamento della lettura con quello della selezione del colore, proprio come farebbe un musicista in grado di dissociarsi dalle linee melodiche di chi gli sta accanto.

Hai mai notato che è terribilmente difficile cantare in modo intonato se accanto hai qualcuno di molto stonato? O andare a tempo quando hai attorno gente che non va a tempo?

L’indipendenza funzionale

Ogni musicista è in grado di riuscire a seguire la propria linea senza entrare in quella di un altro componente del gruppo. Ogni cantante professionista sa essere intonato anche davanti a migliaia di persone stonate.

Eppure posso assicurarti che la cosa può dare fastidio anche ai professionisti perché implica 2 compiti: quello di suonare la propria parte e quello di ignorare l’altra parte.

Un vero professionista sarà perfettamente in grado di svolgere questi due compiti simultaneamente ma la ricerca ci dice che quando passa, da un compito all’altro, fa una certa fatica.

Il caso della musica è particolare, perché la maggior parte delle cose sono “automatizzate” ma in altri contesti sappiamo con precisione che esiste il così detto “switch cost”.

Lo switch cost

Questo è il costo in termini di “risorse attentive” che paghiamo nel cambiare un certo compito, anche se questo cambiamento è molto piccolo, come nell’esempio che facciamo spesso delle varie numerazioni:

Se provi a scrivere i numeri in modo orizzontale ci metti più tempo che farlo in modo verticale, perché? Perché devi fare un piccolo switch (cambio) di compito che ti ruba tempo.

Per questo è vietato parlare al conducente sugli autobus, non è per evitare che la gente gli “attacchi la pezza” ma è per evitargli eventuali costi attentivi aggiuntivi.

E la meditazione?

Meditare così come lo intendiamo su Psinel è un esercizio che necessita di una certa quantità di risorse attentive. Per questo non è una passeggiata.

Quando la tecnica diventa automatizzata può portare con se vantaggi e svantaggi: se tendi ad automatizzare i processi sbagliati ti ritroverai più distratto di prima.

Vedi all’inizio della pratica il semplice fatto di spostare la tua attenzione sulle sensazioni del tuo corpo ti consente di entrare in uno stato di maggiore presenza.

Non siamo abituati a portare attenzione alle sensazioni nel qui ed ora del corpo, tranne quando questo ci fa male. Ma con la pratica questo processo può diventare automatico e alla fine ti ritrovi a vagare con la mente.

Per evitare questo fenomeno ti basta automatizzare un altro processo: quello di saperti cogliere quando sei distratto, questo è il processo giusto da automatizzare (come abbiamo visto nella scorsa puntata).

A cavallo fra automatismi e intenzioni

La meditazione è una sorta di continuo viaggio fra “meccanismi automatici e intenzionali” della mente. Se pratichi sai che mentre sei li può emergere di tutto, se hai la tendenza ad arrabbiarti potrebbe emergere rabbia.

Se hai la tendenza a pensare sempre “ai soldi” potrebbe emergere qualcosa di legato a quello ecc. La cosa interessante è che quando riesci ad osservare uno schema lo stai anche “de-automatizzando”.

Lo so te l’ho detto un sacco di volte, “la presenza de-automatizza il comportamento”, si ma tranquillo non lo fa per sempre. Lo fa per quel periodo necessario affinché tu possa upgradare il tuo schema.

Ed è per questo che durante la “pratica deliberata” stai continuamente sfidando le tue abilità automatizzate. Magari questo sarà il tema di una prossima puntata, fammi sapere cosa ne pensi.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.