Sono da poco iniziati gli orali degli esami delle scuole superiori, ma la puntata di oggi non è solo per chi deve affrontare la “maturità” ma per tutte le persone che devono fare un “colloquio valutativo”.

I consigli in questo ambito sono infiniti perché chiaramente non esiste una formula magica. Ma di certo la psicologia in questi anni ci ha riempiti di tecniche, metodi e informazioni utili.

Soprattutto su come “presentare” ciò che sappiamo oltre che come apprendere meglio e in modo più efficace. Buon ascolto:

Forma e contenuto

Questo è uno dei paradossi più incredibili di ogni aspetto dell’educazione scolastica, cioè un apprendimento di tipo nozionistico. Lo scotoma della forma!

I professori desiderano che tu sappia i contenuti, che ti ricordi il nome di quel tizio che ha incontrato Dante in quel canto dell’inferno; vogliono sapere se ti ricordi le date e i motivi degli scoppi delle guerre ecc.

In altre parole non dovrebbe importargli di “come dici queste cose”, di come “le presenti ad un pubblico”, insomma di tutta quella parte della comunicazione che potremmo definire “di forma” (anche se non è proprio corretto da un punto di vista linguistico).

Ai miei tempi nessuno ti spiegava che era importante “scrivere bene” non tanto perché così tutti ti avrebbero compreso, ma perché la facilità di comprensione migliora la piacevolezza.

La preparazione è tutto

Come in ogni ambito la preparazione, cioè lo studio e come presentare ciò che abbiamo studiato è tutto. Per l’appunto però c’è anche l’aspetto di sapere “come presentare le cose”.

Questo solitamente ti viene detto dal professore di turno. Si lo so che non è bello dover seguire (soprattutto quando sei già all’università) dei percorsi obbligati ma le cose vanno così.

Se il tuo professore desidera che tu sappia tutto su Kant è inutile andare ad approfondire altri filosofi per i fini della prova. Purtroppo è lui che decide che cosa vuole sentirsi dire, e non gli importa molto della tua ardente passione per Aristotele.

Poi è ovvio che se sei molto preparato puoi saltare facilmente di “palo in frasca” e parlare di Aristotele collegandolo a Kant, ma in linea di massima sono i docenti a decidere su cosa ti devi preparare.

Se puoi prepararti fallo in condizioni “da esame”

Se hai il tempo di studiare e preparare ciò che dovrai dire, cosa che ovviamente ti consiglio di fare (ma che non sarà troppo apprezzata da chi ha gli esami in questi giorni) fallo in “condizioni da esame”.

In altre parole più riesci a ricreare una situazione simile a quella dell’esame è meglio sarà. Un buon esempio è quello di ripetere stando seduti, perché durante gli esami di solito funziona così.

Se puoi fatti interrogare da qualcuno e se proprio non trovi nessuno, sfoglia il libro a caso e immagina una situazione di esame reale, come se avessi davanti il professori ecc.

Più la simulazione sarà reale e più ti preparerà concretamente all’esame. Per questo ti ho detto di andare a vedere gli orali di altre persone, perché quella è la situazione di massima tensione, anche se non sei tu il soggetto dell’azione.

Studia con la presentazione in mente

Questo oltre ad essere un ottimo consiglio per affrontare un esame è anche uno dei modi migliori di studiare: immaginare di doverlo a tua volta insegnare a qualcun altro.

Mentre studi e ripassi tieni sempre a mente “la presentazione” di queste cose. Cioè che dovrai in un qualche modo ripresentarle ai tuoi professori, e spesso con le tue parole, con i tuoi ragionamenti.

Spesso ci preoccupiamo di aver “imparato” così tanto da dimenticarci che quelle cose vanno poi presentate ad altre persone. E ti ripeto, vanno presentate “come dicono i professori”.

Lo so che è brutto ed ingiusto e che vorresti presentarlo come piace a te, ma non funziona così, anche questo è un allenamento per il futuro.

No non è un allenamento a piegarsi alle regole degli altri, ma ad imparare nuovi modi per fare le nostre. Fidati di me, se il professore ama una certa cosa, falla! Non è lecchinaggio è intelligenza. Finito l’esame potrai approfondire e presentare la cosa come meglio credi.

Analisi della domanda

In ogni corso di formazione e in molti altri ambiti si usa parlare di “analisi della domanda” quando un’azienda richiede un certo servizio, per capire nel modo migliore possibile “che cosa sta chiedendo” al professionista.

Spesso ci dimentichiamo che nelle domande sono già nascoste molte delle risposte, per questo è necessario analizzarle accuratamente, soprattutto durante un esame.

Non solo, leggere con attenzione le domande (nei compiti scritti) anche più volte, consente alla tua memoria di andare a ripescare ciò che hai studiato con maggiore facilità.

Funziona anche negli orali, come hai sentito in puntata chiedi con tranquillità di ripetere la domanda nel caso tu non l’avessi capita subito e non avere fretta di rispondere. Pensa qualche istante prima di farlo.

Imitare lo stile

Quello che tecnicamente in PNL viene chiamato “ricalco-guida” (cosa ancora oggi molto utile) potrebbe essere riassunto in: imita lo stile di chi hai di fronte.

Lo so che sembra un modo subdolo e truffaldino di agire ma in realtà tendi a farlo senza saperlo. Al di fuori della tua consapevolezza tendi a metterti in “fase” con il prossimo.

In altre parole se lui parla molto velocemente tenderai a ravelocizzare il tuo eloquio senza neanche rendertene conto a meno che non si tratti di un tuo “sottoposto”.

Si purtroppo alcuni studi hanno messo in evidenza che tendiamo ad imitare maggiormente la gente che è sopra di noi a livello sociale. Non deve esserlo davvero basta solo immaginare che lo sia.

E poi ci sono persone, come me, che a causa dei continui adattamenti a cui si sono sottoposte lo hanno interiorizzato. Se hai un accento forte e parli con me dopo 2 minuti lo parlo anche io …e non è un trucco per venderti niente 😉

Cosa “imitare”?

A quanto pare una delle imitazioni spontanee e immediate è quella legata ai segnali non verbali: la postura, i gesti, il tono di voce, la velocità dell’eloquio ecc.

Una cosa interessante da fare (ed è anche la più facile) è quella di cercare di capire se il “boss degli esami”, a volte è il tuo professore altre volte è qualcun’altro, utilizzi alcune parole specifiche con molta frequenza.

Se è una persona che quando parla dice spesso “praticamente” e intercalari del genere, potresti provare a farcire il tuo discorso con queste paroline, cercando di stare molto attento.

Perché se per caso ti sgama ottieni l’effetto opposto. Un modo intelligente per farlo non è con le “paroline” ma con le “parole importanti” che tende ad usare per spiegare le sue cose.

Se a lezione continuava a parlare di “medioevo”, usa anche tu questa dicitura, se invece dice “durante il periodo fra anno 1000 e 13000”, usa questa seconda dicitura.

Parlare la stessa lingua

Se hai studiato con attenzione e magari su un libro di quel professore è molto probabile che tu abbia già acquisto un bel po’ del suo lessico senza rendertene conto.

Non è una cosa strana, anzi! E’ una capacità innata che è servita ai nostri antenati per riuscire ad apprendere il più velocemente possibile l’idioma dei popoli con cui entravano in contatto.

Dopotutto la lingua serve proprio a questo, a scambiarci informazioni. Quando fai un esame devi sempre immaginare che stai per parlare con uno “straniero” e tu ti devi adattare a lui.

Ripeto: gli esami vanno studiati per essere superati, cioè devi studiare ciò che ti chiede il professore, e non per diventare un cultore della materia, quello potrai farlo dopo aver superato l’esame.

Non sai quante persone ho conosciuto con questo problema, si perdevano a studiare e approfondire temi non richiesti per l’esame, magari avevano una super cultura ma rischiavano spesso di non superare l’esame.

Guardami e ascoltami…

In puntata e anche nel Qde ti ho dato alcuni consigli sul comportamento non verbale, primo fra tutti quello di “guardare negli occhi” il tuo interlocutore.

Sembra banale come requisito durante un esame, anche perché a volte sono i professori stessi a non guardarci negli occhi. Ma essere pronti a farlo per primi da un ottimo segnale di apertura e genuinità.

Evita di fissare con insistenza, guardalo negli occhi ricordandoti di tenere le orecchie bene aperte. Si perché uno dei problemi quando non sei abituato a “guardare gli occhi” è proprio questo:

Smettere di ascoltare per concentrarsi sugli occhi! Evita di farlo, non devi iponotizzare il professore con il tuo sguardo, ma solo segnalare la tua disponibilità e apertura.

Cosa che puoi fare con tutto il corpo

Come quasi sicuramente sai puoi veicolare apertura con tutto il tuo corpo, partendo dall’evitare di stare con braccia e gambe incrociate, a meno che tu non sia una donna.

No, non è un vero segnale di “chiusura” ma visto che i professori conoscono accenni di “non verbale antiquato” restare aperti può essere un buon modo per iniziare.

Mostrare le mani e i palmi è un altro gesto che veicola apertura, disponibilità e competenza. Evita di usarli in modo “supplichevole” non stai elemosinando un voto, stai facendo la tua presentazione.

Continuiamo questi approfondimenti nel Qde e tra le risorse… se sei interessato al “non verbale” guarda le rubriche qui accanto (se leggi da Pc) e fai ricerche usando l’apposito motore qui a destra (sempre da pc).

Alla prossima
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.