Ogni volta che parlo con qualcuno che non conosce il campo della psicologia c’è qualcuno che mi guarda e mi dice: “Ehi ma perché queste cose non me le hanno insegnate a scuola?”. Allo stesso tempo c’è sempre qualcun altro che dice: “Si ma queste cose della psicologia sono tutte baggianate”. Insomma è un campo di studi ancora molto discusso, per comprendere questa dicotomia particolare ho usato una metafora tratta da Harry Potter…

Babbani Vs Maghi

So già che questo strano titolo potrà far arrabbiare qualche mio collega, dato che da anni cerchiamo di spiegare alle persone che noi non siamo “dei maghi”, non leggiamo nel pensiero, non diviniamo il futuro e soprattutto, dobbiamo attenerci a ciò che dice la ricerca. Tuttavia nel mondo di fantasia di Harry Potter c’è questa dicotomia tra Babbani e Maghi che mi sembrava calzasse abbastanza per rendere chiaro il concetto. Devo ammettere che ad un ulteriore sguardo non è poi così calzante ma spero sia stata utile a raccontare un po’ meglio come funzionano le cose.

Mentre per la maggior parte delle professioni quasi tutti noi riceviamo una sorta di infarinatura generale, per la psicologia le cose non sono sempre così chiare. Dalle medie facciamo materie come Educazione Tecnica, la quale può farci immaginare un giorno di diventare ingegneri; impariamo elementi di chimica e biologia, i quali possono farci immaginare come sarà fare i biologi, i chimici e in parte anche i medici. Per la psicologia? Si, in alcuni licei moderni è possibile avere una buona infarinatura (come quelli dedicati alla psicologia e alle scienze umane) ma nel restante delle scuole si legge superficialmente qualche pezzo di Freud.

I più fortunati studieranno in filosofia Freud, Jung e se va bene Adler. Tutti padri fondatori di un certo filone di psicologia che, per quanto abbiamo avuto un impatto gigantesco sulla cultura del 900′ non rispecchia pienamente cosa significa studiare questa materia. Ed invece la psicologia è molto più presente e pervasiva di quanto ci piaccia pensare, oggi tantissime persone usano termini come “bias”, “convinzioni”, atteggiamento mentale, pensieri lenti e veloci, senza fare mai il minimo riferimento al mondo della psicologia.

Ora il vero problema non è che la gente non sappia riconoscere cosa sia “psicologia e cosa no” ma il fatto che questa disciplina possa avere un tale impatto. Il che porta a numerosi problemi, il primo è più conosciuto è lo stigma verso chi frequenta lo studio di uno psicologo clinico (o di uno psicoterapeuta). Il secondo problema è che non conoscendo la materia, se un giovane ragazzo andasse dai genitori a dire che vuole intraprendere questo corso di studi potrebbe sentirsi dire: “ehi ma sei impazzito, quella roba non funziona ed è solo per i matti”. E potrei andare avanti ancora per molto ma mi fermo nel dire che se la popolazione non sa quanto sia utile una certa cosa i governi NON ci investiranno!

Sì hai capito bene, i governi si mantengono sul consenso di chi li vota, e se questi non pensano che la psicologia sia una cosa utile e buona tenderanno a togliere risorse in quel campo. Ed infatti abbiamo un ridicolo “bonus psicologo”, non credi sia ridicolo? Allora prova ad immaginare se ci fosse il bonus anestesista: “ci dispiace abbiamo finito i fondi per gli anestesisti, questa operazione sarà fatta da sveglio, d’accordo?”. Ci tengo a sottolineare che uso la parte clinica della psicologia perché è la più conosciuta e di conseguenza la più semplice da utilizzare in questo contesto, ma è importante sapere che non è l’unica branca di questa stupenda disciplina.

Il prezzo dell’ignoranza

Sono convinto (insieme a tante altre persone) che la mancata conoscenza delle basi di questa disciplina abbia grossi costi sociali. Nuovamente non mi riferisco solo all’aspetto clinico di salute mentale, la quale come sappiamo è in forte crisi, perché anche se ormai riconosciuta da tutti non esiste una sorta di educazione civica in tal senso. La psicologia, come sostengo da molti anni, è una materia di base che deve iniziare a far parte della cultura generale di una persona. Quando la gente pensa: “cosa dovrebbe conoscere mio figlio per poter crescere bene?” ecco una di queste cose è di certo il fatto di:

Avere delle emozioni e come gestirle, sapere come funziona l’attenzione e la distrazione, conoscere i principi della decisione, come la mente viene catturata da bias e euristiche, ecc. E ciò che ho appena descritto è solo una piccola parte di tutto ciò, se oggi pensiamo alla più grande sfida tecnologica che abbiamo di fronte, parlo ovviamente dell’intelligenza artificiale, ecco devi sapere che anche lì la psicologia ha molto da dire. Già solo a partire dal concetto di “intelligenza” che studiamo da secoli e che oggi è sulla bocca di tutti… “ma tanto quella roba lì mica è intelligenza”… e tu sai cosa significa davvero intelligenza e come la misuriamo?

No, non hai bisogno di diventare uno psicologo o di conoscere tutta la psicologia ma solo una buona infarinatura. Proprio come facciamo con tante altre materie, lascia che ti racconti una storia: io sono del 1978 e ho fatto le scuole medie in un istituto privato dei salesiani, i quali erano illuminati e ci facevano fare 2 ore alla settimana di informatica. Questo significa che quel corso di studi era attivo circa dal 1989 (casualmente anno di fondazione dell’Albo degli psicologi in Italia) e, ricordo bene che, alcuni genitori si lamentavano. “Mio figlio farà l’avvocato come me, cosa se ne fa di conoscere il funzionamento dei computer?”.

Ricordo frasi del genere perché da ragazzo ero ultra invasato di informatica, ero felicissimo di poter programmare (giocare con) in basic in prima media. Ma diverse famiglie lo vedevano come una perdita di tempo, “caspita 2 ore alla settimana invece di fare cose serie come matematica, italiano e storia”. Sono anni che ti racconto quanto, secondo il mio parere di parte, sia importante questa materia e credo, che negli ultimi tempi stia diventando sempre più evidente, proprio come è accaduto con l’informatica nel tempo. Ora vedi uno degli ostacoli a tutto ciò deriva proprio dalla ignoranza collettiva su questa materia che tu, caro lettore molto probabilmente non hai è legato a cosa viene insegnato su questo tema.

Certo è giusto accennare a Freud, Jung e Adler in filosofia ma allo stesso tempo perché non parlare di personaggi come Herbert Simon, Kahneman, Tversky e altri? Gente che ha vinto il Nobel per aver messo in luce quanto sia importante la psicologia in ogni nostro processo decisionale, dal più semplice al più complicato. E invece sai cosa succede? Che la maggior parte della psicologia oggi viene usata contro di noi o meglio, viene inserita magistralmente in diversi aspetti della nostra vita senza rendercene conto: da come funzionano gli algoritmi, al colore dei cibi, alla musica che ascoltiamo dentro ai negozi.

La psicologia “contro di noi”

Chiunque si sia interessato di persuasione è entrato in contatto con il magistrale lavoro di Robert Cialdini e le sue “armi della persuasione”. Un libro che ha fatto la storia di questa materia (io l’ho studiato per un esame nel 1999) e che inizia dicendo qualcosa del genere: “ho scritto questo libro per aiutare il consumatore a non farsi fregare”. Un intento più che nobile da parte di un bravo ricercatore nel campo, la cosa molto curiosa è che quel libro non si trova sui comodini delle persone comuni ma su quelli di chi si occupa di marketing. Quella conoscenza che doveva difenderci è diventata un’arma nelle mani di chi cerca di venderci delle cose o di farci restare il più a lungo possibile in un luogo ecc.

Questa tendenza non è nuova, risale alla notte dei tempi, le meravigliose armi retoriche che alcuni fortunati hanno studiato a scuola non erano per tutti. Le studiavano i retori, gli avvocati, i politici, persone che in quel contesto guidava l’opinione pubblica. IL fatto è che una vera “opinione pubblica” si può costruire solo se questa sa, che tipo di comunicazione sta ricevendo. Penso che questa tendenza abbia anche contribuito (e contribuisca) al populismo e a tanti altri fenomeni sociologici del genere; forse è bene che mi fermi qui altrimenti sembro anche complottista. “Avete svalutato la psicologia per poterla usare contro di noi” (ecco non credo che le cose siano andate proprio in questo modo, però…).

La psicologia può essere “contro di noi” non solo per chi la usa in modo malevolo ma anche per chi la usa in modo ingenuo. Sì perché una delle motivazioni che sostengono questa ignoranza è proprio la presenza della famosa: psicologia ingenua. Il fatto che ognuno di noi sia una sorta di psicologo, per capire le altre persone dobbiamo costruire dei modelli della mente altrui, immaginare intenzioni, emozioni, piani di azione. Molte volte ci riusciamo con successo, perché sono meccanismi evolutivi dentro di noi: non hai bisogno di leggere Freud per capire che quel tizio, tutto rosso in volto, che urla al telefono è arrabbiato con qualcuno. O se urla verso di te, non hai bisogno di conoscere Jung per immaginare che possa attaccarti.

Ma per sapere come parlarci per calmarlo sì, cioè non proprio Freud e Jung ma ad esempio alcuni principi di comunicazione non violenta (quindi Rogers e Rosenberg per essere precisi). Non hai bisogno di essere né uno psicologo e né un medico per capire che un tuo amico potrebbe essere ultra stressato dal lavoro, ma per poter ricorrere ai ripari, dare consigli ecc. sì ti serve una certa infarinatura psicologica. Per usare un’analogia: non hai bisogno di conoscere la gravità per sapere che si ti butti dal 2 piano rischi di farti molto male, ma per calcolare esattamente l’impatto di un oggetto al suolo e gli eventuali danni, ti serve eccome.

Purtroppo so che poche persone leggeranno il post fino a questo punto, se ci seri arrivato ti ringrazio… sei tra le persone che possono lanciare sprazzi di luce in questa parte oscura della nostra conoscenza attuale. Oscura non tanto perché difficile da capire ma perché in ombra, la cosa divertente è che non sembra così: non esiste serie Tv attuale che non parli di salute mentale, di intrighi psicologici, di criminologia (vedi il caso del True Crime)… forse ci siamo, forse un giorno sarà l’AI a consigiarcelo o ad educarci in tal senso, anzi secondo me lo sta già facendo.

Se parli spesso con l’AI noterai che ha un modo perfetto di rispondere alle domande, non dal punto di vista del contenuto ma della forma. Utilizza il nostro lessico, riesce a non essere polarizzante, è accomodante (fin troppo il che è un altro ordine di problema), insomma ha un ottimo modo di conversare. Siamo molto spaventati dal fatto che ci renderà stupidi e se invece ci aiutasse? Dipenderà sempre da come la utilizzeremo, se in back ground (come la psicologia) o in modo maggiormente consapevole.

Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.