La percezione dello scorrere del tempo è soggettiva e varia non solo da persona a persona ma da momento a momento. A tutti è capitato di conoscere il vero paradosso del tempo: quando vorremmo rallentasse, perché stiamo vivendo qualcosa di meraviglioso lui sembra accelerare. Al contrario, quando vorremmo si velocizzasse, magari perché stiamo provando del dolore (fisico o emotivo) lui rallenta… oggi parliamo proprio di questo fenomeno e di come utilizzarlo a nostro vantaggio.

Il paradosso del tempo

Se hai ascoltato la puntata sicuramente hai già la risposta al quesito iniziale. Ma è bene riprendere alcuni aspetti di questo tema per riuscire ad approfondirlo ulteriormente: come abbiamo visto la percezione dello scorrere del tempo varia in base a come ci sentiamo mentre facciamo qualcosa. In modo superficiale possiamo dire che quando una cosa ci procura emozioni piacevoli il tempo tende a volare via, viceversa, quando ci procura emozioni spiacevoli sembra “non finire mai”. La domanda era “perché”? Le risposte sono molte ma la principale è come al solito, legata alla nostra sopravvivenza.

Perché il nostro cervello (e di conseguenza la nostra percezione) non si è evoluta per renderci più felici ma per farci sopravvivere. E cosa è più importante che ci resti bene impresso nella mente, qualcosa che ci fa bene o qualcosa che può farci male? La risposta è ancora una volta molto semplice: la seconda! Sembra abbastanza strano no? Dopotutto se trovo del cibo buono questo dovrebbe farmi sentire bene, e ritrovare quel tipo di cibo potrebbe aumentare notevolmente le mie aspettative di vita. Come mai in questo caso sembra ancora vincere ciò che sembra negativo?

Questo esempio sembra contraddire il fatto che vi sia un rallentare con emozioni positive o negative, ed in effetti le cose stanno così. Non è la valenza emotiva (o il tono edonico) a determinare il rallentare del tempo ma il fatto se siamo presenti o meno a ciò che sta accadendo. Anche questo può apparire come paradossale, ma il dolore (fino a certi livelli) può renderci più consapevoli e anche le cose belle, fino a certi livelli ci rendono tali. Questi livelli dipendono dalle nostre finestre di tolleranza, da un lato al dolore (la famosa dissociazione per dolore, a volte anche estrema in caso di trauma) e dall’altro lato dal troppo piacere.

Certamente i nostri stati interni, i sentimenti, le emozioni e i nostri pensieri possono alterare la percezione del tempo. Tuttavia ciò che viene regolato è il nostro focus attentivo, la nostra consapevolezza, la quale come sappiamo (soprattutto chi ha letto il mio primo libro “Facci Caso“) non dipende solo dalla qualità dello stimolo. Cioè di certo uno stimolo creato per attirarci avrà un effetto molto più forte di uno stimolo neutro (i famosi superstimoli) ma noi abbiamo una piccola finestra di consapevolezza intenzionale che possiamo mettere in campo in ogni momento.

Questa capacità non è una cosa magica, la mettiamo in campo tutte le volte che ci sembra necessario essere particolarmente attenti a ciò che ci accade. Tuttavia è una operazione dispendiosa e di conseguenza è contro “la sopravvivenza” quindi non ci piace né utilizzarla a caso (quando ad esempio compiamo gesti abitudinari) e né utilizzarla intenzionalmente (quando i compiti non sono così piacevoli come appaiono).

Intenzionalità e attenzione

La tesi che ho cercato di sostenere all’interno di “Facci Caso” è esattamente questa: puoi decidere in modo intenzionale cosa tenere nel campo della consapevolezza e cosa no. Lo so è una tesi antica ma ha anche molti detrattori, infatti ci sembra normale pensare che se una cosa ci attrae bene se non ci attrae significa che probabilmente non è attraente. In parte questo ragionamento è vero, ne abbiamo la prova sotto gli occhi quotidianamente, in quell’invenzione diabolica dei super stimoli. I super stimoli sono stimoli arricchiti che non esistono in natura e che, a quanto pare vincono anche i nostri istinti più antichi.

Ti faccio un esempio: se prendi alcuni colori e li metti su un oggetto che si muove, alcuni tipi di animali non solo ne saranno attratti ma ne saranno così attratti da lasciarsi sfuggire le vere prede. Questo accade perché i ricercatori sono riusciti ad isolare quelle parti necessarie e sufficienti a far scattare un certo tipo di automatismo nell’animale. Ecco i super stimoli assomigliano un po’ a questi meccanismi ed effettivamente attirano notevolmente la nostra attenzione. Tuttavia esiste una differenza fondamentale tra tutti gli animali del creato e noi, in quanto animali, ed è proprio la capacità di modificare la nostra risposta automatica e stereotipata all’ambiente.

Noi siamo animali ma come sappiamo abbiamo una certa dote di consapevolezza che sembra mancare negli altri animali. Molti ricercatori staranno pensando: “eh tu come fai a saperlo che non hanno la nostra coscienza?” ed effettivamente non saprei rispondere a questa domanda ma potrei argomentare affermando che noi siamo in grado di modificare le nostre risposte fisse all’ambiente, perché moltissime di tali risposte in noi esseri umani non sono fisse. Certo sono molto forti come nel resto del regno animale ma noi abbiamo un ampio margine di gestione della cosa. Facciamo un altro esempio e poi torniamo al tema dello scorrere del tempo, si perché le due cose sono più che collegate tra loro.

Come sanno molti oggi i cibi processati che troviamo al supermercato hanno raggiunto il grado massimo di attrazione o di palatabilità. Per sopravvivere noi siamo attratti dalle cose ipercaloriche in particolare da grassi e zuccheri. No, la natura non ci vuole grassi ma ci vuole in forma per affrontare i periodi di scarsità che nel nostro tempo moderno sono molto pochi. Ecco perché quelle patatine e quelle caramelle diventano una droga perché effettivamente sono studiati per dare il massimo possibile del piacere per i nostri palati. Nonostante questo se uno segue un buon regime dietetico è in grado di resistere anche a quelle sirene, certo non è facile ma si può fare.

Gli esempi sarebbero ancora molti, tutto questo significa che in parte noi abbiamo una intenzionalità nel dirigere le nostre risorse e la principale tra tale risorse è proprio l’attenzione. E la qualità dell’attenzione che riesci a dare alle cose è in grado di alterare la percezione del tempo. Ecco perché era così importante questa parte apparentemente slegata dal tema principale, altrimenti resterà dentro di te il dubbio: “ma siamo davvero sicuri che io possa decidere a cosa prestare attenzione oppure dipende tutto dall’ambiente e dalle mie predisposizioni naturali?”… in parte si ma non del tutto, per fortuna!

I samurai

Tempo fa ho paragonato questa idea di riuscire a fermare il tempo con la mente, cioè attraverso una concentrazione spiccata a quelle rappresentazioni cinematografiche di samurai e ninja. Hai presente quando ci mostrano il maestro che sembra vedere a rallentatore le mosse dei propri avversari? Ecco succede davvero qualcosa del genere, lo abbiamo visto molte volte ma è bene che lo ripeta: sono nato e cresciuto a ridosso di una ferrovia, per almeno 20 anni della mia vita ho visto decine di treni ogni giorno dal mio terrazzo e mi ha sempre stupito una sorta di fenomeno pazzesco:

Quando mi concentravo su un dettaglio che volevo osservare, un numero di una carrozza, una scritta su un vagone o il volto di una persona dal finestrino, mi sembrava che il treno rallentasse per qualche istante. Succede anche quando sei in una vecchia stazione e devi individuare il vagone giusto (nelle nuove stazioni ci sono dei cartelli che indicano dove si trovano le carrozze e dove si fermerà il treno, un tempo non era così) per riuscire a vedere quel numero ti devi concentrare particolarmente e in quell’esatto momento sembra che il mondo rallenti o meglio che il treno rallenti per un istante per farti vedere meglio.

Ecco quel fenomeno non è una illusione è vero, lo abbiamo visto con l’esperimento della “strana palla” in cui la percezione di un oggetti particolare rallentava il tempo. Ecco ma nel mio esempio la cosa è ancora più interessante perché sei tu che stai decidendo di riporre le tue risorse attentive e sei tu che intenzionalmente rallenti lo scorrere del tempo. Ti assicuro non è magia e non mi sto inventando niente, vai a fare un giro per strada ed osserva un dettaglio sulle auto che sfrecciano davanti a te se non pui guardare un treno. E ti accorgerai da solo che per qualche istante, la macchina sembra rallentare, ecco non è l’auto che rallenta è la tua percezione del tempo a farlo!

Ok questo è chiaramente il fenomeno più estremo ma in realtà ogni volta che tu decidi di allocare con intenzione la tua attenzione la percezione del tempo cambia. Per prima cosa tende a rallentare, quindi di solito evitiamo di farlo quando ci annoiamo, no? Sbagliato, certo se ti concentri il tempo rallenta ma in realtà la noia deriva proprio dal fatto che tenti di distrarti perché ciò che osservi è noioso. In questo caso coinvolgerti di più stando più attento farà cambiare direzione al tempo, pensaci, se sei a lezione e l’argomento è pesante ma sei coinvolto il tempo vola.

Se invece sei a lezione l’argomento è pesante e non sei coinvolto? Il tempo sembra rallentare. Tutto questo ci dice che la vera chiave per la gestione della percezione del tempo mentale non sta nel divertirci a comando ma sta nel coinvolgerci, la chiave non sta nelle emozioni che proviamo ma nella qualità dell’attenzione che riponiamo. E come facciamo a ricordarci di fare una cosa del genere in modo intenzionale? Serve ancora una volta attenzione o meta-cognizione, ancora consapevolezza, ancora una volta è una questione di consapevolezza e non di cercare di sentirci in un qualche modo.

Stati di coscienza

Per anni abbiamo pensato che si potesse alterare il senso del tempo alterando la coscienza. E in effetti anche questo è vero, tuttavia si tratta di un modo dissociativo, come quando decidi di farti un sonnellino durante un viaggio. Così ci sono persone che dicevano: sai io per passare il tempo mi auto-ipnotizzo, entro in un mondo tutto mio e il tempo vola. La qual cosa è plausibile ma il prezzo è quello di uscire totalmente dal viaggio, non vedere i passaggi ma di ottundersi volontariamente per non provare il tedio dello scorrere del tempo. Ripeto in alcuni casi ci sta e spesso lo facciamo in treno guardando una serie tv che ci appassiona.

Ma questo metodo se ci pensi è molto simile al cercare di rendere qualcosa più piacevole quando ci appare spiacevole. E’ come se mi stessi annoiando mentre ascolto la lezione e decidessi di giocare ad un videogame sul cellulare, di certo il tempo passerebbe più velocemente ma oltre al rischio di essere sgamato dal professore non capirò quasi niente. Al contrario se a lezione ti stai annoiando non devi cercare di “tirarti su il morale” (di modificare il tuo stato di coscienza) ma devi raffinarlo, renderlo più affine a cosa sta accadendo cercando di coinvolgerti con maggiore interesse.

Un buon modo oltre a quello di praticare la meditazione che ti allena a spostare con intenzione la consapevolezza è anche quello di chiederti: “cosa c’è di davvero importante per me in questo momento” senza cercare di scappare dalla situazione. Ma il tutto come forse avrai già intuito (magari lo sai se hai letto il mio libro) non dipende dai contenuti mentali o dalle emozioni ma dal cercare di reclutare ed allenare quella funzione superiore che potremmo definire in modo semplice come “attenzione intenzionale”.

Questo è il vero super potere, state attenti però perché non vorrei che chi non riesce a stare attento si senta colpevole di non avere abbastanza forza di volontà e cose del genere. Ognuno di noi ha vari gradi di consapevolezza, una cosa è certa: lavorandoci, ognuno di noi può migliorare anche chi avesse una forma molto forte di ADHD è in grado di imparare a fare queste cose. Come facciamo saperlo? Perché da diversi decenni esistono percorsi di meditazione orientati a chi ha problemi di attenzione e di impulsività, e funzionano davvero molto molto bene…

Ok direi che per oggi ti ho dato fin troppe informazioni, fammi sapere cosa ne pensi…

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.