La nostra psicologia dipende da moltissimi fattori, il più importante in assoluto è quello legato all’ambiente. E per noi esseri umani ambiente significa “cultura”.
Quell’insieme di norme, valori e insegnamenti che ci tramandiamo e in cui cresciamo e ci sviluppiamo. La cultura che ci circonda plasma il nostro modo di pensare e di agire.
Ecco perché serve una “Psicologia Digitale”… buon ascolto…
La psicologia digitale
Come hai ascoltato non si tratta di un nuovo “brand” dove cerchiamo una nuova collocazione per i miei colleghi psicologi, anche perché loro ci ragionano da anni.
Già nei primi anni del 2000, quando studiavo psicologia, si parlava di queste tematiche: di quanto e di come il digitale potesse modificare la nostra mente.
Per l’esame di “psicologia degli atteggiamenti e delle opinioni” che ho fatto con il mitico prof. Giuseppe Mantovani, abbiamo dedicato gran parte del tempo a questa discussione.
A come e quanto gli aspetti culturali tendono a modificare i nostri comportamenti e quanto ciò che ci circonda ha effetto su di noi. In particolare ci siamo soffermati sugli “artefatti cognitivi”.
Cioè quegli strumenti costruiti dagli esseri umani appositamente per poter potenziare, manipolare e gestire aspetti legati al pensiero: dai rituali alla scrittura, dalle auto ai computer.
Gli artefatti cognitivi
Gli artefatti cognitivi sono estensioni del nostro pensiero, il Prof. Mantovani usava spesso l’esempio del “post-it”, diceva: immagina di scrivere un impegno importante su di un post-it.
Ti svegli, fai tutte le tue cose e prima di uscire di casa “boom” vedi davanti a te il post-it che ti ricorda quella cosa importante. Di chi è il merito di quel ricordo, è tuo o è del post-it?
Sembra una domanda scontata, il merito è della persona che ha avuto l’accortezza di scrivere quell’appunto o è del mezzo su cui è stato scritto? Il merito è chiaramente umano ma deriva da questa interazione.
Dalla interazione tra l’uomo e l’artefatto cognitivo che gli ha consentito di ricordare. Questa “abilità mnemonica” è un’estensione del pensiero data dalla interazione “tra uomo e architettura umana”.
Da tale interazione nasce la cultura che trasmettiamo ai posteri. Ora immagina questa cosa moltiplicata per milioni di volte ed ottieni lo strumento cognitivo più potente mai creato… il web!
La tecnologia ci ruba abilità
Come abbiamo visto più volte la preoccupazione che gli artefatti cognitivi possano “ruabarci abilità” è millenaria. Già Platone si preoccupava della scrittura che ci avrebbe resi tutti “immemori”.
Ma come sappiamo senza la scrittura la nostra “memoria” sarebbe stata molto più corta in termini assoluti. Gli artefatti ci hanno permesso di espandere l’abilità mnemonica.
Perché l’abilità più importante degli esseri umani è proprio quella di riuscire a creare “artefatti” in grado di farci sopravvivere. Perché siamo una specie poco dotata, sia fisicamente che intellettualmente.
Ma siamo stati abbastanza intelligenti da capire che potevamo sfruttare la nostra capacità di “costruzione di artefatti” per migliorarci. Quindi la nostra vera abilità sta nella nostra capacità di costruire e utilizzare artefatti.
Pensa a quelle tribù di decine di migliaia di anni fa che non sono state in grado di gestire il fuoco. Anche solo di accenderlo quando lo desideravano, probabilmente si sono estinte.
Il fuoco
Immaginiamo che siano esistite due tribù, quella “A” che si è allenata a sopportare il freddo e quella “B” che al contrario non lo sopportava così bene.
Ora immaginiamo che la tribù “B”, proprio perché non troppo dotata di tale abilità si sia allenata nell’utilizzo del fuoco. Chi avrà avuto nel lungo termini migliori vantaggi evolutivi?
Gli appassionati del “potere personale” potranno pensare: “ma è ovvio che è stata A, che si è allenata a sopportare le intemperie” ed invece è B la risposta giusta.
Perché per quanto l’essere umano possa diventare immune al freddo esistono dei limiti fisici che gli impediscono di vivere sotto certe temperature. Per non parlare degli altri 10000 vantaggi del fuoco.
Quindi a partire da una “mancanza umana” la soluzione migliore per sopravvivere non è quella di diventare dei “super uomini” ma è quella di espandere la nostra forza attraverso gli artefatti.
Dall’alfabeto al web
Il 90% di ciò che ti circonda e con cui interagisci ogni giorno è un artefatto umano, anche se non te ne rendi conto. Il semplice riuscire a leggere queste parole è consentito dalla tua conoscenza dell’alfabeto e della lingua.
Lo so che ci piace pensare che possiamo diventare super forti, super intelligenti e super fighi, ma la verità è che la peculiarità dell’essere umano, rispetto agli altri animali è quella di sapere utilizzare “la tecnica”.
Senza tecnica ci saremmo estinti milioni di anni fa! Una volta afferrato questo concetto di cui discutiamo spesso possiamo fare un passo in avanti nella nostra civiltà contemporanea.
E iniziare a vedere i famosi “flop aziendali”, come quello della Kodak, come nati da un mancato aggiornamento delle interazioni con la tecnologia predominante.
Così come la tribù A si estingue a causa della sua incapacità di gestire il fuoco, allo stesso modo la Kodak è fallita perché non è riuscita a cavalcare la valanga digitale che ha investito tutti noi.
Investiti dal digitale
Ma è proprio vero che siamo stati “investiti dal digitale”? Se prendiamo la crescita delle tecnologie “pre-digitali” e facciamo un confronto la risposta dovrebbe essere assolutamente affermativa.
Poche tecnologie del passato hanno avuto un’influenza così radicale e rapida come il digitale sulla nostra società. Tuttavia, come descrive mirabolmente Alessandro Baricco nel suo libro “The Game“, non è così.
Secondo Baricco ci stiamo preparando a questo cambiamento da tempo e nel suo libro cerca di andare alla scoperta di queste “tracce archeologiche del digitale”.
Mostrandoci il sottile passaggio da “analogico a digitale” utilizzando una analogia davvero molto carina, quella che mette in relazione il calcio balilla, i flipper ed i video giochi.
Se hai la mia età sicuramente non farai fatica ad immaginarlo, ma provaci lo stesso: immagina di giocare a calcio balilla, dove tutto è reale, suoni e movimenti; di giocare con il flipper e poi con un video game qualsiasi.
Le cose si sanno da un sacco di tempo
Baricco cerca di far risalire a questa “sensazione”, quella del passaggio tra “calcetto e videogioco” l’essenza del passaggio da analogico a digitale. In realtà potremmo andare ancora più indietro con i primi calcolatori.
Ma si sa la tecnologia viene quasi sempre inventata in un periodo precedente e successivamente qualcuno la scopre: due esempi eclatanti sono le macchina a vapore e il cannocchiale.
Tra il I° ed il III° secolo a.c. Erone di Alessandria, matematico e ingegnere aveva già progettato rudimentali macchine a vapore, ma non solo ci aveva scritto dietro tratti e aveva fondato la “pneumatica”.
Allo stesso modo è noto che Galileo entrò in contatto con un giocattolo olandese che consentiva di “vedere più lontano”. Lui comprese che poteva avere un valore inestimabile pratico e scientifico.
Nella mitologia greca vengono descritte “macchine” identiche a quelli che oggi chiameremmo robot. Il sogno di un “mondo” che soddisfi tutti i nostri desideri con il minimo dell’impegno, esiste da sempre.
Per la prima volta nella storia
Secondo Harari ci si siamo evoluti grazie alla capacità di creare e condividere narrazioni. Sono convinto che il web sia il mezzo di condivisione e narrazione più potente mai creato.
Ed è per questo che ci stiamo ponendo una valanga di domande sul suo utilizzo, soprattutto perché si tratta di una delle rivoluzioni più rapide e sconvolgenti della storia.
Forse una vera e propria “rivoluzione antropologica” in grado di creare una speciazione tra prima e dopo, perché gli artefatti che utilizziamo ci utilizzano in un qualche modo.
Questa è la pura verità, ciò che utilizzi ogni giorno ti lega al suo modo di percepire il mondo. Se sei una persona che fa molto video editing tenderai a pensare per immagini.
Se sei un musicista tenderai a pensare per suoni e così via, è ancora una volta la magica neuroplasticità della nostra mente. Che ci consente di cambiare (nel male e nel bene) la nostra neurologia e in definitiva, noi stessi.
E’ sempre un bene questo cambio digitale? Non in termini assoluti, ma è sicuramente una delle opportunità più grandi che abbiamo mai avuto e non mi riferisco (solo) a quelle lavorative.
Ma al fatto che grazie a questo mondo condiviso è possibile parlare tutti insieme dei grandi temi del mondo come “il climate change”. L’ho già detto altrove, ma senza il web non ci sarebbe stata nessuna Greta Thunberg.
Fammi sapere cosa ne pensi perché potremmo parlarne per mesi 😉
A presto
Genna