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Tu sei un giver, un taker o un matcher? So che queste parole possono suonare in modo strano ma da qualche anno a questa parte il ricercatore e divulgatore Adam Grant ha tirato fuori questa distinzione cardine: in specifici contesti le persone tendono a prendere di più, a dare di più o adeguarsi a ciò che accade. Conoscere queste tendenze può aiutarci a migliorare noi stessi e le nostre relazioni…
Riduttori di complessità
Moltissime distinzione psicologiche, dai tratti di personalità alle semplici descrizioni sono tutte delle sorte di “riduttori di complessità“. Come forse saprai là fuori non ci sono persone estroverse ed introverse ma persone che tendono ad attuare comportamenti che vanno verso una parte o l’altra. Lo stesso discorso potremmo farlo per qualsiasi categoria psicologica, questo però non significa che tali distinzioni siano campate in aria, di solito hanno studi ben documentati. Nonostante ciò però è sempre bene tenere a mente che noi esseri umani siamo tremendamente complessi!
Un riduttore di complessità è esattamente ciò che indica: qualcosa che rende le cose meno complesse, ovviamente non tutto può essere chiamato in questo modo. Se ad esempio le categorie fossero fasulle e campate in aria in realtà la complessità non sarebbe realmente ridotta ma ingannata. Facciamo un esempio: i segni zodiacali possono apparire come tali, studiando la tradizione della astrologia e facile immaginare che siano dei riduttori di complessità. In realtà c’è ben altro da conoscere oltre al nostro segno e al nostro ascendente… ma in realtà si tratta di falsi riduttori.
Come sanno molte persone l’astrologia trae spunto da mappe stellari vetuste, cioè la descrizione astronomica antica non combacia con quella attuale. Dunque quei segni per quanto affascinanti non sono un buon riduttore di complessità di come funzionano davvero gli astri e detto tra di noi, neanche di come funzioni la nostra personalità. Semmai sono dei complessificatori, non mi credi? Diversi studi indicano che esista una sorta di traccia di personalità sulla base di quando siamo nati, ma la cosa non sarebbe legata agli astri semmai alla temperatura.
In alcuni studi di cronopsicologia è emerso che le persone tendono ad avere personalità simili quando nascono in specifiche stagioni. Sto semplificando a mia volta ovviamente ma ciò che mi sembra evidente è che, dato che quella mappe stellari non sono vere, che gli influssi descritti dei pianeti sono più che discutibili e dato che esistono ricerche che indicano semplici correlazioni tra periodo di nascita (legato a caldo e freddo) e personalità. Allora è più che probabile che tutta la parpardella complessa e antica della Astrologia sia un rendere complesso qualcosa che o e più semplice o si tratta “di altro”.
Vi prego amanti del tema evitate di insultarmi eccessivamente ma le cose stanno così. Si tratta del buon e saggio rasoio di Occam di cui abbiamo tanto parlato. Se da un lato è verso che le cose sono sempre più complesse di quanto appaiano allo stesso tempo non significa che richiedano spiegazioni ultra complesse. Ad esempio, chi conosce un pizzico di psicologia ascoltando queste distinzioni avrà di certo pensato: “i giver sono persone poco assertive, i taker sono dei narcisisti e i matcher sono psicopatici” o qualcosa del genere. (Sto esagerando ma lo faccio per motivi esplicativi… ora capirai).
Tu sei matto!
Quante volte hai sentito per strada dire: “ehi ma tu sei matto?” oppure qualche mio collega o semi-collega che afferma frasi del tipo: “ma si quel tizio della tv è sicuramente borderline?” ecco in entrambi questi casi si tratta di cavolate. Nessuno può fare un lavoro complesso come quello della diagnosi semplicemente guardandoti negli occhi o solo perché ti conosce, tuttavia siamo molto attratti da queste sentenze. Viene più facile quindi pensare le categorie illustrate (giver, taker ecc.) più come etichette diagnostiche che non come naturali tendenze umane.
Siamo portati ad immaginare che queste tendenze siano dettate da qualche anomalia nel comportamento, ma come già accennato non si tratta di vere descrizioni ma di riduttori di complessità. Da un punto di vista descrittivo se un tuo conoscente sembra essere sempre intento a prendere è più corretto chiamarlo “taker” che “borderline”; certo potresti anche chiamarlo arraffone e sarebbe molto simile all’etichetta di cui ci stiamo occupando. Dire invece che ha un problema di personalità è affermare qualcosa di decisamente molto più complesso del semplice comportamento di prendere. Come dici, e se lo fa con tutti?
Non è così raro che accada ma la maggior parte di questi comportamenti hanno quasi sempre delle eccezioni. Infatti nella tua vita troverai persone che generalmente prendono ma non con tutti, così come potresti trovare persone che danno ma non a tutti. Diversi anni fa collaboravo con un ortopedico, il quale sembrava particolarmente interessato ad una mia collega, ogni volta che questa diceva di avere anche il più piccolo dolorino lui la visitava da testa a piedi. Ed essendo anche osteopata la manipolava, ogni due per tre lei era sdraiata su quel bel lettino.
Nonostante ci abbia lavorato per anni, nonostante arrivassi spesso tutto incriccato non mi ha mai chiesto di sdraiarmi sul lettino. Lo so cosa stai pensando ma ti assicuro che l’approccio era particolarmente professionale e medico, tuttavia la preferenza era super evidente. Se tu fossi entrato in quel frangente, avresti di certo pensato: “che medico premuroso che si occupa di questa sua collega anche perdendo del tempo prezioso di riposo” (infatti succedeva spesso nelle pause). La verità era che quel medico era particolarmente “giver” solo con quella persona, non con tutte le persone (posso assicurartelo)!
Ciò significa che non era un giver? No, significa che lo era con quella specifica persona e in quello specifico contesto. Questo significa usare bene un riduttore di complessità, ricordarci che si tratta di un modo per facilitare la comprensione di qualcosa, in tal caso del comportamento umano e non della verità assoluta. Perché se così fosse perderemmo la flessibilità necessaria per far si che tali categorie siano utili nella nostra vita. Pensare che quel medico fosse giver mi avrebbe sicuramente fatto particolarmente male, magari mi avrebbe fatto pensare cose del tipo: “io devo stargli particolarmente sulle scatole se non mi ha mai proposto niente del genere”… ma alla fine insomma semplicemente gli piaceva quella collega.
Generalizzazioni utili
Si tratta dunque di generalizzazioni utili, ti ho fatto l’esempio qui sopra per spiegarti quanto sia facile farsi ingannare da tali estensioni del pensiero. Tuttavia ci tengo a dire che quella persone era naturalmente una che tendeva a dare più che a prendere, era un medico eccezionale sempre pronto a visitare i propri pazienti a qualsiasi ora. Ha aiutato tante persone ad avviare la propria carriera e se lo chiamavi per qualche problema personale era capace di restare al telefono con te per ore nel tentativo di aiutarti. Insomma in generale, anche se aveva delle preferenze per i trattamenti, era una persona che tendeva a dare sul lavoro.
Noi esseri umani abbiamo una sorta di super potere, quello di riuscire a riconoscere dei pattern, delle cose che tendono a verificarsi con una certa regolartià. Tale potere viene superato dal suo antagonista, il fatto di credere eccessivamente alle nostre previsioni, cioè pensare che quei pattern saranno per sempre identici. Lo facciamo perché sono entrambi meccanismi di risparmio energetico: una volta che hai capito come si guida una bici non dovrai imparare ogni volta come si fa quando la cambi, sarà sempre qualcosa di molto simile (fino a quando non usi una bici a retropedalata e devi cambiare alcune abitudini).
Una volta che pensiamo di avere capito come funzionano alcune cose smettiamo di aggiornare quella nostra ipotesi. Se penso che il mio vicino di casa sia un persone disonesta difficilmente cambierò opinione, a meno che non veda ripetute azioni oneste in un breve lasso di tempo. Perché questi meccanismi sono importanti per comprendere questi test? Perché altrimenti crediamo che là fuori esistano davvero persone che danno sempre e altre che prendono sempre ma non è così. Lo abbiamo già visto parlando del Focus x e di altre distinzioni simili, ed è estremamente importante capirlo.
Se capiamo che si tratta di “scorciatoie e di mappe” possiamo usarle in modo utile, quando ci chiediamo come comportarci con un nostro collega o un nostro conoscente, cercare di inquadrare queste categorie può essere utile. “Ok devo chiedere a Franco un piacere, fammi pensare lui solitamente è un taker, quindi forse dovrò proporgli la cosa dal punto di vista dei vantaggi che lui potrebbe ottenere”. Lo so sembra un ragionamento macchiavellico e calcolatore ma sotto sotto li facciamo tutti questi pensieri quando vogliamo massimizzare le nostre richieste e le nostre comunicazioni.
Cosa dici? Tu non lo fai perché sei onesto e sincero? La verità è che lo facciamo sempre, lo facciamo sin dalla più tenera età, da quando decidevamo di chiedere le cose alla mamma perché sapevamo che il papà non ci avrebbe dato ascolto (o viceversa). Fare finta che i nostri comportamenti siano sempre disinteressati e privi di strategie è un po’ ingannare noi stessi, se per caso non ti sei mai accorto di queste tendenze è semplicemente perché non ci hai mai pensato, non perché sei più puro e migliore degli altri! Attenzione non sto parlando di manipolare e calcolare ogni nostra conversazione, ma in quelle rilevante per noi lo facciamo eccome.
Avere una mappa
Immagina di finire in un luogo sconosciuto e di avere a disposizione solo una mappa disegnata da un bambino di 10 anni. E’ meglio seguire o non seguire quella mappa? Ovviamente dipende ma se il bambino è stato abbastanza bravo avrà inserito alcune cose molto utili: il fatto che sia una stazione, il fatto che essa sembra essere vicino ad un grande campanile ecc. Di certo non ci aspettiamo che le proporzioni siano perfette e neanche i dettagli, ma sapere alcune cose potrebbe essere molto più che utile per muoverci in quel territorio.
Il problema scatta quando iniziamo a credere che quella mappa sia precisa, che descriva davvero il territorio. Ogni volta che facciamo questa confusione rischiamo di perderci. Non si tratta solo della famosa confusione tra mappa e territorio ma del fatto di credere che quella mappa dica sempre la verità, che sia realmente precisa e dimenticarci che è stata fatta da un bambino. Ecco la maggior parte delle categorie psicologiche assomigliano più a questo tipo di mappe che non ai nostri moderni navigatori.
Usarla come riferimento ci aiuterà un sacco, usarla come se fosse un navigatore ci porterà presto fuori strada. Questo è un problema che non sorge solo con la psicologia ma con moltissime altre branche del sapere, solo che ci farebbe abbastanza paura sapere che per decenni siamo andati su auto sulle quali non era testato praticamente nulla. Usiamo le nostre conoscenze come mappe e continuiamo a cercare di tenerle aggiornate, disposti a fare una delle cose più difficili al mondo: cambiare idea!
Per quanto mi riguarda la vera intelligenza è rappresentata proprio da chi riesce ad aggiornare velocemente le proprie convinzioni sulla base di nuovi dati. Questo non significa correre dietro alle nuove mode (la famosa FOMO) ma significa cercare di tenere a mente che per utilizzare al meglio gli strumenti della nostra amata psicologia, serve flessibilità, senza questa abilità (che in realtà è un insieme di competenze diverse) queste nozioni possono facilmente ritorcersi contro chi le utilizza.
In una prossima puntata parleremo approfonditamente di come si sviluppa proprio questa flessibilità mentale. Nel frattempo osserva come tendi a comportarti e come si comportano le persone intorno a te, cercando di assumere questo mindset che spero dopo tutte queste parole di averti un po’ “ispirato”.
A presto
Genna