Ti piace avere dubbi? Molto probabilmente no, ognuno di noi adora sentire e pensare di essere “certi nelle azioni che compiamo”.

In realtà la “vera certezza” non esiste ma il nostro cervello la ricerca comunque. La tua mente è alla continua ricerca di senso e significato, di unire i puntini e chiarire le cose.

Oggi scoprirai come prenderti una pausa da questa incessante ricerca di significato sviluppando flessibilità cognitiva buon ascolto:

Tutto ha un senso?

Perché ci sembra che tutto abbia un senso? Che tutto sia stato progettato per un “disegno divino” o “sincronico”? Forse è davvero così ma per quanto riguarda gli studi in psicologia la risposta è negativa.

Infatti gli psicologi hanno provato con numerose prove empiriche la tendenza innata degli esseri umani a costruirsi significati anche dove non ci sono, in realtà non solo noi esseri umani.

A quanto pare anche gli animali hanno alcune di queste tendenze, ti basta andare a ripescare la nostra puntata sulla fortuna e vedere il video del “piccione di Skinner” per vedere come funziona.

Quindi scientificamente non sorprende affatto il nostro desiderio di “unire i puntini”, anche perché ci serve per avere la famosa “visione d’insieme”, ma molto spesso questa visione è in realtà parziale.

La mente correlatrice

Sai cosa è una correlazione? E’ un termine statistico che indica quando due o più variabili tendono a modificarsi contemporaneamente, ad avere effetti “l’una sull’altra”.

Se ad esempio prendiamo la variabile: A “guidare l’auto” e la variabile B “incidenti in auto” è probabile che su molti automobilisti più si alza “A” e più si innalza il livello di “B”.

In pratica “per più tempo guidi” e più facile diventa “fare incidenti”. Lo so che questa relazione non misura davvero la relazione fra A e B ma ci da un’idea di come funziona la “correlazione”.

Nonostante le vere “correlazioni” si fondino oggi su complessi calcoli matematici, il nostro cervello fa continue correlazioni fra gli eventi che gli accadono.

Uniamo i puntini e notiamo pattern

Lo abbiamo visto diverse volte durante l’anno passato, il nostro cervello ha la spietata tendenza a ricercare pattern e regolarità anche dove queste non ci sono.

Ti ripeto uno studio molto famoso in breve: danno una serie di numeri ad un gruppo di matematici, hai presente quelle che ti chiedono di completare le serie? Tipo: 22, 44, 88, ….

Se conosci il giochino sai che il numero successivo è 176, cioè 88 x 2 che è la regoletta che sta dietro questa serie. A questi matematici sono state proposte serie complessissime.

La maggior parte di loro ha scoperto la regola, per quanto complessa. La cosa curiosa però era che i numeri non seguivano alcuna regola, erano stati scelti a caso da un computer.

Secondo te, come hanno reagito i matematici?

Se segui Psinel forse lo ricordi, i partecipanti all’esperimento si sono arrabbiati di brutto sostenendo che la regola esistesse, anche se il ricercatore aveva estratto i numeri a “caso”.

La cosa curiosa è che un matematico sa bene la differenza fra “caso”, inteso come gergo comune (qualcosa che capita casualmente) ed il “caso statistico” che è generato da un computer.

Quindi loro sanno che se quei numeri sono stati davvero estratti a “caso” non c’è in realtà alcuna relazione fra di loro, ma ragionando alcuni di essi sono riusciti a trovare “la regola”.

Nessuno dei partecipanti si è arreso al ricercatore, tutti sono usciti dal laboratorio convinti di aver trovato la relazione esatta, di aver “unito i puntini”, trovato un “senso”.

Il “senso della vita”

Ci tengo a sottolineare che questa puntata non implica il fatto di “non dare senso alla vita”, anzi la vita necessita una qualche forma di senso.

Ma serve esclusivamente per allenarti a coltivare il dubbio e non a mettere in discussione i tuoi “significati personali”.

Dopo tutto come diceva Nietzsche: “Se hai un motivo per vivere puoi sopportare praticamente ogni cosa” e questo motivo è “un significato”, mi il mio esempio preferito è quello di Vicktor Frankl.

Nel suo noto libro “uno psicologo nei lager” Frankl ci racconta di quanto fosse necessario tenersi stretti “i propri significati”, cercare di dare un senso anche a quei gesti quotidiani seppur insopportabili.

L’esercizio del dubbio resta fondamentale

Nonostante coltivare significati sia importante e vitale per la nostra mente, non tutti i significati che ci vengono sono realmente “edificanti e potenzianti”.

Qui entriamo in un ambito che conosci bene, perché nella crescita personale ci riferiamo alle “convinzioni”, cioè agli schemi mentali appresi, per descrivere “il significato”.

Il significato è uno schema mentale che formi, nella crescita personale si dice che non esistono “convinzioni vere o false” ma solo potenzianti o depotenzianti.

Ecco perché devi saper mettere in discussione le tue convinzioni, non perché tu possa sempre decidere quali scegliere ma per capire se quelle che metti in atto sono utili o dannose.

Metacognizione e dubbio

Se mi segui lo sai, oramai ne sono ultra convinto (che paradosso) per lavorare con le “convinzioni” (o schemi) bisogna utilizzare la meta-cognizione, la capacità di osservarti durante l’emergere dello schema.

Lo stesso bisogna fare con il dubbio ed è anche per questo che ho aggiunto “la meditazione” fra i consigli della puntata. Per allenare la capacità di osservare ciò che ti passa per la testa senza identificarti.

Quindi puoi coltivare il dubbio in modo sano (senza rischi di farti catturare dai dubbi stessi) sviluppando “meta-cognizione” cioè rendendoti conto di quando tendi a unire i puntini “prematuramente”.

Per farlo ti basta semplicemente notarlo il più spesso possibile, e se vuoi puoi anche tenere un bel diario sul tuo smartphone. Ricordati che tenere traccia dei progressi è utile in qualsiasi lavoro “personale”.

Dare significato è umano

Voler dare significato a tutto è completamente umano, tanto che per millenni siamo stati animisti (ed esistono ancora religioni tali).

L’animismo è una sorta di religione (non proprio come la intendiamo oggi) basata sull’idea che tutto abbia un’anima. Il cielo, la terra, il vento, questo blog 🙂

Quando i nostri antenati guardavano il cielo cosparso di fulmini dovevano darsi una qualche spiegazione di ciò che stava accadendo. E come sai ne hanno date tantissime fino ad arrivare all’Olimpo greco.

I bias della mente

Ti ricordi la puntata sugli “errori mentali” o Bias? In quella puntata hai visto che se ci sono troppe informazioni o se sono troppo vaghe tendiamo a dargli senso.

E non solo, se hai quel Qde dove avevo raccolto tutti i bias potrai notare che c’è tutta una parte dedicata “mancanza di significato”.

Cioè quando c’è poco significato tendiamo a cadere in tutta una serie di errori mentali, nel tentativo ovvio di avere un significato.

Più che nel “tentativo” dovrei dire nel bisogno incessante che ha la mente umana di “unire i puntini” anche quando c’è poco da unire.

I significati sono importanti

Tendi a ricercare significato non solo per tutti i motivi di cui abbiamo discusso fino ad ora, ma anche perché sono fondamentali nella vita.

Una volta qualcuno ha detto: “se sai perché fai qualcosa troverai anche il come”, indicando in questo modo il valore psicologico del significato.

In altre parole se dai “significato” a ciò che fai lo renderai importante nella tua vita, sarai maggiormente motivato ecc. ecc.

Oltre al suo valore orientativo e motivante il “significato” funge da raccoglitore di esperienze e quindi di risorse.

Il domandone

A questo punto ti chiederai peché invece nella puntata e in generale nella meditazione cerchiamo di non dare significato.

Anche qui le risposte sono tante ma la principale è che tendendo a dare sempre significato a tutto è bene imparare ad osservare davvero come facciamo a farlo.

E per osservare questo movimento continuo di “significazione” esiste uno strumento portentoso che si chiama meditazione.

Lo so che finiamo sempre li ma che ci vuoi fare, pratico tutti i giorni e probabilmente ne sono (positivamente) influenzato 😉

Non è solo “meditazione”

Per fortuna abbiamo anche delle evidenze sperimentali che ci mostrano come la pratica della meditazione ci liberi “dagli schemi mentali degli stereotipi”.

Gli stereotipi sono studiati da decenni dalla psicologia sociale, da decenni cerchiamo di capire come funzionano e come “gestirli”.

Perché come puoi immaginare gli stereotipi sono anche i semi del razzismo e di tante altre “brutte cose” con cui fai i conti quotidianamente.

In questa puntata ti mostro come la pratica della meditazione sia in grado di smantellare momentaneamente gli stereotipi, qualcosa di davvero troppo affascinante.

Se vediamo nessi dove non ci sono siamo tutti “complottisti”?

Questa è la domanda che si è fatto Riccardo Dal Ferro in una delle sue ultime puntate del suo Podcast “Filosofar so good”, io sono di parte, mi piace tantissimo, lo metto qui sotto così puoi ascoltarlo:

Ascolta “Siamo tutti (almeno un poco) complottisti” su Spreaker.

Ascoltalo perché dentro ci sono moltissime cose interessanti, se ti piace potrai trovare molte altre puntate sul suo canale di spreaker e su iTunes.

Come sempre ci tengo a dirti che io e Riccardo non abbiamo alcun accordo commerciale, semplicemente mi piace il suo lavoro e ho piacere a condividerlo con te.

Sono superbamente convinto che chi segue Psinel mi assomigli, magari anche nei “gusti filosofici”, chissà, se così fosse mi farebbe piacere saperlo tra i commenti.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.