Tutto il resto è “noia non ho detto gioia” cantava Califano, quindi la noia come opposta all’emozione della gioia! Non a caso una delle domande più frequenti durante le passeggiate è proprio questa: “sono sempre annoiato come posso fare?”.
In realtà abbiamo già risposto a questa domanda più volte, sia qui che nel mio libro “Facci Caso“, ma è un tema talmente complesso ed affascinante che merita sempre un nuovo approfondimento… eccolo:
Noia
Califano non aveva tutti torti contrapponendo la “noia alla gioia”, perché nella sua etimologia i significati negativi si sprecano: odium, inodiare “avere in odio”, provare disgusto e odio, impazienza ecc. Insomma dire ad una persona che ha bisogno di “annoiarsi” non è proprio un buon augurio.
Ma c’è un motivo per cui qui e anche altrove si ripete spesso (un po’ paternalisticamente) quanto sia bene allenarsi alla “noia”. E’ evidente che viviamo in un mondo che non ci consente di annoiarci, anzi ciò che è noioso viene immediatamente sostituito.
Come diceva Oscar Wilde: “c’è una sola cosa orribile al mondo, un solo peccato imperdonabile: la noia” anticipando i nostri tempi moderni che potremmo definire, dell’intrattenimento. La noia dunque come male assoluto in un mondo che strizza proprio l’occhio alla anti-noia.
Per quanto mi riguarda la noia così come tutte le altre emozioni e sentimenti negativi, non vanno trasformate in mostri da combattere, ma in alleati da comprendere ed utilizzare. Se esiste la noia c’è un motivo e probabilmente tale motivazione è legata, ancora una volta alla nostra sopravvienza.
Anche se ci piace pensare che un tempo “fossimo più capaci di annoiarci” questo può valere per la mia o la tua infanzia ma non di certo per quella dei nostri nonni e tanto meno quella dei nostri bisnonni, a meno che non fossero nobili e ricchi di qualche rango.
La ricerca
Le ricerche su questo tema sembrano tutte puntare in una semplice direzione: noi non sappiamo annoiarci. E credo che questo nuovamente sia collegato al fatto che se un nostro antenato si fosse annoiato forse sarebbe anche morto. Insomma per millenni abbiamo trascorso le giornate a procurarci il cibo per il giorno stesso!
Ci alzavamo al mattino e proprio come capita nei “reality di sopravvivenza” che vediamo oggi in televisione, si trascorreva il 90% del tempo alla ricerca di cibo. Non c’era tempo per le chiacchiere, di preoccuparsi se fossimo vestiti alla moda o meno e neanche troppo tempo fare filosofia.
Le ricerche sono molte ma le prime due che mi vengono in mente sono quella delle “scossa auto somministrata” (che descrivo con dovizia di particolari in “Facci Caso”) e quello del livello di soddisfazione con la quale ho esordito nell’episodio odierno.
La prima ricerca è famosissima, si mette una persona in una stanza completamente vuota ma con un solo marchingegno. Si spiega che quel coso serve per dare delle scosse, gli si dice che non deve mica sommistrarsi delle scosse, ma che volendo potrebbe farlo.
Dopo avergli fatto assaggiare la scarica (molto dolorosa) lo sperimentatore esce dalla stanza. Ebbene la maggior parte dei soggetti si è auto somministrato una o più scosse, dopo neanche 15 minuti senza fare niente. A quanto pare noi maschietti siamo stati molto più masochisti delle femmine.
Non fare niente
Il secondo studio è quello citato nella puntata ad opera di Marissa Sharif dell’Università della Penssylvania, la quale ha analizzato le risposte ad alcuni questionari compilati da 35000 americani, un campione enorme. La ricerca ha dimostrato che chi aveva più tempo libero, era anche meno felice e soddisfatto.
Ok la relazione non era così diretta, tuttavia ulteriori approfondimenti hanno dimostrato che dopo sole 2 ore di inattività, iniziamo a sentirci meno soddisfatti della vita. Insomma facciamo una terribile fatica a restarcene con le mani in mano.
A me succede spesso: nonostante adori il mio lavoro, quando arrivano le vacanze non vedo l’ora di prendermi una pausa e, dopo pochi giorni (davvero pochi) mi manca già. Ed infatti continuo a pubblicare online e sui social le mie cose. Non so se te ne sei accorto, ma PSINEL non fa quasi mai “vacanza”, con lunghe interruzioni, da anni.
Abbiamo già accennato all’importanza di tenersi attivi e di avere una progettualità, ascolta l’episodio perché sono in molti, vedendoci parlare spesso di “presenza e meditazione” a credere che vi sia una sorta di tendenza a voler necessariamente restare nel “non fare” e nel “non progettare”.
Avere progetti è invece il sale della nostra esistenza, senza la capacità di progettare la nostra specie si sarebbe estinta migliaia di anni fa. E’ la progettualità a spingerci ad immaginare cose che ancora non esistono e cercare di costruirle per migliorare la nostra esistenza.
Intrattenimento e noia nella nostra società
Ora cambiamo completamente aspetto della “noia”, quello legato alla società e al fatto che siamo immersi in continui “super stimoli” progettati per intrattenerci. Per alcuni questo è il moderno “oppio dei popoli” ma è davvero così? Discutiamo un attimo questo aspetto insieme…
Per me è importante sottolineare che la società dell’intrattenimento non è solo un male. Certo, i regimi totalitaristi dei passati conflitti mondiali ci hanno dimostrato come, attraverso una manipolazione mediatica sia possibile, usare strumenti di intrattenimento per manipolare l’opinione pubblica.
Cosa esacerbata dopo i conflitti, con la guerra fredda e poi proseguita in un qualche modo. Tuttavia non sono uno di quelli convinti che vi sia un disegno mediatico per “inmbecillire” il popolo, perché questo è capacissimo da solo di farlo. E non sono qui a fare una denuncia, perché anche questa è una tattica di manipolazione dell’attenzione, ma solo a mostrare i vari lati della questione.
Perché se da un lato l’intrattenimento può farci “non pensare” dall’altro può anche servire come pungolo intelligente per invogliare le persone a fare cose giuste: votare, seguire programmi culturali e sociali ecc. Siamo ancora una volta di fronte al dilemma tecnologico…
Il dilemma tecnologico
Attraverso la tecnologia possiamo migliorare la nostra vita, e anzi senza di essa la nostra vita sarebbe terminata molto tempo fa. Inutile che stia ancora qui a difendere questa evidenza, però è bene metterla in prospettiva: il fatto di possedere delle tecnologie ci rende anche responsabili.
Così come oggi il dibattito è giustamente orientato a capire se queste “diavolerie elettroniche” possano o meno farci del male, è bene chiederci quanto è corretto alimentare l’intrattenimento senza lasciarci il tempo di progettare. Perché la progettualità funziona bene quando non siamo immersi in moltissimi stimoli.
Insomma mi piace pensare che “noi attempati” siamo migliori perché abbiamo passato il tempo a giocare con le pietre o a nascondino da bambini, e che forse questo ci ha aiutati ad immaginare il futuro presente. Ma da un altro lato so che sto finendo nel bias della “età dell’oro”, anche questa è una puntata da ascoltare se non l’hai ancora fatto.
Forse la soluzione è come al solito stare “nel mezzo” e cercare di sfruttare al meglio i mezzi di “intrattenimento” che abbiamo per pungolare cose intelligenti. E quindi non solo occuparci di tenerci occupati ma farlo in modo che sia produttivo per noi e per i nostri figli.
Continueremo questa allegra discussione nel nostro QDE dove, come al solito, troverai anche i consigli che hai ascoltato nella puntata odierna.
A presto
Genna