Come posso capire se sto meditando bene? Questa è in assoluto la domanda più frequente da quando esiste psinel. Un po’ perché si tratta di un apprendimento a distanza ed un po’ perché abbiamo a che fare con la “psicologia umana”.
Per capire come cambiare le corde alla chitarra mi basta guardare un tutorial e rivederlo in caso avessi qualche dubbio. Ma quando si tratta di “processi mentali” le cose cambiano… ho cercato di sintetizzare 4 modi per capire se stai praticando bene, buon ascolto…
Allora ti ho sorpreso partendo da IOS? Spero proprio di no! Eppure come capita spesso, le cose più semplici sono anche le più profonde.
Come ti raccontavo IOS non è una mia invenzione ma è il modo con cui Kabat-Zinn descrive la mindfulness:
“Prestare attenzione al presente (O ora) in modo intenzionale (I) e senza giudicare (S)”.
Si non sono nell’ordine di presentazione del buon John però nella nostra era tecnologica ho pensato fosse un buon modo per ricordarselo. Esatto, ricordarlo! Perché è tutto ciò di cui hai bisogno per praticare.
IOS è il modo con cui devi dirigere l’attenzione durante le pratiche di consapevolezza
Parlo di “pratiche di consapevolezza” perché ormai è chiaro che stare nel presente non è solo appannaggio della meditazione o delle varie forme di meditazione che esistono. Ma anche nella nostra quotidianità possiamo essere più o meno presenti.
Non mi sto riferendo solo alle pratiche “informali” ma anche al fatto che lo scopo finale di ogni pratica come la meditazione seduta è quello di portare la consapevolezza nella vita di tutti i giorni.
Questo è il principio che ha guidato gli studi di Ellen Langer, una ricercatrice famosa nel mondo (e su psinel per lo studio su “come rimanere giovani”).
La Langer afferma che è “il notare le cose” l’essenza della consapevolezza!
Ed infatti il semplice “notare” di non essere nel presente è già consapevolezza, anzi è il punto più alto di consapevolezza durante la tua pratica quotidiana. E allo stesso tempo lo è durante la tua vita di ogni giorno.
Magari sei perso nei tuoi pensieri e ad un tratto ti rendi conto di non prestare più attenzione a ciò che stai facendo. Allora puoi ritornare con intenzione al presente. Dove sta qui il vero lavoro? Quando ti accorgi di non essere presente.
Accorgerti che non sei presente è il punto di massima presenza!
Durante qualsiasi tipo di pratica puoi accorgerti più o meno facilmente di non essere nel presente, perché hai uno schema da seguire. Magari piccolo, come seguire il respiro o più grande come fare una scansione del corpo.
Questi schemi ti servono per allenare l’intenzione a stare nel presente. Se durante il tuo “bodyscan” ti ritrovi a saltellare da una parte all’altra del corpo non stai allenando l’intenzione, ma stai seguendo ciò che attrae maggiormente la tua attenzione.
Notare ciò che senti nel qui ed ora è di certo “stare nel presente” ma non allena “il tuoi muscoli mentali” alla presenza come farlo con intenzione.
Per allenare la tua attenzione devi allenare la tua intenzione a stare nel presente!
Meno pratica hai alle spalle e più devi allenare l’intenzione attraverso uno schema, cioè seguendo pratiche esistenti, come il bodyscan, il respiro, la camminata ecc.
E più pratica hai alle spalle e meno dubbi ti vengono sulla pratica stessa. Una delle cose più affascinanti della mindfulness è che essendo un apprendimento “non concettuale”, i concetti che usiamo per descriverla si capiscono solo in modo “non concettuale”.
Se vuoi capire davvero la meditazione devi praticarla…bene e a lungo!
Evita di spaventarti quando senti dire “non concettuale”, visto che la midnfulness è stata descritta in un libro ormai mitologico come “andare oltre il pensiero attraverso il pensiero”. Perché ci sono tantissime pratiche “non concettuali che fai ogni giorno o spesso”.
Pensa al semplice andare in bicicletta. Come fai a spiegare ad una persona che non ci sa andare come si fa? Si puoi farlo, ma nulla potrebbe comparare la salirci sopra e provare a farlo con la descrizione dell’atto stesso.
Meditare è come andare in bicicletta…da semi-professionisti!
Hai mai fatto uno sport in “modo serio”, no non intendo professionale (come lavoro) ma in modo realmente impegnato? Allora prova a pensare se qualcuno ti avesse preso all’inizio di questo sport e ti avesse detto “tutti i suoi segreti”, cosa sarebbe accaduto?
Molto probabilmente poco o niente. Lascia che mi spieghi meglio: è chiaro che i consigli di “chi ci è già passato” sono vere e proprie pepite d’oro, ma dipende sempre a che grado di preparazione tecnica uno si trova.
Devi avere una certa dose di pratica per capire alcune cose!
Se ad esempio hai mai giocato a pallacanestro di certo, durante i primi allenamenti, qualcuno ti avrà detto come bisogna correre (cosa che è diversa da altri sport). Un dato interessante ma praticamente inutile fino a quando non inizi a giocare davvero.
Via via che giochi ti rendi sempre più conto del perché è bene “correre così piuttosto che cosà”. Ma è una dritta di cui comprendi l’importanza solo dopo averla provata e riprovata e solo dopo aver preso dimestichezza con il gioco.
Smettila di raccogliere dritte “su come si fa” ed inizia a praticare!
Per iniziare una pratica di consapevolezza basta davvero poco, non sto scherzando o diminuendo la portata della cosa. Puoi realmente fare mesi se non anni di pratica e raccogliere super risultati soltanto seguendo le indicazioni del mio report gratuito.
E’ inutile continuare a raccogliere dritte se non hai sperimentato gli aspetti di base della pratica. E per comprenderli servono mesi di pratica, saper stare 2 minuti con gli occhi chiusi non è sufficiente e non lo è neanche leggere 100 libri senza praticare.
Apprendere una abilità psicologica è uguale ad apprendere una qualsiasi altra abilità?
La risposta a questa domanda è “assolutamente si”. C’è un piccolo e grosso ostacolo nelle abilità psicologiche, il fatto che non esistano metri oggettivi per monitorarsi.
Mentre se impari a suonare la chitarra puoi vedere quante “canzoni” sai fare, nella pratica di consapevolezza le cose non stanno così. Infatti se all’inizio restare seduto senza reagire può sembrare uno sforzo…via via che pratichi lo è sempre meno.
Nelle abilità psicologiche il vero campo di gioco è la realtà che ti circonda!
Nella psicologia l’unico vero metro che hai è vedere come interagisci nella tua quotidianità con le altre persone. La vera palestra della psicologia sono le persone che ti circondano, ed in modo particolare, quelle conosci molto bene!
Lo stesso vale per molti altri apprendimenti. Saper suonare benissimo la chitarra nella tua stanza non è lo stesso che salire su un palco e suonare gli stessi brani. Oppure, mettersi in una sala prove e suonare con altre persone.
Voglio sapere il segreto per meditare ovunque!
Mole persone vorrebbero conoscere “il segreto della meditazione”. Ed è un po’ come andare da Eric Clapton e chiedergli “mi dici il segreto della tua musica!? Probabilmente il buon Clepton ti parlerà di ascolto, di esercizi tecnici e tanta tanta pratica.
Proprio come ti direbbe un maestro di meditazione! Per restare in argomento… è inutile cercare di capire come fa Steve Vai ad andare così veloce sulla chitarra se non sai neanche fare il giro di Do.
Le persone vorrebbero bruciare le tappe!
Nella nostra società all’insegna della comodità, a tutti piacerebbe in stile Matrix mettere un software nel cervello e ritrovarsi all’improvviso maestri di arti marziali o provetti chitarristi.
Lascia che te lo dica urlando “MENO MALE” che le cose non stanno così! Perché è proprio durante il processo di apprendimento che cresci, scopri i tuoi punti di forza ed i tuoi limiti. Senza questo processo non solo non apprendi ma non ti “apri mentalmente”.
Qualcuno ha detto: “se vuoi il mio successo devi seguire le mie orme”
Ma seguire le orme di una persona di successo non significa ritrovarsi “già imparati” 🙂 ma farsi il culo come ha fatto lui. E come ti dicevo nello scorso podcast “farsi il culo” è davvero poco sexy e affascinante.
Però resta da secoli la via regia verso la maestria personale…in tutti i sensi ed in tutti i campi… ed è attraverso “il viaggio della pratica personale” che si scoprono le cose dentro e fuori di noi.
Ok penso proprio di averti dato una risposta (più o meno) chiara su come capire se stai seguendo la strada giusta o meno. Nel “quaderno degli esercizi” (QdE) troverai un affascinante editoriale che cerca anche di mostrarti i paradossi di questa puntata.
Paradossi legati al “fare e al non fare”, che si svincolano lungo il nostro IOS… fammi sapere cosa ne pensi lasciando un commento qui sotto. E’ stato come sempre un piacere condividere queste informazioni con te…condividi? 😉
A presto
Genna