Hai mai sentito dire che le tue “aspettative” sono in grado di modificare le tue “percezioni”? Ti è mai capitato di credere che ci fosse “un gradino in più” al termine di una scalinata? Cosa è successo?

Quella sensazione che quasi tutti abbiamo provato è proprio il frutto di “cattive aspettative”, per fortuna le studiamo da anni e sappiamo come funzionano. Ed oggi ce ne parla un collega che ha studiato la profezia che si auto-realizza per ben 3 anni.

Psinellini e psinelline ho il piacere di presentarvi il dott. Davide Lo Presti…

“Le aspettative positive e negative possono creare effetti sulla realtà”

Come fanno le tue aspettative ad avere un effetto concreto sulla realtà? I modi sono tanti e molti li hai ascoltati direttamente dal dott. Davide Lo Presti.

L’esperimento del vino è forse uno dei più convincenti, anche se onestamente non avevamo quasi bisogno di scomodare le neuroscienze per scoprirlo.

Visto che a livello storico possiamo ritrovarne traccia fin dai primi filosofi fino ad arrivare a noi con i personaggi citati come Watlzlavich e Popper.

La dinamica è complessa ma non difficile da afferrare. Se ti dicessi  che nascosto tra le righe di questo post c’è un codice segreto con cui poter vincere 1 milione di euro (e fossi credibile) come cambierebbe il tuo modo di leggere?

Siamo davvero dentro Matrix?

Ad un certo punto dell’intervista Davide, citando lo studio sul vino e sul cambiamento neurofisiologico del cervello in base al prezzo dice ridendo: “questo è matrix”.

Se hai mai visto il film Matrix hai di certo afferrato il parallelismo (anche se hai letto il report gratuito) perché se le aspettative creano la realtà, allora sei tu che crei la realtà? La realtà esiste indipendentemente da te?

Per quanto mi riguarda, senza infilarmi in discorsi troppo filosofici si tratta di una co-creazione continua fra noi e la realtà. Ti ricordi il nostro caro “top down e bottom up”?

Ecco, le aspettative sono processi top down che filtrano i processi bottom up. In altre parole le aspettative si comportano come schemi che tendono ad organizzare la nostra percezione (bottom up).

Un esempio esplicativo… il ristorante

Immagina di essere in vacanza in un luogo sconosciuto, stai cercando un buon ristorante per cenare insieme a tua moglie o ad un amico. Ed immaginiamo che non esista Tripadvisor a cui chiedere.

Per cui ti avvicini ad un abitante del posto e gli chiedi informazioni, lui gentilmente ti dice: “guarda il miglior ristorante è quello (indicandolo) ma tanto buona è la cucina tanto sono maleducati quelli che ci lavorano”.

A questo punto cosa succede? Chiaramente se non conosci il posto non puoi fare altro che affidarti alle informazioni grossolane del paesano di turno, ma cosa succede se ci credi davvero?

Succede che molto probabilmente alzerai una sorta di “pre-difesa” contro una certa maleducazione, magari abbassando il tuo “grado di gentilezza” e portando davvero l’oste ad essere antipatico.

Poi magari erano davvero poco ospitali, ma partire immaginando che sia così è il modo migliore per generarlo a tua volta. Tu entri con il muso e loro ti rispondono con il muso!

Che cosa sono le aspettative?

Tecnicamente si tratta di “schemi mentali” che applichi alla realtà per cercare di prevederla o di dargli un senso.

Questo succede ancora una volta per motivi evolutivi (almeno io la vedo in questo modo) prendi pochi elementi dalla realtà per estrapolarne una interpretazione.

Questo ci ha consentito di rispondere velocemente alle minacce, se qualcuno ti guardava male 10000 anni fa dovevi seriamente preoccuparti.

Allo stesso tempo “schemi e aspettative” ti consentono di costruire piani e strategie per il futuro, ma nello specifico le aspettive hanno la cartetteristica di essere “automatiche”.

Gli automatismi mentali

Gli schemi sono detti “schemi” proprio perché scattano come insiemi di comportamenti e atteggiamenti nei confronti di qualche cosa.

Il loro “scattare” è pressoché automatico, frutto di anni di apprendimento o di millenni di evoluzione, come i bias di cui ci siamo occupati di recente.

Le aspettive hanno questo problema, sono automatiche e frutto di condizionamenti e apprendimenti che spesso non riesci neanche ad immaginare.

Un esempio? Pensa a tutte le aspettive che hai verso la vita che derivano dal mondo del cinema e della tv. Tutti ci rendiamo conto che a volte abbiamo aspettive “non nostre”.

Le aspettative degli altri

Come ci ha raccontato molto bene Davide anche le aspettative degli altri su di noi possono avere un effetto reale sulla realtà. L’esempio eclatante è dato dall’effetto Pigmalione.

Dove se “credi” che una persona abbia determinate doti, non solo tenderai a vedere tutto ciò che fa sotto la luce di quella dote ma tenderai anche a dimenticare facilmente le confutazioni della dote stessa.

In altre parole se pensi che io sia davvero intelligente potresti pensare: “cavolo tutto quello che sto leggendo è davvero interessante” e magari non fare caso agli errori che sicuramente potresti scorgere.

Se hai figli dovresti tenerlo bene a mente, ciò che tu pensi su di loro può influenzare profondamente il loro comportamento anche se pensi non lasciarlo trasparire.

Si tratta di solo di convinzioni?

Lo so che lo pensi dall’inizio del post, se sei appassionato di queste tematiche forse avrai pensato: “queste sono semplicemente le classiche convinzioni”.

Come prima risposta potremmo dire che si tratta proprio di convinzioni, ma come dicevamo sono spesso “inconsce”, chi è vittima delle proprie profezie non sa di avere “la profezia”…perdona l’incasinamento linguistico.

Anche le convinzioni possono essere per così dire “non del tutto consce” ma qui siamo ad un livello maggiormente profondo, quelli che chiamiamo da tempo semplicemente “schemi”.

Per schema intendo un’insieme di pattern mentali e comportamentali che possono avere anche più convinzioni una dentro l’altra.

Disputing vs accettazione

Come hai ascoltato in puntata ad un tratto ho iniziato a cercare di “estorcere” al nostro ospite la necessità di consapevolezza o meglio di meta-cognizione per riuscire a cogliere l’aspettativa.

In una puntata di qualche tempo fa abbiamo discusso a fondo della differenza fra il mettere in discussione una credenza (il disputing) e il cercare di accettarla (la presenza).

In realtà servono entrambe le cose, in particolare se si tratta di una convinzione specifica e non di uno schema allora è possibile metterla quasi direttamente in discussione.

Mentre uno schema necessita di maggiore consapevolezza per essere “osservato in azione”, per poi eventualmente smantellarlo anche con strumenti di disputing (di messa in discussione).

Possiamo fare a meno delle “aspettative”?

Assolutamente no, senza di esse non saremmo in grado di pianificare nulla. Le aspettative si formano per prevedere il futuro.

Non in senso “magico” ma in senso “preparatorio”. I nostri antenati avevano una marea di rituali preparatori prima di fare qualsiasi cosa.

Come abbiamo visto in questa puntata dedicata ai “rituali” non si tratta solo di convinzioni astruse sul mondo ma hanno una sorta di senso.

Aiutano a trasformare quelle aspettative in azioni concrete, passando dalla possibilità alla attuazione delle proprie idee.

Un “sano realismo”

Hai già deciso cosa fare a Capodanno? Questo è uno degli esempi più classici di come le aspettative possano rovinare una bella festa.

Ti è mai capitato di voler organizzare così bene una festa da rovinarla? Da non essere pienamente soddisfatto? Tutti lo abbiamo provato.

Davide ci consiglia di mantenere un “sano realismo” distinguendo le aspettative irrealistiche da quelle realistiche.

Ma l’aspetto più evidente per me è lo scollamento fra ciò che ti aspetti e ciò che realmente ricevi.

Lo scarto fra realtà e fantasia

Essendo l’aspettativa una “fantasia”, una “previsione” non potrà mai corrispondere pienamente alla realtà.

Eppure facciamo di continuo questo errore, ma tranquillo perché non è così grave quando “ne sei consapevole”.

L’errore diventa “fondamentale” quando non riesci a distinguere l’aspettativa dalla realtà, quando confondi “mappa e territorio”.

Ergo l’abilità che sta alla base di questo realismo è la capacità di accorgerci di essere dentro la nostra “fantasia-aspettativa”.

Quello è il navigatore

Quando sai che “quello è solo il navigatore”, ciò che ti da la direzione poi sai automaticamente che non è identico alla realtà.

Nella scorsa intervista Efrem Sabatti ci raccontava di come tendiamo a volte a rincorre i nostri valori come: libertà, giustizia ecc.

Dimenticandoci che si tratta di “ideali” e non di cose concrete, per cui se li trattiamo come obiettivi reali rischiamo di correre a vuoto per anni.

Ancche i valori, per quanto importanti, possono trasformarsi in aspettative che guidano il comportamento.

Se non li distingui dalla realtà sono guai, se non ti accorgi che si tratta solo del navigatore, sono guai 😉

Fabrizio Benedetti!

Prima di salutarti volevo correggere una mia dimenticanza avvenuta durante l’intervista dove ho citato “Fabrizio Benedetti”, il nostro esperto italiano di effetto placebo.

Ti lascio con questo suo affascinante video con prof. Benedetti:

Come vedi il professore ci ripete esattamente ciò che ci ha detto il nostro ospite di oggi: “il semplice credere che una qualche sostanza abbia un effetto terapeutico può renderla tale”.

Ed inizia il suo intervento partendo da immagini di varie “azioni rituali a fini di guarigione”, come la sorgete d’acqua di Lourdes.

Ed arriva a dirci che possiamo davvero riuscire ad “osservare una reale diminuzione del dolore a causa dell’assunzione di acqua fresca”.

Secondo Benedetti ci sono 3 motivi per cui uno può stare bene bevendo l’acqua magica:

1- Esiste un reale intervento miracoloso: il sintomo diminuisce perché si tratta di un vero e proprio miracolo, un intervento metafisico.

2- Remissione spontanea: in medicina esistono un sacco di prove su come “la storia naturale del sintomo” che può essere fluttuante nel tempo. Guarda il video su questo punto, ti dice una cosa interessante sulle “farmacie”. E’ un errore di attribuzione causale.

3- Effetto placebo: quando credi nelle propietà terapeutiche di qualcosa può realmente avvenire una diminuzione del sintomo. Il corpo inizia realmente a guarire.

Ne abbiamo parlato tantissimo in passato e ti lascio a questo altra puntata interessante proprio sul prof. Fabrizio Benedetti.

Come hai visto dal video il placebo può benissimo passare da una via “inconscia” sfruttando il condizionamento classico. Le aspettative possono essere plasmate anche al di fuori della consapevolezza.

Fammi sapere cosa ne pensi e lascia la tua domanda qui sotto per il dott. Davide Lo Presti e se ti piacciono i video e vuoi vedermi anche durante la settimana, iscriviti al mio canale di instagram @il_podcast_di_psinel

a presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.