Questa famosa frase ad effetto di Jim Rohn ha conquistato moltissime persone, i motivi sono molti ma in parole povere: suona terribilmente vera. Basta guardarsi attorno per notare che la gente tende a stare accanto a gente simile. Ci piace stare accanto a persone simili a noi, tuttavia è anche vero che le persone che ci circondano hanno un effetto sui nostri comportamenti. Comprendere questa distinzione ti renderà decisamente molto più saggi… (Sì lo so la frase di Rohn è “non sei la media“, il che è matematicamente molto diverso… ma per me il senso è lo stesso) buon ascolto:
Chi va con lo zoppo… è spesso zoppo
Un altro aspetto che non ho tratto approfonditamente nella puntata è un Errore di interpretazione: dato che le persone simili tendono a stare insieme allora se ti guardi attorno ti sembra che questa frase sia più che vera. Ma non accade per una influenza reciproca che ci fa sembrare simili accade perché ci piace stare con i nostro simili. Quindi sì, l’idea che conoscendo un mio caro amico tu possa capire quali sono le mie passioni non è assurda, anzi, perché probabilmente con quell’amico condivido proprio aspetti del genere. Sarebbe come dire che se guardi chi fa divulgazione insieme a me, come il dott. Valerio Rosso, sia appassionato di Psicologia… è abbastanza scontato.
Purtroppo però quella frase non è semplicemente un aforisma ma ha anche dei risvolti applicativi. Ciò che si cerca di dire è: circondati di persone positive perché quelle negative ti buttano già. Oppure: circondati solo di vincenti perché i perdenti ti faranno perdere con loro. E potrei andare avanti a lungo, ma essenzialmente il tema è quello di creare un cerchio magico di persone che ritieni possano influenzarti positivamente. Ma siamo davvero sicuri che le cose stiano così? Per quanto riguarda Jim Rohn il suo monito era di circondarti di venditori bravi per vendere di più.
Ma se ci pensi bene non sempre le prestazioni di una persona ne descrivono la personalità. Cioè immagina di essere un venditore e di scoprire che Luigi vende di brutto, però ha un carattere terribile, magari ha abitudini deleterie ecc. se lo frequenti molto ecco… hai già capito. Tuttavia è chiaro che se Luigi vende più di te è perché fa qualcosa di diverso che tu non fai, allora si che è saggio cercare di capire quali sono le sue azioni per migliorare le tue. Senza contare che se Luigi è davvero molto più bravo di te, come abbiamo visto parlando di “modellamento” non solo non imparerai ma ti sentirai più frustrato di prima (ascolta quell’episodio per approfondire).
“Ma scusa nella puntata non dicevi che dopo una certa età ci influenziamo di meno?” assolutamente si, ma era per sottolineare che esistono stadi diversi di influenzamento reciproco. Di certo se tieni d’occhio le amicizie di figlio adolescente fai molto bene perché effettivamente in quel periodo il cervello è più plastico. Ma anche in quel caso dovremmo stare attenti ad attribuire colpe e a negare relazioni, perché a volte è più nella nostra testa l’influenza possibile e quando si tratta di figli non siamo molto bravi a vederci bene, solitamente li giustifichiamo… a volte sono loro le “pecore nere”.
Detto questo, di certo le persone intorno a te ti influenzano e hanno effetti sulle tue prestazioni, ma in generale nella nostra vita la maggior parte delle relazioni che incontreremo non le abbiamo scelte noi e non possiamo sceglierle. Si, puoi decidere di selezionare i tuoi amici con cui esci ma se lo farai eccessivamente creerai una bolla di persone auto-riferite, qualcosa di molto più simile ad una setta che ad un vero e proprio gruppo. Ed infatti i gruppi che sono esageratamente coesi in tal senso vengono spesso additati come “malati”… lascia che mi spieghi meglio…
La “gruppite”
Quando si studiano le dinamiche nei gruppi un passaggio interessante riguarda la gruppite, cioè la tendenza di alcuni gruppi di vedersi come esclusivi a tal punto da regredire a stadi di sviluppo precedenti. Cioè adulti che si comportano come dei bambini, un esempio classico è quando il tuo gruppo vuole fare qualcosa, tu non vuoi farla, e vieni non solo escluso da altri eventi futuri ma giudicato negativamente. “Se non vieni a vedere quel film con noi significa che non siamo più amici” e se ci pensi bene questo atteggiamento è tipico dei bambini, nei quali le scelte servono più a costruire una personalità che ad esaudire bisogni.
Da adolescente prendevi in giro i miei amici che ascoltavano la musica da discoteca e loro prendevano in giro me perché ascoltavo solo Heavy Metal. Se succede a 16 anni va bene ma se a 35 anni fai gli stessi ragionamenti significa che qualcosa da qualche parte è andato storto. Crescendo ci rendiamo conto che i gruppi sono molto più plurali ed eterogenei di come ci eravamo abituati da ragazzi, purtroppo è una condizione che non tutti riescono a vivere perchè a volte, subito dopo le scuole superiori, si va a lavorare e quando il contesto è molto piccolo… si ripetono le stesse cavolate di quando eravamo adolescenti.
Insomma cercare di circondarci solo di un certo tipo di persone, come recita la nostra bella frase, non solo è molto difficile ma indica spesso una “patologia del gruppo“, non lo rende più forte ma lo indebolisce. Potrei usare mille esempi del genere dalla ben nota biodiversità che ci mostra ormai da tempo quanto essa sia una cartina torna sole della salute di un habitat. Fino agli studi di Google su come si formano team vincenti, i quali devono essere pieni di “punti di vista diversi”, i quali si devono poter confrontare con una buona sensazione di sicurezza.
A proposito di sicurezza, pensa se entrando in un gruppo ti venisse detto che tu sei stato scelto perché “sei molto bravo a fare qualcosa”. Questo ti porterebbe a non percepire la tua presenza in quel luogo come “sicura” ma solo come “sicura fino a quando continuerò a portare quei risultati”, il che ci conduce ad un altro problema di coesione del gruppo. Gli studi sui gruppi sono molto chiari, funzionano bene quando le parti sono complementari e diverse, quando in tale diversità ci si sente a proprio agio e quando ognuno, seppur diverso, riesce ad esprimere il proprio potenziale senza pregiudizi.
Non so se riesco a spiegare quanto questa visione sia lontana dal nostro aforisma. Qui su PsiNel abbiamo parlato molte volte della teoria del “Focus Motivazionale” la quale ci invita a mettere insieme persone diverse affinché possano lavorare al meglio. Ma queste persone tenderebbero a stare insieme lo stesso? In generale la risposta è positiva e ti basta guardare il tuo partner per capirlo (fagli fare il test di quella puntata se non mi credi) ma per quanto riguarda gli amici ecco che le cose si fanno più complicate, li ci piacciono più persone molto simili a noi che diverse.
Il modellamento
Uno degli esperimenti più noti in psicologia è quello della famosa bambola Bobo effettuato da Albert Bandura nel 1961. Te ne ho parlato molte volte ma lascia che faccia un breve riassunto: l’esperimento era effettuato sui bambini i quali, uno alla volta, erano posti davanti ad una TV che trasmetteva uno strano scenario. Si vedeva un adulto che entrava in una stanza piena di giocatoli, prendeva una mazza ed iniziava a malmenare un povero orsacchiotto, il nostro Bobo. Solo alcuni bambini vedevano questa scena altri vedevano altre scene anche senza alcun collegamento con mazze e bambole ma tutti poi…
Entravano nella stanza, la stessa che era stata filmata, ed indovina cosa accadeva? I bambini che avevano visto la scena di violenza non facevano altro che ripeterla, cercavano il bastone, puntavano Bobo e lo massacravano di botte (attenzione non con cattiveria ma solo come gesto). Questo permise a Bandura di fare molte ipotesi, la prima era che i bambini possono imparare nuovi comportamenti semplicemente osservandoli, per imitazione (apprendimento vicario). La seconda era che tale modo di apprendere era probabilmente il più antico ed efficace che avevamo a disposizione in quanto esseri umani.
Bandura chiamò tale effetto “modellamento” (modeling) perché vediamo un modello e lo prendiamo ad esempio. Come abbiamo visto (Vedi i link qui sopra) tale effetto è direttamente proporzionale al fatto che chi osserva possa comprendere e ripetere certi gesti. Cioè se i bambini avessero visto l’adulto suonare la tromba di certo avrebbero preso quell’oggetto ma come puoi immaginare non sarebbero riusciti a riprodurre il suono del modello. Questo lo sappiamo anche a livello neuronale, abbiamo messo delle persone dentro le risonanze magnetiche e gli abbiamo fatto osservare dei chitarristi… gli effetti tra chi sapeva suonare e chi no erano evidenti.
Chi sapeva suonare la chitarra aveva delle aree imitative molto attive (i neuroni specchio) mentre chi non sapeva suonare aveva dei barlumi imitativi ma molto inferiori. Non solo, più le competenze del chitarrista nello scanner erano alte e più era in grado di “imitare cerebralmente” ciò che stava vedendo. Ciò significa che le nostre capacità di essere influenzati da una persona vicino a noi non dipendono solo dalla prossimità o dalla simpatia che proviamo, ma anche (e soprattutto) dal nostro set di abilità pregresse. Non so se sono riuscito a spiegare quanto anche tale osservazione smonti la frase da cui siamo partiti da molti punti di vista.
Immaginiamo che una persona voglia realmente migliorare circondandosi di persone migliori. Per prima cosa se ha più di 25 anni dovrà sforzarsi intenzionalmente per apprendere da quelle persone, poi dovrà capire quale è il suo grado di vicinanza in termini di competenze (quelle che vuole apprendere) rispetto al gruppo. Non solo, dovrà diventare consapevole per attivarsi intenzionalmente a praticare quelle abilità, come abbiamo visto dopo i 25 anni serve questo e la presenza, cioè la consapevolezza di sapere cosa si sta facendo, aumenta la neuroplasticità, cioè se non sai che sei influenzato ti influenzano un po’ meno (anche qui dovremmo discuterne).
La prossima volta che…
Una persona ti spara questa frase in un contesto serio o rilevante per te dovresti chiederle che cosa intenda realmente. Perché se rientra nei nostri casi allora sei di fronte ad una persona che non conosce i meccanismi di influenza ma conosce solo ciò che è davanti al proprio naso. Significa che probabilmente cerca non solo di tenere lontane persone indesiderate ma a volte anche pensieri ed emozioni, è un comportamento tipico che si accompagna alla cattiva interpretazione di questa frase. Non fare come me, evita di discuterci tanto non potrà comprendere ciò che sta dietro quel falso aforisma…
Se proprio vuoi indicagli questo post ma non ti illudere, chi ha convinzioni forti cerca di confermarle non di confutarle. Per cui molto probabilmente non leggerà queste parole o si fermerà al primo paragrafo ed inizierà ad insultare 😉 Ma fa lo stesso, ciò che conta per me è che tu sappia che quella frase è potenzialmente iatrogena, ti mostra anche come pensano le persone e anche i loro errori. Per quanto mi riguarda il più grave è lo stato di ostracismo, conseguente paura, di non essere all’altezza per far parte di un gruppo e ancora il conseguente evitamento. Evitare le persone che potrebbero farci male è come creare attorno a se uno steccato sempre più stretto, fino al punto in cui le uniche persone che non evitiamo sono poche se non pochissime.
L’evitamento genera un sacco di sovra compensazioni: per non sentici quelli sbagliati ci pensiamo migliori degli altri (o nel caso negativo peggiori e non degni), per restare nel gruppo tendiamo ad assumere posizioni bianche o nere (effetto in-group out-group), se dobbiamo stare con i vincenti per sentirci tali inizieremo a cercare di non sbagliare ecc. Insomma si creano più circoli viziosi che virtuosi prendendo alla lettera la nostra frase. Lo so, c’è sempre però chi ti dirà: “Eh ma dai, è ovvio che le persone fighe stanno assieme e gli sfigati tendono a radunarsi. E’ normale che i top stiano insieme ai top, è una legge naturale”.
Queste osservazioni sono vere, infatti anche saper difendere i propri confini, saper far valere la propria voce e saper valutare le persone sono cose più che importanti. Il problema è che quella frase strizza molto di più l’occhio ad un evitamento che ad un modo saggio di valutare le persone. Non ti dice: stai attento a chi frequenti perché questo potrebbe avere una qualche influenza su di te. Ma ti dice: cerca di circondarti solo di persone “top” perché da loro dipende il tuo successo. Vuoi sapere una cosa? Anche questa è una generalizzazione, il successo non deriva solo dal traino che hai delle persone intorno a te ma da molte altre cose.
Ogni tanto qualcuno mi dice: “si ma dai è solo una frase, poi se uno la interpreta bene insegna anche delle cose”. E’ vero, sicuramente è solo una frase tuttavia è diventato una sorta di aforisma che la gente tira fuori, guarda caso, per alimentare pregiudizi ed evitamento. Anche perché come dicevamo, nel mondo “tutti siamo i cattivi nella storia di qualcun altro“, il che significa che se non vieni escluso dal tuo gruppo qualcuno prima o poi lo farà e sarà del tutto normale. Senza contare l’effetto paradosso del giudizio… anzi lascia che te ne parli un istante.
Effetto paradosso del giudizio
Come abbiamo visto un sacco di volte se hai paura di essere giudicato smettila di giudicare. Questa è la versione di massima, tuttavia smetterla di giudicare è impossibile, allora come fare? Un modo è quello di diventare consapevole di come tendi a giudicare gli altri, è come detto inevitabile farlo tuttavia puoi accorgerti del fatto che la maggior parte di tali valutazioni sono stereotipate e fasulle. Facendolo ti renderai conto di un’altra cosa straordinaria, la gente non ci crede perché sembra quasi una roba magica ma è così…
Quando ti accorgi che come tendi a giudicare gli altri è esattamente come tendi a giudicare te stesso. In psicologia abbiamo dato molti nomi all’errore di attribuzione, il quale ci dice che siamo molto bravi ad attribuirci i meriti e a scaricare le colpe. Questa tendenza sembra opposta a ciò che ti sto dicendo, ma in realtà, quando inizi ad osservare in modo onesto come tendi a giudicare le persone intorno a te, ti renderai conto che è anche la stessa moneta con la quale ripaghi te stesso. Sei una persona molto rigida con gli altri? Allora è probabile che dentro di te tu utilizzi la stessa rigidità.
Certo ci sarà sempre uno scarto, una differenza, tuttavia cosa succede quando te ne accorgi? Che quando riesci ad essere gentile con il giudizio raffazzonato che hai sulle persone intorno a te, riesci a farlo anche con te stesso, ed è questa la piccola magia. Scommetto che ci sarà qualcuno (che di certo non è arrivato a leggere sino a qui) che sta pensando: “non è vero! E’ impossibile non giudicare e soprattutto è bene saper giudicare chi hai accanto”. Questa cosa non è stupida tuttavia, se non conosciamo il nostro modo di giudicare potremmo (non solo scappare come già detto ed iper compensare) ma aumentare il timore atavico dell’ostracismo.
In poche parole: se escludi molto le persone tenderai a fare lo stesso con te stesso (o escludi parti di te stesso), il che non ti rende migliore ma solo più rigido ed ottuso! Ancora una volta queste sono generalizzazioni che andrebbero adattate alle situazioni soggettive di ognuno, ma fai questa semplice prova, inizia a notare come giudichi gli altri, soprattutto se tendi a proteggere molto te stesso proprio accerchiandoti solo di persone che ti “piacciono”. Ed inizierai a notare quanta rigidità è presente in questo semplice motto che andrebbe riformulato… così…
Tu Non sei la somma delle 5 persone che ti circondano, tu sei la somma di tutte le tue scelte e decidere di tagliare fuori le altre persone per proteggerti a volte è una cosa giusta ed altre volte è sbagliata. La cosa importante è essere consapevoli di questa distinzione, altrimenti stiamo scappando dalle relazioni, che sono la nostra croce e delizia… vuoi migliorare davvero te stesso? Allora migliora il tuo modo di stare in relazione con il prossimo, non sono io a dirlo ma decenni di buona psicologia empirica… a me piace quella.
Ora mi auto-escludo e ci vediamo
la prossima settimana
Genna