E’ davvero possibile vivere fino a 150 anni? La tecnologia moderna potrà realmente debellare una volta per tutte la morte? Queste sembrano domande da libro di fantascienza ma in realtà ci sono sempre più persone che seguono questo filone di studi. Ed anche incredibili imprenditori che stanno investendo tantissimo su loro stessi in tal senso… oggi cercheremo di rispondere ad alcune domande base: “la gente si interessa alla longevità perché ha paura della morte?”, “si tratta di una moda”?

L’Elefante nella Stanza

Anni fa lessi la storia di un ricco imprenditore che una volta fatta la propria “exit” (quando qualcuno compra la tua azienda riempiendoti di soldi) decise di prendersi 3 mesi di vacanza. Così andò su una delle spiagge più belle del mondo a godersi il sole, il mare ed il clima stupendo di quei posti. Dopo neanche 40 giorni iniziò a diventare sempre più inquieto, fino a quando mollò la sua agognata vacanza per tornare a lavorare. Forse il nostro imprenditore era vittima dell’era “del fare”? No, a quanto riportava sembrava aver capito qualcosa di molto più profondo:

Se sei sempre in vacanza non si tratta di una vacanza! Se hai ascoltato la puntata avrai di certo colto il riferimento ma la cosa è semplice: se la vita è illimitata, cioè non puoi morire, ecco che la vita di per se tende a perdere valore. Il vero valore delle cose è dato anche dal fatto che esse siano temporanee e rare, proprio come succede per l’oro o per i tartufi, valgono tanto perché sono rari. Ciò fa scattare due meccanismi psicologici, il primo e più prosaico è il tema della scarsità. Siamo biologicamente disegnati per inseguire ciò che è scarso nella nostra vita.

Il secondo meccanismo è molto più rilevante e consiste nel fatto che se una cosa è “infinita” tende naturalmente a finire sullo sfondo della nostra esistenza. Se hai qualche capello bianco come me ricorderai perfettamente il passaggio dall’andare a comprare un nuovo album al negozio di dischi, rispetto al poter ascoltare tutto quello che vuoi e quando vuoi. Quando compravi l’ultimo disco degli Iron Maiden (uno dei miei gruppi preferiti) lo ascoltavi tutto diverse volte, leggevi ogni parole di ogni brano e studiavi il concept di ogni grafica di quel piccolo capolavoro artistico.

Oggi ascolto qualche pezzo e poi mi annoio, passo subito al pezzo successivo e questo perché tanto so che posso ascoltarli tutti quando voglio e senza limiti. Questo nella mia vita è successo prima con i videogiochi e poi con la musica per non parlare degli e-book, più abbiamo a disposizione qualcosa e più la diamo per scontata, tendiamo a non darle valore. Questo tra l’altro è uno dei problemi maggiori all’interno delle coppie, diamo per scontato il nostro partner fino a quando non succede qualcosa, a quel punto ci rendiamo conto che per poter avere una buona relazione è necessario “non dare per scontato”.

Ti ricorda qualcosa? Se hai letto il mio primo libro e seguito quel filone di consapevolezza sicuramente ti ricorderà qualcosa del genere. E’ troppo facile dare attenzione alle novità, esse si stagliano chiaramente sullo sfondo della nostra quotidianità, sino a quando diventano una cosa scontata. E devi sapere che questo meccanismo di abituazione non è stupido, ci serve per risparmiare energia, perché se dovessimo ogni volta notare ogni singolo cambiamento in ciò che abbiamo accanto il nostro sistema cognitivo andrebbe fuori giri. Per questo abbiamo il fenomeno della fissità cognitiva e non solo.

Il Mito della Longevità

Come hai sentito nella puntata il tema della “vita lunga” o longevità esiste da quando esiste l’uomo. Come facciamo a saperlo? Non lo sappiamo con esattezza ma moltissime ricerche hanno notato che uno dei segnali più evidenti della rivoluzione cognitiva (quando circa 70000 anni fa abbiamo iniziato a stanziarci e a diventare sempre più intelligenti) è stato il ritrovamento di opere funebri. Anche i nostri antenati più antichi seppellivano le persone ma più per evitare gli attacchi di animali feroci, con il cambio del nostro cervello (la rivoluzione cognitiva appunto) è successo qualcosa che ci ha fatto iniziare a pensare all’elefante nella stanza.

Per quale motivo adornare un cadavere, passare ore e ore a raccogliere migliaia di perline, se non perché si credeva che in un qualche modo ci fosse un al di là, e questa nozione di vita che non finisce qui è di certo stato l’inizio dell’idea di una vita “lunga”, di una vita “eterna”. E’ facile intuire che quelle opere fossero dettate dal dolore di vedere una persona sparire, dall’esorcizzare il tema della morte ancora totalmente sconosciuto. Basti tenere conto che ancora oggi non sappiamo perché alcune persone crepino, magari anche all’improvviso, nonostante le nostre tecnologie, figuriamoci un tempo che razza di spiegazioni dovevano darsi i nostri avi.

Se proprio vogliamo essere prosaici il tema della longevità è il TEMA se ci consideriamo come spinti e guidati dalla evoluzione. Si perché il primo obiettivo della evoluzione umana è sopravvivere, poi riprodursi e poi… continuare a sopravvivere! Quindi non si tratterebbe solo di una moda attuale, il desiderio di durare a lungo sarebbe insito nella nostra natura, nella nostra genetica e oggi, anche nella nostra cultura (forse anche troppo)! Inutile quindi nasconderci e pensare che sia una moda attuale, da sempre abbiamo il sogno di vivere più a lungo e l’utopia di vivere per sempre.

Per secoli sono circolati vari Elisir di lunga vita, alla nascita della proto-chimica cioè l’Alchimia (so che molti non sarebbero contenti di questa mia definizione) una delle promesse più potenti era proprio questa. Per molti erano tanti imbonitori, ed in effetti era così, tuttavia non erano loro ad essere geniali agenti di marketing inconsapevoli, semplicemente seguivano ciò che tirava per la maggiore: voler vivere più a lungo. Alcuni potrebbero pensare che si tratti di una sorta di mito interiore, un po’ come un bias o il nostro “mito delle origini” (l’età dell’oro) ma non è così, è qualcosa che sta diventando sempre più forte perché abbiamo le evidenze che (a tratti) si possa realmente fare.

Un uomo di soli 3 secoli fa era decisamente più fatalista, pensava che non contasse il proprio stile di vita per la longevità. Credeva che tutto fosse scritto in un qualche modo, come dargli torto dato che era l’unico modo per dare un senso a ciò che gli accadeva intorno. Quel fatalismo non era stupido, serviva a proteggerlo dal vuoto di senso del non sapere cosa stesse accadendo, ancora oggi lo abbiamo ma sempre meno. Il che non significa che prima o poi sapremo tutto ma significa che sapere ci aiuta a gestire meglio le cose, ci ha aiutati a gestire meglio l’energia (per quanto la si voglia additare), le società (idem) e molto altro. Ci aiuterà anche a gestire la sottile tematica della longevità?

Energia e vitalità

“Ma a me non me ne frega niente di vivere più a lungo!”, scommetto che a molti sarà venuta in mente una frase del genere, con anche l’aggiunta classica del tipo: “l’importante è vivere bene non a lungo”. La cosa che sfugge a chi pensa in questo modo è che gli sforzi per vivere una vita di qualità sono gli stessi che conducono alla longevità. Ora so che alcuni penseranno: “si ma se io voglio bere, fumare e godermi la vita, questa è qualità”. La verità è che se vuoi divertirti devi anche stare attento a come lo fai, perché se parli davvero di qualità della vita non parli di qualità di una serata o di lasciarti andare, perché quella cosa lì non porta a qualità ma il contrario.

Cioè se ti ubriachi tutti i giorni non stai vivendo al massimo ma ti stai condannando ad una vita misera, piena di problemi di salute e senza energie. Ciò non significa che tu non debba mai bere e divertirti, solo che se lo fai tutti i giorni o troppo spesso, magari spinto dall’idea che quella sia “la qualità di vita”, significa che il tuo sguardo è troppo “corto”. Non è un caso che a vederla così siano spesso i giovani, gli adolescenti, perché non hanno ancora uno sguardo così lungo sulla vita, ma purtroppo nella nostra epoca succede anche a 40 o 50 anni di vederla ancora in questo modo. Confondendo “qualità e libertà” con “dipendenza e non curanza”.

Spero si comprenda che NON c’è alcun moralismo (o almeno non lo vedo, in caso fammelo sapere) ma il semplice fatto che se vogliamo vivere una vita davvero intensa è bene avere le energie per farlo. E per avere energie è necessario stare attenti a cosa si mangia, muoversi fisicamente e anche nutrire la nostra mente (meditando e studiando), sembra brutto e difficile? Forse no se sei arrivato a leggere sino a qua ma sappi che in giro la maggior parte della gente penserebbe: “No, mi rifiuto, io sono libero di fare ciò che voglio, mangiare bene, studiare, non è questa la qualità della vita che voglio per me!”.

E poi aggiungerà: “inoltre, queste cose mi sembrano da invasati di questo tempo dove dobbiamo essere tutti più performanti. Questa è una ideologia figlia del consumismo” e altre cose del genere. La verità è che “mens sana in corpore sano” non lo abbiamo inventato noi uomini moderni come probabilmente ricorderai, ma è una regola che conosciamo da molto tempo. E oggi, grazie alle ricerche sappiamo molto meglio cosa significa avere una mente sana in un corpo sano. E per averle bisogna passare da quelle 3 cosette: alimentazione, allenamento e apprendimento!

Che bello non mi ero accorto che sono 3A, possiamo farci un modellino: Alimentazione, Allenamento e Apprendimento (inteso come concettuale, attraverso lo studio e non concettuale attraverso la meditazione e la vita). Ecco se vuoi energia vitale, per vivere quella decade di cui parla Attia, è necessario prenderti cura di te stesso o aumentare la cura che hai nei tuoi confronti. E’ facile? No, per nulla, lo sappiamo tutti che la vera medicina è la prevenzione ma è terribilmente difficile da mettere in pratica. Non vale solo per la salute.

La Psicologia cosa c’entra con la Longevità?

Se hai sentito la puntata conosci già la risposta, anzi le risposte, perché la psicologia ha davvero tantissimo da dire da questo punto di vista. Per prima cosa voglio ricordare che la Psicologia e i suoi studi sono vastissimi e tutti hanno dato contributi in questo senso, dalla psicologia sociale, passando per quella clinica, attraverso la psicologia sperimentale per atterrare su quella evolutiva. Insomma abbiamo davvero tantissima roba, tra le più facili da comprendere e portare a casa c’è il nostro Mindset! E’ chiaro che se non pensi di poter migliorare te stesso, se non pensi di poter apprendere nuove abitudini e nuove competenze, allora difficilmente potrai prenderti cura di te stesso.

Avere un mindset di crescita non significa pensarsi superiori o migliori degli altri e neanche immaginare di poter fare qualsiasi cosa solo se ci si crede. Ma significa sapere che se si vuole, si può migliorare sensibilmente in qualsiasi ambito e in qualsiasi momento. Sei un uomo di 60 anni sovrappeso? Puoi sempre migliorare le tue condizioni fisiche. Sei una donna di 50 anni e vuoi imparare una seconda o terza lingua? Puoi sempre iniziare, di certo non ti verrà facile come quando avevi 15 anni ma potrai sempre migliorare da quel punto di vista. Ma serve una cosa una cosa che sta sulle scatole a tutti, una parola che i vecchi copywriter ti impedivano quasi di scrivere dato la sua potenza nell’ammazzare l’interesse: IMPEGNO

Questo termine non ci piace, se mi segui sai anche perché, essenzialmente per risparmiare energia ma non solo, perché se ti devi impegnare in qualcosa significa che NON sei abbastanza bravo. Questa è la dinamica sottile della “fallacia del talento” (ricordi?) la quale va a braccetto con il mindset statico: se pensi che le tue abilità siano fisse farai fatica ad impegnarti in qualsiasi cosa, perché tenderai a pensare che “siano sforzi inutili”. La cosa pazzesca è che questo accade proprio alle persone molto brave, soprattutto quelle che sono brave da molto tempo, magari fin da piccole.

Se da bambino ti hanno detto che eri un genio della matematica, da un lato possono averti motivato ma dall’altro possono aver creato in te la sensazione di un mindset statico. Un genio non ha bisogno di impegnarsi come gli altri, un genio non ha bisogno neanche di dimostrare agli altri che è bravo, un genio “come Paganini non ripete”, e questo fa si che il genio sviluppi il timore di mettersi in gioco. Perchè mettersi in gioco potrebbe dimostrare che non è un vero genio e se non lo fosse, dato che tale attribuzione gli ha fatto pensare che le abilità fossero fisse, non potrebbe più salire sul “carro dei geni”, perché sarebbe una persona normale come tutte le altre.

L’impegno dona longevità ad ogni cosa, se ti impegni a mantenere un corpo sano ed in forma ecco che probabilmente negli ultimi anni di vita manterrai in parte quella forma fisica. Lo stesso vale per qualsiasi abilità umana e non solo, anche per le cose intorno a te, il tuo lavoro, il tuo giardino, la tua auto. Si, si tratta di quel tipo di attenzione di cui ti parlo in “Facci Caso”, quella facilmente intuibile ma difficilmente applicabile. Tutti sappiamo che il giardino ha bisogno di attenzioni e sappiamo anche che se lo vogliamo fare davvero molto bene serve molta attenzione, la longevità di qualsiasi cosa necessita attenzione e l’attenzione necessita impegno.

Impegno questo sconosciuto

L’impegno non ci piace eppure sappiamo tutti che fa la differenza! Ci spaventa, soprattutto chi ha un mindset fisso ma in realtà fa paura a tutti investire in qualcosa senza sapere se quell’investimento porterà un ritorno. Spaventa tutti mangiare sano oggi e allenarsi sapendo che le condizioni fisiche sono spesso imprevedibili, dettate da condizioni ambientali ancora poco note o dall’influenza pesante della genetica. Ma se ci pensi sarebbe un po’ come dire: dato che so che l’andamento del mondo del lavoro è poco prevedibile, allora non cercherò di creare nulla a livello lavorativo, che senso avrebbe?

Sarebbe come dire: dato che so che prima o poi le storie finiscono, perché dovrei dare attenzione e amore al mio partner? Capisci l’assurdità di questo ragionamento? Eppure rischiamo di farlo tutti e spesso, ogni volta, guarda caso, che c’è di mezzo una sorta di investimento (soprattutto di tipo emotivo). Ecco per me il tema della longevità si accompagna a queste riflessioni, cioè al fatto di far durare le cose, e come abbiamo visto molte volte, per far durare qualcosa servono impegno e dedizione. Oggi sembra che il tema della durata delle cose sia uno dei più difficili da comprendere ma molte cose che vanno… vanno (anche perché) durano.

Questo legame è molto particolare per le persone, ti faccio un esempio personale: qualche tempo fa sono stato intervistato da alcuni giovani colleghi intenti ad avviare un Podcast. Uno di loro mi ha chiesto come fa Psinel ad essere sempre nelle classifiche che dei Podcast, al che gli ho detto: “Perché lo faccio da tanti anni” al che lui mi ha risposto: “si ma i Podcast che vanno sono quelli nuovi” e gli ho risposto: “certamente ma il fatto di far durare il mio podcast non dipende solo dal fatto che lo faccio da tanto tempo ma dal fatto che ci metto molto impegno… da molto tempo”. (Flexo come dicono i giovani)

Questa analogia calza molto bene, è come se qualcuno mi dicesse: “ehi sembri in forma per avere 45 anni” ed io gli rispondo: “certo mangio bene e mi alleno da anni” e lui: “Ah che peccato pensavo fosse solo una tua dote personale”. Ci piace pensare che ci siano persone magiche, talentose e miracolosamente brave ma la verità è che senza impegno e dedizione non si esprime alcun talento, non si costruisce un bel nulla e i dati ci dicono… che si muore prima. Si, perché impegnarsi indica passione e attività, due cose che correlano positivamente con la longevità e purtroppo correlano anche negativamente.

Sì è vero, lasciarsi andare conduce più velocemente alla morte, lo sanno tutte quelle persone che hanno avuto un caro malato. O tutti quei medici che lavorano con persone a rischio. Questo non vuol dire che se ci credi forte forte vivi di più ma significa che se ti impegni, se ti attivi, aumenti la probabilità di fare tutte quelle cose che ti consentono anche di vivere più a lungo. Lo so è un discorso lungo e complesso che spesso viene inficiato da bias sotterranei, fammi sapere se vuoi che approfondisca ulteriormente, perché abbiamo solo iniziato 😉

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.