Esiste un meccanismo psicologico che da un lato ci salva quotidianamente la vita (e non sto esagerando) e dall’altro può rendere la vita monotona e per alcuni davvero poco avvincente. Oggi parliamo di questo semplice meccanismo di risparmio energetico del nostro cervello, in grado sia di spiegare perché tendiamo a vedere “tutto sempre uguale” e allo stesso tempo ci da alcune indicazioni per sbloccarlo…
Il mondo cambia ma tu non te ne accorgi!
Che banalità vero? Lo sappiamo tutti che il mondo cambia eppure ti posso assicurare che siamo tutti ciechi a questo cambiamento. E’ il modo normale con il quale il nostro cervello risparmia energia, la cosa interessante è che tale cecità sembra andare di pari passo con la consuetudine: più svolgi una certa azione, frequenti certe persone e determinate situazioni e meno diventi sensibile ai cambiamenti. E’ come cercare di capire se una pianta cresce osservandola ogni 5 minuti oppure ogni 2 mesi (con qualcuno che ovviamente la curi per noi) o come quando vediamo un amico solo poche volte all’anno e ci accorgiamo subito se ha messo su qualche chilo. Mentre se lo frequentassimo nel quotidiano sarebbe più difficile notarlo.
Vedi il problema è molto complesso, se qualcuno andasse nello studio di un mio collega affermando cose del tipo: “dottore mi sembra che tutte le giornate siano identiche, mi sembra che tutto sia come una fotocopia, non trovo il senso nel fare le cose“. Il mio collega potrebbe prospettare un esordio depressivo. O ancora se dicesse cose del tipo: “non trovo più soddisfazione in niente” qualcun altro potrebbe pensare che sia una questione di dopamina: “vede caro, deve fare un detox di dopamina, smetta di usare i social, non guardi più i porno (ovviamente non si masturbi) e cerchi di non mangiare troppi dolci ecc.”. Entrambe queste cause hanno una ragione d’essere ma se le cose fossero più semplici di così?
Certo la depressione è una cosa seria così come la nostra era in cui la dopamina viene sfruttata in ogni dove (o meglio i meccanismi legati alla dopamina), tuttavia dobbiamo ricordare che vivendo in un’era che ci assicura una buona sopravvivenza il pericolo di non avere stimoli che ci costringano ad aggiornare le nostre routine è davvero evidente. Lo vedo nel mio studio, lo leggo tra le righe in chi mi chiede aiuto online o lo vedo in chi si avvicina per la prima volta alla meditazione. Lo so cosa pensi, “cosa diavolo c’entra anche sta volta la meditazione”, c’entra perché meditare è cercare di osservare le cose così come sono, cercando di riconoscere come le nostre mappe mentali tendano costantemente a colorare la realtà.
Notiamo questi occhiali colorati e li mettiamo da parte, questo è l’esercizio principale di chi medita. Questo significa che chi medita non è altrettanto vittima dei bias che abbiamo citato in puntata? No, è vittima anche chi medita ma leggermente meno, perché tende a rendersene conto con maggiore probabilità. Vedi la meditazione è proprio questo: notare che ogni singolo respiro che seguo è diverso dal precedente, notare che quelle sensazioni che sembrano uguali sono tutte differenti. Aumentare questo tipo di risoluzione nei confronti di ciò che percepiamo qui e ora ci fa notare con maggiore facilità che tutto cambia e tutto scorre, non a caso una delle prime intuizioni del Buddha (del primo) è stata proprio l’impermanenza.
Non è un caso che chi pratica con una certa regolarità la meditazione inizi ad aumentare il piacere delle piccole cose: un buon cibo, un tramonto, la vista di un fiore ecc. Non è perché diventiamo tutti più mistici che iniziano a piacerci queste piccole cose è perché iniziamo a comprendere il vero senso del nostro organismo mentre giudica le cose come “buone o cattive”. E’ perché riusciamo a godere maggiormente di ciò che capita senza scappare nella nostra mente giudicante, è perché nel tempo riusciamo a notare anche le più piccole differenze e a stupirci semplicemente perché in un momento di afa (mentre pratichiamo) una bava di vento sembra essere la cosa più piacevole del mondo ecc.
La mente del principiante e la mente che prevede
Un concetto molto potente nella pratica meditativa è quella di “mente del principiante“. Cioè cercare di affrontare l’esperienza come se non si fosse esperti di essa, come se fosse la prima volta. Osservare il respiro come se fosse la prima volta che cerchiamo di seguirlo e non come qualcosa che facciamo in ogni istante. Ecco se ci provi con una certa insistenza, meditando tutti i giorni per qualche settimana ti assicuro che si tratta di qualcosa di davvero sorprendente, notare per la prima volta che ogni atto respiratorio, per quanto simile agli altri, è sempre leggermente diverso.
Noi realmente non ci accorgiamo di quanto poco siamo capaci di entrare in contatto con i sensi, ad esempio quando mangiamo un piatto che amiamo ci sembra di sentirlo sempre identico ma anche questo è impossibile. Come ti senti, la gente che hai attorno e quindi non solo la preparazione del piatto, modificano le tue percezioni, ma la staticità del tuo prevedere ti fa sentire come se fossero sempre identiche. Si hai capito bene, è il tuo prevedere quel sapore che te lo farà sentire in quel modo, ovviamente non deve discostarsi più di tanto ma stai tranquillo che quella pietanza ha sempre sapori leggermente (e a volte neanche troppo leggermente) diversi ogni volta.
L’esempio di come funzioni questa macchina delle aspettative ci è dato ad esempio quando siamo assetati. Immagina di andare a fare una bella corsa o di rientrare in casa dopo una lunga passeggiata al sole e di sentire di avere sete, vorresti addirittura fermarti in un bar ma resisti fino a casa. Magari hai corso per chilometri e perso anche un sacco di liquidi, apri il frigo ed inizi a bere… ora a che punto senti la sensazione di essere dissetato? Quando hai finito la bottiglia? Quando raggiungi realmente la quantità di liquidi necessari per il tuo organismo? No, in realtà quasi subito, infatti ti basterebbe un semplice bicchiere per sentirti dissetato (o per lo meno per non sentirti più terribilmente assetato) come è possibile?
Se ci pensi anche se tu bevessi tutta la bottiglia l’acqua non avrebbe il tempo di passare dal tuo stomaco al tuo intestino e via via attraversare tutti i tessuti e reidratarli in quei pochi secondi nei quali stai bevendo. Certo in parte lo fa ma non abbastanza, quindi cosa è che ti dice “ehi ora sono proprio dissetato?”. E’ la tua previsione su ciò che stai per fare e non la realtà di ciò che hai davanti. Lo so che potrà sembrare strano ma noi questa cosa l’abbiamo testata un sacco di volte, facendo esperimenti strani dove i piatti erano più (o meno) pesanti del dovuto. Dove un frullato aveva un buco, cambiano il colore delle pietanze ecc. Sputtanando la previsione sputtaniamo anche il sapore e le sue conseguenze sull’organismo (scusate il francese).
Ora il problema in questo campo è che la gente pensa che esista uno stato chiamato “mente del principiante” nel quale uno non ha idee, non pensa a niente e guarda le cose come se fosse un bambino. Ecco purtroppo questo stato non esiste di per se, ma richiede molto esercizio e soprattutto un certo tipo di consapevolezza, la quale non solo deve farmi accorgere di quando è necessario vedere il mondo in questo modo (meta-cognizione) ma deve anche darmi gli strumenti per mettere da parte i giudizi che naturalmente emergeranno mentre cercherò di guardare quella cosa, come se fosse la prima volta.
Meditare o non meditare
Come ti accennavo nella puntata la meditazione è il migliore esercizio ma capisco che non tutti siano disposti a svolgerlo. Per fortuna anche quelli sulla gratitudine o il semplice cercare di collegarci alle cose importanti della nostra vita possono fare la differenza. In una delle prossime puntate ti parlerò approfonditamente della domanda valoriale, quella che ti ripeto ormai da decenni ma che pochi sembra abbiano compreso fino in fondo, quella che recita: “cosa è davvero importante per me in questo preciso momento? In questo contesto”.
Stabilito che sei tu ad aver deciso di leggere queste righe fino a questo punto, prova a rispondere a questa domanda qui e ora: “cosa è davvero importante per me in questo contesto?”. Ti verranno in mente molte risposte: “capire meglio la psicologia”, oppure “sento la mia vita monotona e cercavo una tecnica apposta” ecc. Ecco queste risposte vanno bene, non è necessario raggiungere i famosi “valori”. “Lo faccio per amore della conoscenza”, certo se li trovi va benissimo ma se ci pensi già capire perché fai quello che fai in modo contestuale è un potente atto di consapevolezza.
Non solo, ti motiva perché ti ricorda il tuo proposito. Anche questo dato potrà sembrare banale ma non lo è, molto spesso iniziamo una certa attività e poi nel suo svolgimento tendiamo a dimenticarci perché la stiamo facendo. Quel perché è molto potente nel dare motivazione e anche nel farci accedere ad uno stato maggiormente attento ai piccoli cambiamenti che avvengono intorno a noi e questo ci fa uscire dall’idea di routine. Anche se ciò che stai facendo è a tutti gli effetti una routine: ad esempio stai correndo perché ti stai preparando ad una maratona ad un certo punto ti poni la domanda valoriale:
“Cosa c’è di davvero importante per me nel correre adesso?”… risposta: sto imparando a resistere non solo nella corsa ma nella vita. Questo allenamento di oggi diventerà un investimento per domani e ogni singola goccia di sudore che sto versando è il segno del fatto che sto lavorando su me stesso. Ecco una risposta del genere è una sorta di manna dal cielo, mentre la maggior parte delle volte siamo talmente distratti dalla realtà che ci circonda e dalle nostre aspettative da perdere di vista cosa “è importante per noi in questo momento”.
Tra qualche episodio uscirà quello sulla domanda magica, non temere sarà maggiormente approfondito e ti mostrerà come lavorare con i “valori” senza neanche nominare il termine “valori”. Un po’ come si fa oggi negli approcci di psicoterapia di terza generazione… ma la maggior parte degli espertoni di crescita personale là fuori non ne ha la più pallida idea. Vedrai sarà uno di quei contenuti che adorerai e che sarà odiato da tutti i nostri competitor 😉 (I quali tra 10 anni racconteranno di essere stati i primi a parlarne).
A presto
Genna
Ps. Si lo dico senza alcuna falsa modestia: se segui Psinel da anni sei avanti da anni rispetto a tutti gli altri! 😉