Gran parte degli sforzi della umanità sono da sempre rivolti alla riduzione dei conflitti. Dalla creazione dei primi clan, i villaggi e le Città, via via che ci siamo evoluti abbiamo trovato modalità per ridurre e far fronte ai diversi modi di entrare in conflitto. Al punto tale che oggi ci sembra quasi che sia possibile riuscire ad evitarli completamente… ma le cose non stanno così, perché i conflitti fanno parte del nostro modo di misurarci e di comprenderci e non solo.

Il Pomo della Discordia

In un piccolo libro dedicato alla mediazione ad opera di Rino Rumiati e Davide Pietroni si introduce il tema del conflitto partendo dal “Pomo della discordia”. Il tutto avviene durante il matrimonio di Peleo e Teti (altro mito che meriterebbe 10 puntate) al quale Zeus pensa bene di non invitare Eris, la dea della discordia, proprio perché vuole evitare che vi siano conflitti. A causa di tale esclusione la Dea si vendica con un astuto stratagemma: fa giungere sul tavolo nuziale, al cospetto di 3 divinità femminli (Era, Afrodite e Atena) un pomo d’oro con incisa la frase “alla più bella”.

Come probabilmente ricorderete questa faccenda le fece litigare al tal punto che fu chiesto a Zeus di prendere una decisione. Lo stesso capo degli dei, invece di assumersi la responsabilità della situazione (Zeus viene spesso dipinto in questo modo) farà intervenire quello che è ritenuto essere l’essere umano più saggio e giusto, Paride principe di Troia. La gara la vinse Afrodite promettendogli che avrebbe potuto avere la donna più bella del mondo la famosa Elena moglie di un certo Menelao che era il Re di un popolo “pacifico”: gli Spartani!

Forse il più importante insegnamento dal punto di vista del tema odierno è quello di “non evitare la discordia“, ma invece prepararsi ad affrontarla e a gestirla. Perché è proprio quando cerchiamo di evitare i conflitti che, nel tentativo di far stare tutti bene, rischiamo di creare pasticci del genere. Questo ovviamente non significa che sia sbagliato cercare di mediare e dare a tutte le parti il dovuto, ma significa che se ci aspettiamo di farlo senza il minimo conflitto e senza il minimo confronto, dobbiamo prepararci al peggio. Ancora una volta: per prepararci alla pace è bene essere pronti anche alla guerra.

Rumiati e Pietroni ci parlano delle 3 cause dei conflitti: la competizione per l’ottenimento di un bene scarso, le opinioni diverse ed il senso di equità ed infine le ambiguità. Il mito sembra avere contenere un po’ tutti questi ingredienti, infatti il pomo è qualcosa di scarso (può andare solo ad una persona). La bellezza non è facile da decretare e quindi ci saranno discrepanze di opinioni e sensazioni di poca equità ed infine c’è un bel po di ambiguità: basti pensare che Afrodite è già la Dea della bellezza, quindi non ci sarebbe dovuto essere tutto questo frastuono ma la presenza dell’oggetto ha reso ambiguo anche tale ruolo.

A molte persone potrà sembrare assurdo che per riuscire a gestire i conflitti si debba essere pronti a sollevarli ma se ci pensiamo bene è ciò che succede ogni volta che riusciamo a districarne uno. Immagina di aver litigato con il vicino di casa perché il suo cane fa continuamente la pipì nel tuo giardino, se non glielo dici è possibile che lui neanche se ne sia accorto. Più passa il tempo e più è probabile che ad ogni fuoriuscita dal perimetro del cane tu possa convincerti che il vicino ci abbia quasi preso gusto. Così meno cerchi di parlarci, magari proprio perché “non vuoi problemI” e meno riuscirai a risolvere la situazione.

Affrontare sempre (quando è possibile)

Affrontare sempre i conflitti non è affatto facile, tuttavia se davvero vogliamo imparare a gestirli è bene tendere a questo obiettivo. Ci saranno sempre relazioni con le quali è più difficile, situazioni per le quali sarà bene lasciare stare ed altre nelle quali sarà bene mordersi la lingua. Ma in generale, ogni volta che nella nostra percezione nasce un conflitto relazionale sarà bene cercare di chiarirlo con il diretto interessato, soprattutto se teniamo a quella relazione. ATTENZIONE: ci tengo a ripetere che questo non significa che dobbiamo litigare con tutte le persone che ci pare, sembrino voler entrare in conflitto con noi. Non significa “farsi valere”!

Il tema del farsi valere è davvero scivoloso e si trasforma velocemente in un boomerang, quindi d’ora in poi quando parli di conflitti intendo cercare realmente di chiarirli. Puoi farlo anche con persone che non conosci, come il tizio che vuole superarti in cassa, non devi blastarlo per sentirti migliore devi semplicemente dirgli: “mi scusi, credo di essere arrivato prima di lei”. Lo so che ci piacerebbe vendicarci: “Ehi testa di quarzo, ma chi ti credi essere, fai un passo indietro o te ne pentirai”. Uno che ti dice una cosa del genere non è un figo assertivo è un tizio quasi passabile di querela dato che minaccia, o un tizio che cerca una rissa non di appianare un conflitto.

Purtroppo però noi siamo talmente imbevuti di cinematografia da super eroi da immaginare risposte del genere, dai su dì la verità, quanta soddisfazione! Però è sbagliato e non è questo il modo migliore per gestire i conflitti di qualsiasi natura essi siano. Quel modo di fare non insegna niente a te e all’altra persona, prova ad immaginare la semplice richiesta aperta e gentile che tipo di effetto ha su chi vi osserva rispetto alla seconda. Solo gli adolescenti potrebbero applaudire alla seconda o chi è appena uscito dal cinema dopo 3 ore di qualche action movie.

Il silenzio invece è diverso, perché come sappiamo se non facciamo niente stiamo comunque comunicando qualcosa. E nel caso la persona ci voglia superare in fila e lo faccia intenzionalmente, stiamo comunicando: siamo meno svegli di te. Il che non è detto che sia un male, se non siamo di fretta e non ci ribolle il sangue, perché in questo caso, nel caso ci desse fastidio, allora è il momento di parlare. E prima lo facciamo e meglio è! Ripeto, non è facile e anche io spesso lascio andare ma la cosa migliore da fare sarebbe cercare di comunicare a parole ed il più velocemente possibile ciò che sentiamo.

E se mi rispondono male? Dipende da come, chi e quando…

E se il tipo mi risponde male?” Beh allora forse puoi anche tu dirgli che è un maleducato ma sempre con educazione perché non sappiamo mai con chi abbiamo a che fare (un pazzo) e non vale davvero la pena proseguire in un esempio del genere. Quando invece abbiamo a che fare con le persone che conosciamo la cosa cambia e non poco, comunicare ciò che sentiamo e pensiamo in quel momento è la cosa migliore da fare. Anche non rispondere può essere una strategia con chi conosciamo, lasciando cadere eventuali offese e discorsi ai quali non vogliamo dare corda. Il silenzio è una tecnica potentissima di comunicazione, quando seguito da azioni coerenti: ad esempio il girarsi ed andarsene.

Lo so anche qui ti piacerebbe avere una tecnica che zittisca l’interlocutore e lo inebetisca ma è nuovamente un errore pensare di poter risolvere così i conflitti, in modo particolare quelli con le persone che conosciamo, con le quali abbiamo una relazione (cercata o subita). Allo stesso tempo questo non significa evitare di parlare di ciò che ci da fastidio, dei comportamenti che riteniamo inappropriati nei nostri confronti ecc. La Dea della discordia deve essere invitata al pranzo nuziale altrimenti scoppia la guerra di Troia!

Se stiamo dando un feedback negativo, per quante tecniche possiamo applicare, dobbiamo anche essere pronti alla eventuale reazione. Ti ricordi quando abbiamo parlato della tecnica del “panino”? Ecco anche se studi il modo migliore di dire ad una persona qualcosa che non ti piace del suo atteggiamento, se ti aspetti che reagisca necessariamente bene perché hai seguito “tutto come da manuale”, rischi di avere una brutta sorpresa. Cercare di comunicare nel modo migliore possibile è importante ma dobbiamo sempre ricordare che le persone hanno il diritto di esternare la loro eventuale contrarietà a ciò che diciamo.

Ecco perché secondo me è davvero importante allenarsi al conflitto, cercando come sempre di comprendere come siamo fatti: siamo calmi e pacati, siamo infiammabili e sanguigni, lasciamo andare facilmente oppure ci brucia dentro, ecc. E da qui cercare di smussare i nostri comportamenti esponendoci a piccoli conflitti ed il modo migliore di farlo è affrontandoli appena sorgono. Ciò significa che alla fine andremo d’amore e d’accordo con tutti? Assolutamente no ed è anche per questo che si tratta di un piccolo addestramento quotidiano che può dare grandi benefici.

Sì perché le relazioni che si recuperano sono di certo le migliori, anche quelle che si aggiustano possono funzionare. Ma se la cosa è continua, come un collega che non ti rispetta o cose del genere, allora ci litighiamo per bene ogni volta che è possibile (usano anche gli strumenti di questo post più quelli che trovi qui e sul canale) per rispondere nel modo migliore possibile. La cosa più importante da tenere a mente è ancora una volta la cavolo di responsabilità emotiva!

La responsabilità emotiva

Questa è di certo la cosa più difficile: ricordarsi che in ogni relazione siamo co-responsabili di ciò che accade e quando l’altro “ci fa arrabbiare” siamo noi ad arrabbiarci e non il contrario. Questo concetto fa sempre discutere le persone: “Eh ma io cosa ci posso fare se il mio collega continua a stuzzicarmi? E’ lui che mi fa arrabbiare.”. Lo so hai ragione, è un brutto comportamento ma le emozioni sono sempre le tue, non è facile fare questo passaggio di responsabilità ma diventa essenziale per riappropriarci del nostro potere personale. Lascia che mi spieghi meglio…

Se quel tuo collega ha la capacità di farti arrabbiare sempre e nello stesso modo significa che tra di voi si è creato un circolo di comunicazione sbagliata: lui si vuole divertire e sa che troverà campo aperto stuzzicandoti. Ora è evidente che il modo migliore per riuscire a contrastare una cosa del genere sia rispondere in modo diverso; certo anche qui vorremmo dare un bel pugno al tizio, vorremmo sparargli una battuta divertente e pungente a nostra volta. Ecco le risposte verbali piccate funzionano solo se siamo abbastanza responsabili delle nostre emozioni, se invece sono reazioni violente (anche solo verbali) siamo ancora in mano del nostro interlocutore.

Io, forse come te, faccio molta fatica ad attuare questa “disciplina interiore” ma ti assicuro che ogni volta che ci riesco, che riesco a rendermi conto che sto perdendo la responsabilità perché punto il dito senza mettermi in mezzo, ecco le cose migliorano. Quando riesci a fare anche solo un metro verso quel tipo di responsabilità emotiva ecco che ti stai avvicinando al tuo potenziale, se invece pensi che sia “tutta responsabilità dell’altro”, che sia lui a decidere come e quando attivarti, allora non riuscirai a rispondere nel modo migliore possibile (neanche nel caso tu voglia rimetterlo in riga).

Quindi mi dirai: “chi perde per primo la calma ha perso?” non proprio, chi perde la calma e si convince che non dipenda neanche un po’ da se stesso “ha perso”. Chi invece dovesse anche uscire dai famosi gangheri per poi rendersene conto (anche dopo, come succede quasi sempre) ed agire di conseguenza, sta migliorando questa disciplina interiore. Se hai letto il mio manuale di gestione delle emozioni conosci bene questo tema che però è sempre meglio ricordare. Perché? Perché è difficile applicarlo ma quando ci riesci il premio è molto grande, anche solo riavere indietro il 10% del tuo potenziale (che stai delegando all’esterno) può fare una grande differenza.

Quando nelle puntate precedenti ti ho ripetuto allo sfinimento che “non è mai troppo tardi” è perché ci credo fino in fondo. Questo non vale solo per le cose che vuoi fare nella tua vita o che vuoi apprendere ma vale anche per gli aggiustamenti che facciamo. Come abbiamo visto in questa puntata la nostra consapevolezza arriva naturalmente DOPO che sono accadute le cose, lo so è una roba un pò strana è il modo migliore per capirla è ascoltare quella puntata che scommetto ti sorprenderà. Soprattutto se sei convito che “metterci una pezza” sia sempre sbagliato!

Insomma fammi sapere cosa ne pensi come sempre qui sotto o tra i diversi contenuti della galassia di Psinel.
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.