Negli ultimi anni il tema delle “soft skill” è diventato molto noto, ormai non esiste azienda o organizzazione che non preveda una qualche formazione in questo campo. Pochi sanno che il termine “soft skill” è stato fondato nelle aziende siderurgiche e rappresentava tutte quelle abilità che non richiedevano di maneggiare macchinari, non significa “abilità minori” ma abilità diverse. Oggi ti mostro l’abilità psicologica più rilevante di tutte: il Coraggio!

Soft skills

Come ti accennavo il termine “abilità soffici” non sta ad intendere che siano capacità di “serie B” ma che si tratti di un altro set di cose da imparare rispetto alla siderurgia o agli aspetti tecnici di un dato lavoro. Ormai tutti sappiamo con una certa chiarezza che per lavorare in modo efficace ed equilibrato non basta essere competenti nelle azioni pratiche ma è necessario anche saper comunicare, saper creare gruppo, saper ispirare, saper fare tutta una serie di cose che riguardano più la psicologia che altro. Non solo, più saliamo tecnicamente e più gli aspetti mentali fanno la differenza, questa cosa è molto evidente nello sport.

Tra il numero uno al mondo nella classifica di un qualsiasi sport ed il numero 10 o addirittura il numero 50 se non 100 le differenze tecniche sono minime. Tutti sapranno giocare a livelli altissimi, tutti saranno fisicamente molto preparati, certamente ci sarà chi ha maggiore smalto su alcuni aspetti rispetto ad altri ma la vera differenza sta nella mentalità. La quale non è qualcosa che si accende e si spegne dentro e fuori dal campo ma è qualcosa che caratterizza la vita di queste persone, non so se avete letto le interviste di Sinner è evidente la sua abnegazione allo sport. Questa determinazione non è una cosa che accendiamo e speginamo come se fosse una sorta di auto-ipnosi che ci induciamo prima di giocare.

Ti racconto la differenza tra “acceso e spento” per indicare che non si tratta di una sorta di auto-convincimento – vai che ce la fai – ma si tratta di un atteggiamento mentale che va coltivato attraverso la pratica e l’esercizio. Questo è uno dei motivi per i quali la gente che ha la fortuna di fare formazione nelle soft-skill molto spesso le sottovaluta, dato che non sembrano dare un risultato immediato allora probabilmente sono cavolate oppure “io non sono portato e ci devi nascere con quelle capacità”. Invece chi si allena, cioè mette in pratica quei consigli solitamente migliora ma come in tutte le cose serve pratica, determinazione e ripetizione.

Quando spiego a miei clienti il concetto di coraggio, così come lo hai appena ascoltato dalla puntata, spesso mi dicono: “si ma ci riesce solo chi non ha così tanta paura, rabbia, senso di colpa” (mettici l’emozione che vuoi). In realtà si tratta di una abilità che tutti possiamo coltivare, certamente ha a che fare con la gestione delle nostre emozioni ma non si tratta solo di quello. Si tratta di iniziare a vedere il nostro mondo interiore (emozioni comprese) non come una sorta di coscienza superiore che ci guida ma come un suggeritore che ci aiuta… e a volte ci ostacola!

So che questa cosa fa storcere il naso a tutti gli appassionati di psicologia del profondo, i quali vedono il nostro mondo interiore come una sorta di mondo a cui dare la priorità in una sorta di dicotomia tra idealisti e pragmatisti. I primi vedono tutto che parte dal mondo delle idee, dalla nostra interiorità i secondi invece hanno una visione meno arzigogolata dell’essere umano. Ebbene ad oggi, per quanto riguarda il cambiamento in terapia, hanno nettamente vinto i pragmatici rispetto agli idealisti, perché? Perché una cosa è fare filosofia su noi stessi, cosa meravigliosa ed affascinante ed un’altra è applicare i principi della psicologia.

Il Coraggio come Mindset

Come probabilmente saprai (o avrai ascoltato in puntata) il coraggio non è qualcosa con cui nasciamo, si sviluppa attraverso le esperienze che facciamo. Ma non nel senso che dopo aver scalato l’Everest non hai più paura di niente, ma perché proprio sfidando le tue paure scopri che non sono così grandi. “Così grandi” nel senso che non sono così ostacolanti come avevi preventivato: come abbiamo visto diverse volte la mente è un organo che prevede ciò che sta per accadere, attraverso tali predizioni ci dice se è bene o male fare qualcosa.

Questo suo giudizio però non sempre è reale e non sempre è utile. La mia mente può dirmi che sia inutile andare a discutere con il cassiere se mi ha dato il resto sbagliato ma in realtà lo fa perché teme il conflitto, teme le emozioni negative che potrebbero arrivare se lo faccio. E per emozioni intendo tutto il nostro mondo interiore, compresi i discorsi che ci facciamo: “ma no dai, per solo 1 euro dovrei dirglielo? Faccio la figura del barbone se lo faccio, e se poi mi accusa di essere un furbetto che vuole solo risparmiare un euro?”. Sono questi pensieri che ci tengono lontani dal fare certe azioni (uniti all’aspetto emotivo onnipresente).

Non a caso quando siamo in pericolo, distratti oppure troppo di fretta ce ne freghiamo di certe piccole elucubrazioni. Magari sei una persona morigerata, non correresti mai in mezzo a Milano magari tutto vestito a puntino in pieno Luglio, rischiando di arrivare zuppo di sudore ad un appuntamento. Ma magari quel giorno sei in ritardo, stai perdendo il treno (o qualsiasi altro appuntamento) e te freghi ed inizi a correre in mezzo alla gente, non so se ti è mai capitato, a me diverse volte. Non amo arrivare sudato e trafelato né sul treno né agli appuntamenti ma a volte succede.

Ma se qualcuno mi invitasse a farlo così “per sport” non lo farei mai! A questo punto viene facile pensare che questo tipo di coraggio non dipenda tanto da quanto io sia predisposto a correre ma dalla posta in gioco: se sto perdendo il treno o arrivando in ritardo ad un appuntamento importante tutti i miei timori (sull’arrivare trafelato) svaniscono. Ora di certo chiederci cosa c’è in palio, conoscere i nostri valori e seguirli è fondamentale per vivere una vita equilibrata ma non sempre riusciamo a seguirli così facilmente. Anche perché non sempre ci sembra che ne valga davvero la pena!

Ed è qui che entra il tema del coraggio come “mindset” da tenere a mente, che significa in poche parole cercare di notare se ci stiamo muovendo verso ciò che per noi è rilevante o se ci stiamo facendo frenare da un qualche ostacolo interiore. Questa faccenda racchiude in se un sacco di abilità psicologiche insieme: conoscere i propri valori, avere meta-cognizione per richiamarli e porci la domanda cruciale (cosa è rilevante per me adesso), sapere in che direzione stiamo andando (i nostri obiettivi), riconoscere se qualcosa ci allontana o ci avvicina a quel risultato ecc.

Devo restare o me ne devo andare?

Qualche tempo fa ho fatto una puntata che prendeva proprio il titolo da una nota canzone dei Clash, che puoi trovare qui. In pratica in quella puntata ti parlo di un sentimento di base, una valutazione che tutti facciamo prima inconsciamente e poi (non sempre) consapevolmente. Ogni volta che ti trovi davanti a qualcosa che la vita ti propone la PRIMA risposta che hai è qualcosa del genere: è qualcosa verso cui è bene andare o è qualcosa da cui mi devo allontanare?

Abbiamo visto che è una valutazione di base che condividiamo con tutto il regno dei viventi, anche con le creature più piccole come i parameci, organismi unicellulari che vanno verso i nutrienti e si allontanano dalle sostanze tossiche. Mentre però la valutazione del paramecio è quasi sempre corretta le nostre non lo sono altrettanto, perché siamo condizionati dalla esperienze passate e dalle nostre simulazioni interiori. Quindi se per caso ti hanno trattato male in un certo locale ovviamente dentro di te ci sarà la sensazione che là non ci devi più andare.

Come dicevo però succede che ogni volta che ci troviamo di fronte a qualcosa di inaspettato questo meccanismo salta fuori anche se non ce ne accorgiamo. Quindi potremmo ritrovarci ad evitare quel locale senza rendercene conto, questo succede con maggiore frequenza quando quei piccoli “dolori” (le sostanze tossiche per il paramecio) sono molto piccole, sono sottili. Così ci ritroviamo ad evitare quel luogo senza neanche saperlo: “Si non mi va di andare in quel locale, andiamo in quell’altro mi sembra migliore”.

Per sviluppare la dote del “coraggio” così come la sto intendendo in questo episodio dobbiamo diventare capaci di notare questi piccoli auto-inganni. Come facciamo? Chiedendoci se le azioni che stiamo compiendo vanno verso ciò che per noi è rilevante o se vanno “lontano” da ciò che per noi è rilevante. Lo scopo non è farci diventare delle macchine che vanno solo nella direzione di ciò che conta, anche perché non sempre è utile e a volte è bene cazzeggiare, prenderci delle pause ed evitare le situazioni spiacevoli. Tuttavia riuscire a notare quando stiamo “scappando” rispetto a quando stiamo affrontando, diventa un piccolo atto di coraggio.

Ogni piccola azione che decidiamo consapevolmente di intraprendere verso ciò che per noi è importante aumenta il nostro coraggio e purtroppo succede anche il contrario. Ogni azione che facciamo per evitare una situazione dolorosa che ci allontana dai nostri propositi tende a diminuire il nostro coraggio. Esempio: immagina di dover fare una telefonata importante, sai già tutto ciò che dovresti dire ma per qualche ragione senti del disagio. Se devi fare quella telefonata ed inizi a dire a te stesso: “ma forse è meglio farla tra qualche ora, magari avranno appena mangiato e saranno più tranquilli”, stai alimentando la paura.

Alimentare il coraggio

Se invece dici: “ok sarà difficile ma intanto mi preparo, prendo carta e penna per segnare qualche appunto e chiamo” ecco che stai facendo il contrario, ti muovi verso ciò che è importante. Nota che quando dico “muoversi” intendo azioni concrete che si possano vedere e non semplicemente il pensiero. Perché è proprio lui, l’amico simulatore, a presentarci scenari devastanti ed alimentare la paura ed il desiderio di fuggire. Ecco perché a volte funzionano tecniche banali come il 3-2-1… che funzionano più o meno così: “ok devo telefonare, mmm c’è quella tecnica strana, 3, 2, 1, compongo il numero e chiamo”.

Attenzione, non si tratta del semplice lanciarsi ma dell’essere consapevoli che ulteriore preparazione potrebbe bloccarci e di conseguenza ci lanciamo. Senza questa consapevolezza di partenza siamo semplicemente in balia di “mosse incoscienti” ma non è questo il nostro scopo. Anche perché meno sei consapevole di decidere di “andare verso” e meno coraggio svilupperai! E’ come dire, ti faccio bere fino a quando ti viene il coraggio di chiamare, ma la prossima volta senza alcol non ci riuscirai e anzi ne sarai ancora più spaventato (allontanato nella nostra metafora).

Dunque per alimentare il coraggio, facciamo passi volontari verso ciò che per noi è rilevante (in quel contesto) nonostante gli ostacoli esterni e soprattutto interni! Ogni volta che ti accorgi di allontanarti, di fare azioni che ti allontanano la semplice consapevolezza di questa situazione potrà aiutarti a fare azioni diverse. Magari non necessariamente uguali e contrarie ma semplicemente azioni in grado di avvicinarti ai tuoi obiettivi. Possiamo farlo ogni giorno ed ogni istante della nostra vita, sempre senza esagerare, lo scopo non è sentirci delle specie di supereroi ma sentirci agenti attivi delle nostre azioni.

Se in questo momento la cosa più rilevante per te è capire come diventare più coraggioso, allora hai già fatto un passo importante arrivando a leggere sino a questo punto. Se al contrario stai leggendo ma in realtà dovresti lavorare a qualcosa, probabilmente il fatto che tu sia arrivato sino a qui indica che forse stai evitando quel compito, quella sfida! Bene, se così fosse adesso ne sei più consapevole, termina la lettura (che in realtà se così fosse ti sta aiutando) e poi fai qualche azione in direzione dei tuoi obiettivi e valori.

Facile e Semplice

Vedi è un concetto semplice, come tutte le cose che funzionano davvero! E’ bene ripetere questo concetto, muoversi di più e allenarsi non è una cosa complicata, è semplice. Leggere qualcosa che ci interessa o che vogliamo approfondire non è un’azione complessa, è semplice. Evitare di mangiare schifezze tutto il giorno non è complicato, è semplice. Semplice però non significa FACILE, la facilità dipende da quante volte hai ripetuto una certa azione. La semplicità invece implica se quel concetto o azione sono opachi o chiari, se si capiscono o meno.

Dato che il nostro cervello non ama consumare energie tende sempre a preferire le cose facili, cioè le cose che fa più spesso, la famosa zona di comfort per intenderci. Tendiamo a nasconderci (spesso inconsciamente) le cose che non stiamo facendo per perseguire ciò che desideriamo non perché siano complesse ma perché sono difficili, e come dice un proverbio: tutto era difficile prima di diventare facile!

Inizia a notare come ti allontani e come ti avvicini alle sfide della vita, a ciò che desideri a ciò che aneli (i tuoi valori). Sii consapevole senza fretta, evita di pensare che d’ora in poi sarà facile notare, inizia a fare piccoli atti di consapevolezza quotidiani. Ed inizia a compiere azioni in direzione dei risultati, vai verso gli ostacoli della vita perché la maggior parte delle volte ne otterrai una lezione importante. Sfuggire invece sortirà quasi sempre un effetto contrario, nuovamente… senza esagerare, un passo alla volta, con gentilezza verso noi stessi e verso il mondo.

Questa è per me l’essenza del coraggio e se ti risuona, condividi questo post e tutti i nostri contenuti sul tema. Affronta le cose e facci sapere quanto coraggio stai producendo!

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.