Hai mai sentito dire “fidarsi è bene non fidarsi è meglio”? E’ uno dei modi di dire più noti e ultimamente mi avete chiesto di commentare questa cosa. Anche perchè sono fermamente convinto che la comprensione più approfondita del termine fiducia possa aiutarci concretamente nella nostra realizzazione personale.
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Un dono che cresce tra le mani di chi lo scambia!
Mi piace pensare che la fiducia abbia questa peculiarità, cioè di essere data e scambiata e che cresca in tal senso. Un po’ come una sorta di capitale economico che viene investito con profitto in ogni scambio di mano. Certo qualcuno può fare il furbo e di tanto in tanto portarsi via una fetta, ma se le persone si comportano bene ecco che tutti ci guadagnano.
Tutto ciò che abbiamo costruito in quanto società si fonda sulla fiducia, a partire dalla moneta e a finire con la tecnologia che stai usando per leggermi. E il termine “finire” è un eufemismo perchè in realtà non c’è alcuna fine “alla fiducia”, cioè non c’è sino a quando ci sarà la razza umana.
So che quando si parla di denaro in un contesto culturale la gente (soprattutto in Italia) tende a storcere il naso ma la verità è che è proprio per tenere i conti che abbiamo sviluppato la scrittura. Cioè la base della trasmissione culturale da molti vista come pura e lontana dal commercio ha in realtà una cornice molto commerciale.
Lo dico perché l’esempio del denaro, così come lo intendiamo oggi, è ancora il modo migliore per spiegare alle persone cosa significa fiducia, narrazione e socialità. Cioè tutti sappiamo che i pezzi di carta e le monete che abbiamo in tasca non hanno un valore intrinseco, cioè la banconota da 10 euro non vale 10 euro, non servono 10 euro per produrla ecc.
Si tratta di una convenzione, tutti sappiamo che quel pezzo di carta vale “come se valesse 10 euro”, ora non voglio farti la storia della moneta ma come puoi immaginare essa nasce con un aggancio speciale, all’oro. Cioè una volta la quantità di denaro circolante era coperto da una identica quantità d’oro. Perché?
Perché in un periodo dove io non mi fido di te è bene che tutti si abbia un punto in comune, e per secoli tale appiglio è stato l’oro (mi scuso con gli psinellini economisti per iper semplificazione). Dopo tale processo ci siamo legati ad altri indici, che però si fondano sulla fiducia e non sulla presenza di un bene fisico.
La legge e i contratti
In ambito legale queste cose vengono studiate da molto tempo, dato che ogni contratto che stipuliamo si fonda in parte sulla fiducia. La gente sicuramente sigla i contratti proprio perché non si fida? Questa è una domanda che dovremmo porci, probabilmente si ma anche per mettere nero su bianco una delle cose più complicate di sempre: il comportamento umano.
Come ti ho raccontato in puntata una delle cose più strane da comprendere sulla fiducia è che essa cambia in base alle situazioni, non è una pietra miliare che una volta stabilità resta per sempre identica a se stessa. Non è una questione di mala fede è una questione di genere umano, noi siamo molto volubili ed è per tale motivo che esistono i contratti!
Perchè ciò che mi va bene oggi magari non mi andrà bene domani. Esempio: ti affitto un mio appartamento, tu ci vivi serenamente per 10 anni fino a quando arriva un nuovo vicino di casa, un batterista e da quel momento in poi tu vuoi solo scappare. Però non puoi lasciarmi imporvvisamente l’appartamento vuoto, perché? Perché c’è il contratto!
Nel contratto si mette nero su bianco ciò che dovrà accadere, poi è ovvio che esso possa anche essere messo in discussione, possa essere rimodulato e a volte anche vaiolato. Non sto dicendo che una volta firmato un contratto tutto diventi facile ma sono che si tratta di uno dei molti modi per spiegare come funziona la fiducia.
Giuristi anche voi dovete perdonarmi, sto banalizzando concetti molto più complessi di così ma ciò che mi interessa sottolineare è il tema della fiducia non spiegare come funziona un contratto. Però spero sia chiaro che non si tratta solo di una bella analogia, perché senza contratti, senza leggi non cammineresti fiducioso per le strade ma sempre guardingo.
Hai presente quando si dice: “ehi guarda quello o quella sembrano davvero sicuri di se mentre camminano a testa alta” ecco questa cosa oggi è possibile per ognuno di noi, un tempo non si poteva fare o per lo meno sarebbe stato molto più complicato.
La fiducia circolare
Come abbiamo visto se tu hai fiducia in te stesso è più facile che tu possa averla negli altri e viceversa. Si tratta di un classico fenomeno circolare tipico della nostra psicologia, funziona anche al contrario, se tu non credi in te stesso non crederai negli altri allo stesso modo. Su questo tema dobbiamo soffermarci un po’ più rispetto ai precedenti.
Ora quando si dice di fidarci di qualcuno o di qualcosa lo facciamo sempre in riferimento ad aspetti che sono diversi da noi, cioè una persona diversa da noi, un oggetto, una istituzione ecc. Ma quando si dice di fidarti di te a cosa ci si riferisce? In un qualche moto possiamo affermare che anche noi siamo “pieni di part”, cioè non siamo dei veri individui.
Il termine “individuo” significa unico ed indivisibile, di certo siamo unici ma non siamo indivisibili siamo una collezione di parti. Non solo a livello anatomico e genetico ma anche psicologico ed è per questo che si dice “avere fiducia” in noi stessi perché una persona con molta di questa attitudine è come se si fidasse delle sue varie parti.
Quando si dice che una persona è fiduciosa nelle proprie capacità è proprio questo che si intende. Ti faccio un esempio: tu sei fiducioso di comprendere ciò che stai leggendo in questo momento? Se non ti sei mai posto questa domanda probabilmente starai pensando che io sia impazzito oppure avrai risposto con un bel “ma no, in cosa dovrei confidare?”.
La risposta alla domanda è semplice solo se prendiamo un’altra abilità simile, quindi ti pongo un’altra domanda: “se ti facessi leggere un testo in inglese quanto saresti fiducioso di capire tutto ma proprio tutto?”. Io conosco bene l’inglese, lo leggo tutti i gironi e spesso lo parlo ma non avrei mai lo stesso livello di fiducia che ho con l’italiano.
Ma fiducia in che cosa? Nel fatto che mentre ascolto, leggo o digito queste parole non ho quasi bisogno di controllare se sono corrette, perché lo faccio da talmente tanto tempo che mi viene quasi naturale. Ma siamo tutti d’accordo che non è una abilità naturale, è qualcosa che abbiamo appreso e che tra virgolette ha assunto una vita propria.
Gli automatismi cognitivi che usiamo per interpretare il mondo funzionano bene perché li abbiamo ripetuti molte volte, se proprio non ti piace la metafora “delle parti” puoi immaginare che la fiducia stia in questi apprendimenti. Che è ovvio che funzionano grazie a te ma allo stesso tempo hanno preso nel tempo vita propria, non mi credi? Facciamo un esperimento:
Tra poco scriverò una parola, ti chiedo di fare una cosa, guardala ma non leggerla, ok? AUTOMOBILE… ci sei riuscito? Ovvio che no, l’automatismo a mettere insiem quei segni grafici è ormai una parte di te che agisce anche senza di te, e come hai visto non puoi controllarlo direttamente.
Fidarsi senza saperlo
Dunque la maggior parte delle volte noi ci fidiamo di ciò che ci circonda e di chi ci circonda, senza saperlo minimamente. Quando entri in un bar che non conosci magari hai le antenne alzate ma anche dentro il tuo solito bar, non è che se entra uno sconosciuto tiri fuori il coltello, ma ti affidi al fatto che quell’individuo si atterrà alle regole civili.
Fai lo stesso con la tua auto quando intraprendi un viaggio, anche di pochi chilometri. Ti fidi che quei meccanismi ti porteranno sano e salvo a casa, non solo, ti fidi anche delle tue abilità di guida e di quelle delle persone intorno a te. Ti fidi anche che il tuo gommista, durante il cambio gomme stagionale, le abbia messe a dovere.
Certo potresti accertarti di persona guardando le ruote, fissando gli automobilisti accanto a te, smontando la tua auto e conducendo complessi test di diagnostica, ma ti servirebbe un mese ogni volta prima di partire. Oltre che un’officina specializzata a disposizione per poter fare adeguatamente tutte queste cose.
A proposito, sapevi che il device da cui mi stai leggendo ha dentro delle componenti che potrebbero esplodere? Ogni volta che giochiamo con il nostro smartphone ci dimentichiamo che dentro c’è una batteria che potrebbe letteralmente saltare in aria, magari non con troppe conseguenze ma sarebbe un bello spavento e se lo hai attaccato all’orecchio forse anche un bel danno.
Eppure, ci fidiamo che chi lo ha costruito lo abbia fatto abbastanza bene da preservare la nostra incolumità. Lo so forse ho alzato l’asticella della paura ma è solo per mostrarti quanto tendi a fidarti senza saperlo, anche se pensi di essere una delle persone più diffidenti di questo pianeta. In realtà ti fidi molto di più di quanto tu possa immaginare.
Fiducia e inconscio
Diventare consapevole di tale fiducia dovrebbe aumentare al fiducia verso se stessi? In parte si, in parte è anche ciò che fanno i miei colleghi da anni, soprattutto quelli che hanno a modello Milton Erickson, il quale adorava mostrare alla gente quanto di ciò che facessero di eccezionale fosse sempre in una qualche misura “inconscio”.
Per approfondire questo legame ti consiglio di ascoltare la puntata dedicata all’inconscio e al suo funzionamento perché iniziare a diventare consapevoli del fatto che non siamo consapevoli aumenta la fiducia. Lo so che può sembrare strano e magari lì per lì spiazzante: “ma come sapendo di non essere padrone in casa aumenta la fiducia in me stesso?”.
In realtà il vero fenomeno non è l’inconscio, il fatto che tu faccia tutto senza “pensarci”, ma è la coscienza. Pensaci, tutto il regno animale e anche i bambini non sembrano avere quella propietà intenzionale che attribuiamo alla coscienza, eppure funzionano benissimo.
La coscienza, con tutta probabilità è emersa molti millenni dopo la nostra attività umana. Cioè è molto probabile che i nostri antenati non fossero “intenzionali” come noi oggi immaginiamo ma fossero invece molto più vicini ad un funzionamento istintuale che non pulsionale. Dove per istinto intendiamo una risposta rigida all’ambiente.
Quindi tornare a fidarci di quella parte che per millenni ci ha salvato il “di dietro” non mi sembra così assurdo, allo stesso tempo però non significa tornare ad essere “come prima” ma riconoscere che dentro ognuno di noi vi sono spinte e forze alle quali dovremmo dare maggiore ascolto.
Insomma un tema oceanico che magari approfondiremo in una prossima puntata, anzi fammi sapere se ti interessa.
A presto
Genna