Se stai leggendo queste parole dubito che tu sia una persone “anti-tecnologica”. Di quelle che continuano a dire “che si stava meglio ieri” e che gli smartphone ci renderanno tutti degli imbecilli.
Oggi vediamo insieme 9 consigli per gestire lo stress attraverso un uso intelligente del nostro cellulare o meglio, del nostro smarphone (un computer portatile).
Ho messo tra parentesi il “computer portatile” perché non tutti sono consapevoli che il proprio smartphone è un realtà un complicatissimo cervello elettronico. Una sorta di “amplificatore del tuo cervello”.
Se hai superato i 30 anni sono sicuro che anche tu ti sei sentito ripetere dalla maestra “se usi la calcolatrice perderai la capacità di fare i calcoli”. Una verità sacrosanta:
Meno utilizzi una tua abilità e più rischi di perderla!
Così è molto probabile che un uomo di 200 anni fa fosse fisicamente più forte, potesse camminare per molti più chilometri e forse, faceva meglio i calcoli a mente se il suo mestiere lo contemplava.
Se segui psinel sai che sono un appassionato di tecnologia, il che, ci tengo a sottolinearlo, non fa di me un “tecnocrate”, una sorta di estremista della tecnologia, convinto che il progresso sia solo un avanzamento tecnologico.
Sono una sorta di “moderato” che si rende conto che la tecnologia è “qui per restare” e non si tratta di una meteora che prima o poi non ci sarà più. A meno che guerre e cataclismi non fermino la nostra società, la tecnologia resterà!
E la nostra psicologia deve farci i conti. Infatti la nostra mente è assolutamente influenzata dall’ambiente in cui è inserita. Il mio cervello e quello di un nativo digitale sono già differenti, non solo per la differenza di età ma proprio per l’ambiente in cui oggi si cresce.
La mia generazione è una sorta di “via di mezzo”. Personalmente ho avuto il primo computer a 8 anni, un vecchio Commodore Vic 20 di un vicino di casa. Lì è sbocciato l’amore, prima con i videogiochi (come tutti) e poi con le sue infinite possibilità.
Nel 1999 mi sono iscritto all’Università tramite internet, sembravo un alieno agli occhi di molti miei coetanei. Insomma da ragazzo ho sempre immaginato che nel futuro “le macchine” ci avrebbero aiutato.
Negli ultimi anni la psicologia ha visto diversi mutamenti tecnologici, dalla consulenza a distanza alle applicazioni per rafforzare le varie funzioni cognitive. Fino agli esercizi specifici come quelli CBM che abbiamo visto in questo podcast.
La capacità dell’essere umano di interagire con gli “artefatti” non è una peculiarità umana
Ci sono i nostri cugini primati (le scimmie) che usano bastoncini e pietre per procurarsi da mangiare e per difendersi oppure per raccogliere gustose formiche dai buchi.
Ma mentre un primato impiega anni di osservazione per imparare ad utilizzare un sasso, i nostri bambini ci mettono qualche mese ad usare l’iPad! E’ questa differenza, forse archiviata nel nostro “sistema specchio”, che ci porta ad utilizzare proficuamente “gli artefatti”.
Durante l’esame di psicologia culturale uno dei miei professori preferiti all’Università (Giuseppe Mantovani) ci parlava di questa complessa interazione fra esseri umani e le sue “costruzioni” sociali e tecnologiche.
E cercava di illuminarci attraverso una domanda:
“Se per ricordarmi una cosa importante la scrivo su un post-it che appiccico in bagno. Quando poi questo mi ricorda davvero di fare la tal cosa… di chi è il merito? E’ mio o del post-it o di chi ha inventato il post-it?”
Lo so sembra una domanda banale, alcuni saranno pronti a dire “il merito è della tecnologia che usi” quindi il post-it e forse di chi l’ha inventata. Ma sarebbe come dire che se guidi per 200 km la tua auto, il merito è dell’auto o del suo costruttore.
Ed in realtà il merito è una sorta di collaborazione fra te e quell’oggetto o per usare le parole di Mantovani, fra l’essere umano e gli artefatti.
Alla luce di queste osservazioni sembra ovvio che ogni artefatto che ci aiuti a fare qualcosa possa essere considerato “una tecnologia”. E come forse già sai, lo stesso Platone (seguendo il suo maestro Socrate) diceva che la scrittura ci avrebbe reso degli smemorati.
Insomma la diatriba fra uso o meno della “tecnica” è secolare e non riguarda solo il nostro straordinario “boom tecnologico”. Quindi la storia della tecnologia va di pari passo con l’evoluzione dell’essere umano.
Ok, mi fermo qui perché potrei parlarti per ore di questi collegamenti. Ma ora voglio tornare al contenuto del podcast, che appunto ci parla di “ridurre lo stress attraverso la tecnologia“.
Una frase che sembra un ossimoro. Infatti, purtroppo, per molte persone l’avanzare tecnologico è più una fonte di stress che di calma e tranquillità. Il fatto di dover far fronte a valanghe di informazioni o di continuare a ri-apprendere come usare un oggetto…
…sono tutti aspetti che incrementano lo stress piuttosto che diminuirlo. Per fortuna ce ne rendiamo sempre più conto ed iniziamo a fare in modo che la tecnologia possa realmente darci una mano.
Agli inizi tutte le tecnologie possono prendere “strade sbagliate”. Pensa alla bomba atomica o al millenim bug (che poi è stata aria fritta). O ad intenet pre-google, dove scrivevi “cerco un paio di scarpe” e si apriva un sito porno.
Ora per parlarti di stress devo mettere da parte le ricerche della McGonigol (te la ricordi?) e darti una definizione classica: lo stress è una risposta di adattamento all’ambiente, che se prolungata può nuocere alla salute.
Come sai se questo adattamento avviene in modo positivo si chiama eustress, cioè una quantità di stress necessario che ci rende anche più forti. Mentre se ne siamo investiti si tratta di distress, o “stress negativo” che può portare grandi e piccoli problemi.
Se lo stress è provocato dal nostro adattamento all’ambiente, qualsiasi cosa ci aiuti ad adattarci meglio ci aiuterà anche a diminuire questo stress.
Se questo “qualcosa” diventa una stampella inutile, eliminando quello stress positivo, la tecnologia può essere negativa. Come quelle persone che usano la macchina anche per fare 200 metri.
Mentre se quella cosa diventa troppo forte, allora la tecnologia può realmente aiutarci. Sfortunatamente in una società ad altissima informazione ed in rapido cambiamento, tutti siamo costantemente “in fase di adattamento”.
Ed ecco perché le tecnologie possono realmente aiutarci a ridurre lo stress, diventando dei “servi virtuali” che fanno delle cose per noi. Niente di più e niente di meno!
Nel caso tu abbia letto fino a qui e ti stia chiedendo “dove sono finiti i 9 consigli” allora… per prima cosa qui trovi l’articolo di Alice Boyes da cui ho tratto questo podcast con i suoi 9 consigli. Poi ti ricordo che il post è diverso dal podcast che è diverso dal Qde.
Prova questa settimana ad usare di più il tuo smartphone per ridurre lo stress
Ecco la nostra piccola sfida della settimana, usa il tuo cellulare in modo consapevole durante questa settimana. Non limitarti a vederlo come un aggeggio che fa le telefonate o che ti fa perdere tempo sui social.
Vedilo come un computer che hai in tasca, che oltre a connetterti con il mondo è anche in grado di diventare “un aiutante cibernetico”. Aiutandoti in piccole e grandi cose, dal tenere traccia delle tue idee alla semplice agenda.
E’ solo questione di abitudine! Mettiti li e prova ad “automatizzare” alcune cosine seguendo i 9 consigli del podcast che troverai approfonditi nel quaderno degli esercizi (il qde).
Ricorda, la tecnologia è qui per restare… usarla meglio può darci grandi benefici!
Il mondo va avanti che tu lo voglia o meno… ma so quasi per certo che se mi stai leggendo fino a questo punto non appartieni alle persone che hanno bisogno di “sapere queste cose”.
Per cui, ti saluto e ti auguro una buona pasquetta 🙂
Alla prossima
Genna