E se ti dicessi che il tuo cervello e in particolare il suo modo di apprendere dipende dalla coincidenze? No, non sono impazzito lascia che mi spieghi meglio. In questo contesto per coincidenza non intendo qualcosa di casuale (anche se c’entra in un qualche modo) ma intendo quando 2 eventi si accoppiano, avvengono in contingenza. Se in questo momento, mentre leggi queste parole sei bello rilassato, in un posto tranquillo e magari prima hai fatto un buon pasto ecco che probabilmente questo post ti piacerà un po’ di più… e succede purtroppo anche il contrario. Vediamo insieme come le coincidenze modificano il nostro cervello!

Pattern e previsioni

Partiamo dalle basi: il nostro cervello è specializzato nel riconoscere pattern, cioè eventi che si ripetono con una certa frequenza. Vedo un tizio che si mette repentinamente una mano in tasca, magari sono in banca e penso ad una rapina ma poi estrae di colpo un fazzoletto. Se lo rivedo fare altre due o tre volte quel gesto repentino, smetterò di allarmarmi come la prima volta e riuscirò anche a prevedere cosa tirerà fuori dalla tasca. Sarei sorpreso se di colpo tirasse fuori qualcosa d’altro ma di certo sapere che non tira fuori una pistola potrebbe aiutarmi a fregarmene poi di cosa altro caverà dal suo vestiario.

Ora questa capacità di riconoscere i pattern non è qualcosa che facciamo solo a livello percettivo ma lo fanno tutti gli esseri viventi. Si si, hai capito bene, qualsiasi essere vivente ha la capacità di riconoscere pattern: una pianta riconosce in quali parti solitamente arriva il sole e si gira ancora prima che questo la illumini esattamente in quel punto. Gli organismi unicellulari riconoscono i pattern per il proprio metabolismo (cosa mangiare ecc.) e diventano degli abili predittori. Ci sono studi su come le muffe riescano a risolvere dei labirinti per riuscire a trovare i percorsi migliori per raggiungere le proprie fonti energetiche.

Questo meccanismo negli organismi prende il nome di allostasi: si riferisce alla capacità di allocare le energie in previsione che accada qualcosa. E’ fondamentale per la sopravvivenza saper valutare quanta energia mettere qui o la in base alle esigenze della interazione organismo-ambiente. La sorellina intelligente dell’allostasi (che tutti abbiamo studiato a scuola in biologia) è la omeostasi, cioè la tendenza degli organismi a mantenere una sorta di equilibrio interno. L’ambiente interno delle nostre cellule e tutti i nostri tessuti da esse costituiti, hanno la necessità di mantenere stretti equilibri biologici (di temperatura, ph, di ioni, ecc.).

Quindi quando entri in un bar che non conosci e ti guardi attorno per trovare il tavolino migliore, ti stai comportando un po’ come il nostro organismo quando cerca di mantenere un ambiente interno equilibrato (omeostasi). Come fai a farlo? Ti basi sulla tua esperienza passata e su ciò che vedi con i tuoi sensi. Se mentre entri vedi che lì accanto ci sono dei tizi che urlano e si lanciano la birra, non credo che ti andrai a sedere lì vicino a loro, a meno che non siano dei tuoi amici e tu voglia unirti a loro per fare festa. Insomma quando ti dico che il nostro cervello è una macchina previsionale non si tratta solo di una bella metafora.

Per sopravvivere dobbiamo essere in grado di prevedere efficacemente come regolare i nostri flussi di energia interna. A questo ci pensa la nostra biologia la quale ovviamente ha percorsi più alti fino alla nostra coscienza. Ma le cose non cambiano troppo perchè anche noi facciamo continue previsioni dentro di noi, anche se spesso non ce ne accorgiamo. In base a cosa facciamo queste previsioni? In base ad esperienza ed interazione con l’ambiente, quando vediamo due eventi che si accoppiano, le coincidenze cerchiamo subito un collegamento.

Il condizionamento classico

I padri della moderna psicologia scientifica erano fisiologi, cioè studiosi del funzionamento dell’organismo vivente. Tra i più noti in assoluto c’è l’intramontabile lavoro di Ivan Pavlov ed il suo condizionamento classico (di cui abbiamo parlato uno spataffio di volte). Ecco un piccolo riassunto: Pavlov studiava la salivazione dei cani, i quali erano barbaramente collegati a delle macchine per vedere quanta saliva producevano. La leggenda narra che un giorno, durante la rivoluzione di Ottobre in Russia (1917) nessuno riuscisse a raggiungere il laboratorio. Con fatica ci riesce un assistente di Pavlov, il quale entra e come prima cosa guarda lo stato dei cani accendendo la luce.

Di colpo l’assistente si accorge che i cani iniziavano a salivare, “strano” si disse “non ho mica iniziato a preparare il cibo”. Dopotutto ognuno di noi sa che quando iniziamo a preparare il cibo i nostri cari animali domestici sono già pronti, sanno cosa arriverà dopo (prevedono bene). Ma come mai anche solo accendere la luce aveva aumentato la salivazione? Perché se ci pensiamo è la stessa cosa, se prima di iniziare ad aprire la scatoletta del mio gatto accendo una specifica luce, ecco che in brebe tempo lui capisce: “ogni volta che sta per darmi da mangiare accende la luce, è bene che io mi prepari per mangiare”.

Insomma Pavlov scopre che se si presenta uno stimolo neutro (incondizionato) come il suono di un campanello prima o in contingenza con qualcosa che genera una risposta incondizionata (come il cibo che genera la salivazione). Dopo alcune ripetizioni di questo accoppiamento (il pattern – la coincidenza) l’animale inizierà a salivare anche solo ascoltando il suono del campanello, senza neanche più la presentazione dello stimolo incondizionato (il cibo). Ecco cosa intendo per co-incidenze, quando 2 stimoli, non legati da nulla si presentano ripetutamente insieme, iniziano a legarsi e a creare “previsioni dentro di noi” (allostasi).

Questo avviene sempre e spesso senza accorgercene. Può avvenire anche in modo non contigente ma questo è un discorso più complesso e ti rimando al tema dell’errore di predizione di cui abbiamo discusso molto. Ora mi scuso con i miei colleghi per il linguaggio poco preciso nel descrivere un processo molto molto rigoroso, ma essenzialmente il condizionamento è questo: la presentazione di di stimoli che si accoppiano insieme a causa della nostra capacità di notare le coincidenze. Niente di magico, siamo attratti terribilmente dalle coincidenze per questo motivo ed è anche per questo che ci piace la magia.

Purtroppo alcune coincidenze possono anche non essere così piacevoli. Ti spaventi perché cadi dalla bicicletta ed inizi ad temere di andarci e meno ci vai e più perdi fiducia nelle tue abilità ecc. Forse penserai che noi esseri umani siamo proprio stupidi ma in realtà, ripeto, questo meccanismo funziona con TUTTI gli esseri viventi. Esatto, possiamo condizionare una pianta, una lumaca di mare, il nostro gatto e anche il nostro vicino di casa!

Pensiero magico e coincidenze

Come abbiamo visto in questo episodio anche i nostri gesti scaramantici e il pensiero magico sono collegati alle coincidenze. L’esempio noto è questo: vai a fare un esame importante con un certo abbigliamento, l’esame va bene ed inizi ad indossare sempre quelle stesse cose ogni volta che vai ad un appello. Questa faccenda è stata scoperta dal mitico Skinner (non quello dei Simpson ma uno dei padri del comportamentismo) il quale si dilettava a studiare il comportamento dei piccioni. Anche loro erano in grado di cogliere le coincidenze, se un gesto strano coincideva con la comparsa del cibo ecco che iniziavano a ripeterlo. Se ad esempio facevano una piroetta e di colpo arrivava il cibo si creava l’associazione.

In questo modo addestrano i grandi animali (cosa con la quale non sono proprio d’accordo) cioè non è che vanno da un’orca e gli dicono: “su da brava, salta” ma aspettano che salti per poi dargli un premio. In questo modo l’orca crea l’associazione: se salto aumento la probabilità che mi diano nuovamente quel premio goloso. Come ti ho descritto nell’episodio sulla scaramanzia, il nostro pensiero magico è utile non è stupido: questo tipo di associazioni possono sì farci credere in cose assurde ma possono anche salvarci la vita.

Esempio: stai andando con la tua famiglia a visitare un bel posto di mare, mentre arrivate vedete che ci sono poche persone e le uniche presenti non si tuffano in acqua. “Che strano eppure fa caldo” vi salta in mente qualcosa del genere, il semplice fatto che nessuno si sia tuffato vi mette in guardia e chiedete. “Si l’acqua è gelida ed inoltre abbiamo da poco avvistato un banco di meduse molto pericolose”. In realtà non hai bisogno di sapere esattamente cosa succede, se nessuno si tuffa significa che qualcosa non va in quel contesto, associate immediatamente le “co-incidenze” e non vi tuffate o state molto attenti prima di farlo.

A me è successo diversi anni fa, ero nel nord del Portogallo in pieno agosto, un caldo pazzesco. Mi chiedevo come mai nessuno si tuffasse, così da vero uomo di mare (sono nato e cresciuto al mare) dico: “ma chi se ne frega io mi tuffo!”. Al che la mia ragazza del tempo (la quale era portoghese e conosceva bene il posto) mi guarda e mi dice: “sei matto? L’acqua è freddissima e ci sono state persone che sono morte di ipotermia”. Probabilmente esagerava, anche perché in realtà ci ho provato lo stesso e sai cosa è successo? Altre persone dopo di me ci hanno provato. Ok non è proprio una coincidenza ma volevo raccontartelo!

Ci sarebbe molto altro da raccontare e lo farò all’interno del video che uscirà a breve. Nel frattempo iscriviti ai nostri canali e facci sapere cosa ne pensi.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.