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Hai mai sentito parlare di “meditazione musicale“? No? E’ normale, è un nome che mi sono inventato da poco. Perché in realtà l’uomo utilizza la musica da millenni per entrare in connessione con se stesso e con la natura. Ecco come puoi farlo anche tu…

Bene, ci tengo tanto a ribadire che da sempre noi esseri umani abbiamo usato la musica come mezzo di contemplazione, per cui ne i fautori della mindfulness e ne psinel (cioè il sottoscritto) hanno inventato nulla di nuovo.

Ma si tratta di una saggezza troppo importante per essere tralasciata o messa in disparte dall’utilizzo che facciamo normalmente oggi della musica.

No, non c’è niente di male ad ascoltare la musica per “gasarsi”, per motivarsi, per svagarsi, per diver-tirsi (nel senso di divergere) o semplicemente per distrarsi dalle incombenze della vita.

Tuttavia esistono tanti altri modi per utilizzarla, uno di questi è per allenarci a restare nel presente. Vedi, secondo me…

…la “musica è vita e la vita è musica”!

Lo so, sembra una frase da “bacio perugina” ma in realtà le cose stanno proprio così. Tutta la vita ha un ritmo, un tempo, una musicalità! E le ricerche in psicologia lo dimostrano sempre più.

Guarda il video della Deanna Choi una collega che ci parla un po’ dei benefici della musica sul cervello:

Come sempre si tratta di un video fantastico del TED (chissà se un giorno mi chiameranno mai per parteciparvi) dove, fra un brano e l’altro la brava collega ci parla della musica come “una cosa migliore del sesso”.

Ovviamente sta facendo una semplice analogia, perché a quanto pare la musica va a stimolare zone del cervello simili (se non del tutto identiche) a quelle del sesso.

Sappiamo in realtà che molte attività fanno la stessa cosa, dal mangiare cioccolato a giocare d’azzardo (cosa che ti stra sconsiglio per un milione di motivi, soprattutto con i giochetti legalizzati…brrrr).

Fra gli argomenti più interessanti a favore del “potere della musica” c’è sicuramente quello dell’aumento della neuro-plasticità cerebrale… ma perché parlarne così tanto?

Cioè… perché esaltare un meccanismo fisiologico di adattamento all’ambiente come la neuro-plasticità in un sito che parla di crescita personale?

Perché senza questa benedetta neuro-plasticità non c’è alcuna crescita o alcuno sviluppo personale. Si tratta, per dirlo in termini tecnici: “del substrato fisiologico che sostiene ogni cambiamento psicologico”…

…ecco perché è così importante. E qualsiasi cosa faciliti questa plasticità facilità di conseguenza ogni percorso di sviluppo personale!

La musica sembra avere effetti benefici in ogni momento della nostra vita, dal ventre materno (ci sono studi che lo dimostrano) sino alla più tarda età… e ci aiuta a preservare anche il cervello.

Quindi che meraviglia pensare di utilizzarla, anche per “meditare”:)

E la prima meditazione che salta in mente è di certo “informale”, perché fortunatamente siamo circondati dalla musica e possiamo accedervi in qualsiasi momento.

Ti è mai capitato di ascoltare un brano ed esserne completamente catturato? No nel senso di “essere catturato dalle associazioni” legate alla musica…

…ma nel senso che la “musica” era diventata l’unica protagonista della tua percezione? Ecco, in quel preciso momento, eri presente, eri nel fantomatico “qui ed ora”!

E’ un po’ questo l’esercizio di oggi. Se sei un appassionato di musica di certo ti sarai reso conto che spesso ascolti la musica in quel modo, magari “isolando gli strumenti”.

E’ un “gioco” che personalmente faccio dall’adolescenza, quello di cercare di ascoltare ogni singolo strumento. Ricordo che all’inizio non era facile ma poi con il tempo “ci ho preso l’orecchio“.

No, non è necessario saper scomporre un’intera orchestra di musica classica o una “big band” (sono quelle band con tanti componenti che suonano).

Ma ti basta anche solo ascoltare il tuo pezzo di musica preferito, del tuo gruppo preferito. Si, ok oggi c’è una valanga di “elettronica” in ogni brano che difficilmente ci permette di distinguere “gli strumenti”.

Allora scegli pezzi dal vivo, suonati da persone in carne ed ossa.

Nel podcast ti ho raccontato quando faccia bene “giocare con uno strumento” anche se non lo sai propriamente suonare. Su questo ci sono una valanga di studi.

Ricerche che puntano tutte nel dirci che chi suona ha grandi vantaggi psicologici. Questo non significa che i musicisti siano più “equilibrati” di altre persone (di solito le cose non stanno così;))…

…ma significa che se proprio vuoi “tenere allenato il cervello” ci sono pochi esercizi così efficaci come l’apprendimento di uno strumento. Ed indovina che cosa succede se impari a suonare uno strumento?

Diventi sempre più bravo a riconoscere anche gli altri strumenti. Diventando più competente diventi anche maggiormente “influenzabile dalla musica”.

Con “influenzabile” non intendo che questa possa fare “chissà che cosa”, ma nel senso che quando sai far una certa cosa, quei famosi neuroni specchio funzionano meglio.

Diversi studi hanno provato che se un “non chitarrista” guarda un video di chitarristi, gli si attivano i neuroni specchio ma non come in uno che “saprebbe più o meno suonare quello strumento”.

La famosa “simulazione incarnata” di Vittorio Gallese ci indica quanto avviene questo fenomeno. E ci dice che, più siamo “competenti” in una determinata area e più il nostro “sistema a specchio risponde”.

Questo “sistema specchio” è lo stesso che facilita l’apprendimento di tutto ciò che osserviamo… e più le cose che guardiamo “assomigliano a cose che sappiamo fare e meglio funziona la simulazione”.

Che cosa assomiglia molto alla musica? Una delle cose più interessanti per noi è la comunicazione interpersonale. Con la capacità di comprendere “i turni di parola” (quanto tocca a te o a me parlare in una interazione)…

…con la capacità di ascoltare ciò che ci viene detto. Aumentando l’abilità nell’utilizzo di pause, ritmo, dinamica nella voce…ed anche di interpretare meglio queste “azioni comunicative”.

Concludendo: ascoltare e suonare “la musica” è qualcosa che facciamo dagli albori dei tempi, forse ancora prima di avere un linguaggio ben strutturato.

Le ricerche dimostrano sempre più che l’ascolto musicale ed ancora di più l’apprendimento musicale, ci permettono di tenere allenato il cervello sotto molti punti di vista.

E, come ogni stimolo che avviene nel “qui ed ora”, la musica può essere utilizzata come “punto di focalizzazione per meditare”.

Insomma così tanti vantaggi in un’unica azione! Se come molti miei coetanei hai lasciato perdere l’ascolto (o la pratica) musicale, magari perché “sei cresciuto ed hai cose più importanti da fare”…

…tieni a mente che ascoltare o praticare la musica, può essere qualcosa di vantaggioso a qualsiasi età. Rispolvera i tuoi vinili, tira fuori dal baule la tua chitarra, e ritorna adolescente di tanto in tanto.

Il tuo cervello e la tua crescita personale ti ringrazieranno 🙂

A presto
Genna

 

 


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.