Ciao,
uno dei campi di studio che più mi affascinano dellapsicologia è quello legato ai nostri “errori cognitivi”o detti “bias”. Cioè delle tendenze innate a fare alcunisbagli nel ragionamento, ne a biamo parlato spessocitando il premio nobel Daniel Kahneman. Uno dei piùnoti è spesso citato indirettamente da anni: “se una cosa non funziona cambiala“. Invece pare che piùtempo investi in qualcosa è più difficilmente riusciraia staccartene…a meno che non mediti 🙂
Sono ormai anni che conosciamo questo bias dettoanche “sunk cost” che dimostra che più investi in unaqualche impresa e più difficilmente tendi a lasciarla.Così se hai fatto nuoto per 15 anni difficilmente seidisposto a non farlo più….fino a qui tutto bene, mase invece insisti nella tua attività commerciale equesta non ti da risultati a volte è meglio cambiare,così come in tanti altri campi della vita.
I ricercatori hanno provato che basta anche solo unpiccolo impegno a far scattare questo bias, per cuine possiamo diventare tutti vittima. Così un gruppodi ricercatori hanno di recente creato artificialmentele condizioni per far scattare questo “errore mentale”.Ad una parte di questi soggetti è stato chiesto dipraticare una meditazione guidata della durata di 15 minuti, meditazione presa di protocolli dellamindfulness…
…Il risultato è stato stupefacene, chi aveva meditato(pur Essendo un completo principiante della pratica)raddoppiava la capacità di abbandonare un eventualeprogetto fallimentare, messo su dai ricercatori. In altreparole, chi aveva praticato mindfulness per 15 minutied in modo meccanico, era due volte più bravo a noncascare nell’errore di ragionamento abilmenteprogettato dagli sperimentatori.
Ora se conosci la mindfulness forse non già sorprendeil fatto che ci permetta di staccarci più velocemente dauna qualsiasi attività. Tuttavia il dato interessante è ilfatto che basti una meditazione guidata, ( un po’ comequelle che in questi anni ho pubblicato su PsiNeL eche ora trovi anche su ITunes😉 di soli 15 minuti esenza una pregressa esperienza a dare un similerisultato.
Sappiamo dall’ultimo libro di Kahneman “pensierilenti e pensieri veloci” che questi errori derivanodal funzionamento sbagliato dei due sistemi, che luichiama 1 e 2 per semplicità, che altro non sono chela classica distinzione fra conscio ed inconscio.E quanto pare basta pochissimo esercizio per farfunzionare meglio il nostro pensiero ed evitarecosì errori che sono “scritti dentro di noi”.
A quanto pare sembra essenziale quel concetto dicui abbiamo tanto parlato, la disidentificazione odecentramento dai propri pensieri. Così se tiimpegni in una qualche attività questo significa cheti ci stai un po’ identificando (ricordi la ANL sul flow?) e più ti identifichi e più diventa difficile“abbandonare quell’investimento“. Per cui nonsembra una mega intuizione quella di farmeditare le persone…
…tuttavia ti ripeto che nonostante il fenomeno siacomprensibile a chiunque non è per chiunque ilriuscire a liberarsene. E pensare che bastino solo15 minuti è assolutamente straordinario, soprattuttose si pensa al fatto che i maestri orientali ci diconoche servano anni ed anni per raggiungere un talerisultato teorico…che a quanto pare è più semplicedel previsto nei suoi effetti.
Sarebbe molto interessante continuare queste ricerche prendendo in esame tutti quei bias chehanno valso il nobel a Kahneman. Non solo,sarebbe carino anche vedere quanto tempo ènecessario per raggiungere questi effetti ecome renderli più intensi…insomma nonostantesi stia parlando di pratiche millenarie, per laricerca c’è ancora moltissimo da chiarire(più che scoprire).
Se sei in fervente della meditazione classica di certostarai pensando “si certo, ma lo sai che queste cosele dicevano già 3000 anni fa?“, certamente ma sonodello stesso parere di Jung quando ha studiato lepratiche orientali ed ha più volte affermato che solopochi occidentali sarebbero disposti a viveredavvero come un orientale. E dice che altrimentisi rischia di fare una imitazione ridicola di unatradizione millenaria.
Per me la mindfulness recupera elegantemente queiprincipi e affidarsi alla ricerca e alla pratica permettedi collegarli alla vita di noi occidentali senza dovercichiudere in un eremo per anni. In questo modo sirispetta la nostra cultura di appartenenza ed anchequella da cui si parte per lo studio. Così come unoYogi che volesse “vestire all’occidentale” durantei suoi “corsi” apparirebbe ridicolo, allo stessomodo un occidentale che volesse “vestire ipanni dello Yogi”…
…Jung afferma che questo è possibile ma solo per chidavvero abbandona tutto e diventa un asceta, chedavvero ha assimilato quei concetti tanto da buttarei suoi vecchi concetti…”solo costui è in grado diabbracciare realmente una cultura diversa”, noipossiamo accontentarci dei 15 minuti guidati eduna buona pratica quotidiana, “senza doverandare vestiti in modo buffo” 🙂
Fammi sapere cosa ne pensi, lo so che hai appenafinito il cenone di Capodanno e non ne hai vogliama se per caso passi di qui…ricordati di farci gliauguri 🙂
Buon 2014Genna