Ti piacerebbe scoprire un metodo che ti consenta di addestrare la tua attenzione? Come dici, pensi di non averne bisogno? Nella nostra società iper informatizzata l’unica rarità è l’attenzione.
Marketer e pubblicitari si battono per un briciolo di attenzione e da qualche tempo sappiamo che allenarla è la chiave per una vita migliore sotto diversi punti di vista… buon ascolto:
Vieni a dare un’occhiata a MMA III Edizione
Quando qualche anno fa tenevo molti corsi dal vivo mi piaceva entrare e dire: “quante volte durante la scuola avete sentito la frase… per favore stai attento? Ma qualcuno vi ha mai spiegato cosa significa stare attenti?”.
Perché è un po’ come dire: “per fare quella cosa serve più creatività” ma cosa significa davvero? Oltre al fatto che si tratta appunto di una reificazione fino a pochi anni fa sapevamo poco su cosa fosse davvero l’attenzione.
Se solo mi avessero spiegato ciò che hai ascoltato nella puntata credo che avrei fatto molta meno fatica a scuola. Se qualcuno mi avesse per esempio detto: “l’attenzione tende a saltellare, per questo ci alleniamo a riportarla indietro”.
La scimmietta orientale
Per spiegare questo fenomeno “saltatorio” la filosofia orientale ci parla dell’attenzione come di una scimmietta impazzita che salta da un ramo all’altro.
Se ci provi onestamente anche solo per 1 o 2 minuti di seguito ti accorgerai che è davvero così, non mi credi? Allora non proseguire con la lettura, setta un timer per i prossimi due minuti e…
…focalizza la tua attenzione verso un oggetto qualsiasi, reale o mentale e cerca di pensare “solo a quella cosa per i prossimi minuti”.
A meno che tu non sia un alieno dopo poco inizieranno ad arrivare altri pensieri, magari anche solo pensieri “di commento” che ti dicono cose del tipo: “ma che banalità è chiaro che riesci a stare per 2 minuti su questa cosa”.
L’occhio di bue
L’attenzione funziona come un occhio di bue da palcoscenico, hai presente quella luce tonda che illumina il protagonista di una scena? Esattamente quella, illumina solo una cosa alla volta.
Però questo non significa che non sappia che ci sono altre cose, altri oggetti che si potrebbero illuminare poco più a lato o poco più indietro.
Questa dell’occhio di bue sembra una considerazione banale, dopotutto ognuno di noi ha avuto l’esperienza di concentrarsi su qualcosa e contemporaneamente diventare ciechi a qualcosa d’altro.
Noi sappiamo che questo “occhio di bue” esiste realmente e lo abbiamo scoperto a causa di un disturbo dell’attenzione, la famosa “sindrome da negligenza contro-laterale”.
Il Neglect
Tempo fa usavo spesso questo esempio perché chiarissimo ma visto che non voglio annoiarti eccessivamente ti mostro un post del 2008 dove parlavo di questo tema.
Hai visto l’esperimento citato ormai quasi 10 anni fa su psinel? Li si capisce bene che l’attenzione non è un semplice “fascio di luce” ma qualcosa di diverso.
Questa si comporta non tanto come una abilità ma come un muscolo, lascia che mi spieghi meglio: da qualche tempo continuo a farti questa differenza fondamentale nella psicologia.
Un’abilità è qualcosa che impari una volta e poi difficilmente scordi, come andare in bicicletta. E’ chiaro che se smetti di andarci per anni farai sempre più fatica ma in linea di massima l’apprendimento resta.
Muscoli e abilità
Noi abbiamo innata l’abilità di dirigere volontariamente la nostra attenzione e attraverso l’educazione impariamo anche a sapere dove porla.
Se fai un certo lavoro sicuramente avrai imparato modi di spostare la tua attenzione tipici del tuo lavoro. Se fai il grafico è facile che tu sia sensibili agli aspetti visivi delle cose ecc.
Le abilità poi sono influenzate dal tipo di compito: se è facile funzionerà meglio e viceversa, se il compito è avvincente non avrai bisogno di alcuno sforzo consapevole.
Il problema con l’attenzione arriva quando le cose non sono ne interessanti e ne alla nostra portata. Quando cioè devi necessariamente fare un piccolo o grande sforzo attentivo.
La fatica ci fa sentire la muscolatura
Meno sei allenato a fare una certa cosa e più noterai che la tua attenzione tende a calare nelle fasi di stanchezza. E’ del tutto naturale ed è anche la prova dell’attenzione “come muscolo”.
Ma è un muscolo molto particolare, proprio come quei muscoli che sono difficili da allenare, non perché richiedano troppo sforzo ma perché richiedono movimenti specifici.
E come tutti i movimenti “fini” se non impari bene le fondamenta, nel lungo andare, rischi anche di farti male. Come imparare a suonare uno strumento con l’impostazione sbagliata:
O diventi Jimi Hendrix e cambi totalmente le regole del gioco oppure rischi di non riuscire ad eseguire correttamente i brani o a farli con il doppio della fatica.
Il primo passo è riconoscere… consapevolezza
Siamo alle solite, il primo passo è ancora la consapevolezza. Se infatti non sai come funziona la tua attenzione difficilmente riuscirai ad osservarla e tanto meno ad addestrarla.
Quindi la prima cosa da sapere è la “scimmietta orientale” di prima, cioè che la nostra attenzione continua a saltellare da un punto ad un altro senza sosta.
Ma questo non significa che si tratti di distrazioni importanti, per la maggior parte del tempo si tratta di piccole distrazioni che ti sballottano “di qui e di la”.
Per allenare l’attenzione devi notare quando vieni portato fuori strada (la consapevolezza, il riconoscimento) e poi gentilmente riportarla sul tuo focus principale.
E’ davvero come andare in bicicletta
No, non mi sto contraddicendo, non intendo che sia un’abilità come andare in bici ma che ha molti punti in contatto. Infatti per poter andare in bici devi ondeggiare a destra e a sinistra.
Anche se non te ne rendi conto quell’equilibrio che crei andando in bici è composto da piccoli o grandi spostamenti del tuo asse “di qui e di la”, continuativi, senza sosta.
Se questo movimento (a volte avvero impercettibile) cessa termina anche l’equilibrio e si cade! Lo stesso vale per l’attenzione, gli altri oggetti della coscienza ci sballottano a destra e a sinistra.
E quando sei davvero “concentrato” ecco che consenti alla mente di andare leggermente a “destra e a sinistra” ma se questo movimento diventa troppo ampio, te ne accorgi e torni indietro.
Il mito dell’attenzione fissa
Il fatto che l’attenzione sia qualcosa di “fisso e continuativo” è un mito! Chiunque provi a restare focalizzato su un punto avrà piccole o grandi distrazioni “interne” (ed esterne).
Per “interne” intendo causate dai propri “processi mentali” che sono: pensieri (dialogo interno), emozioni e rappresentazioni (le immagini mentali) ecc.
Chi si concede di “perdersi per ritrovarsi” lo fa perché nel tempo ha sviluppato una certa fiducia sul proprio mondo interiore, cioè sa che anche se arriva una distrazione questo non significa che ci si debba fermare.
Quella fiducia deriva o da una fortunata coincidenza, cioè quella persona non ha mai sperimentato il disagio di “perdere il filo” oppure dalla capacità di perdere l’attenzione per poi recuperarla.
Panico da “attenzione”
Non sai quante persone negli ultimi anni mi hanno detto qualcosa del genere: “dottore mio figlio sembra sempre con la testa fra le nuvole, che cosa devo fare?”
Quando chiedo che cosa le fa credere che “abbia la testa fra le nuvole” la risposta classica è: “è sempre assente, ed in classe i professori dicono che ha lo sguardo vuoto”.
Ora, come dicevamo nessuno ci insegna come funziona l’attenzione ma si limitano a dirci di “stare attenti”. Purtroppo è vero che molti ragazzi soffrono di deficit dell’attenzione ma…
…io starei attento a dare diagnosi in base alla osservazione di uno sguardo “perso”. Perché tutti noi possiamo perderci e a volte, quando ci perdiamo stiamo elaborando al meglio le informazioni esterne.
L’indulgenza non deve essere solo auto-indulgenza
Quando parliamo di compassione ed auto-compassione dobbiamo tenere a mente che essere “morbidi con noi stessi” dovrebbe farci capire che anche gli altri possono avere difficoltà simili.
Per cui quando rimproveriamo qualcuno perché non è “attento” dobbiamo fare cautela soprattutto se si tratta di una persona giovane, che non sa perché la sua testa “inizia a perdersi”.
Possono esserci decine se non centinaia di cause che ci fanno distrarre, attribuire frequenti distrazioni ad un qualche disturbo è pericoloso e fuorviante.
Chiunque può perdere il filo del discorso, chiunque può incantasi a guardare qualcosa e chiunque può sembrare “assente”.
La meditazione è l’allenamento principe
Meditare è per me una vera e propria “palestra della mente” che si fonda principalmente sull’addestramento dell’attenzione.
La domanda che la gente mi fa più spesso a questo punto è: “ma scusa allora se leggere o fare altre attività è come meditare non mi conviene fare ciò che so già fare?”.
Un’ottima domanda ma quando leggi, ascolti una canzone o guardi un film sei troppo preso per distinguere tutti i processi che ti “distraggono” e che ti portano fuori strada.
Mentre se scegli una cosa piccola, come seguire il tuo respiro ecco che puoi diventare più facilmente consapevole delle distrazioni ed anche della loro natura (se sono interne o esterne ecc.).
Meditare ti rende più consapevole dei processi mentali
Se sei arrivato a leggere fino a qui allora significa che sei davvero interessato all’argomento per cui arriviamo al dunque:
Per poter osservare i tuoi processi mentali devi allenare l’attenzione, questa non va forzata ma va addestrata un passo alla volta.
Puoi farlo in svariati modi, puoi scaricare il report gratuito che vedi qui in alto a destra ed approfondire questi argomenti. Puoi cercare un corso di meditazione (mindfulness o vipassana) dalle tue parti.
Puoi anche semplicemente iniziare ad applicare questo tipo di attenzione alla tua vita quotidiana, magari cercando qualche buona pratica informale come quelle che trovi qui.
Il mondo non si fermerà e richiederà sempre più attenzione
Il progresso non si fermerà e se di certo inizieremo a costruire tecnologie sempre più adatte all’uomo e all’ambiente (ecologiche) di certo il mondo non diventerà meno complesso.
E’ la famosa entropia che regola anche le nostre società, il mondo è destinato ad essere sempre più complesso per tanto richiederà sempre più capacità di “attenzione”.
Non inteso come “diventa un super uomo sempre attento” ma piuttosto come “impara a gestire la tua attenzione nel modo migliore possibile, con il minimo sforzo ed il massimo risultato”.
Uno di questi modi è davvero la presenza, la nostra meditazione. Lo so che sembra assurdo e anche io fino a qualche anno fa non potevo assolutamente crederci.
Semplicemente prova!
Metto a disposizione il mio report non solo per promuovere le mie attività, questo mi sembra palese. Ma anche perché credo davvero di avere il privilegio di poter aiutare molte persone a migliorare la propria vita.
E questa opportunità è cresciuta grazie ai tuoi feedback, a chi da anni segue Psinel e mi manda i proprio risultati. E poi per la fortuna che ho di vedere nel mio studio clienti/pazienti con i loro risultati.
Dai su prova la mia “meditazione moderna”, ti assicuro che è frutto di anni di ricerca ed applicazione sul campo. Non solo da parte mia ma da parte di migliaia di persone in tutto il mondo.
Fatti un regalo per il prossimo “salto di complessità”, impara a gestire meglio la tua attenzione… ci sentiamo la prossima settimana.
Genna