Uno degli ambiti più ricercati della crescita personale riguarda propri il tenere fede ai propri propositi. Lo sappiamo bene, ogni anno le persone si iscrivono in palestra e non ci vanno, si fanno prescrivere diete costose e non le seguono.
I motivi per i quali accade ciò sono molteplici, per fortuna negli ultimi anni abbiamo sviluppato alcune strategie davvero efficaci per riuscirci. No, non si tratta dell’ultima diavoleria del motivatore di turno ma di un metodo collaudato in contesti sociali rilevanti a livello globale.
Le prescrizioni e terapie
Per quanto possa sembrare strano non è nei contesti aziendali che si sono sviluppate queste tecniche ma in quelli clinici. Ma tranquillo perché l’economia c’entra eccome, dato che riuscire ad aumentare anche solo di un punto percentuale l’aderenza al trattamento può significare milioni di euro risparmiati.
Nello studio citato nella puntata ti ho raccontato di un innalzamento vertginoso: dal 25 al 100% di anziani che prendevano i farmaci. Lo so che il tema clinico e farmacologico può far storcere il naso a molti ma vi assicuro che è di rilevanza vitale riuscire a creare a modificare gli stili di vita in ambito clinico.
L’ambiente clinico è molto particolare, nonostante si dica ad una persona di assumere nuove abitudini queste difficilmente lo fanno. E non si tratta di avere o meno un bel corpo o di guadagnare di più, ma ne a della propria salute, della vita!
Ora lasciando da parte strane cospirazioni le persone tendono a non fare quelle azioni non perché stupide o perché convinte di foraggiare la lobby farmaceutica, ma perché semplicemente acquisire nuovi comportamenti non è facile.
Vorrei farti notare che poco fa ho detto “comportamenti” non “abitudini” perché per quanto sia logico, vengono prima le azioni e poi queste diventano abitudini. Siamo talmente pieni di materiali su come acquisire nuove abitudini che la gente si sta convincendo che si possa farlo senza “agire prima”.
Azioni nel breve termine
La tecnica che ti ho presentato oggi (implementazione dell’intenzione) è molto semplice ed agisce su azioni a breve termine. Che sono poi quelle che, attraverso la ripetizione, ci conducono alla formazione di nuove abitudini.
Ma fin tanto che restano azioni metterle in pratica richiede intenzione ed energia consapevole, almeno fino ad un certo punto. Per questo una semplice metodica come quella di oggi può avere effetti molto potenti, basta evitare di immaginarla come una specie di magia.
Da sempre sappiamo che per raggiungere i nostri obiettivi questi debbano essere messi “a terra”, nel senso che devono essere chiari e concreti. Ma questo non significa che poi si raggiungeranno senza alcuno sforzo intenzionale.
Settare gli obiettivi non basta, una volta che abbiamo individuato quelle azioni che vogliamo implementare è necessario fare dei piani per metterle in atto. Non basta aver delineato per filo e per segno ogni passaggio, è poi importante capire quando e dove metterli in pratica… e soprattutto farlo!
L’ambito clinico ci ha mostrato che non è questione di motivazione, non è questione di diffidenza e spesso non è neanche questione di buon stile di vita. Ma è spesso questione di dimenticanza, ciò che non è abitudinario viene dimenticato facilmente, anche quando c’è di mezzo la nostra salute.
Top of the mind
Cosa significa che ci dimentichiamo di fare qualcosa? Significa che per qualche motivo quella azione non è nella lista delle nostre priorità. E questa lista non si trova su carta ma nella nostra memoria di lavoro, che come abbiamo visto più volte è una sorta di “scrivania” sulla quale impiliamo documenti.
Come abbiamo visto nelle scorse settimane recuperando il concetto di “prime”, ogni volta che un concetto riesce ad essere “in cima alla lista” (top of the mind) tutta la nostra percezione si struttura in base ad esso, e ricordiamo anche più facilmente le azioni collegate a quella operazione mentale.
Se pensi tutto il giorno alla dieta sarà più facile seguirla. Certo non è sempre così perché uno potrebbe pensarci in termini negativi del tipo: “aiuto quando finirà questa dannata dieta”. Ma in termini generali se lei è in cima alla mente ecco che diventa più facile portarla avanti.
No tranquillo non ti sto consigliando di diventare ossessionato dai tuoi propositi, ma solo da quelli a breve termine che desideri implementare. E no, non è neanche necessario pensarci tutto il tempo, anzi gli studi hanno dimostrato che molto spesso è meglio proprio non pensarci.
L’inconscio lavora per noi
Sembrerà assurdo ma la tecnica dell’implementazione dell’intenzione mobilita le nostre risorse inconsce. Se hai ascoltato l’episodio dedicato a questa meraviglia dell’inconscio sai come la vediamo qui su PsiNel. L’inconscio non è il tuo aiutante segreto… tu sei il tuo inconscio semmai è la coscienza l’aiutante!
Lo so questo passaggio può risultare ostico, per cui ti rimando all’ascolto dell’episodio sull’inconscio ma dato che la maggior parte della nostra attività psichica è inconscia, affermare che questa sia la nostra aiutante è riduttivo, è la parte consapevole l’aiutante di quella inconsapevole.
Conscio e inconscio lavorano come una squadra meravigliosa. Per questo è importante non demonizzare nessuna delle due parti in causa. Per usare efficacemente il nostro potere più grande, la parte inconscia, è necessario educarla ed avere fiducia in lei.
Proprio come fai quando impari qualcosa di nuovo, prima lo educhi consapevolmente, come quando hai imparato a guidare e dopo ti affidi a quella parte con fiducia. Di certo, se non guidi per una settimana non ti chiedi se sarai ancora in grado di farlo, a meno che tu non abbia imparato la settimana prima.
Dire a se stessi “quando accadrà X farò Y” non è solo una sorta di promemoria ma è anche un modo per acquisire via via sempre più fiducia in te stesso. Questa fiducia si traduce nel fatto che non devi pensare continuamente al tuo proposito, non è un modo per rafforzare “la forza di volontà”.
Memoria e volontà
Questo esercizio serve per tenere a mente qualcosa, ma questo tenere “a mente” significa fidarsi del fatto che quando accadrà la tal cosa noi risponderemo in tal modo. Questa fiducia mette d’accordo sia la parte conscia che quella inconscia:
Per riuscire devi fare l’esercizio, cioè devi usare la volontà (la coscienza) per ripetere a te stesso il proposito, devi declinarlo nella realtà. Una volta fatta questa operazione, usato tutti gli accorgimenti del caso (promemoria ecc.) puoi affidarti alla tua parte “inconscia”.
Che in questo caso significa fidarti del fatto che in quel momento preciso eseguirai quelle azioni. Si tratta di una astuta alleanza tra la consapevolezza che implementa l’intenzione e l’inconscio, che al momento opportuno ti ricorderà le azioni programmate.
Via via che ripeti quell’intenzione in modo consapevole traendone successo, fai l’azione predeterminata, questa si trasforma in un’abitudine, fino a quando non avrà quasi più bisogno della parte cosciente. Cioè non servirà più alcuno sforzo volontario per mettere in atto quei propositi.
L’esercizio di oggi sfrutta lo stesso meccanismo: prima agiamo sulla parte cosciente, la educhiamo con calma, pazienza e dolcezza (come il nostro cucciolo della meditazione, ti ricordi?) e poi ci affidiamo ad essa. Cioè non hai bisogno di ripeterti tutto il giorno cosa dovrai andare a fare.
Come al solito abbiamo solo scalfito la superficie di questo tema, ti aspetto sul Qde per i nostri approfondimenti e per le risorse collegate all’episodio.
A presto
Genna