
Ti è mai capitato di vedere una persona che sembra avere una specie di sicurezza psicologica di base? Sembra sempre spigliata in situazioni nuove, quando succede qualcosa di brutto sembra riuscire ad affrontarla a testa alta? Mi riferisco ad una specie di sensazione di sicurezza molto più ampia della semplice autostima, qualcosa che a quanto pare tende a definirsi quando siamo molto piccoli
La base sicura
Tutto il tema di oggi rientra nel concetto di “base sicura”, un costrutto ipotizzato da John Bowlby come il fondamento che permette al bambino di esplorare un nuovo ambiente in serenità. Meno persiste tale sicurezza meno il bambino è incline ad esplorare posti nuovi ma soprattutto non è in grado di co-regolare le emozioni con le persone che gli stanno accanto, in modo ancora più specifico con i propri caregiver. Il che implica che non solo non si sente sicuro di esplorare ma non è neanche capace di calmarsi alla vista della madre o del padre o alla vista di una persona accudente accanto a lui.
Come abbiamo visto molte volte nelle nostre puntate è stato l’esperimento della strange situation a far capire a molti questo delicato meccanismo. Mentre è facile che tutti comprendano che le prime relazioni sono importanti, che una persona che ha subito privazioni da questo punto di vista potrebbe comportarsi in modo anomalo ecc. Non è chiaro a tutti il fatto che tale relazione primaria si nutra della capacità da parte del caregiver di regolare le emozioni del figlio: il bambino si fa male e corre dalla mamma, la quale lo guarda, gli da un bacino, gli dice qualche parolina incoraggiante e tutto passa!
Ma in realtà ciò che cerca il bambino in quel momento non è un conforto al dolore fisico ma al dolore emotivo. Se la madre sarà abbastanza brava da farlo sentire al sicuro, via via che crescerà non avrà più bisogno di andare da lei in caso si facesse qualche graffio al parchetto. Perché avrà, per usare una metafora: interiorizzato quell’amore e quella cura dentro di se. Avrà imparato che è possibile fidarsi del prossimo, che è possibile regolare e co-regolare le emozioni negative con un’altra persona, ecc. Tutte queste cose non si possono imparare da soli o intellettualmente, vanno necessariamente apprese in relazione!
Ora la domanda che sorge spontanea è sempre la stessa: ma se da bambino non ho ricevuto quella qualità di accudimento è possibile averla da adulti? Come abbiamo discusso in più occasioni il nostro cervello impara per tutta la vita, tuttavia più siamo piccoli e più è plastico, cioè è maggiormente suscettibile alle influenze dell’ambiente (nel male e nel bene). Sembra esserci una sorta di età limite, cioè prima dei 25 anni abbiamo una sorta di neuroplasticità che funziona con pochi sforzi e quando siamo proprio molto piccoli con nessuno sforzo: porti i tuoi figli in vacanza, giocano 5 giorni con bambini spagnoli e tornano che l’hanno quasi imparato.
Per avere una prova di questa faccenda sulle relazioni basti pensare agli eventi negativi, ai traumi della vita delle persone. Così come questa base sicura si può creare da adulti (con modalità differenti rispetto all’infanzia) allo stesso modo purtroppo la si può anche distruggere. Esatto, hai capito bene, nelle cattive condizioni anche quel tuo amico che ha avuto tutte le fortune del mondo relazionali con i genitori da bambino può regredire. Se venisse tradito, umiliato e traumatizzato di frequente da chi gli sta intorno potrebbe perdere pezzi della propria base sicura, certo non è così facile ma è possibile.
Coltivare la nostra base sicura
Non ti racconto queste cose per spaventarti ma per dimostrare il carattere plastico del nostro cervello, tendiamo a dimenticarci che così come possiamo migliorare possiamo anche peggiorare e che questo, a volte è il segnale del fatto che sussiste una qualche forma di plasticità. Ciò ci porta dritti dritti al punto centrale di questo episodio, così come qualsiasi nostra funziona se non viene coltivata tende a deteriorarsi, lo stesso vale per la nostra sicurezza psicologica di base, la quale si fonda sulla qualità delle nostre relazioni. Per fortuna però crescendo possiamo fare qualcosa di molto particolare…
Possiamo migliorare la relazione con noi stessi! Certo l’ideale è quello di farlo attraverso nuove o migliori relazioni significative ma come dimostrano gli studi sulla pratica della meditazione, possiamo anche fare tantissimo da soli. Stiamo attenti a non confondere questo messaggio con l’idea che sia necessario scappare su un eremo a meditare per anni, assolutamente no, anche in questo caso è necessario equilibrio. In poche parole, se sei una persona che ha sempre bisogno di avere qualcuno accanto allora prenderti dei tempi per stare da solo sarà importante e ti farà crescere… senza però scappare dalle relazioni!
Al contrario, se sei una persona che non ama stare con gli altri, che prova particolari difficoltà stando in relazione, ecco che piccoli sforzi intenzionali in questa direzione (nel coltivare buone relazioni) sarà necessario. Abbiamo bisogno di entrambe le cose, sia di buone relazioni che ci sostengano e sia di autonomia e sensazione di poter bastare a noi stessi, nota che dico “sensazione” perché in realtà nessuno basta a se stesso! Ognuno dovrebbe essere autonomo e il più indipendente possibile ma allo stesso tempo dobbiamo ricordare che questa è una condizione che necessita una rete di persone (visibili o invisibili) nella nostra vita.
Se mi segui da un po’ lo sai: le relazioni sono contemporaneamente la cosa più difficile con la quale abbiamo a che fare e la cosa più importante con la quale abbiamo a che fare. Questa cosa non è casuale! Pensa a qualcosa che in questo momento ti sta portando una certa dose di stress, in particolare pensa a quelle cose che devi fare perché in un qualche modo le hai scelte tu. Come ad esempio il fatto di dover fare una presentazione sul lavoro (magari non hai scelto tu di farla ma il lavoro lo hai deciso tu in un qualche momento). Scommetto che stress e cose importanti vanno di pari passo, vero?
E’ una di quelle cose scontate che tendiamo a dimenticare: solo ciò che ci interessa può davvero stressarci e occupare le nostre menti. Certo a volte non siamo stati noi a scegliere quelle cose, tuttavia se ci pensiamo bene solo qualcosa a cui teniamo è in grado di darci preoccupazioni. Ecco le relazioni sono un esempio perfetto di questo paradosso tutto umano: è proprio perché sono rilevanti che sono difficili da gestire, è proprio perché a volte temiamo il giudizio degli altri che tendiamo ad evitare certi incontri e certe situazioni. E’ proprio perché tutti vogliamo sentirci accolti e amati che le relazioni sono (anche) stressanti!
L’era delle relazioni facili
Oggi è talmente facile entrare in relazione, in connessione attraverso il web, che tendiamo a confondere tale facilità con il fatto di poter scegliere costantemente situazioni facili. Lo so è abbastanza assurdo, in un’epoca dove la solitudine (psicologica) è sempre più alta, abbiamo per la prima volta la possibilità di non essere mai davvero soli. Secondo me questo ci porta ad una sorta di illusione della scelta (per citare il famoso effetto di Shwartz) abbiamo così tante possibilità di connetterci che oltre a rimanere bloccati dalle troppe opzioni, non appena sperimentiamo un pizzico di disagio scappiamo via.
E’ facile pensare che oggi le relazioni siano più fluide a causa dei diversi cambiamenti della nostra società. In molti non sentono più il giudizio morale di doversi sposare, di dover mettere su famiglia ecc. Secondo me c’è di mezzo una idea edulcorata di come funzionino le relazioni, le quali devono essere per così dire sempre rosa e fuori, belle e profumate. Ma alla fine lo sappiamo tutti che le cose non vanno mai in questo modo, qualsiasi esperienza della nostra vita contiene anche qualche aspetto spiacevole. Cercare di eliminare tale spiacevolezza rischia di indurci in circoli viziosi che aumentano l’incapacità a costruire relazioni significative nel tempo.
Dopo averti fatto questa piccola paternale (si vede che sto invecchiando) torniamo al nostro tema centrale: come possiamo ricostruire quella base sicura dentro di noi? Accettando per prima cosa che le relazioni potrebbero non essere poi così facili come tendiamo ad immaginare. Tutti gli studi e gli esperti di conflitti ci dicono che ciò che predice l’andamento di una buona intesa non è l’assenza di frizioni ma è la capacità di rimediare. In una coppia non sono i litigi a minare la serenità ma quando i due non riescono a fare pace, a chiarirsi a comunicare in modo sano i propri bisogni e desideri, ecc.
Ritengo che questo passaggio sia davvero fondamentale, senza questa predisposizione a sapere che le relazioni significative possono anche avere lati difficili da gestire, continueremo a scappare e ripetere i nostri copioni dell’infanzia (nella teoria dell’attaccamento li chiamiamo tecnicamente “moduli operativi interni”, MOI per gli amici). Questo aspetto non serve solo a quelle persone che faticano in generale con le relazioni ma serve a tutti, perché siamo pigri e quando le cose ci sembrano andare bene o le prospettiamo come tali, dover accettare anche gli aspetti spigolosi diventa particolarmente difficile.
No tranquilli, non significa che dobbiamo aspettarci il peggio ma neanche sempre e solo il meglio! Perché niente funziona in questo modo e prima lo comprendiamo e prima miglioreremo la qualità della nostra vita. E’ proprio accettando la parte faticosa delle cose che possiamo goderne pienamente: è solo accettando che sarà faticoso che possiamo affrontare una dieta o la attività fisica (se non siamo abituati) e solo accettando che sarà faticoso e stressante che possiamo intraprendere un percorso di studi ecc. Se pensiamo che tutto filerà liscio ci stiamo preparando al peggiore dei capitomboli!
Insomma ultimo messaggio di questo post è uno dei miei preferiti: NON è (quasi) MAI davvero troppo tardi!
Genna