Secondo una recente ricerca chi vive nei posti caldi è mediamente più aggressivo, una cosa molto semplice, inserita nei nostri pregiudizi ma non così lineare come sembra. Tutti abbiamo in mente lo stereotipo dell’uomo del nord contrapposto a quello del sud, chi dei due nella tua mente è più predisposto alla rabbia e alla aggressività?

Lo stereotipo e lo studio

Lo stereotipo classico è quello dell’uomo del nord freddo e quello del sud caldo, con tutti i suoi pro e i suoi contro. Sicuramente l’ambiente ha un effetto sulla nostra biologia e di conseguenza anche su come siamo, cioè su quella che potremmo chiamare “personalità” (con molte virgolette). E gli stereotipi, cioè generalizzazioni che tendono ad escludere ed iper semplificare, a volte ci beccano un pochino. La cosa interessante però è che non sembra dovuto ad un tratto di personalità ma soprattutto al caldo in se.

Non intendo tutto lo stereotipo ma almeno l’aspetto che lega caldo e aggressività, qualcosa che in realtà è sotto gli occhi di tutti. In estate avvengono molte più liti ed omicidi in generale, sembra che il cado abbia un effetto negativo per quanto riguarda la regolazione della rabbia. Perché? Le ipotesi sono molte, quella citata nella puntata e tratta da questo studio è che il caldo abbia la capacità di consumare più velocemente le nostre energie, comprese quelle legate all’auto-controllo.

Insomma quando fa più caldo siamo maggiormente inclini a perdere la pazienza, ovviamente anche questa è una generalizzazione. Esisteranno sicuramente persone che per natura sono meno inclini alla rabbia e dunque? E’ possibile che lo stress causato dal caldo faccia sorgere in loro altre emozioni meno piacevoli, in base alle proprie tendenze o a quella che a me piace chiamare “emozione sfida”. Cioè quel tipo di emozione (o quella costellazione emotiva) che provi con maggiore facilità nelle situazioni difficili.

Gli studi che ho citato non sono nuovi (qui ne trovi diversi), il modello CLASH (Climate, Aggretion and Self-Control in Human), è stato elaborato e testato da Van Lange e altri, con l’intento di misurare quanto le temperature possano influire sui nostri comportamenti. Per prima cosa hanno capito che non è il caldo di per se ma è il continuo caldo ad alzare l’asticella dell’aggressività ed il ridursi dell’auto-controllo; poi hanno scoperto che i conflitti peggiori avvengono tra i gruppi e non all’interno di gruppi.

Ebbene si, il caldo ci fa proteggere ancora di più la nostra identità di gruppo e di conseguenza ci rende meno tolleranti verso il prossimo. Dato interessante se pensiamo che le migrazioni nel nostro Paese (e non solo) avvengono nei mesi estivi. Tutti sappiamo intuitivamente che il caldo alza l’aggressività ma pensavamo fossero fenomeni stagionali, lo studio indica che se la temperatura sale e si stabilizza non si tratta più di un fenomeno stagionale.

Fenomeni stagionali

Lo studio CLASH indica che non si tratta tanto dei picchi di calore a cui ci stiamo abituando negli ultimi anni ma si tratta dell’aumento progressivo e stabile del calore a generare minori capacità di auto-controllo. So che può sembrare una buona notizia per chi vive in un Paese che sulla carta è dato come: clima temperato ma la realtà è che le condizioni climatiche del nostro Paese sono cambiate e stanno cambiando. Le temperature stanno diventando tropicali e noi non ce ne stiamo accorgendo!

Così come nella storiella della rana bollita anche noi non ci accorgiamo di tali cambiamenti perché le temperature salgono e si stabilizzano poco per volta, dandoci il tempo (per così dire) di abituarci. Ma la realtà dei fatti è che le temperature stanno cambiando e si stanno alzando non solo da noi ma in tutto il mondo. Oltre a tutte le manovre che i governi stanno mettendo in atto per il climate change è importante anche analizzare la nostra psicologia da questo punto di vista e non solo per “la paura di ciò che sta accadendo” ma anche per una buona gestione emotiva.

Una persona più consapevole di questi meccanismi riuscirà a gestirli meglio, ed un individuo che si rende conto e diventa meno aggressivo è una piccola fetta di “aggressività in meno”. Si, perché le emozioni oltre ad essere contagiose si passano per procura: entro nel traffico bello tranquillo ma ad un certo punto trovo un tizio nervoso, ad un tratto fa innervosire anche a me (contagio emotivo). Poi arrivo a lavoro ed inveisco contro la mia segretaria perché ho i nervi a fior di pelle (emozione “per procura”).

La mia segretaria torna a casa e dopo la dose del mio nervosismo se la prende con i figli i quali creano nervosismo in casa ecc. Potrà sembrare assurdo ma se ognuno riuscisse a gestire meglio le proprie emozioni, anche solo del 5%, avrebbe un effetto composto gigantesco nel lungo periodo. Proprio come la storia del battito di ali della farfalla che crea lo tsunami a chilometri di distanza, anche le emozioni hanno un potere simile e non dovrebbe essere una sorpresa.

Siamo nel paleolitico, una tribù accanto alla nostra è appena stata attaccata da una banda di briganti itineranti. Un membro della tribù riesce a scappare e arriva da noi, raccontandoci le atrocità che ha visto con i propri occhi contagia tutti, ci fa sentire sulla pelle il pericolo e ci consente di prepararci ad un eventuale attacco. Vedi perché le emozioni devono essere contagiose e per procura (o vicarie)? Perché solo così diventano segnali di comunicazione molto efficaci.

La soluzione?

Ovviamente non esiste una soluzione unica e la cosa migliore probabilmente sarebbe confidare nella capacità dei governi e degli scienziati di porre rimedio. Tuttavia oltre a ciò che anche noi possiamo fare in termini di cambiamento climatico (fare bene la raccolta differenziata, evitare di usare l’auto per viaggi stupidi ecc.) possiamo fare una cosa: diventare più bravi a gestire le nostre emozioni, soprattutto se siamo inclini alla aggressività (come me). Quindi da oggi il mio libro va nelle scuole, nelle chiese e in tutte le case italiane! Scherzo… ma mica tanto 😉

Ciò che si potrebbe fare è scrivere in giro: caro utente, oggi ci sono 40 gradi, oltre a ricordarti di bere molta acqua, di non uscire nelle ore di punta e di proteggerti dal caldo, ti ricordiamo che tali temperature possono alzare i livelli di aggressività. Oggi prima di rispondere fai un respiro profondo e tieni a mente che siamo tutti nella stessa barca, siamo tutti leggermente più irritabili, se oggi riuscirai ad esserlo un pochino meno anche molte altre persone lo saranno. Ti ringraziamo per il tuo contributo per un mondo migliore!

So che può sembrare strano ad alcune persone che un messaggio del genere possa funzionare, ma in realtà le nostre emozioni si disregolano (la maggior parte delle volte) proprio per una mancanza di consapevolezza. Sapere che il caldo potrebbe renderti meno capace di controllarti ti aiuta molto e poi, se torniamo sui grandi numeri, basterebbe che quel messaggio attecchisse su una piccola percentuale delle persone in giro per limitare l’effetto contagio.

Ormai dovremmo essere tutti capaci di comprendere i numeri dei contagi dopo la pandemia vissuta, meno persone ci sono in giro nervose (contagiate) e meno sarà probabile che altre lo diventino. Semplice ma molto efficace, si tratta di una strategia di nudging , cioè una piccola spinta gentile che aiuta ad aumentare la consapevolezza. Molte persone temono di conoscere meglio le proprie reazioni emotive per molti motivi, il principale è legato al tema della responsabilità.

Ti è mai capitato che qualcuno ti facesse notare che ti eri arrabbiato durante una discussione? La maggior parte della gente non ama questa forma di osservazioni perché non ci piace immaginare che possa accadere qualcosa al di fuori della nostra consapevolezza, e paradossalmente facciamo finta di niente. Cioè preferiamo l’inconsapevolezza alla consapevolezza, perché questa richiede molto più impegno e soprattutto richiede la super citata (almeno qui su Psinel) responsabilità.

Responsabilità

Nello scorso episodio abbiamo parlato di mindset, ecco la responsabilità potrebbe essere vista come una sorta di super atteggiamento mentale da coltivare. Ne abbiamo parlato già molte volte ma essere responsabili non significa immaginare di essere la causa di ogni cosa che accade, ma sapere che in un qualche modo anche noi possiamo incidere… nel bene e nel male. La responsabilità non ci da solo “peso” sulle spalle ma ci da capacità di azione o come dicono i miei colleghi bravi: agency.

Agency significa avere la sensazione che le nostre azioni abbiano un effetto sulla realtà circostante. Sappiamo che la soddisfazione nella vita, l’efficacia personale e addirittura la nostra longevità, sembrano essere influenzate dal grado i agency percepito. In pratica meno ti senti attore protagonista degli eventi e meno ti sentirai soddisfatto delle cose che fai, dei premi che ottieni e potresti vivere anche meno. Tutto questo per evitare la sensazione di senso di colpa, di peso ecc. legate alla responsabilità personale.

Il primo passo per iniziare a gestire meglio le nostre responsabilità è diventare consapevoli di quando non le vogliamo! E’ troppo facile se in questo momento sei seduto sul tuo bel divano a leggere pensare: “ok da oggi mi assumerò le mie responsabilità” un’altra cosa è farlo quando le cose non vanno bene, anche quando ci sembra di non c’entrare nulla con ciò che ci sta capitando. E’ una cosa difficile da fare, ma come al solito sono qui a dirti che sono proprio le cose difficili a rendere la vita degna di essere vissuta.

So che questo discorso non piace alla gente, o meglio non piace al loro cervello ancestrale che cerca di risparmiare energia costantemente. Ma la verità è che se di colpo ti facessi avere il corpo che ami con lo schiocco delle dita, non solo gli daresti molto meno attenzione, cioè non staresti attento a gestirlo al meglio. Ma non sapresti recuperarlo nel caso perdessi la tua forma per qualche motivo. Lo so che è banale ma dobbiamo continuare a tenerlo a mente.

La fatica ti fa valutare accuratamente ciò che hai acquisito grazie ad essa, quando invece riesci ad ottenere delle cose senza sforzi, ecco che quelle potrebbero assumere tutt’altro valore ai tuoi occhi. Ci sono molte persone la fuori che sarebbero pronte a scommettere che questa faccenda “della fatica” sia una sorta di “fatti il culo per questa società capitalistica”, ma le cose non stanno così, ogni cosa sudata ha un gusto molto molto migliore.

Se domani tutti potessimo raccogliere in 1 minuto i benefici della pratica di meditazione che i maestri hanno raccolto dopo 40 anni di pratica, ecco che ben presto smetteremo di sentir parlare di meditazione. Perché il valore della pratica non sta solo nei suoi benefici ma nel percorso per raggiungerli… come succede per qualsiasi altra attività umana. Ok mi fermo perché sto andando leggermente fuori tema, ma no sforzi e no risultati dovrebbe diventare un mantra.

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.