Creativi si nasce o si diventa? Quando si parla di creatività sembra scontato immaginarla come “abilità innata”, un “dono divino”. Le ricerche ci dicono che siamo tutti creativi e tutti possiamo volontariamente espandere tale abilità.
Abbiamo da poco visto un semplice esercizio che sembra raddoppiare la nostra creatività, quello basato sulla chiusura degli occhi di qualche settimana fa.
Oggi vediamo uno studio che ha coinvolto 3000 imprenditori e la loro capacità di innovare creativamente… buon ascolto:
Creatività e innovazione
Spesso tendiamo a dimenticarci della storia che ci ha preceduti e non ci rendiamo conto che la maggior parte delle cose che “creiamo” sono in realtà “innovazioni”.
Cioè sono cose che c’erano già in precedenza ma che iniziano ad assumere una nuova funzione per un qualche motivo. Gli esempi sono tantissimi ma viviamo in un mondo dove tale abilità è sempre più preziosa.
Quella di riuscire a prendere cose diverse, mescolarle assieme e riuscire a tirarne fuori qualcosa di “nuovo” o di “relativamente nuovo”, cioè innovativo.
Qui su Psinel ne parliamo da diverso tempo, anzi è stato forse uno dei primi corsi che ho tenuto online tanti tanti anni fa. Se mi segui da quel periodo sei un vero e proprio eroe.
Nella versione desktop di questo blog puoi trovare qui sulla destra alcune rubriche (si lo so non le aggiorno da anni) che contengono un sacco di post tematici, uno di questi temi è proprio la creatività.
Ecco una puntata precedente che parla di creatività come aperitivo prima di iniziare la puntata di oggi, o in caso torna dopo a riascoltarla:
Ascolta “147- La formula “segreta” della creatività” su Spreaker.Nati per essere creativi
Le tracce che i nostri antenati hanno lasciato sono zeppe di “creatività” sotto ogni tipo di forma oggi studiata. Da quella più comune, le opere d’arte, sino alle invenzioni che ci hanno tramandato.
Gli esseri umani sono sostanzialmente creativi, non solo in termini etimologici, nel senso che “creano” ma anche nel senso che sono costretti ad utilizzare un pensiero “diverso” per gestire le situazioni.
Il pensiero creativo fa parte della nostra specie, solo che alcune persone pensano di essere maggiormente dotate di questa abilità mentre altre sono convinte del contrario.
La verità è che, nelle dovute condizioni, tutti siamo creativi. Lo abbiamo visto in molte puntate passate parlando della creatività come di un’attività di “problem solving”.
Nonostante ciò, la maggior parte della gente è convinta che la creatività sia una abilità rara, che viene utilizzata solo in alcuni contesti e che alcuni di noi ne siano dotati e altri no.
La creatività è trasversale
Siamo tutti creativi, lo sono anche i nostri cugini “animali” e nella storia della psicologia siamo zeppi di esperimenti condotti su primati, gatti e cani (si un tempo si sperimentava su tutti) che lo dimostrano.
Uno degli esperimenti più noti in assoluto è quello condotto da Wolfgan Kohler con le “sue scimmie”. Dove alcuni primati venivano inseriti in una gabbia con alcune casse di legno ed alcuni bastoni.
Appeso al soffitto della gabbia c’era un caso di banane. Inizialmente le scimmie provano a raggiungere le banane da soli, poi capiscono che possono usare i bastoni…
…poi all’improvviso, boom, un lampo di genio (quello Kohler e colleghi battezzeranno “insight”) e la scimmia capisce che se accatasta le casse di legno e si aiuta con il bastone, riesce a raggiungere le banane.
Con questo esperimento lo psicologo tedesco tenta di provare che la creatività avviene come un improvviso cambiamento della percezione e del pensiero (una ristrutturazione del campo cognitivo).
Il colpo di genio
L’insight viene quindi messo a paragone con quello che potremmo chiamare “colpo di genio”, ma in realtà è qualcosa che ci accade ogni giorno quando abbiamo le conoscenze adeguate.
Si è vero questo cambio arriva all’improvviso è il famoso “Eureka” ma non significa che il suo sopraggiungere sia “magico”, in realtà è un accumulo di informazioni, feedback, ragionamenti, prove ed errori.
Quegli animali si impegnano davvero per prendere le banane, hanno un obiettivo ben specifico, non se ne stanno li sedute e all’improvviso arriva il colpo di genio, si impegnano attivamente.
E’ questo il passaggio che forse ci è sfuggito per anni, sapevamo che la creatività potesse essere aumentata ma la maggior parte delle persone è ancora convinta che sia una sorta di “roba improvvisa”.
Una sorta di aiuto divino ed esterno, non tanto qualcosa che proviene dal desiderio consapevole di generare idee creative. Ma in un’epoca dove la creatività è sempre più importante siamo giunti a tali conclusioni.
Le muse
Non è una sorpresa che la creatività e gli atti creativi derivino da “forze esterne”, ci basta pensare come gli antichi immaginassero l’avvento di tali idee ed atteggiamenti.
Per gli antichi le opere artistiche erano tutte di derivazione divina. Le opere dell’antica Grecia sono tutte state ispirate dalle dee dell’arte, cioè le Muse ispiratrici, a detta di chi le ha prodotte.
Ma se ci pensi bene è proprio questa la sensazione che se ne ricava, sembra che l’atto creativo arrivi dalla profondità dell’essere umano, da qualcosa che non possiamo gestire direttamente.
Oggi lo chiamiamo inconscio, ma al tempo, sicuramente avranno scambiato tali meccanismi mentali per qualcosa di esterno, qualcosa di magico che s’impossessa dell’essere umano per consentirgli di creare.
L’artista così inizia a descriversi come “un canale”, un “mezzo attraverso il quale il divino si esprime”, in questo modo non è più necessario indagare cosa ci accade dentro ma possiamo delegare alla “divinità”.
L’inconscio
Come probabilmente sai sono solo 2/4 secoli che parliamo apertamente e scientificamente dell’inconscio, prima non era neanche contemplato. Si qualcuno ci aveva già ragionato sopra ma mai come abbiamo fatto noi.
Tutto ciò che non capivamo del nostro agire era relegato ad una sorta di mondo magico/mistico/religioso. Tutto ciò che emergeva da noi in modo non consapevole veniva visto come una sorta di “produzione divina”.
Se sognavi qualcosa di particolare ecco che quello “era il certo dio che ti suggeriva qualcosa”, ancora oggi nelle tradizioni popolari abbiamo superstizioni simili, basta pensare alla Smorfia napoletana.
La cosa è molto attuale, tanto che se una persona per qualche motivo decide di non prendere un certo mezzo di trasporto e questo è vittima di un incidente mortale si pensa subito: “è stato un angelo a salvarmi”.
Ancora oggi vediamo le manifestazioni dell’inconscio come una sorta di magia che arriva dall’esterno. Chissà magari tra qualche tempo proveranno che è davvero così, ma personalmente mi piace più l’idea che siamo “noi”.
Sei tu… non è la Musa
A me piace pensare che la creatività arrivi da noi e sia il frutto del lavoro personale che ognuno di noi compie, la quantità di esperienze che vive ed il desiderio di esprimerle in un qualche modo.
Il panettiere che fa un pane incredibilmente buono, l’imbianchino che ridipinge meravigliosamente la casa, il meccanico che scopre il danno ascoltando il suono del motore.
Sono tutti esempi di “creatività comune” che emerge dall’esperienza, dal fatto di aver passato ore ed ore a praticare, studiare, analizzare e approfondire un certo tipo di attività.
La cosa interessante è che tali abilità non sembrano magiche solo a chi le mette in pratica ma anche a chi le osserva. Se guardi un grande musicista che suona ti sembrerà facilissimo ciò che sta facendo.
Se vedi un bravo chitarrista che suona le sue dita sembreranno fare pochissimo sforzo (e in parte è vero) tanto da farti sembrare semplici movimenti per i quali servono anni e anni di pratica.
Lo sforzo compositivo
Chiunque faccia un lavoro che richiede creatività sa quanto questa necessiti di sforzi volontari. Si è vero che “le canzoni nascono da sole” però è altrettanto verso che se non le cogliamo, elaboriamo ecc. non avranno vita.
L’obiettivo principale della puntata di oggi è mostrarti che anche i più grandi artisti e innovatori sono partiti con l’intento preciso di creare. E proprio come le scimmie di Kohler ad un tratto hanno detto “Eureka”.
Ma è anche possibile che non abbiano detto così e che poi siano stati altri, i famosi critici, ha decretare che quella specifica opera era “artisticamente elevata”.
Lo studio citato in puntata sui 3000 imprenditori dimostra quello che ormai è una sorta di “segreto di pulcinella”, cioè il fatto che per essere creativi serve impegno volontario.
Si è vero che ciò che emerge arriva dagli “strati profondi della nostra coscienza” ma siamo noi a produrli, non è una magia che arriva dall’esterno e per riuscirci abbiamo creato decine di modalità diverse.
Le tecniche
Oggi che conosciamo bene i processi creativi, li abbiamo studiati molto bene, sappiamo come generali con tecniche di brain storming, come gestirli in gruppo (come i famosi “Cappelli per pensare” che trovi qui) ecc.
Gli artisti del passato ci hanno lasciato alcuni spunti interessanti su come cercavano di “ispirarsi”, pregando, passeggiando, contemplando la natura, pescando ecc.
Ogni artista ci racconta la genesi della propria arte e anche quali strumenti ha cercato di impiegare per espanderla. Oggi ne abbiamo un sacco a disposizione, molti di questi li abbiamo descritti qui per anni.
La tecnica però non è il “sale della creatività”, ci serve solo per aumentare quella connessione tra il desiderio di creare e la fiducia che qualcosa di buono, da dentro di noi o fuori da noi, arriverà.
In un qualche modo la tecnica ci aiuta come “un’impalcatura” a salire più in alto ma una volta che abbiamo imparato la strada possiamo metterla da parte.
Anzi è inevitabile metterla da parte… così ognuno modifica la tecnica a modo proprio e fa nascere qualcosa di diverso. Anche per la creatività bisogna ammettere che si parte sempre da qualche parte.
Anche i creativi, come i fisici… vedono lontano perché sono spesso sulle “spalle dei giganti”.
A presto
Genna