Con il termine “ignoranza dotta” su PsiNel intendiamo più o meno ciò che intendeva Socrate quando affermava di “sapere di non sapere”, un’abilità che a causa di varie ed eventuali sta perdendo sempre più forza.

Per questo ho deciso di dedicargli una semplice ma potente puntata… parliamo ancora del valore vero dell’ignoranza:

So davvero di non sapere?

Come spero tu abbia già ascoltato la “ignoranza dotta” di cui parliamo oggi non deriva solo da una profonda conoscenza delle cose e dei nostri limiti ma è un’abilità a se stante, una sorta di flessibilità cognitiva nei confronti delle proprie conoscenze.

Qualcosa che sotto sotto non piace a nessuno. Tutti vorremmo essere certi che le cose che sappiamo siano sufficienti per muoverci agilmente nel mondo, molto spesso le cose stanno davvero così, tuttavia a non tutti piace pensare che ciò che sanno è solo una piccolissima percentuale di ciò che ci sarebbe da sapere.

“Sapere di sapere” è una bella sensazione, se sono invitato in un posto dove si parla di psicologia mi piace immaginare di essere molto preparato. E allo stesso modo non piace immaginare che potrebbero pormi delle domande su cui non saprei rispondere accuratamente, anche se in verità, sarebbe impossibile saperlo fare su ogni aspetto della psicologia.

E’ come se le nostre conoscenze fossero dei bellissimi fiori che abbiamo coltivato, nella maggior parte dei casi ci concentriamo su di essi, sapere di averli li a disposizione ci fa sentire bene, ci rassicura. Tuttavia tale rassicurazione potrebbe impedirci di vedere che intorno ai fiori potrebbe esserci uno sconfinato deserto.

Per proteggerci da tale sconfinata ignoranza ci concentriamo sui nostri fiori, tuttavia sarebbe molto pericoloso illudersi che quel deserto sia meno importante delle nostre piante. Ed è a questo livello che le cose iniziano a cambiare e non poco, ed è ciò che mi ha convinto a fare una ennesima puntata su questo tema.

La meta cognizione

Nel bel libro “Conoscere se stessi” di Stephen M. Fleming, il mio collega londinese mostra tutta una serie di esperimenti nei quali dimostra ampiamente che meta-cognizione, la capacità di accorgermi di cosa sto pensando e come lo sto pensando, non va sempre a braccetto con la conoscenza. Questa è stata una notizia molto interessante per il mio lavoro, lascia che mi spieghi meglio.

Personalmente ho conosciuto persone molto colte, gente con due dottorati di ricerca ed anche persone che non sono andati oltre l’esame delle scuole medie. Di certo se volessi discutere di disegni sperimentali lo farei con il primo gruppo, la stessa cosa varrebbe per la soluzione di problemi specifici ma non per tutto.

Se mi doveste chiedere quali dei due gruppi sembra “più intelligente” allora non saprei rispondere, primo perché è davvero molto difficile cosa significhi essere intelligenti (ne abbiamo discusso in questo episodio) e secondo perché in realtà la capacità di sapere di non sapere, la flessiblità mentale non è sempre legata alla conoscenza.

Certo è molto probabile che se prendessimo 10000 persone, un campione molto grande è probabile che quelli che hanno studiato abbiano maggiore meta-cognizione ma a quanto pare, dagli studi citati, non sembra esserci una correlazione così lineare quanto possa apparire ad un primo sguardo.

Il problema con chi “sa le cose” rispetto a chi “non le sa” è che questi tendono a fissarsi, credono di aver capito tutto e di conseguenza chiudono la mente a possibili revisioni di ciò che hanno appreso, questo è qualcosa di dannatamente pericoloso per il progredire della conoscenza umana.

Attenzione però! Elogio allo studio

L’altro giorno stavo tornando in treno quando una simpatica signora napoletana (che mi ricordava molto mia madre) attacca bottone e tra le varie chiacchiere emerge il classico stereotipo: “Si, tu puoi essere laureato quanto vuoi ma sai quante persone sceme che non sanno fare niente, la vita è quella che ti sveglia mica la scuola”.

Un classico stereotipo che però è sbagliato! Si, perché basta davvero poco per capire che nei Paesi dove ci sono più laureati c’è anche un tenore di vita migliore. Ok qualcuno potrebbe pensare che sia un modo scorretto di leggere i dati, potrebbe essere che “più è alta la qualità della vita e più la gente tende a studiare”?

Si è possibile ma se lo studio ci rendesse tutti “meno umani” (secondo lo stereotipo) allora quegli stessi paesi che hanno concesso a più persone di completare il percorso di studi dovrebbero lentamente peggiorare, ed invece migliorano!

Dunque sono ancora qui a dirti che la chiave non può essere l’ignoranza ma semmai una migliore formazione, il che non implica che si debba essere necessariamente tutti laureati. Però è la cultura la cosa che consente ad un paese di avanzare da tutti i punti di vista.

Poi ovviamente abbiamo dei casi particolari, ad esempio pare che la Cina stia iniziando a sfornare un sacco di laureati, così come ci sono un sacco di laureati anche in Paesi totalitari, ed è qui che secondo me scatta la meta-cognizione.

L’ignoranza dotta necessita di tollerare l’errore e gli errori

Solo una persona disposta a ricredersi, a tollerare gli errori nel senso di accorgersi di averli fatti e cambiare strada, può realmente dirsi intelligente. Perché se una persona è solo veloce nel capire le ocse ma poi, una volta capite non riesce ad abbandonarle, allora direi che quella cilindrata è sprecata.

Sarebbe come avere un’automobile in grado di fare velocità assurde ma senza la possiblità di sterzare, direi che sarebbe ancora più pericolosa di un’auto che va a velocità normale. Ed è per questo motivo che quando parliamo di scienza e di conoscenza non possiamo mai fare a meno di citare il grande Karl Popper.

Che come sanno tutte le persone avvezze a questo mondo è stato un filosofo della scienza che ha rivoluzionato il nostro modo di vedere il progredire della conoscenza scientifica, affermando per la pirma volta che la scienza non può proseguire per verifiche ma deve proseguire per confutazioni.

Ecco un esempio molto carino: anni fa mentre ero in Portogallo mi portarono a visitare una di quelle “strade magiche”. Mi portarono su una sorta di salita (almeno sembrava tale), mi misero al volante e mi dissero di mettere in folle e alzare i piedi dai pedali. Con mia enorme sorpresa l’auto, invece di iniziare a scendere lungo la discesa iniziò a salire.

Era una falsa discesa, un fenomeno che oggi conosciamo bene, si tratta di una illusione ottica che se si cerca di studiare attraverso verifiche è davvero impossibile da scoprire. Cioè se cerchi di capire se è vero, come ho fatto io scendendo dall’auto e mettendo una moneta sul terreno, diventa impossibile da rilevare. x

Non è il contenuto ma il processo

Ancora una volta ci troviamo di fronte a qualcosa che dovresti conoscere bene, soprattutto se hai letto il mio libro “Facci Caso”. La nostra capacità di gestire noi stessi non dipende tanto dai contenuti che ci girano per la testa ma da che tipo di rapporto abbiamo con essi, con quanto siamo o meno identificati con loro ecc.

Ciò che gira per la testa è una continua simulazione che di volta in volta crea degli archivi che si strutturano in base alle emozioni, i contesti ed i significati che attribuiamo alle cose. Questi schemi mentali influenzano la nostra attività mentale sino a quando noi ci identifichiamo con loro.

Questa abilità che prende il nome di meta-cognizione è davvero alla base della nostra consapevolezza e del nostro modo di gestire i nostri contenuti mentali. E’ quella capacità che ti fa rendere conto che stai indugiando troppo in pensieri inutili ed è giunto il momento di pensare a soluzioni ed agire.

E’ quella capacità di renderci conto che stiamo sbagliando e allo stesso tempo riuscire a ripartire migliorandoci proprio attraverso il riconoscimento personale dell’errore compiuto. E’ qualcosa che funziona molto bene quando siamo in piena forma e pronti e molto male quando non lo siamo.

E’ un processo naturale! Quando stai bene funziona tutto alla meraviglia ma la ricerca ha anche provato essere molto dispendioso e come sai il nostro cervello è un tirchio, per tanto ama affidarsi alle vecchie strade, per questo dobbiamo (e per fortuna possiamo) allenarci!

Ok direi che per questa ultima puntata prima della micro pausa estiva, il 15 non uscirà l’episodio ma ritorneremo la settimana successiva, ti ricordo il nostro Qde e l’approfondimento video che uscirà martedì alle 18 sul nostro canale Youtube (e lo troverai anche qui sotto).

Buon ferragosto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.