Dalla notte dei tempi gli esseri umani hanno cercato modalità per aggraziarsi il fato, di propiziare la “fortuna”, attrarre eventi positivi ed evitare quelli negativi. Sembrerà strano a molti ma la psicologia ha studiato la fortuna e oggi vi presento il vero atteggiamento mentale di chi è “fortunato”…
Aiutati che il ciel ti aiuta e il caso
Tutto ciò che sappiamo sulla fortuna a livello psicologico ci dice che la frase “aiutati che il ciel ti aiuta” è forse la più appropriata che ci sia. L’accezione del termine non è in realtà né positivo e né negativo, dato che “fortuna” significa “portatore di sorte“, e di per se non ha alcuna accezione valoriale. Ma indica esattamente il “caso”, la casualità degli eventi che possono accaderci nella vita e purtroppo o per “fortuna”, il caso esiste.
La casualità nella vita è fondamentale. Quando i gameti di mamma e papà si incontrano per creare una nuova vita avviene una cosa straordinaria che tecnicamente si chiama “crossing-over” e quasi tutti l’abbiamo studiato a scuola. Il materiale genetico dei genitori non si incrocia in modo perfetto e prevedibile ma in modo casuale, questo consente la generazione di un figlio che è sempre leggermente diverso dai genitori.
Questa variabilità assicura una maggiore sopravvivenza, per questo la biologia continua a farlo in modo quasi o del tutto casuale. Il caso quindi non è una variabile scontata, qualcosa che dobbiamo temere ma è qualcosa che aiuta la vita, ovviamente non sempre e non nello stesso modo. Questo esempio mi serviva per far comprendere che il termine “caso o sorte” non è di per se negativo, in un mondo dove tutto ci sembra più prevedibile è bene sottolineare questi aspetti.
Dunque il “caso” esiste ed in generale è un vantaggio per la nostra specie. Tuttavia sarebbe stupido fare finta che esso non abbia una influenza sulle nostre vite, soprattutto per quanto riguarda due fenomeni: le condizioni di partenza e “i cigni neri”. Per condizioni di partenza faccio riferimento a dove e come nasciamo, è ovvio che ci sono persone che nascono con alcuni vantaggi socio-economici e fisici che possono fare la differenza nella loro vita.
Mindset
Ma se sei qui di certo sai che una cosa è parlare di “caso” ed un’altra di “fortuna”, e probabilmente sai che la frase “aiutati che il ciel ti aiuta” è molto più potente di quanto possa apparire. Essenzialmente è questa la base del mindset della fortuna o meglio, delle persone fortunate. Come hai sentito gli studi di Richard Wiseman più che parlare di fato avverso mostrano la differenza tra chi pensa di essere fortunato e chi meno.
Qualcuno potrebbe dire: ma la fortuna non può essere un atteggiamento mentale altrimenti cadiamo nella magia più pura, penso di essere fortunato e lo divento. Certamente, tuttavia ciò che ha provato Wiseman è che esiste una sorta di differenza personologica in chi si ritiene fortunato e in chi no e che, guarda caso, tali differenze sembrano proprio “portare fortuna“. Nello studio citato che puoi trovare qui, sembra che più una popolazione sia “arretrata” e più creda nella fortuna nel senso del fatalismo.
Per chi non lo sapesse per fatalismo intendo il pensare che gli eventi siano come guidati da una forza esterna, inevitabile, un destino già scritto. Questa è una tendenza della nostra mente che alcuni filosofi chiamano “finalismo“, cioè il pensare che tutto ciò che capita abbia uno scopo preciso, che abbia un fine per un qualche motivo. Secondo molti miei colleghi noi tendiamo a voler dare sempre una spiegazione alle cose, per tale motivo quando guardiamo gli eventi ci capita spesso di essere naturalmente finalisti.
Ed è anche il motivo per il quale quando succede qualcosa di brutto come in questi giorni, mi riferisco all’alluvione in Emilia Romagna, si corre subito a cercare i colpevoli. I quali di certo possono esserci ma è difficile attribuire sempre tutto a cause specifiche, cosa che però ci da una sorta di senso, una sorta di controllo su cose su cui non abbiamo il pieno controllo. Tuttavia se la gente vuole realmente migliorare deve avere un qualche pensiero del genere per capire: cosa posso fare per evitarlo in futuro?
Il mindset ci arriva dall’idea di Locus of Control e di responsabilità, di cui ci siamo occupati molte volte, in pratica: pensare di essere responsabili (anche solo in parte) di ciò che ci accade ci aiuta ad essere proattivi nei confronti di quella situazione. Non solo, ci aiuta a sentirci meno stressati, dato che lo stress del quale ci assumiamo responsabilità ed intenzionalità diventa più facilmente eustress cioè stress positivo. Se a questo ci aggiungi gli studi di Wiseman e quelli antropologici e sociologici citati, mi sembra che non sia una cattiva idea quella di ragionare di un atteggiamento mentale della fortuna.
Fortuna e scaramanzia
Come abbiamo visto in questo episodio sulla scaramanzia essa non nasce dal nulla ma da alcune esigenze gnoseologiche, in altre parole nasce per spiegare il mondo e i suoi fenomeni in assenza di dati concreti. E’ una sorta di pseudo-conoscenza che ci aiuta però a muoverci agilmente anche in ambienti dei quali non sappiamo praticamente nulla. Il problema è che la gente tende a pensare: dato che non mi sembra così stupido cercare di propiziare la fortuna allora essa esiste (in termini di fato).
Dato che, mettere la maglia fortunata prima di un esame, fare le mie routine sportive, mi ha aiutato nel passato allora è molto probabile che esista una sorta di fato sul quale io posso avere una certa dose di controllo, proprio attraverso tali gesti. Ora esiste davvero un gesto scaramantico che può propiziare la fortuna? La risposta è si, ogni gesto scaramantico ti consente di entrare in uno speciale stato di coscienza che può aiutarti (o ostacolarti) verso i tuoi obiettivi… ma non basta…
Il gesto “scaramantico” più potente che si possa fare per ingraziarsi la fortuna è PREPARARSI! Lo so, c’è poco di magico nella preparazione ma è abbastanza scontato che se vuoi passare bene un esame dovrai studiare, e più studi e meno sarà probabile che il professore ti colga impreparato. Certo esiste sempre la probabilità (il caso di cui discutevamo in puntata) che il professore ti chieda qualcosa che non sai, che l’emozione ti impedisca di accedere completamente alle tue memorie, ma in linea di massima una cosa dovrebbe essere certa per tutti:
Se non ti prepari, in questo caso se non studi, la probabilità che ti colga impreparato cresce in modo lineare se non esponenziale. So che se sei qui per trovare un amuleto magico per la fortuna probabilmente non sarai neanche arrivato a questa riga, tuttavia se la scaramanzia serve per cercare di avere migliori risultati, allora non c’è “scaramanzia” migliore del fatto di prepararsi. Poi ripeto, può darsi che nonostante la preparazione le cose non vadano come ti aspetti, ma una cosa è certa, se non ti prepari è davvero improbabile che tu prenda un bel voto o che tu possa anche solo passare l’esame.
Questo che può apparire come un gioco di prestigio logico, cioè accumunare “scaramanzia alla preparazione” è in realtà qualcosa di cui dovremmo riappropriarci. Pensaci, perché fai gesti scaramantici? Perché è una sorta di pseudo-conoscenza che ti aiuta ad avere uno pseudo-controllo su ciò che accadrà, ecco se ti prepari e studi le cose sono simili. Non si tratta più di pseudo-conoscenza ma di certo l’aleatorietà del risultato rimane… allora tanto vale prepararsi, no?
Preparazione più occasione
Secondo Wiseman la formula magica della fortuna si attiva quando preparazione e occasione si incontrano, potrà sembrare strano ma è una cosa che capita molto spesso. Facciamo un esempio, ammettiamo che tu voglia intraprendere un lavoro molto difficile, cioè di cui è difficile sia l’esecuzione e sia l’essere presi a lavorare: l’attore. Ora tu potresti pensare di essere nato per farlo ma fino a quando non metti piede su una scena non potrai mai saperlo, giusto?
Immaginiamo che tu sia semplicemente convinto di essere bravo, a meno che tu non abbia davvero un talento spropositato innato (cosa davvero difficile in questo campo) e che il tuo talento non incontri una persona disposta ad investire su di te, difficilmente qualcuno ti chiamerà. Io lo visto molte volte nel campo della musica, di tanto in tanto spunta fuori qualche fenomeno musicale, credo di averne conosciuti almeno 5 o 6, persone incredibili con il proprio strumento. Nessuno di loro ha davvero sfondato! (tranne uno che per lo meno continua la propria carriera ma senza troppi slanci).
Ora è chiaro che se vuoi prepararti come attore dovrai anche frequentare dei luoghi in cui ci si addestra, farai rappresentazioni dal vivo, conoscerai amici di amici che fanno il tuo stesso mestiere. Insomma la probabilità che l’occasione si presenti aumenta esponenzialmente via via che ti prepari, che entri in quel mondo. Davvero difficilmente qualcuno verrà a bussare alla tua porta, molto più probabile che se studi, ti muovi in quell’ambito, sia tu a finire sulla scrivania di qualcuno senza neanche saperlo.
Quindi il consiglio che ti do è quello di muoverti in quell’ambiente mentre ti prepari, di produrre materiale che i tuoi mecenati futuri possano intravedere. Per questo il web è così potente oggi, pensa ad un personaggio incredibile come Roberto Mercadini; Roberto è un ingegnere amante del teatro, per quanto avesse fatto moltissime serate nelle sue zone non pensava di trasformare la sua passione in lavoro sino a quando non ha iniziato a fare video su YouTube.
IL web è diventato per Roberto una sorta di cassa di risonanza che ha fatto si di finire “nelle agende” di chi poteva farlo lavorare. Cioè ha aumentato a dismisura le probabilità di essere trovato, ora se conosci il suo lavoro sai quanto è bravo, ci sono anche YouTuber molto meno bravi, ed infatti chi non è preparato come lui, di certo può finire più facilmente sulle scrivanie degli impresari ma difficilmente verrà preso in considerazione. Preparazione e occasione, ed entrambe possono essere coltivate.
Coltivare l’occasione
Quindi possiamo coltivare la preparazione, questa è una cosa abbastanza scontata ma non è scontato il fatto che possiamo coltivare anche l’occasione. Come dicevamo: frequentando i luoghi, le persone e le occasioni giuste. Andare ad eventi, festival, cene e momenti nei quali è più facile incontrare occasioni di collaborazione è il metodo più semplice per avviarne qualcuna. Sempre tenendo alta la bandiera della preparazione, se sarai davvero preparato e ti recherai ad un evento del tuo settore, sarà inevitabile che la gente se ne accorga.
Perché se proprio vogliamo essere cinici, a questo mondo c’è una così alta variabilità tra le persone che è facile spiccare quando ci si impegna. Lo so che molti ti diranno il contrario: “no, inutile studiare psicologia, è settore saturo e non troverai mai lavoro”, si se non ti prepari e non ti impegni questo accadrà di sicuro. Tieni a mente che statisticamente per spiccare ti basta essere più preparato della metà della gente del tuo settore e già farai un figurone. Lo so che sembra assurdo ma è una cosa matematica.
Questa cosa vale ovviamente per ambiti comuni e professionali, nei quali c’è tanta gente che lavora da molti anni. Non vale se vuoi diventare il migliore in uno sport, dove la selezione è molto più alta. Ora immagina che nel tuo settore ci siano circa 10000 persone, tra queste una percentuale (solitamente un bel 25%) è tra i pessimi. Cioè persone che per varie ed eventuali non sono davvero preparate, ma magari sono lì da anni e mantengono una sorta di posizionamento.
Se tu sei una persona che studia e si aggiorna è molto probabile che sarai al di sopra di quel 25%, che sono un bel po’ di persone se ti fai due conti. Non solo, se studi e sei molto preparato nell’ambito dell’evento che andrai a frequentare è probabile che tu sia già oltre il 50%. Vedi quelli davvero davvero bravi sono nella coda positiva, cioè nell’altro 25% e solitamente fanno parte di una piccola elitè, ed è quindi abbastanza facile, per una persona realmente preparata, salire di livello.
Quindi, in realtà, preparazione e occasione vanno di pari passo o almeno dovrebbero. Ciò non significa che non vi siano persona che sono riuscite a fare cose pazzesche per un puro colpo di fortuna, il fatto è che però se così sono andate davvero le cose, questi non avranno imparato niente! E questo è evidente dal cambio generazionale nelle professioni, di cui voglio occuparmi brevemente a titolo di esempio.
Un punto di vista allargato
Per me una delle pratiche più potenti per aumentare la nostra “fortuna percepita” è quella di guardare le cose da un punto di vista allargato. Lascia che mi spieghi meglio: intendo cercare di vedere le sfighe che ci capitano oggi in una prospettiva allargata, un po’ come la famosa storiella dell’uomo che rispondeva sempre “forse”. Te la racconto velocemente in caso tu non l’abbia mai sentita.
Un giorno sfortunato il figlio di un agricoltore cade da cavalo e si rompe una gamba, al che il suo vicino di campo gli dice “che sfortuna ora non potrà più aiutarti nei campi”, l’agricoltore rispose “forse”. Il giorno seguente i soldati del re passarono in rassegna tutte le case per reclutare i giovani uomini per una guerra sanguinosa in corso. Il figlio dell’agricoltore non fu chiamato. Lo stesso giorno il cavallo però scappò via e il suo vicino ribadì: “che sfortuna però ti è scappato il cavallo”, la risposta fu la stessa: “forse“.
Il giorno dopo il cavallo fuggito tornò portando con se altri 2 cavalli… insomma la storia continua ancora per un bel po’ ma il senso è chiaro: non sappiamo cosa sia davvero sfortuna fino a quando non la mettiamo in una prospettiva più ampia. E non solo, la vera sfortuna è quando uno pensa che tutto sia perduto ma a volte ciò che sembra negativo oggi non lo è proprio così a lungo. Ti racconto una mia piccola esperienza personale di quando qualche anno fa distrussi la mia auto.
Come molti di voi sanno ho lavorato per anni (più di 10) in un ambulatorio nel mantovano, mi piaceva molto ma la strada era tanta e i rapporti con i dirigenti si stavano logorando, così decisi di cercare uno studio tutto mio lì vicino. Presi appuntamento ed io e mia moglie andammo all’appuntamento con questa agenzia immobiliare. Dovevo fare benzina e mi fermai all’ultimo autogrill prima dell’uscita di Mantova Nord. Non appena ripartiti iniziai a sentire dei rumori strani all’auto.
Pochi chilometri, giusto il tempo di uscire dal casello e mi resi subito conto che c’era qualcosa di molto grave al motore. Anche se era in pieno weekend di Luglio riuscimmo a trovare un meccanico (anzi un benzinaio che faceva anche da meccanico) il quale mi disse: “hai distrutto il motore, imbecille” (senza l’offesa ma era implicita), “ti sei dimenticato l’olio” (la spia era rotta purtroppo). Così disdicemmo il nostro appuntamento. A distanza di anni sono ultra felice che sia andata così.
Quella vicenda mi costrinse a fare la cosa più saggia, tagliare il mio lavoro in quella zona e far crescere quello su Padova… ebbene se fossi andato all’appuntamento avrei di certo preso quello studio, il che mi avrebbe legato per altri 4 anni a quei luoghi e chissà per quanto tempo ancora. Cari amici di Mantova io vi voglio bene ma 160 km andare e tornare erano davvero troppi da sostenere.
Spero con questo racconto di essere riuscito a veicolare ancora meglio questo concetto, fammelo sapere tra i commenti del video YouTube che uscirà martedì alle 18.
A presto
Genna