Ti è mai capitato di sentirti in ritardo nei confronti della “vita”? Magari ti hanno sempre detto che dovevi laurearti, sposarti, trovare il lavoro dei tuoi sogni o addirittura prendere la patente entro una certa età.

Chi più e chi meno siamo in tanti ad esserci sentiti in profondo ritardo, io per primo e te ne parlo nell’episodio 449 del Podcast che puoi ascoltare qui sotto…

Orologio biologico

Il più grande ostacolo al tema odierno è rappresentato dal nostro orologio biologico, il vero aspetto importante è la capacità di avere figli o meno che ad un certo punto si interrompe. Come è noto gli uomini sono più fortunati da questo punto di vista, ma anche noi dobbiamo stare attenti, perché una cosa è fare il padre a 30 anni ed un’altra è farlo a 50 anni.

Questo orologio biologico è molto forte per le donne, non solo perché è abbastanza inesorabile, cioè superata una certa età diventa sempre più difficile avere figli ma anche perché passano l’intera vita con tal consapevolezza, da quando arriva il menarca in poi.

Tolto questo aspetto, che ovviamente è essenziale per noi esseri umani, l’orologio biologico può farci sentire in ritardo solo collegandolo ad aspetti culturali. Del tipo: gli uomini sopra i 40 anni non vanno in discoteca, o se lo fanno è sicuramente frutto di una crisi di mezza età.

Uomini e donne sopra una certa età dovrebbero vestirsi e comportarsi in un certo modo ecc. L’orologio dunque non è solo biologico ma è anche culturale e per molto tempo questi due aspetti sono andati pressoché a braccetto.

Ad esempio, in alcune culture antiche le ragazze che hanno già avuto il menarca erano donne vere e proprie, pronte a sfornare bambini. Oggi una cosa del genere farebbe inorridire, pensare che una ragazzina pre-adolescente possa avere dei figli, ma quello è l’orologio biologico.

Cultura e biologia

Ti ho raccontato la storia delle “ragazze madri” perché spesso, quando parlo del fatto che un tempo gli orologi culturali e biologici erano maggiormente sincronizzati, alcuni credono che quello fosse il modo corretto di fare le cose. Ma come puoi facilmente capire non è esattamente così che vanno le cose!

Quella sincronia era legata anche ai tempi, era normale per una tredicenne avere rapporti con un ragazzo di 16 o 18 anni. La vita durava molto meno e la proporzione della nostra esistenza era molto diversa, è una cosa che si può notare generazione dopo generazione.

Ora la vera domanda è: “come mai generazione dopo generazione i tempi sembrano essersi dilatati? E’ una perversione del nostro tempo?”. Ovviamente la risposta a questo quesito richiederebbe conferenze e think tank davvero imponenti ma possiamo provare a fare qualche ipotesi insieme.

Sicuramente il benessere, l’allungamento della vita e la possibilità di non dover fare figli per l’auto-sostentamento hanno cambiato le cose e continuano a cambiarle. La tecnologia che consente a tutti di fare il lavoro che un tempo (solo 15 anni fa) dovevano fare 100 persone è complice di tutto ciò.

La cultura cambia e con essa cambia anche la biologia: ai miei tempi l’oggetto più desiderato a 14 anni era il motorino. Di certo ci sono ancora ragazzi che hanno questo sogno ma sono pronto a scommettere che la maggior parte invece desiderano un nuovo smartphone.

Artefatti e cultura/e

Ai miei tempi l’artefatto più importante per un giovane era il motore, l’odore di benzina e la velocità. Aspetti che risalgono a molto tempo prima come testimoniato dal movimento del “Futurismo”, tra l’altro tutto italiano.

Tali avvenimenti hanno fatto si che la maggior parte dei miei coetanei e di quelli che li hanno preceduti sino all’avvento delle auto, fosse proprio prendere la patente a 18 anni. Era una cosa sacrosanta ed era molto difficile trovare qualcuno che ne fosse sprovvisto, oggi questa cosa non è più così pressante.

Questi sono esempi ma è chiaro che la patente resta una scelta ancora importante oggi, sono moltissimi i luoghi nei quali senza di essa si è fortemente limitati. Senza contare il fatto che è ancora un modo per “scappare via dalla propria famiglia”, cosa che fanno tutti gli adolescenti che si rispettino!

Ma anno dopo anno l’età media dei neo-patentati sale, e tu magari ti stai chiedendo perché stia parlando di tutto ciò. Perché gli artefatti di ogni generazione hanno modificato le esigenze di quella fascia di età, per tanto è naturale che oggi si prendano meno patenti e più smartphone.

E questo fa si che la generazione precedente, la mia ad esempio, magari pressi i propri figli affinché si prendano una utilissima licenza di guida, mentre loro pensano al car sharing e alle nuove tecnologie. Oggi è in ritardo chi può mettere le mani su uno smartphone a 20 anni e non chi prende la patente a 30!

Riferimenti

Come vedi questi artefatti diventano riferimenti attraverso i quali decidiamo a che velocità dovremmo andare. Quali saranno le tappe, il problema è che è sempre la generazione precedente a creare delle norme riguardo alle tempistiche da rispettare. In altre parole sono mamma e papà di un adolescente a decidere se è in tempo o in ritardo rispetto ai suoi tempi.

I riferimenti sono potentissimi, non vorrei entrare nei dettagli ma come probabilmente sai la Relatività stessa di Einstein ha a che fare con appunto “relativo a qualcosa”. Tornando alle patenti pare che nel Sud Italia si guidi prima, evidentemente se tutti prendono la patente a 18 anni è bene che anche tu lo faccia se vivi in quei luoghi.

Al contrario se non prendi la patente fino a 20 o 25 anni e vivi a Milano le cose non cambiano più di tanto. Dato che tra l’altro la Città è molto ben servita da vari mezzo pubblici, compresi ormai monopattini e biciclette che si possono affittare in pochi istanti attraverso una App.

I riferimenti per tali tempistiche sono squisitamente culturali e cambiano da luogo a luogo e soprattutto da “cultura a cultura”. Hai mai lavorato con una persona che arriva da altre parti del mondo? Di certo ti sarai reso conto che ha un modo molto diverso di percepire il tempo. Generalizzando: nel sud del mondo le cose sono molto più lente e scialle rispetto al nord del mondo.

E’ praticamente impossibile vivere fuori dal proprio tempo, certo possiamo andare a rifugiarci in un eremo ma non credo che sia la scelta più corretta. Fortunatamente oggi non viviamo solo in un mondo molto caotico ma anche in una realtà che abbonda di riferimenti con cui confrontarci.

Il confronto

Come abbiamo visto più volte la soluzione pratica risiede nel “confronto”, non intendo solo il semplice cercare di smetterla di fare confronti ma intendo il renderci conto che non possiamo fare a meno di farli! Questa è la verità ed è per questo che è bene stare particolarmente attenti quando iniziamo a confrontarci attraverso il digitale, nello specifico mi riferisco ai social.

Il nostro cervello è progettato per fare confronti con l’intendo di capire cosa sia più giusto fare in un determinato momento. Così se ti confronti con un gruppo di persone mentre state facendo campeggio su come sia meglio montare una tenda, la cosa può portare solo dei vantaggi, dato che puoi vedere e chiedere direttamente al tuo vicino indicazioni.

Via via che ci allontaniamo dall’esperienza diventa più difficile il confronto! Immagina di essere sempre in un campeggio e di voler paragonare il modo con il quale monti la tua tenda con le immagini che alcuni esperti del settore postano sui social. A quel punto il confronto sarà un po’ più difficile, chissà come hanno realmente montato quelle tende e come hanno scattato quelle foto, ecc.

Non puoi sapere se a montare quella tenda ci hanno messo due ore o due giorni, se sono stati in 2 a tirarla su oppure ci sono volute più persone ecc. Ora sarebbe bello se facessimo confronti su cose così tecniche e semplici da osservare, ma la maggior parte delle volte lo facciamo su cose molto più complesse da valutare.

Come ad esempio: come ha fatto quella persona che sembra avere i miei stessi attributi (o inferiori) a raggiungere quel tipo di risultato? Come fa il mio collega di lavoro a premettersi quell’auto e la casa con la piscina? Come fanno quelle persone ad avere tutto quel successo online? ecc. Ecco rispondere a queste domande è molto più difficile del chiedere al nostro vicino come abbia montato la tenda!

Cecità e prossimità

Più siamo vicini ad una qualche situazione, come quella della tenda e più abbiamo la possibilità di chiedere e fare confronti più consistenti. Ma nonostante ciò è spesso con le persone vicine a noi che tendiamo a confrontarci o meglio, pensiamo che siano simili a noi e scatta un meccanismo di cecità che abbiamo visto essere parte del processo dell’invidia.

Come abbiamo visto nell’episodio qui sopra, l’invidia è etimologicamente l’incapacità di vedere qualcosa che l’altra persona fa per ottenere ciò che ha. Quando ci sentiamo in ritardo scatta qualcosa del genere dentro di noi, lo facciamo a partire da un confronto spesso cieco. E non intendo solo che non possiamo vedere tutti i passaggi come nell’esempio della tenda, ma siamo ciechi a noi stessi.

Quando ci confrontiamo senza conoscere rischiamo di pensare che quel modo di agire sia anche il meglio per noi. Terminare il prima possibile una certa cosa, come ad esempio l’Università non è un bene per tutti allo stesso modo, alcune persone hanno bisogno di prendersi il proprio tempo per coltivare gli argomenti che incontrano lungo il percorso di studi.

Nel mio campo ad esempio, diventare psicologi e psicoterapeuti dopo una certa età potrebbe costituire un vantaggio invece che uno svantaggio. Perché si è accumulata maggiore esperienza di vita che si può confrontare con ciò che si sta studiando, arrivando ad essere poi dei professionisti maggiormente consapevoli.

Insomma per smetterla di sentirci in ritardo dobbiamo imparare a VEDERE con maggiore attenzione i nostri riferimenti, notare come tendiamo ad attuare tali confronti e calarci in quelle situazioni non solo con la mente ma attraverso le esperienze. Cioè provando a fare quelle cose che vorremmo fare invece di guardarle da lontano.

Siamo ancora al buon vecchio “conosci te stesso” che potremmo mettere come cappello essenziale per conoscere poi il prossimo, per capire come funziona il nostro confrontarci. Perché ognuno di noi ha un proprio modo di farlo, dobbiamo solo capire che per lo stesso motivo, ognuno di noi ha i propri tempi.

Approfondiamo questo tema nel Video che trovi qui sotto. Ebbene si ragazzi il nostro buon QdE va in pensione ne parleremo approfonditamente presto, come vedete stanno avvenendo un sacco di cambiamenti.

Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.