Hai mai sentito parlare della visualizzazione del mental training per migliorare le prestazioni? Si tratta di uno degli ambiti più famosi della crescita personale, fino a qualche decennio fa non esisteva un corso del genere che non contenesse pratiche di visualizzazione. Oggi torniamo a parlare di questo tema dal punto di vista delle più recenti ricerche…
Il cervello non distingue le cose
Una delle massime che fino a qualche anno fa (e ancora oggi) potevi trovare sui libri di crescita personale suonava più o meno così: il nostro cervello non può distinguere ciò che è vividamente immaginato dalla reale esperienza. L’intendo di questa frase non era darci “del pirla” o dei creduloni ma era indicarci che se il nostro organo più rilevante non capisce questa differenza, allora visualizzare è come agire nella realtà!
Ecco questa affermazione è la prima bufala che dobbiamo confutare, per quanto sia vero che la nostra immaginazione vada ad attivare aree simili le loro configurazioni sono profondamente diverse. Cioè uno scienziato formato saprebbe capire se stai immaginando o guardando un oggetti proprio attraverso le immagini delle risonanze. Il che indica non solo che il cervello non fa questa confusione ma anche che usare l’immaginazione per allenarlo richiede qualcosa di diverso del semplice “visualizzare”.
Come ti raccontavo questa faccenda della visualizzazione la trattiamo da un sacco di tempo, per non parlare delle tradizioni orientali ma la scienza se ne occupa dal 1880. Ma una delle svolte più importanti accade molti anni dopo, nel 2008 con l’uscita di un articolo fondante che spiega una sorta di relazione intima tra visualizzazione e realtà. Che ci dice questo articolo? Quando visualizzi qualcosa di reale dentro di te impieghi lo stesso tempo (circa) che impieghi nella realtà per compiere quel gesto.
Questa sembra confutare ciò che stiamo dicendo ma non è così, ci sta dicendo in realtà che se non abbiamo la più pallida idea di come si faccia una certa cosa non possiamo davvero allenarla dentro di noi. Cioè se non sai tenere in mano una racchetta da tennis hai voglia a visualizzarti mentre giochi, non ti aiuterà per niente, anzi in alcuni casi potrebbe illuderti di essere già capace a fare movimenti che non hai mai acquisito.
La cosa è davvero particolare, come è possibile che la gente si illuda che il semplice “immaginare qualcosa” possa essere equivalente alla realtà? Non saranno mica solo i formatori di un tempo che hanno raccontato più volte questa equivalenza come se fosse reale? Insomma la faccenda è più intricata di quanto possa apparire. E secondo me una risposta esiste e proverò a dartela…
Il nostro simulatore
Come sai la nostra mente è un simulatore, che cerca costantemente di creare predizioni su ciò che accadrà per riuscire a maneggiare al meglio le situazioni. Per tanto sarà capitato a tutti, prima di un evento importante, come ad esempio un esame, di immaginarsi durante quel momento topico. Quindi tutti abbiamo esperienza di una qualche “visualizzazione involontaria” che ci prepara ad affrontare certe sfide.
Ma non solo, anche quando osserviamo le persone compiere certi gesti li riproduciamo dentro di noi (più o meno correttamente). E’ il nostro primo modo di imparare, dunque se guardo tanto tennis, anche se non ho mai giocato, potrei pensare di esserne particolarmente portato o di conoscere già alcuni tipi di movimenti. Le cose stanno davvero così? Più o meno, anche perché ciò che sappiamo dagli studi nelle risonanze magnetiche è che: se lo conosci lo imiti bene, se non lo conosci lo imiti male.
Se sai suonare la chitarra e guardi un chitarrista suonare, si attiveranno quelle aree del cervello che si attivano anche quando suoni. Ma se non sai suonare la chitarra si attiverà tutt’altro! Tuttavia se potessimo immaginare un mondo dove non si vedono mai i chitarristi dal vivo o in video e tu potessi però vederne qualcuno, ecco che il tuo corpo sarebbe più preparato rispetto a chi non ne ha mai visto uno. Anche solo per il fatto che sai come si tiene lo strumento, quante corde ha, che mano sta sulla paletta ecc.
Dunque in assenza di possibilità l’immaginazione e la simulazione possono realmente renderti un po’ più competente. Tuttavia anche nel caso della nostra “simulazione incarnata” (Vedi Gallesi) in realtà essa funzionerà tanto meglio tanto più tu sai fare quei gesti. Ed è per questo che quando voglio imparare un brano complesso cerco chitarristi non troppo bravi o per lo meno al mio livello. Perché se fossero davvero straordinari non riuscirei a simularli nella mia mente (ne abbiamo parlato qui).
Noi simuliamo e visualizziamo di continuo, per questo ci sembra del tutto normale pensare che possa in un qualche modo sostituire la realtà, ma non solo. Chi cerca di convincerti che attraverso una intensa visualizzazione tu possa sostituire la realtà sfrutta questo meccanismo (il fatto che intuitivamente tutti lo facciamo) per titillare dentro di noi quella tendenza al magico senza sforzo che tanto ci piace. “Visualizza e non dovrai sbatterti nella vita reale”… ovviamente NON è vero!
I movimenti ideomotori
Chiunque sia appassionato di ipnosi conosce molto bene il tema dei movimenti ideomotori. Se mi segui da qualche anno li avrai anche sperimentati, essenzialmente se immaginiamo con molta forza qualcosa ne riceviamo immediatamente una sorta di feedback motorio e fisiologico. L’esempio classico è quello del “pendolo”, hai presente quello che usano i maghi? Proprio quello! L’esperimento che si propone di solito sembra quasi mistico ma ti assicuro che sfrutta aspetti del tutto naturali.
Esperimento: prendiamo un pendolo e di teniamolo tra le dita di una mano, appoggiamo il braccio su un tavolo e facciamo penzolare questo affare dalla nostra mano tenendolo delicatamente tra l’indice e il pollice. Poi, chiudiamo gli occhi ed immaginiamo una giostra che gira vorticosamente. Se lo facciamo abbastanza bene (e siamo in un qualche modo portati) vedremo subito che il pendolo si mette a girare in tondo. Se di colpo immaginiamo un’altalena, inizierà a fare avanti e indietro… come è possibile?
I nostri movimenti hanno chiaramente dei precursori che possono partire dalle nostre rappresentazioni, proprio come quando immaginando un gesto atletico stiamo in parte già attivando quel sistema motorio che ci servirà per svolgerlo. Questo fenomeno viene usato anche per spiegare cose magiche come ad esempio i movimenti del bicchiere (o della moneta) sulle tavole per le sedute spiritiche e viene usato da secoli dagli ipnotisti per “comunicare con l’inconscio“.
Ci sono modi più semplici per comprendere il legame tra rappresentazioni e attivazioni fisiologiche, come ad esempio il famoso gioco del limone: immagina di avere un limone tra le mani, immagina di tagliarlo in due e di sentirne il profumo. Ora immagina di avvicinarlo alla bocca e di iniziare a morderlo… se il tuo viso si è ritratto come quando sentiamo il limone in bocca, anche solo leggendo queste parole, significa che sei molto portato a trasferire le “rappresentazioni al tuo corpo”.
Ma anche solo se la tua salivazione è aumentata significa che il gioco ha avuto effetto. Tutti questi fenomeni non mi servono per invogliarti a “immaginare” ma solo per mostrarti che in realtà conosciamo questi fenomeni da tempo. Ed è proprio appellandosi a tali fenomeni che molti vorrebbero dar conto della famosa frase: “il tuo cervello non distingue ciò che è vividamente immaginato da ciò che accade nella realtà”.
Meglio la realtà?
Come hai ascoltato questa puntata è tratta dall’episodio del Podcast di Andrew Huberman, il quale crea una sorta di gerarchia molto interessante per l’uso della visualizzazione che, secondo me, chiarisce anche molto bene il suo vero ruolo. Huberman rifacendosi a questo articolo scientifico, una vera raccolta sistematica di tutti gli studi sul tema, ci racconta che la visualizzazione funziona in accoppiamento con la realtà! Come abbiamo già visto: se non lo sai fare è quasi inutile visualizzare.
Dunque la visualizzazione a cosa serve? Serve per migliorare ciò che già sappiamo fare, per aumentarne la precisione e la velocità di esecuzione e per addestrarci ad inibire le risposte controproducenti. Quindi la gerarchia è semplice: se vuoi apprendere qualcosa e farlo bene, devi allenarlo nella realtà. Se lo sai già fare bene allora puoi visualizzarlo, il che migliorerà le prestazioni. Se non puoi muoverti, come nei casi legati alla riabilitazione o non hai accesso a quelle risorse: puoi visualizzare.
Se non hai mai sciato e non hai la neve e l’attrezzatura per allenarti e magari non puoi muoverti, guardare qualcuno sciare e immaginare di imitarlo potrebbe aiutarti. Ma il risultato migliore lo ottieni se almeno una volta nella vita hai già sciato, cioè il tuo corpo sa ricostruire ciò che hai (più o meno) provato in quel momento e attraverso l’immaginazione attivare le parti giuste del tuo corpo. Per una efficace riabilitazione, in caso uno non potesse muoversi, sarà bene immaginare movimenti che si conoscono già.
Se dobbiamo scegliere come allenarci optiamo sempre “per la realtà”. Se abbiamo tempo e modo e vogliamo migliorarci allora usiamo la visualizzazione, cosa che torna utile anche dopo i 65 anni perché promuove l’apprendimento in cervelli “meno plastici”. Se proprio non possiamo muoverci, se non possiamo allenarci nella realtà, la visualizzazione funge da allenamento secondario in grado di aiutarci davvero… a patto di saper già fare (in parte o del tutto) quei movimenti.
I giocatori di pallacanestro, qui e su altri siti potrai trovare il famoso esperimento dei giocatori di basket suddivisi in 3 gruppi. Chi si allenava facendo tiri liberi, chi si allenava tirando e visualizzando e chi faceva entrambi i training, chi ha vinto? Questo terzo gruppo ma ciò che sorprese gli sperimentatori fu che chi si allenava mentalmente, rispetto a chi non si allenava, faceva più canestri! Ovviamente stiamo parlando di persone che sapevano già perfettamente tirare un pallone a canestro.
La magia della visualizzazione
Quando visualizziamo stiamo realmente ingaggiando il cervello in una certa direzione, ed è per questo che molti fuffa-guru la usano per ingannarci. Piccolo esperimento, se vuoi puoi farlo subito o quando hai tempo: mettiti in un posto sicuro e tranquillo e pensa a qualcosa che ti piace un sacco, immaginiamo che siano le fragole o le labbra di una bella ragazza o ragazzo. Ora immagina il colore di questo oggetto con estrema intensità, immagina sia l’oggetto che il colore.
Ora continuando aggiungi altri oggetti che ti piacciano di quel colore vedendoli in modo molto intenso, ora apri gli occhi e guardati attorno. Che succede? Se sono riuscito in un qualche modo a spiegarmi bene è possibile che tutti gli oggetti di quel colore intorno a te, RISALTINO, ci sono riuscito? Probabilmente no semplicemente leggendo queste parole ma il concetto è molto semplice: ciò su cui sposti l’attenzione della tua simulazione viene ricercato con maggiore forza nella realtà circostante.
Si chiama “sistema di attenzione selettiva” che sicuramente mi avrete sentito nominare innumerevoli volte ed è quello che fa si che quando ci piace una cosa, come un tipo di auto, un tipo di scarpe o altro, ce li fa notare ovunque. Ci sembra quasi che tutti abbiano iniziato a comprare proprio quelle scarpe, ma in realtà è il nostro cervello che ha aumentato l’attenzione per quell’oggetto. Lo abbiamo visto più volte, questo sta alla base anche delle nostre pitture rupestri, della nostra arte ecc.
E’ un meccanismo potentissimo che molti usano per dare credito a teorie psico-magiche sul fatto che se “immagini vividamente l’universo ti porterà ciò che stai immaginando”. No, è la tua attenzione che nota con più forza quegli stimoli, se poi vogliamo pensare che sia l’universo va benissimo l’importante è tenere a mente che per raggiungere un certo risultato è poi necessario fare delle azioni concrete, non basta solo immaginare!
So che conosci già queste cosette ma è bene ripeterle dato che la gente è terribilmente attratta dai trucchi, dalle scorciatoie magiche, ecco la visualizzazione è quanto di più vicino “al magico” ci possa essere. Dato che funziona davvero, dato che sotto sotto lo facciamo tutti e dato che sembra darci un feedback quasi immediato (come nel caso del limone) è facile pensare che basti questo… ma come al solito le cose sono più complesse di come appaiono.
A presto
Genna