Tempo fa abbiamo parlato di “integrazione psicologica” che è uno dei capi saldi della crescita personale scientifica così come viene vista da Psinel.

Tuttavia mi rendo conto che si tratta di un concetto particolare perché non viene solitamente affrontato nella CPC (Crescita personale classica) dove si spinge solo sui fattori “positivi della persona”.

Oggi cercherò di dimostrarti quanto faccia bene osservare anche il nostro aspetto “oscuro”, quello che Carl G. Jung ha magistralmente descritto e battezzato con il nome di “ombra”.

E’ solo un esercizio “flessibilità mentale”

La teoria che sta dietro la puntata di oggi è enorme, possiamo andare indietro di millenni a importunare i filosofi sino a Jung citato poco fa.

Tuttavia ci tengo a ripeterti che si tratta di un esercizio di “flessibilità mentale” quello di guardare le tue ombre a partire da quelle “degli altri”.

Si poi ha forti attinenze con la realtà è può darsi che più di uno psinellino si “illumini” svolgendolo, però ci tengo a dirti ancora che si tratta di un esercizio.

E’ una forma metaforica per parlare di qualcosa di molto grande e complesso che cercherò di analizzare un pezzetto per volta.

Ma durante la pratica cerca di dimenticarti di tutto questo “ciarpame intellettuale” e concentrati sull’essere il più aperto e genuino possibile con i tuoi contenuti interiori.

“Eh ma quanta negatività Genna”

Scherzando immagino già uno dei commenti a questa puntata, perché la maggior parte delle persone non ama accostare la crescita personale con gli aspetti “negativi”.

E soprattutto c’è chi pensa che se “inizi a pensare a certe cose le rendi vere” in virtù di tutti i meccanismi che conosciamo (profezia che si auto-avvera, priming, emobided cognition ecc.).

Tuttavia le cose non sono così semplici, è vero che dobbiamo stare attenti a “come pensiamo” e lo abbiamo visto numerose volte (sei più dei tuoi pensieri).

Ma la verità è che se non conosci le tue “ombre” non potrai attingere pienamente alle tue “luci”. Banale, scontato ma poco praticato!

Un inganno fondamentale

Per riuscire nell’esercizio di oggi ho usato un piccolo “inganno strategico”, ti ho chiesto di dire prima quali fossero le TOT cose che non ti piacciono negli altri. Perché?

Per diversi motivi: il primo è legato al fatto che tendiamo a difenderci dalle cose che non ci piacciono di noi stessi e con questo trucco si possono a volte scovare.

Proprio in virtù di quel meccanismo psicologico che gli psicoanalisti chiamano “proiezione” e che oggi è qualcosa di assodato.

Si non nella terminologia psicoanalitica al 100% ma sappiamo che ognuno di noi proietta ciò che è sulla realtà.

Guarda questo video:

In questa “passeggiata di Psinel” commento una frase di Alan Watts che dice in poche parole quanto noi proiettiamo sulla realtà.

La “proiezione” così intesa non è quel mostro psicoanalitico (dove proietti le cose negative) ma è un concetto percettivo, per percepire devi in un qualche modo “proiettare”.

La percezione non è un processo passivo dove il soggetto subisce ciò che vede, sente e ascolta. In questo momento sei tu volontariamente a leggere queste parole.

E nel “volontariamente “potremmo invierei diverse osservazioni. Ma ciò che conta è che se tu non sapessi leggere queste parole non avrebbero senso per te.

La cosa diventa ancora più interessante quando osserviamo i processi emotivi, che sono in grado di farci percepire la realtà in modi completamente distorti.

La visione del mondo

Una delle prime cose che compresero gli psicologi di fine 800” era questa capacità del nostro sistema cognitivo di “mettere a posto le cose”.

La scienza dell’ottica (una branca della fisica) ci dimostra che i nostri occhi possono ricevere solo informazioni bidimensionali, eppure vediamo in tre dimensioni.

Quando una persona ci parla a pochi metri di distanza, noi vediamo il suo labiale sincronizzato con ciò che dice.

Eppure il suono è molto più lento della luce, per tanto più una persona è distante e più dovremmo vedere e ascoltare in momenti diversi. (Come quando vedi prima il lampo e poco dopo senti il tuono).

Il cervello mette “a posto le cose” 

E’ il tuo cervello che crea una visione tridimensionale, che crea l’idea di percepire tutto come in un film senza vederne i fotogrammi.

Lo sapevi? Solitamente è qualcosa che studiano i miei colleghi ma pochi sanno quanto il loro modo di percepire sia “soggettivo”.

Infatti la psicologia ha ampiamente dimostrato quanto lo stato di coscienza abbia una profonda influenza su ciò che percepiamo.

In altre parole guardare in film (o qualsiasi altra cosa) quando sei arrabbiato non è la stessa cosa che guardarlo quando sei allegro ecc.

Quindi non ci sono solo gli “aggiustamenti strutturali” ma anche quelli transitori legati al tuo stato di coscienza, al tuo mondo interiore.

”Questa cosa che hai detto mi urta”

Hai mai sentito usare questa metafora? Quella legata allo “scontro” e all’urto che alcuni commenti/situazioni possono creare? Scommetto di si!

Affinchè vi sia un “urto” è necessario che vada a sbattere contro qualcosa, questo “qualcosa” può manifestarsi in varie forme:

Convinzioni, valori, ideologie ecc. ma più di quanto ci piaccia ammettere questi urti avvengono in virtù delle nostre esperienze passate.

In altre parole il comportamento del tizio maleducato al bar non ci piace perché in un qualche modo lo abbiamo già “visto” o addirittura messo in atto.

Lo so che può sembrarti strano ma la natura circolare della nostra psiche fa questi scherzi.

L’errore di corrispondenza

Uno dei bias più noti in psicologia si chiama “errore di corrispondenza” e può aiutarti a comprendere la puntata di oggi.

Si, non hai bisogno di scomodare Freud o Jung (anche se ne varrebbe la pena) ma ti basta pensare a ai risultati delle moderne scienze cognitive.

L’errore di corrispondenza ci porta a pensare che gli errori degli altri siano dovuti a loro caratteristiche fisse di personalità (i tratti).

E al contrario, ci porta a pensare che gli stessi errori compiuti da noi siano invece effetto di circostanze situazionali, qualcosa che è capitato per una “piccola distrazione momentanea”.

Puntare il dito

Per cui quando punti il dito verso gli altri sei maggiormente propenso a pensare che quella persona “sia fatta così” ma lo stesso non vale per te stesso.

Se giudichi il tuo vicino di casa un “imbecille” perché parcheggia fuori dalle strisce, quando capita a te penserai che si tratti di un errore momentaneo.

Perché c’è questo errore? Beh la risposta non è facile ed infatti volevo dedicargli tutta una puntata, perché molti autori ne hanno discusso.

Ma essenzialmente è ancora una volta una sorta di “meccanismo di difesa” che protegge la tua autostima, la considerazione che hai di te stesso.

(NB. Se una persona è “psicologicamente in sofferenza” questo effetto può completamente ribaltarsi, qui mi riferisco in generale a chi non sta “soffrendo”).

I tuoi “occhiali personali”

La metafora degli occhiali per indicare che ognuno ha la propria visione del mondo è vecchia, però la trovo sempre molto efficace ma è necessario specificare una cosa:

I tuoi occhiali sono diversi da qualsiasi altro tipo di occhiali, si la forma è simile, la montatura è fatta dello stesso materiale ma ciò che ci vedi sopra è assolutamente soggettivo.

Questo significa che quando giudichi il comportamento di qualcuno non lo fai da una posizione oggettiva (lo so caro psinellino che è ovvio ma bisogna specificarlo più e più volte) ma lo fai dalla tua soggettività.

Per tanto, se i tuoi occhiali tendono al “giallo” è probabile che tu possa confondere quella qualità (la “giallosità”) con qualcosa che appartiene all’oggetto che stai osservando. Mi segui?

Per questo ogni volta che giudichi qualcosa c’è in realtà al suo interno qualcosa di te, questo è un quesito filosofico su cui potremmo perderci in un attimo (oggettività e soggettività e se è possibile oggettivizzare realmente le cose).

Ok cari psinellini ci fermiamo qui perché il sito ha avuto un po’ di problemi durante il weekend… spero di risolverli tutti prima della prossima settimana. Nel frattempo fammi sapere cosa ne pensi!

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.