Uno studio rivela che se il tuo nome non corrisponde alla forma del tuo viso puoi risultare “meno piacevole”.

Sappiamo tutti che per fare una buona prima impressione sono importanti vari dettagli, ma se il più importante fosse la corrispondenza fra il tuo volto ed il tuo nome? Ne parliamo nella puntata di oggi:

Se hai un nome “particolare” lo sai da sempre

Se come me hai un nome “particolare” sai da sempre che questo può avere un effetto sulle persone che ti circondano, soprattutto quando ti presenti per la prima volta.

Per “particolare” intendo poco “usuale in un determinato contesto” o che ha forti richiami con aspetti poco comuni.

Se ad esempio ti chiamo “Falco”, ecco questo è un nome poco comune. Se invece come me ti chiami Gennaro e sei nato e cresciuto nel nord Italia, anche questo è poco comune.

Soprattutto se come me hai la fortuna sfortuna di avere un accento completamente del nord. Cosa che ha reso interessante ogni mia presentazione.

No non è solo lo stereotipo

Se hai un nome del sud e vivi al nord o viceversa sai che il tuo nome accende nel prossimo alcuni stereotipi. E vuoi sapere una cosa, è inevitabile!

Gli stereotipi scattano automaticamente nella mente, anche se pensi di essere assolutamente “accettante verso il prossimo”, scatta lo stereotipo.

I miei colleghi lo hanno provato in diversi studi. Fortunatamente la conoscenza approfondita di noi stessi ci salva.

Ora come hai sentito nella puntata, il tuo nome non fa scattare solo tutti gli stereotipi ad esso connessi. Ma è più o meno fluido per il tuo “sistema cognitivo”.

La fluenza cognitiva

Ciò che è facile per  il cervello gli risulta anche  piacevole. Visto che non amiamo sprecare energia, tutto ciò che ci consente di conservarla  ci sembra soggettivamente più piacevole.

Se vivi a Milano e decidi di chiamare tuo figlio Raskolnikov perché adori Dostoevskij farai di certo un figurone fra i letterati, ma lo  condannerai tutta la vita a doversi ogni volta “spiegare”.

Ora è chiaro che puoi chiamare  tuo figlio come meglio ti aggrada e che, nonostante questi studi viviamo ormai in un mondo dove i nomi sono sempre più strani.

devo ammettere che al giorno d’oggi presentarmi come Gennaro di  Padova ha ancora un certo effetto ma non lo stesso di quando vivevo in Liguria 20 anni fa e la Lega ululava al vento “terrun”.

Takete e Maluma

In questo articolo di Psychology Today puoi trovare tutti i passaggi che hanno svolto i ricercatori per arrivare a decretare che può esistere una fonoestesia fra nome proprio e forma del volto.

Questi sono partiti dal famosissimo esperimento di Kholer (di cui abbiamo parlato anni fa, nel 2008) sul l’attribuzione di nomi a figure astratte.

I nomi possono avere assonanze maggiormente spigolose o maggiormente affusolate. Un nome come “trattoria” è di certo più appuntito di locanda o ristorante.

Chiunque si occupi di marketing sa quanto è importante il nome. Forse non lo sai ma esistono delle persone che vengono pagate profumatamente per inventare “nomi adeguati”.

Chi ha un nome bizzarro è fregato?

No se sa di averlo! Se sai che il tuo nome è particolare puoi addirittura giocarci sopra, usarlo come scusa  per attaccare bottone o per  prenderti  simpaticamente in giro.

Le cose diverse hanno si lo svantaggio di essere meno “fluide cognitivamente” ma hanno anche il vantaggio di attrarre fortemente l’attenzione.

Se hai un nome che può generare una qualche attenzione puoi usarlo quando ti presenti, nel mio caso potrei dire “piacere Gennaro da Padova”.

Se lo fai in modo simpatico puoi generare una buona relazione che vada al di là di quella famosa prima impressione, che come abbiamo visto altrove si può (e in certi casi si deve) ribaltare.

Omen nomen

Una nota locuzione latina afferma che il “nome è un presagio”, che all’interno del tuo nome c’è già scritto il tuo futuro.

Per cui se ti chiami Felice o Addolorato probabilmente avrai un destino certo? Chiaramente no, ma fino ad un certo punto.

Diversi anni fa qui su psinel abbiamo trattato del lavoro del prof. Richard Wiseman che ha parlato anche dell’influenza dei nomi.

Wiseman ha raccolto prove del fatto che chi ha per iniziale la “A” tenere a ad avere voti più alti a scuola (nel mondo anglosassone la “A” è il nostro 10).

Il nome quindi non è affatto da sottovalutare

Quando si tratta di business il nome è fondamentale! Per questo le aziende possono spendere cifre esorbitanti per farsi fare il “naming”.

Per i prodotti funziona, negli studi influenza il nostro giudizio sociale, lo sapevano anche gli antichi… insomma la scelta del nome conta!

Però se come me hai un nome particolare non puoi neanche pensare di nasconderlo, puoi magari camuffarlo un po’ come “Genna”.

Puoi fare come i cinesi da noi che si fanno chiamare tutti Mario e Marco, perché hanno capito che a livello commerciale funziona.

Ma se hai un nome particolare puoi accettarlo?

Tranne in casi estremi, dove il nome attribuito è offensivo o ricorda qualcosa di terribilmente spiacevole, il nome che hai puoi tenerlo.

Per cui al di là di tutti questi studi se hai un nome che non ti piace ti consiglio di fartelo piacere…si è possibile farlo.

Ti basta conoscere più a fondo il suo significato. Non intendo solo conoscerlo ma provare a vedere come e quanto ti si addice.

Cerca gli aspetti positivi del significato del tuo nome, ognuno ha il suo, cerca il “mito archetipico dietro al tuo nome”.

Trova la mitologia del tuo nome

Ti sembrerà assurdo ma se davvero non ti piace il tuo nome e pensi di essere stato “cornuto e mazziato” da questa ennesima conferma sperimentale, esiste un modo per accettare meglio il tuo nome:

Devi scoprire la mitologia positiva che ci sta dietro. Ok magari possono esistere nomi senza mitologia, magari perché troppo recenti o inventati, oppure nomi con storie solo negative.

Però per la maggior parte dei casi esistono “mitologie positive” legate al nostro nome. Mi sembra un tema interessante da approfondire, cosa ne dici?

Mi piacerebbe sapere una tua opinione in proposito. Perché si tratta di qualcosa di concerto… seguimi ancora qualche istante.

Approfondire la conoscenza

Come dicevamo qualche tempo fa parlando degli studi della Ellen Langer, per apprezzare davvero qualcosa devi conoscerlo, è di solito l’ignoranza a non farci apprezzare le cose.

Come quando da bambino non mangiavi qualcosa perché semplicemente non “ti piaceva” senza averla mai assaggiata, qualcuno lo fa anche da adulto 😉

Quando cerchi la mitologia del tuo nome, la sua storia, i personaggi celebri che lo hanno avuto ecc. stai allo stesso tempo conoscendo più a fondo questa etichetta che ti porti dietro da sempre.

Per quanto mi riguarda mi è stato molto utile da ragazzo scoprire che il mio nome derivava da “Gennaio” e che “Gennaio” ha il significato di “nuovo inizio” ecc.

Cosa ci insegna la “fonoestesia”?

Takete e Maluma ci dicono ancora una volta quanto “uomo e mondo” siano correlati fra di loro, nel senso che l’ambiente che ti circonda ti influenza e a tua volta influenzi l’ambiente che ti circonda.

Avendo un cervello che funziona essenzialmente per associazioni questo esperimento ci fa capire quanto siamo connessi ad una gigantesca rete di significati.

Reti che si strutturano automaticamente, al di fuori della nostra consapevolezza e che hanno un effetto sulla nostra consapevolezza.

Sono due i metodi che ci consentono di osservare e addirittura saltare fuori da queste reti: la conoscenza e la consapevolezza.

Conoscenza e consapevolezza

Per conoscenza intendo la capacità di approfondire la conoscenza di qualcosa. Come diciamo spesso meno  conosci qualcosa e più né diventi vittima.

Piu conosci una questione e meno dovrai fare ricorso a stereotipi, anzi i più la conosci e più gli stereotipi e i pregiudizi si sgretolano.

Per consapevolezza invece non intendo solo il renderti conto di quanto è profonda la conoscenza ma intendo la capacità di  osservare la tua esperienza.

Di osservarla momento per momento senza giudicare… esatto proprio la  nostra cara meditazione che è in grado di sganciarci dalle nostre reti di significato.

Tieniti pronto perché nel campo della meditazione ho grosse novità 😉

A presto
Genna


Gennaro Romagnoli
Gennaro Romagnoli

Mi chiamo Gennaro Romagnoli e sono uno Psicologo, Psicoterapeuta ed esperto di Meditazione. Autore e divulgatore di PsiNel, il podcast di psicologia più ascoltato in Italia. Se desideri sapere di più clicca qui.